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Utenti italiani si scagliano rabbiosi contro l'applicazione Blue Whale VR accusandola di istigazione al suicidio

Peccato che sia un'applicazione naturalistica che permette di osservare la ricostruzione virtuale di una balena azzurra

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   19/05/2017

Qualcuno la considera una semplice battuta, ma questa notizia vi farà capire che la storia dell'intelligenza distribuita in modo disomogeneo tra gli essere umani è pura verità.

Sicuramente molti di voi avranno sentito parlare del gioco Blue Whale, diventato famoso in Italia per colpa di un servizio sensazionalistico delle Iene, che ha violato qualsiasi regola di trattazione dei casi di suicidio. Comunque, senza perderci troppo in chiacchiere, lo possiamo descrivere come un gioco social che porterebbe al suicidio chi segue fino in fondo tutte le regole che lo compongono.

Non saremo certo noi a fingerci psicologi e a discutere dell'argomento, come non daremo per scontato che l'intera faccenda sia vera o falsa. Ci sono fior di professionisti che se ne stanno occupando e non avete certo bisogno dell'ennesimo parere d'accatto (al limite ci sono fior di youtuber che non si sono tirati indietro nel dire la loro su qualcosa che non hanno semplicemente capito).

Detto questo, è chiaro che la blue whale, balena azzurra in italiano, non esista solo in relazione a questo caso di cronaca. Si tratta di un'animale maestoso e gentile che esiste davvero e che è bellissimo e interessante da osservare. Quindi non c'è di che stupirsi nel trovare delle applicazioni che lo riproducono in forma virtuale.

Questo è precisamente ciò che fa l'applicazione Blue Whale VR, che permette di osservare una balena azzurra sfruttando un visore per la realtà virtuale per sistemi mobile. E qui viene il bello... o il triste, a seconda dei punti di vista. Sappiate che moltissimi connazionali, evidentemente dotati di menti semplici e poco allenate, si sono riversati sulla pagina Google Play dell'applicazione dell'incolpevole Fusion Media Network, riempendo i commenti di insulti e di accuse di istigazione al suicidio.

Sì, avete capito bene: il loro unico neurone morente non è arrivato a capire che applicazione e gioco social non sono collegati, pur condividendo lo stesso animale. Eppure gli sarebbe bastato leggere la descrizione per capirlo...