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Cliff Bleszinski sul perché di tante teste pelate nei videogiochi

La tecnologia rende calvi, o quasi

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   03/07/2009

C'è una tendenza che si sta affermando negli ultimi anni all'interno dello sviluppo videoludico: i personaggi pelati, o con capelli corti. Non solo quelli creati così originariamente, anche coloro che prima avevano i capelli tendono a tornare sulla scena pelati: vengono in mente in proposito Sam Fisher o l'ultimo Max Payne, tanto per fare due esempi.
Pur funzionando bene con lo stereotipo maschile videoludico, nonché spiegabile come una logica conseguenza dell'alto livello di testosterone nei personaggi moderni, la cosa sembra avere radici ben più pragmatiche.

Cliff Bleszinski di Epic, uno che di marines e forza bruta se ne intende, ha spiegato a Develop il motivo di una tale tricologica patologia, collegandola all'attuale tecnologia grafica: "penso semplicemente che la tecnologia di questa generazione sia particolarmente adatta alla resa dei metalli, delle pietre e della luce dal taglio espressivo, che è poi il motivo per cui si vedono tanti pilastri, travi ed edifici distrutti. Sono elementi che il bump-mapping fa risaltare in maniera particolare", sostiene Cliffy B. "Allo stesso tempo, in questa generazione gli effetti traslucidi sono molto difficili da rendere nel migliore dei modi. Ecco perché tutti vediamo così tanti personaggi calvi e ci si chiede perché nei giochi vi siano così tanti dannati marines dello spazio. Be', la tecnologia è ottima per creare delle armature ma non è altrettanto buona per visualizzare dei capelli. Ecco perché abbiamo marines spaziali calvi", conclude Bleszinski. Un'esigenza tecnologica più che una moda o un'alopecia estrema.