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Rhianna Pratchett: trame dei videogiochi evolute, ma ci vuole meno testosterone

Storie sempre più profonde ma spesso legate a vecchi cliché

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   28/06/2009

La scrittrice e sceneggiatrice Rhianna Pratchett (nonché figlia del leggendario Terry Pratchett) si sta conquistando un ruolo di primo piano nel mondo dello sviluppo videoludico, avendo firmato diverse produzioni di un certo spessore negli ultimi anni, tra cui Mirror's Edge e Overlord. Il pensiero dell'autrice sull'attuale panorama dei videogiochi è positivo, ma ci sono dei lasciti ancora da svecchiare e rielaborare, tra cui l'"eccesso di testosterone".

"Scrittori e designer narrativi sono figure ancora relativamente nuove all'interno dei team di sviluppo", sostiene la Pratchett, "questo significa che c'è ancora un certo livello di incertezza su come si possano integrare al meglio all'interno del processo produttivo. So, anche per aver parlato con diverse persone nel mio campo, che il processo di scrittura viene spesso effettuato troppo tardi, senza un giusto collegamento con il team e sotto una grande pressione", si legge su Destructoid. "Grazie al cielo, le cose stanno iniziando a migliorare e diversi scrittori ultimamente stanno iniziando a venire contattati nei primi mesi del processo produttivo di un videogioco, invece che all'ultimo... Anche un po' di varietà nei concept e nei contenuti sarebbe ben accetta, che è poi qualcosa su cui scrittori e designer narrativi possono effettivamente dare una mano".

La Pratchett si rende infatti conto che i videogiochi sono ancora troppo spesso legati all'idea del "macho super armato", una cosa che, sebbene funzioni in diversi casi, tende a diventare un po' stantia. "Anche se tale modello ha un suo perché e l'ho apprezzato molto in diversi casi, si potrebbe cominciare a fare un po' a meno del "tizio tosto con i superpoteri/armi devastanti" (la cui azione principale si traduce in "kick assss!", per la precisione). "Il medium ha un potenziale enorme, dunque non capisco perché ci sia questo costante desiderio di gravitare intorno ai cliché del film d'azione hollywoodiano".