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Il single-player va verso un inesorabile declino per lasciare spazio ai “giochi come servizio”?

Square Enix fa eco a Microsoft e sembra intenzionata a indirizzare i propri investimenti sul multiplayer. Ma è davvero ciò di cui ha bisogno il medium?

NOTIZIA di Davide Spotti   —   25/09/2017

Square Enix non sembra avere dubbi: il futuro dei videogiochi è strettamente legato alle esperienze multiplayer. Con una recente lettera inviata agli azionisti, il publisher ha esplicitato di voler ampliare gli investimenti nel segmento online, a partire dall'espansione multiplayer di Final Fantasy XV che abbiamo potuto provare in versione beta ai primi di agosto.

A giudicare dalle parole del presidente Yosuke Matsuda, questa linea di pensiero è destinata ad avere la prevalenza nelle strategie di mercato future dell'azienda giapponese. "Sono finiti i giorni in cui i giochi single player erano di primaria importanza e quelli multiplayer secondari. Ultimamente i giochi multiplayer hanno preso il comando ed è diventato normale progettare i giochi perché durino a lungo", scrive Matsuda nel rapporto per gli investitori. "Cercheremo di sviluppare giochi pensati non per essere giocati una sola volta dopo il lancio, ma che i consumatori possano godere e giocare più a lungo. A tal fine, incrementeremo la soddisfazione del consumatore e miglioreremo la longevità stessa dei giochi".

Il single-player va verso un inesorabile declino per lasciare spazio ai “giochi come servizio”?

Peraltro nel rapporto finanziario vengono identificate opportunità anche nel crescente settore dei contenuti di gioco proposti in streaming su piattaforme come Twitch. La terza voce riguarda invece gli eSport, sui quali l'azienda dice di voler "lavorare proattivamente per trasformarlo in un business concreto". Ma le strategie di crescita comprendono pure il supporto di sistemi come Nintendo Switch e Xbox One X e lo studio di vasti mercati emergenti come l'India.

La nuova filosofia di Square Enix sembra trovare conferma anche nelle recenti scelte strategiche che hanno portato alla conclusione dei rapporti con IO Interactive, la casa di sviluppo responsabile del franchise di Hitman. Nel frattempo i deludenti risultati di vendita registrati da Deus Ex: Mankind Divided hanno spinto il publisher a mettere la serie targata Eidos Montreal in stand by.

Le considerazioni sull'ascesa del multiplayer fanno eco alla politica che già da tempo costituisce il cavallo di battaglia di Microsoft. Come ricorderete, Phil Spencer si è già servito spesso del concetto di "game as a service" per puntualizzare la linea della casa di Redmond, e ha fatto leva sulla necessità di privilegiare i titoli che esaltino la condivisione tra i giocatori e garantiscano il supporto sul lungo periodo. Sea of Thieves è stato eretto proprio tenendo a mente tutte queste necessità e costituirà un banco di prova fondamentale per l'ecosistema Xbox il prossimo anno. Sempre rimanendo in tema di titoli esclusivamente votati al multiplayer, non va dimenticato nemmeno lo straordinario successo raggiunto nell'ultimo periodo da Playerunknown's Battlegrounds, che potrebbe fare scuola per stimolare investimenti analoghi da parte di altre realtà di spicco del settore.

In sintesi, negare che il multiplayer abbia assunto un potere e una cassa di risonanza enorme sarebbe miope o quanto meno poco lungimirante. I titoli che spingono su queste caratteristiche possiedono innegabili punti di forza rappresentati dalla possibilità di fruire contenuti insieme agli amici e al resto della community, oltre a godere di una longevità molto più estesa rispetto alle esperienze esclusivamente single-player. Ma si potrebbe parlare anche dell'ascesa dell'universo eSport a livello internazionale, per merito di giochi come League of Legends o Overwatch.

Ciò nondimeno, chi vi scrive ritiene che il medium non possa permettersi di porre definitivamente in un angolo la narrazione di storie per mettersi supinamente al servizio dello spirito competitivo; le potenzialità espressive sono infatti ancora ben lungi dall'essersi esaurite e si avverte ancora l'esigenza di ricevere tra le mani avventure che coinvolgano il giocatore anche sul piano emotivo. Dopotutto, a prescindere dalle proprie personali convinzioni su come dovrebbe essere sfruttata la narrativa nei videogiochi, la capacità di raccontare una storia e trasmettere un messaggio è proprio ciò che in questi anni ha permesso al medium di acquisire maggior considerazione sul piano culturale e di farsi accettare come mezzo d'espressione.

Il single-player va verso un inesorabile declino per lasciare spazio ai “giochi come servizio”?

Dando uno sguardo ai titoli che hanno popolato il panorama videoludico nel corso del 2017, sembra evidente che un approccio non escluda categoricamente l'altro. È sufficiente soppesare la risposta del pubblico per rendersi conto che molti giocatori intendano ancora tuffarsi a capofitto in esperienze single-player avvincenti e ben realizzate. Il successo riscosso da titoli come The Legend of Zelda: Breath of the Wild e Horizon Zero Dawn è emblematico in tal senso, ma restando dalle parti di Square Enix si potrebbe citare anche NieR: Automata, che di recente ha superato il traguardo dei due milioni di copie vendute, andando ben oltre le aspettative di tutti, addetti ai lavori compresi. Non a caso è stata la stessa Square Enix, non molto tempo addietro, a far sapere di voler finanziare lo sviluppo di un sequel.

Peraltro il desiderio di una fetta consistente del pubblico di fruire di una campagna principale, prima di potersi eventualmente dedicare al multiplayer, è un dato di fatto anche per le produzioni tripla A di primissimo piano. Si pensi ad esempio a Destiny 2, dove la campagna è stata migliorata e resa più convincente rispetto a quella del primo capitolo, ma anche a Star War Battlefront II, che a dispetto del predecessore offrirà una componente narrativa proprio in seguito alle pressioni degli appassionati.

Ad ogni buon conto, nonostante un'innegabile crescita nel gradimento del segmento online - specialmente tra i giocatori più giovani - la voglia di vivere avventure in grado coinvolgere, divertire ed emozionare sussiste ancora, a maggior ragione se si lascia per un attimo da parte le produzioni più grandi e ci si focalizza sul panorama indipendente. Dopotutto non si vive di soli tripla A, non credete?