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I giocatori scarsi possono diventare giornalisti videoludici? Il caso Cuphead/Takahashi riapre la questione

Cerchiamo di capire perché non ha neanche senso porsela in questi termini

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   07/09/2017

Dopo il caso del redattore di Polygon che ha fatto una magra figura giocando con DOOM, e che per questo ha visto addirittura il suo lavoro messo in discussione, oggi è emerso un caso simile, pur in qualche modo diverso, riguardante una vecchia conoscenza di Multiplayer.it: Dean Takahashi.

Il fatto è molto semplice da spiegare: provando Cuphead per registrare un video per VentureBeat, la testata per cui scrive da qualche anno, il nostro ha dimostrato di essere davvero scarso con i platform game, fatto di cui è ben cosciente. Ne è cosciente a tal punto da aver egli stesso messo il filmato online per fare un po' di sana autoironia. Non per niente il titolo del video, che trovate in fondo alla notizia, è "Cuphead Gamescom Demo: Dean's Shameful 26 Minutes Of Gameplay," che possiamo tradurre in "Cupehead, la demo della Gamescom: i ventisei vergognosi minuti di gameplay di Dean".

Insomma, la brutta figura c'è ed è stata volontariamente esposta, non certo nascosta. In un mondo normale ne avremmo tutti riso e saremmo andati avanti con le nostre vite, ma questo non è un mondo normale e quindi la rete ha subito sentenziato, senza neanche sapere bene chi sia Dean Takahashi, che, siccome si è dimostrato scarso con Cuphead, non è degno di scrivere di videogiochi.

Ora, purtroppo in tanti non sono andati molto più in là della questione più superficiale, ossia domandarsi che capacità ludiche dovrebbe avere un giornalista che si occupa di videogiochi. Confessiamo: chi scrive è particolarmente capace in determinati generi, molto meno in altri. Inoltre ha conosciuto nella vita centinaia di appassionati di videogiochi, certuni molto bravi, altri più scarsi, altri ancora di media bravura. Alcuni di questi hanno scritto o scrivono ancora per testate più o meno prestigiose.

Sinceramente riteniamo che quando si legge l'articolo di qualcuno bisogna valutarne la capacità espositiva, la qualità della scrittura, le sue capacità analitiche, nonché la curiosità che dimostra verso la materia di cui parla. Che poi abbia dei tempi di assimilazione dei videogiochi molto dilatati è una questione che sta su un piano completamente diverso, meno tangibile, ma non così importante da creare una discriminante per il suo lavoro. La bravura in gioco non crea automaticamente competenza, così come la competenza non rende automaticamente bravi a giocare.

Del resto poniamoci una domanda: un fortissimo giocatore di Overwatch, che però gioca solo a Overwatch da più di un anno, è più competente di uno magari scarso, che però nello stesso periodo si è provato decine di titoli? Sicuramente sulle questioni pratiche riguardanti Overwatch, il primo soggetto avrà più da dire, ma non è detto che le sue analisi siano più accurate di quelle del secondo soggetto, che invece avrà una visione più ampia del settore.

Detto questo va considerato un altro fattore, che molti hanno ignorato: Dean Takahashi non si occupa di videogiochi come solitamente fanno le testate specialistiche, tipo quella che state leggendo, ma ne parla più dal lato business, ossia nei suoi articoli esamina le dinamiche del mercato globale e non solo i singoli giochi in quanto tali. Di fatto si occupa soprattutto di selezionare e commentare notizie, scrivere reportage e intervistare gente dell'industria, dedicando pochissimo spazio alle recensioni. Durante le fiere gli capita di provare qualche gioco in più, per ovvi motivi, ma non è quello il suo focus. Che poi di solito gli interessano titoli molto diversi da Cuphead. Nell'ultimo mese si è occupato di recensire Life is Strange: Before the Storm, Last Day of June, Uncharted: L'eredità Perduta, Hellblade: Senua's Sacrifice e poco altro. Insomma, Dean ha un suo preciso campo di competenza da cui esce pochissimo, possiamo valutarlo partendo da esso invece di pretendere che si adegui a una visione piena di pregiudizi e molto infantile del giornalismo videoludico?