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Bella, bionda e dice sempre sì

Miscelate i combattimenti di No More Heroes con le atmosfere di Shadows of the Damned, aggiungete una cheerleader ammiccante armata di motosega e otterrete Lollipop Chainsaw

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   16/06/2012

Quando si fanno discorsi del tipo "l'industria videoludica giapponese è in crisi", bisognerebbe pensare al lavoro di game director geniali come Goichi Suda. In un marasma di piattezza infatti, le produzioni targate Grasshopper Manufacture spiccano in modo evidente, strizzando l'occhio ai videogiocatori della vecchia guardia a suon di citazioni, sequenze cariche di follia e situazioni dannatamente "hardcore". Nel caso di Lollipop Chainsaw pensate a cosa s'è inventato il buon vecchio Suda51: una avvenente cheerleader della San Romero High School, Juliet Starling, che proviene da una famiglia di cacciatori di zombie e non va mai in giro senza la sua fidata motosega, si ritrova nel giorno del suo diciottesimo compleanno ad affrontare proprio un'invasione di non-morti. Sembra infatti che gran parte degli studenti della scuola siano stati trasformati in morti viventi, e a farne le spese è stato anche Nick, il ragazzo di Juliet, azzannato mentre la aspettava per andare a lezione.

Bella, bionda e dice sempre sì

Fra le innumerevoli risorse della ragazza c'è anche la conoscenza di alcuni particolari rituali, e così Nick viene "salvato" dal contagio ma ridotto a una testa parlante come quelle viste nella serie "Futurama". Si ricrea dunque l'irresistibile binomio eroe / mascotte già apprezzato in Shadows of the Damned, che dà vita a una serie di gag davvero esilaranti, merito soprattutto dei doppiatori, rispettivamente Tara Strong e Michael Rosenbaum (sì, l'attore che interpretava Lex Luthor in "Smallville"...). Sarebbe stato straordinario vedere il gioco localizzato in italiano anche nei dialoghi, ma ci rendiamo conto che serviva un cast coi controfiocchi per reggere il confronto con l'audio originale, dunque ci accontentiamo volentieri dei sottotitoli. Agganciata la testa di Nick alla cintura, neanche fosse un accessorio di moda, Juliet scopre che l'invasione è opera di Swan, un suo ex compagno di classe, che ha deciso di vendicarsi dei torti subiti a scuola aprendo un portale verso una realtà corrotta e oscura, la cui influenza è in grado di trasformare le persone normali in creature raccapriccianti.

Zed è morto, piccola, è morto

Lo story mode di Lollipop Chainsaw si sviluppa attraverso cinque capitoli "tematici" (più il boss fight finale), che culminano nel confronto con i "signori delle tenebre" evocati da Swan. Ognuno di questi avversari è associato a un differente genere musicale: Zed, armato di mazza, è un patito del punk-rock e ci attaccherà sfruttando delle enormi casse amplificate; Vikke, con la sua enorme ascia, è il re del viking-metal e controlla i fulmini dal suo vascello volante; Josey, keytar in spalla, ama il funk e le armi elettroniche; Mariska, capace di confonderci grazie ai funghi allucinogeni, è votata alla psichedelia anni '70; Lewis, appassionato di hard rock, cercherà di colpirci con una chitarra-mitra mentre sfreccia sulla sua potente moto.

Bella, bionda e dice sempre sì

La musica è insomma una costante del gioco e accompagna le nostre azioni in modo efficace e divertente, grazie anche al contributo di interessanti artisti alternativi (vedi Jimmy Urine dei Mindless Self Indulgence), che completa il quadro di un comparto audio fuori dagli schemi, godibilissimo. In termini di gameplay, l'esperienza offerta è quella di un tipico action game in terza persona (possiamo chiamarlo "picchiaduro a scorrimento"?) in cui dobbiamo farci largo fra orde di zombie utilizzando una miriade di combo sbloccabili, man mano che raccogliamo delle monete, presso alcuni comodi "negozi" sparsi per le location. Da questo punto di vista l'esperienza è molto vicina a quella offerta da No More Heroes, in quanto risulta caratterizzata da un'ottima sensazione di impatto, che valorizza i nostri colpi e rende divertente menare le mani in qualsiasi momento, ma al contempo è viziata da grossi problemi con la gestione della visuale e da una concezione "old gen" dello scenario, solo minimamente interagibile. Dal punto di vista grafico si nota un passo indietro rispetto alla "precisione" di Shadows of the Damned, benché anche lì gli scenari mancassero di interattività. L'applicazione di una sorta di dithering crea un gradevole "effetto fumetto" e alcune soluzioni sono davvero fantastiche (gli stage basati sul retrogaming, ad esempio, che citano Pac-Man e Rolling Thunder), ma in generale si nota una scarsa cura per il contorno: la protagonista è molto ben disegnata e animata, ma non si può dire lo stesso degli studenti che si trova a soccorrere lungo il percorso, e alla fine ci si muove inevitabilmente fra alti e bassi.

Obiettivi Xbox 360

A parte i 100 gamer point che vi vengono assegnati se portate a termine lo story mode ottenendo il finale "buono", gli Obiettivi presenti in Lollipop Chainsaw sono abbastanza numerosi (cinquanta) e per ottenerli tutti bisognerà sviscerare il gioco in ogni sua sfaccettatura. Non solo sconfiggendo i boss e completando i livelli dunque, ma anche ottenendo tutti i potenziamenti, gli oggetti, i collezionabili e così via, nonché portando il contatore delle eliminazioni di zombie a livelli difficilmente raggiungibili.

La ragazza col lecca lecca

Come accennato in precedenza, Juliet è armata di una potente motosega e può eliminare i nemici ricorrendo a un repertorio di mosse in continua crescita. I non-morti infestano però l'intera area della San Romero High School e in genere non soccombono con due buffetti, dunque bisognerà letteralmente farli a pezzi perché scompaiano dalla scena.

Bella, bionda e dice sempre sì

Il sistema di controllo ci vede attaccare con i pon-pon agendo sul pulsante X, colpire alto con la motosega tramite il pulsante Y, segare le gambe dei nemici con il pulsante A e infine ricorrere al pulsante B per effettuare un'efficace manovra evasiva oppure saltare. Purtroppo non è possibile modificare i comandi e sulle prime sarà dura abituarsi al fatto che non si salta premendo il pulsante A, ma le combinazioni di colpi sono numerosissime e altamente spettacolari, e il fatto che gli zombie non demordano, dandoci sempre del filo da torcere e mettendoci in difficoltà, contribuisce a creare un buon livello di sfida. Peccato che la relativa abbondanza di lecca lecca (che ripristinano in toto l'energia di Juliet) renda abbastanza facile, specie per i videogiocatori più smaliziati, concludere l'avventura nel giro di cinque o sei ore.

Bella, bionda e dice sempre sì

Diciamo anche che il lavoro fatto dagli sviluppatori sulle combo poteva essere più incisivo, nel senso che molto spesso, per concludere rapidamente gli scontri, ci si trova a eseguire un calcio volante sugli zombie così da stordirli e poi affondare semplicemente con un singolo colpo di motosega per decapitarli. Le combinazioni più complesse si rivelano comunque importanti nelle situazioni concitate, nelle mischie e durante i boss fight, dunque possiamo parlare di obiettivo raggiunto a metà. Sono inoltre tante le variazioni sul tema, specie nel territorio dei quick time event, nonché i moduli extra che trasformano la motosega della cheerleader in un cannone o in una sorta di potente monopattino. Nel primo caso, però, bisogna assolutamente disattivare la mira automatica, che crea davvero dei gran disastri e finisce sempre per inquadrare bersagli diversi da quelli che abbiamo di fronte.

Conclusioni

Versione testata: Xbox 360
Multiplayer.it
7.7
Lettori (121)
6.8
Il tuo voto

Se siete fra gli estimatori di Suda51, saprete senz'altro cosa aspettarvi da questo eccentrico personaggio, e Lollipop Chainsaw non ha alcuna intenzione di farvi cambiare idea. La storia, i dialoghi, la pazza famiglia di Juliet, le trovate visive e le numerose citazioni, da "Hokuto no Ken" a "Pulp Fiction", valgono da soli il prezzo del biglietto, per un'esperienza che non dura molto e non offre modalità alternative allo story mode, ma che andrebbe affrontata almeno due volte per assistere a entrambi i finali (buono o cattivo, a seconda degli studenti che siamo riusciti a salvare). Il gioco sa essere godibile nonostante la pessima gestione della visuale, la terribile mira assistita, gli scenari "di cartone" e qualche mancanza in termini di animazioni e dettagli. Si picchia con piacere, i boss fight sono coinvolgenti e le gag esilaranti: alla fine è questo ciò che conta di più, no?

PRO

  • La direzione di Suda51 è una garanzia
  • Meccaniche beat'em-up solide e convincenti
  • Dialoghi esilaranti e ottimo accompagnamento musicale

CONTRO

  • Si poteva fare di più per la grafica, al di là dello stile indiscutibile
  • Solo cinque capitoli più il boss fight finale: si completa in fretta
  • Pessima gestione della visuale, terribile la mira assistita