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ABZÛ, recensione

ABZÛ arriva sul mercato offrendo un'esperienza di grande spessore emotivo

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   02/08/2016

Ritenuto da molti come la miglior opera di Thatgamecompany, Journey è stato un titolo senza dubbio divisivo, capace di polarizzare i giocatori in inamovibili detrattori e assoluti adoratori del suo gameplay essenziale, minimale e senza dubbio secondario rispetto alla straordinaria forza della componente artistica e dell'atmosfera evocativa.

ABZÛ, recensione

Non è certamente un caso che Matt Nava e Austin Wintory, rispettivamente art director e compositore del gioco in questione, abbiano scelto per il debutto del loro nuovo studio Giant Squid una ambientazione - perlomeno in apparenza - all'estremo opposto rispetto a quella del precedente lavoro: da un arido e inospitale deserto ad un ricchissimo, colorato, brulicante e rigoglioso oceano. ABZÛ, questo il nome del gioco, mette proprio nei panni di una anonima esploratrice subacquea, impegnata ad inseguire reliquie e segni di una misteriosa antica civiltà strettamente legata al mare e scoprire quale sia il suo stesso ruolo all'interno della vicenda, la sua origine e la connessione col regno acquatico. Tutto narrato attraverso dei geroglifici (altro dejà-vù), che contribuiscono a dare qualche indizio su una trama che rimane comunque, fino alla sua conclusione, piuttosto astratta.

ABZÛ è un viaggio negli abissi marini destinato a lasciare un segno indelebile nel proprio cuore

Il mondo sommerso

ABZÛ non fa nulla per mascherare le similitudini con Journey, al punto che non sarebbe sbagliato ritenerlo a tutti gli effetti come un seguito, non solo spirituale, della produzione Sony: buona parte delle meccaniche sono infatti state riprese in maniera diretta, nonostante la libertà di movimento a 360 gradi garantita dall'azione della nuotata porti con sé alcune sensibili differenze. Riguardo a quest'ultima componente, la volontà del team di sviluppo è stata chiara fin dal principio: in ABZÛ non esiste la necessità di respirare, motivo per il quale il giocatore si può concentrare totalmente sulla progressione, in maniera tale da poterne godere nella maniera più vicina possibile a quella pensata dagli sviluppatori. La fatica di Giant Squid è destinata a rivelarsi perlomeno familiare per gli estimatori del "capostipite", a cominciare dalla modalità di interazione con l'ambiente che passa quasi unicamente attraverso la pressione del tasto quadrato.

ABZÛ, recensione
ABZÛ, recensione

Tale comando produce infatti un suono, grazie al quale si può sia attivare oggetti e interruttori, sia farsi seguire per qualche tempo dalle creature marine, sia infine "dialogare" con alcuni droni che accompagnano la protagonista nelle prime fasi della storia, in maniera quasi identica a come succedeva in Journey quando si incontravano altri personaggi (sebbene in questo caso non esista alcuna modalità multiplayer). Il sistema di controllo offre poi altre funzioni, non strettamente necessarie all'atto pratico ma contestualizzate all'interno del concept stesso della meccanica di gioco, che cerca di slegare il prodotto dai dettami classici dei videogiochi cercando piuttosto di offrire un'esperienza vissuta attraverso emozioni, colori, momenti, suoni. Ecco quindi che con X si può aumentare la velocità (e ottenere un breve boost dopo 3 pressioni cadenzate), col cerchio si esegue una specie di piroetta, mentre con L2 ci si può aggrappare ai pesci e alle creature di dimensioni consistenti e sfruttare le loro caratteristiche per nuotare assieme ad esse. Tutto questo, assieme alla permissiva gestione dell'inerzia e della resistenza fluidodinamica, rende spesso e volentieri le fasi di gioco di ABZÛ più simili ad una danza, a un balletto elegantissimo ed evocativo, a cui partecipano esseri differenti ognuno portatore di qualcosa di unico e speciale. In un prodotto di questo tipo, è chiaro come la creazione di una ambientazione accattivante sia un elemento essenziale, ed è proprio in questa direzione che Matt Nava e compagni si sono mossi: molto più che l'eroina, che infatti è poco più di un avatar abbozzato e stilizzato, il vero protagonista del gioco è l'oceano stesso, i suoi abitanti e i suoi colori, la lussureggiante vegetazione di alcune aree accanto alla fredda e spoglia oscurità di altre: man mano che ci si addentra negli abissi, sempre più in profondità, si viene travolti da un susseguirsi di situazioni ed emozioni che tratteggiano i contorni di un viaggio onirico e surreale, capace di restare impresso non solo negli occhi del giocatore, ma anche nella mente e nel cuore. La direzione artistica è infatti sublime, al punto da rendere ABZÛ bellissimo da vedere nonostante il conteggio poligonale e l'effettistica siano decisamente tutt'altro che impressionanti. Colori, luci e ombre sono utilizzati come da un pittore su una tela, e siamo assolutamente certi che in molti si ritroveranno quasi "costretti" a premere spesso il tasto share per salvare istantanee dei tanti momenti significativi.

Trionfo musicale

Il lavoro del team, oltre ad essere ispiratissimo, è anche notevole sotto alcuni aspetti puramente numerici. Per esempio le specie di pesci riprodotte, circa un centinaio: uno sforzo che diventa tangibile e concreto nel momento in cui ci si ritrova a godere della scoperta delle singole creature, del loro comportamento unico e della partecipazione alla catena alimentare in cui l'animale più grande mangia quello piccolo. L'elemento contemplativo si rivela enormemente più forte rispetto a Journey, proprio grazie a questa attenzione al dettaglio che può trasformare ABZÛ, qualora l'utente lo desideri, in una specie di enorme, ricchissimo e variopinto acquario.

ABZÛ, recensione

Proprio per solleticare il piacere di questi giocatori il team ha inserito una serie di speciali totem sparsi tra i fondali, sopra ai quali è concesso di collocare il proprio avatar in fase di meditazione, per poi chiedere alla telecamera di seguire i vari singoli pesci presenti nella zona, spostando lo sguardo da uno all'altro semplicemente muovendo lo stick analogico. In tutta questa sequela di aggettivi positivi, non pensiamo di fare un torto a nessuno degli artisti che hanno lavorato su ABZÛ affermando che la componente più importante e incisiva dell'intero prodotto sia l'accompagnamento musicale di Austin Wintory, uno dei talenti più cristallini presenti sull'attuale scena mondiale dell'intrattenimento digitale. Giocare ad ABZU con l'audio disattivato è come strappargli l'anima, privarlo della sua essenza. I brani orchestrati composti dall'autore statunitense rappresentano infatti un ingrediente principale e imprescindibile dell'avventura, contribuendo in maniera fondamentale a delinearne ogni momento e a determinare i cambi di ritmo e di atmosfera. Un'opera come quella di Giant Squid non può essere misurata tanto al chilo, motivo per cui è quasi avvilente parlare di durata. Dovendo però attenerci alla stretta cronaca della nostra esperienza, basti sapere che ABZÛ condivide con Journey più o meno anche il tempo necessario per raggiungere i titoli di coda, che - procedendo in maniera piuttosto spedita - possono essere visti grossomodo dopo 3 ore. È quindi probabile che buona parte dell'utenza sia destinata a ritrovarsi a concludere l'avventura in una singola, inebriante e indimenticabile sessione. Malgrado l'assenza di reali e concreti stimoli alla rigiocabilità in senso stretto, fatta eccezione per i trofei e l'individuazione di tutte le statue per la meditazione, ripetere daccapo l'esperienza potrebbe essere per molti non soltanto un desiderio ma addirittura una necessità, per poter riassaporare le atmosfere confezionate dal team californiano e apprezzare con maggiore attenzione e calma gli infiniti dettagli che ne impreziosiscono ogni singolo tratto.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Multiplayer.it
9.0
Lettori (50)
8.7
Il tuo voto

Il giudizio su ABZÛ non può prescindere dal confronto con Journey, a fronte delle tante analogie non solo a livello di meccaniche di gioco, ma anche per quanto riguarda l'intenzione stessa di proporre un prodotto lontano dai dettami dell'intrattenimento digitale mainstream, inteso piuttosto come un'esperienza audiovisiva destinata a toccare le più profonde corde emotive dell'utenza. Per questo motivo, chi non ha apprezzato la fatica di Thatgamecompany può tranquillamente ignorare anche il titolo d'esordio di Giant Squid, che ne rappresenta una sorta di seguito ideale. Al contrario tutti coloro che hanno adorato il pellegrinaggio nel deserto vissuto in Journey non potranno che ritrovare analoghe sensazioni anche nella discesa negli abissi di ABZÛ, che non mancherà di lasciare una traccia indelebile nei ricordi di molti tra quelli che la vivranno.

PRO

  • Emotivamente toccante
  • Stile grafico eccellente
  • Colonna sonora semplicemente favolosa

CONTRO

  • Qualcuno potrebbe trovare eccessive le similitudini con Journey
  • Da evitare per chi cerca un videogioco ordinario