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Una DeLorean per Ayumi

Gaijin Entertainment torna a narrare le gesta della bionda e succinta cacciatrice di tesori con un nuovo look e nuovi poteri

RECENSIONE di Michele Bertini   —   23/03/2012

Sono passati tre anni da quando con il chiacchierato X-Blades, le procaci forme di Ayumi hanno fatto il loro esordio nella scena videoludica. I russi di Gaijin Entertainment a quanto pare sono particolarmente affezionati alla loro eroina, tanto da volerla riproporre come protagonista della loro ultima fatica che si può considerare a tutti gli effetti come una sorta di seguito spirituale del precedente titolo, con il quale però mostra fin dalla prima occhiata una netta discontinuità stilistica.
Blades of Time ha avuto fin dai suoi esordi una gestazione travagliata. Gli sviluppatori infatti hanno avuto il loro ben da fare per trovare un publisher per il loro progetto di action game incentrato prevalentemente sulla capacità di manipolazione del tempo che appariva troppo macchinosa agli occhi di molti addetti ai lavori. Provvidenziale è stato il successo di giochi quali Braid che ha convinto Konami a far da mecenate ai Gaijin russi, rendendo possibile il ritorno di Ayumi sulle home console che per prima l'avevano conosciuta.

Stereotipi fantasy

La contestualizzazione della componente narrativa di Blades of Time appare subito appena sufficiente, quanto basta a reggere come pretesto l'azione e i combattimenti rappresentanti il vero cuore della produzione. In una non meglio specificata gilda dei guerrieri stanno aspettando la loro occasione per poter entrare nella dimensione di Dragonland, un luogo dove si dice siano presenti inestimabili tesori e grande potere per chi vi si avventuri. Prima che il rituale arrivi al suo culmine, ecco che Ayumi e il suo compare Zero irrompono nella scena e, grazie all'uso della forza, è proprio la procace biondina a riuscire ad utilizzare la sfera magica che la catapulta nell'onirica dimensione di Dragonland, intenzionata a ottenere il leggendario tesoro del Tempio del Drago. Di certo l'originalità non è stata una priorità per gli sceneggiatori ma in fondo in un action game le caratteristiche fondamentali sulle quali concentrare gli sforzi risiedono tutte nella componente ludica, che in Blades of Time offre delle caratteristiche peculiari.
Il combat system si basa sull'utilizzo di due tasti, uno adibito ai fendenti delle inseparabili spade gemelle di Ayumi e l'altro relativo a calci e coreografiche piroette, la combinazione di questi due comandi si traduce in un frenetico balletto rapido e dinamico, complice anche l'assenza di una parata, sostituita da uno scatto repentino utile per eludere gli attacchi degli avversari e successivamente anche per saltare addosso ai nemici selezionati. Con tali doti atletiche e offensive Ayumi si dimostra una perfetta avventuriera, meno convincente è il feeling che trasmettono le azioni su schermo, a ogni salto la protagonista pare una scheggia impazzita rendendo oltremodo difficoltose le poche ed elementari sessioni platform solo perché non è ben intuibile la parabola dei balzi. Anche i colpi inferti e quelli subiti non trasmettono la necessaria fisicità così che non sempre è ben comprensibile l'effettivo danno inferto e quello subito rischiando di scadere nel frivolo button smashing fine a se stesso.

Una DeLorean per Ayumi

Al fianco delle armi da taglio si aggiunge presto anche un fucile utile per il combattimento a distanza ma con un sistema di controllo e di mira semiautomatica non troppo felice che, rallentando i movimenti della protagonista e rendendo impossibile la schivata durante modalità di mira, cozza un po' con il dinamismo e la velocità che rappresenta una delle caratteristiche più apprezzabili dell'intera produzione.
Proseguendo nell'avventura Ayumi può acquisire nuove tecniche e magie, attive e passive, tramite alcuni altari ai quali donare le anime dei nemici abbattuti. In verità non è affatto quantificato il numero di anime raccolte e l'ottenimento delle nuove abilità avviene automaticamente ogni qualvolta lungo i livelli si trovano nuovi altari. Addirittura si nota ben presto quanto sia rapida l'acquisizione di nuove abilità offensive, visti i numerosi altari che andiamo a incontrare, così che il giocatore si trova nella paradossale situazione di avere un ventaglio di tecniche sovradimensionato senza avere mai la possibilità di sfruttarle tutte e metabolizzarne con l'esperienza gli effetti. Ogni nuova magia viene sfruttata riempendo sezioni della barra della furia, impiegabili anche per la funzione curativa e, tramite combinazioni dei due tasti d'attacco e/o del salto, purtroppo, nel bel mezzo dell'azione più concitata può capitare che il gioco si perda letteralmente alcuni nostri comandi vanificando le combo o peggio ancora il ricorso all'azione curativa portando a dei frustranti game over, sintomo questo di una mancata ottimizzazione delle meccaniche che in un combat system per forza di cose necessitano di essere il più perfette possibile per valorizzare le seppur buone basi di partenza.

Obiettivi Xbox 360

Ben 17 sono gli obiettivi segreti da sbloccare, per lo più legati all'avanzamento della storia. Il resto dei punti sono ottenibili uccidendo più nemici contemporaneamente, prodigandosi in combo e collezionando oggetti e armi trovati nei forzieri. Esiguo il bottino sbloccabile nella componente multiplayer.

I think I'm a clone now

Come fa ben intuire il titolo, Blades of Time incentra gran parte dell'attenzione sulla capacità di Ayumi di poter riavvolgere il tempo. Questa caratteristica però non si concretizza in maniera analoga a quanto visto con le Sabbie del Tempo del principe di Persia ma bensì è più simile alle dinamiche viste nel piccolo capolavoro Braid. Ayumi, infatti, riavvolgendo il tempo, creerà uno o più cloni di se stessa che replicheranno fedelmente le sue ultime azioni, ovviamente maggiore è il numero di alias creati e minore sarà la loro durata. Tale capacità si rivela utile e ben sfruttata contro alcuni nemici dotati di scudo frontale che necessitano di essere aggirati mantenendoli occupati a combattere con un nostro clone, oppure per fronteggiare quella creature dotate di barriera magica che diventano vulnerabili se sottoposti al rateo di fuoco sostenuto di più Ayumi che sparano contemporaneamente. La manipolazione temporale si dimostra utile anche per la risoluzione di alcuni elementari puzzle, tra i quali il miglior utilizzo di questa abilità avviene durante una sezione desertica dove il ricorso ai cloni permetterà alla protagonista di gestire le ombre che la proteggono dal sole cocente, si tratta comunque di casi sporadici a fronte di un ricorso ben più frequente durante i combattimenti, in particolar modo quando siamo chiamati a fronteggiare schiere di nemici molto numerose. La gestione degli alias risulta inizialmente macchinosa, per questo è necessaria un po' di pratica iniziale per acquistare dimestichezza con questa fondamentale funzione. Decisamente ingiustificabile è invece la pessima telecamera che segue l'azione e che spesso si prodiga in inquadrature assolutamente prive di senso palesando come faccia molta fatica a seguire i rapidi movimenti di Ayumi, tutto ciò è aggravato dall'assenza di un tasto che riporti la telecamera alle spalle della protagonista cosa che avrebbe almeno in parte mitigato le gravi lacunee della regia del gioco.
Durante l'avventura da buona cercatrice di tesori qual è Ayumi può, grazie all'ausilio di una speciale bussola, scovare dei forzieri contenenti vari tipi di tesori, da nuove armi ad accessori che influenzano le abilità della protagonista, mentre lungo i livelli si dimostra interessante recuperare le pagine dei diari degli avventurieri che hanno preceduto Ayumi che ci narrano le loro esperienze nella singolare dimensione di Dragonland.

Una DeLorean per Ayumi

Ayumi occidentale

Oltre al rinnovato combat system Blades of Time si distingue dal suo predecessore anche e soprattutto per il nuovo design che caratterizza il gioco, abbandonato il cell-shading, che tanto aveva avvicinato X-Blades all'immaginario iconografico tipico dei manga giapponesi, adesso Ayumi sfoggia una realizzazione più vicina allo stile occidentale che meglio si sposa con l'universo fantasy dal quale l'intera produzione pesca a piene mani, senza neanche preoccuparsi di declinare il tutto in una chiave originale e personale. La carenza di lavoro artistico si fa maggiormente sentire nella realizzazione dei nemici, poco ispirati e troppo spesso riciclati, accompagnati da una Intelligenza Artificiale deficitaria che mostra il suo peggio quando sfruttiamo a pieno il potere di gestione del tempo di Ayumi.

Una DeLorean per Ayumi

In generale la realizzazione tecnica dell'intera produzione non fa gridare al miracolo, con una mole poligonale appena sufficiente e un uso quasi spasmodico e invasivo da parte del sistema di illuminazione del bloom e di un contrasto dei colori talvolta spinto verso l'eccesso. Inspiegabili sono i frequenti cali di framerate spesso ingiustificati dalla presenza di pochi personaggi su schermo e le animazioni legate tra loro in maniera grossolana e poco armonica, mentre appagano gli effetti di luce che accompagnano sempre abbondanti i dinamici scontri corpo a corpo. Un po' altalenante è la resa dei paesaggi dove, a fronte di ambientazioni interne tutto sommato ripetitive e poco inspirate, si alternano paesaggi evocativi e onirici che rappresentano dei picchi di eccellenza nella caratterizzazione ambientale che, se non si mantengono tali per l'intera durata del gioco, tutto sommato offrono quasi sempre una gradevole epicità ed evocatività.
Una mansione a parte va per l'inedita modalità multiplayer (sia in cooperativa che in versus) che verte su dei deathmatch dove l'obiettivo è quello di distruggere l'albero del chaos avversario. Nella componente multigiocatore scompare per ovvie ragioni la possibilità di gestire il tempo, sostituita da una sorta di modalità furia che incrementa le capacità offensive delle varie Ayumi ed è anche presente un sistema di ricompense e abilità ottenibili collezionando uccisioni, bonus questi che si rendono disponibili solo al successivo respawn mortificando la condotta attendista e prudente dei giocatori che solo di rado muoiono in combattimento. Si stratta tutto sommato di una modalità accessoria senza troppe pretese, caratterizzata dalla particolare lunghezza degli scontri che talvolta si vedono protrarsi anche per mezz'ore di azione continua.

Conclusioni

Versione testata: Xbox 360
Multiplayer.it
5.8
Lettori (13)
6.7
Il tuo voto

Blades of Time si dimostra essere un action game costruito sopra delle ottime e anche ambiziose premesse, che solo in minima parte di vedono concretizzate nel progetto finale. La peculiare possibilità di manipolare il tempo in possesso di Ayumi offre degli interessanti spunti nel gameplay, prevalentemente nelle sezioni di combattimento e solo in parte per la risoluzione di puzzle mai troppo impegnativi o contorti. Ciò che appare deficitario, oltre a una narrazione appena abbozzata e una grafica modesta e poco ottimizzata, è soprattutto la scarsa ottimizzazione del combat system che pur vantando delle ottime basi soffre di una resa sterile delle azioni del giocatore su schermo, prive di fisicità e talvolta afflitte da defiance gravi che possono portare a prematuri game over.
Blades of Time può rappresentare un gradito ritorno sopratutto per chi si ritiene un fan di Ayumi fin dalla sua prima apparizione.

PRO

  • Combattimenti veloci e dinamici
  • Interessante uso delle dinamiche temporali
  • Le curve di Ayumi

CONTRO

  • Componente narrativa (quasi) inesistente
  • Tecnicamente sottotono
  • Pessima telecamera
  • Sporadici problemi nei comandi