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Recensione di Codename Outbreak

NOTIZIA di La Redazione   —   06/10/2001

Recensione di Codename Outbreak

Michele Borri è andato in giro per il pianeta Terra ripulendo ogni angolo infestato da alieni cattivi e pericolosi, non con uno, ma con ben due soldati, iperarmati, ipercattivi e iperdeterminati (almeno come Michele). Dopo Daikatana che offriva la possibilità di controllare tre personaggi, ecco arrivare sugli scaffali il russo Codename Outbreak, il cui nome è stato cambiato in corsa da Venom, dopo che Interplay ne ha preso i diritti di pubblicazione.

"L'impostazione generale del titolo è principalmente stealth, vuoi per la numerosa presenza dei nemici nelle zone, vuoi per la loro I.A. piuttosto sviluppata. Infatti ogni scontro a fuoco, anche con pochi nemici, va pianificato in modo tale da poter cercare riparo tra noi e loro, poichè trovarsi in campo aperto contro un piccolo gruppo, significa rinunciare almeno ad uno dei propri uomini. La potenza di fuoco, l'assoluta precisione dei nemici (vi assicuro che i numerosi cecchini sparsi nei boschi o nelle torrette sono capaci di uccidervi con due colpi), la loro disposizione tattica ed il loro comportamento in generale, molto aggressivo, costringono il giocatore e riflettere attentamente prima di effettuare qualunque movimento. Per rendere meglio l'idea, prima di attraversare una qualunque parte delle ampie mappe che contraddistinguono le missioni, dovremo osservare con attenzione l'eventuale presenza di guardie di pattuglia o di torrette, e lo faremo grazie all'utilizzo dell'apparecchio oculare che permette ai nostri soldati di zoomare la propria prospettiva."