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Castlevania sbarca su Netflix: ecco la nostra recensione

Una buona trasposizione o l'ennesimo fiasco?

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   08/07/2017

Una delle difficoltà più grandi che il cinema ha trovato cercando di realizzare delle trasposizioni filmiche di videogiochi di successo è quella di riuscire a dare spessore a delle trame spesso esilissime, quasi impalpabili, che li caratterizzano. Trattandosi di produzioni considerate per lo più di serie B (non che quelle sulle quali sono stati investiti più soldi si siano rivelate migliori, basti considerare il recente film di Assassin's Creed), pensate solo per attirare i fan, la cura dedicatagli è stata spesso infima. Quando Netflix ha annunciato che stava producendo una serie tratta dalla saga Castlevania di Konami, molti hanno gioito: le serie TV sono la moda del momento e Netflix è un nome che desta fiducia, vuoi perché ha dimostrato di poter proporre e gestire prodotti di grande valore e vuoi perché è un marchio che la cultura collettiva ancora connota positivamente. Per la sceneggiatura è stato poi scelto un nome prestigioso, proveniente dal mondo dei fumetti: Warren Ellis, che ha all'attivo decine di albi, tra Marvel, DC Comic, Wildstorm e altre case editrici. Insomma, la possibilità che venisse fuori qualcosa di buono erano davvero altissime. Ora che la serie è disponibile, cerchiamo di capire com'è andata.

La rabbia di Dracula

La prima stagione della serie Castlevania è formata da soli quattro episodi di circa venticinque minuti l'uno. Una seconda stagione di otto episodi è stata già annunciata, ma non si sa bene quando sarà lanciata. Racconta della furia di Dracula per la condanna a morte sul rogo della sua amata sposa, Lisa, accusata di stregoneria. Siamo in una Valacchia immaginaria del 1400, dove la chiesa cattolica domina le coscienze reprimendo con violenza ogni forma di magia ed eresia. Per vendicarsi il signore dei vampiri dà un anno di tempo alla popolazione per redimersi, scaduto il quale scatena il suo esercito infernale con lo scopo di sterminare l'indegno genere umano. Tutto questo avviene nel primo episodio, dove è un Dracula estremamente logorroico a illustrarci le sue motivazioni, compensato solo in parte dalla brutale pragmatismo delle sue truppe, che fanno scempio degli umani in un turbinio di budella esposte e arti strappati. I fan dei Castlevania avranno sicuramente riconosciuto la trama di Symphony of the Night, ma non si facciano ingannare, perché in realtà la serie di Ellis mescola elementi presi da più capitoli, come chiarisce l'introduzione del vero protagonista, che avviene a episodio ormai concluso: Trevor Belmont.

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Nel corso degli episodi successivi entreranno in scena anche Alucard e Sypha Belnades (sono visibili sulla copertina della serie, quindi non vi stiamo svelando molto), che andranno a formare un terzetto ben conosciuto da chi ha giocato a Castlevania III: Dracula's Curse per NES. Trevor non è l'eroe senza macchia che abbiamo conosciuto nel videogioco, ma un uomo cinico e disilluso la cui famiglia, da sempre dedita alla lotta contro le forze del male, è stata scomunicata con l'accusa di essere in combutta con il demonio. L'ultimo Belmont vaga senza meta per la Valacchia, interessato solo a ubriacarsi e a sopravvivere, senza curarsi del destino degli altri. Non per niente facciamo la sua conoscenza dentro a una bettola, dove viene coinvolto in una rissa da cui esce malconcio. Come scopriremo presto, questa prima stagione non racconta in verità della sua lotta contro Dracula, ma della sua rinascita come cacciatore di mostri, con alcuni eventi e persone che lo aiuteranno a ritrovare il suo ruolo, liberandolo da quel guscio esistenziale che lo reprime, creato dal suo difficile vissuto, efficacemente rappresentato dal pesante mantello che si trascina dietro e che nasconde gli stemmi della sua famiglia, ossia il suo vero io. Insomma, è il tema psicanalitico il vero filo conduttore di tutte le puntate, che d'altra parte non offrono granché in termini di azione e di sviluppo del conflitto principale. Non per niente il castello di Dracula appare distante per tutta la stagione, che si svolge in gran parte in una città periferica della Valacchia, Gresit, dove le sue truppe non sono ancora riuscite a completare lo sterminio. Dracula stesso, dopo essere stato il fulcro del primo episodio, viene letteralmente abbandonato.

Una frustata al male

È difficile e un bel po' futile giudicare una serie che è lungi dall'essere conclusa come quella Castlevania. Detto questo è innegabile che presenti alcuni grossi problemi, evidenti anche dai pochi episodi disponibili, sia a livello di sceneggiatura, sia nella qualità dei disegni. Come accennavamo nel paragrafo precedente, i personaggi principali sembrano soffrire tutti di una forma particolarmente insidiosa di logorrea, che li porta a dare spiegazioni non richieste e a ripetere più volte concetti già ampiamente espressi, oppure affidabili alle sole immagini. Sembra quasi che Ellis temesse di non essere compreso dal pubblico. In particolare con Dracula nel primo episodio e in molte delle sequenze con l'ordine dei Parlatori, setta pacifista dedita al soccorso della popolazione, accusata dalla chiesa di essere la causa della furia di Dracula, la sceneggiatura sembra essergli sfuggita di mano.

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Il problema non è la lentezza che deriva dalla ridondanza dei dialoghi, ma l'eccesso di verbosità che finisce per privare di drammaticità alcuni dei momenti chiave della serie, rendendo didascalico l'intero racconto. Le ingenuità, purtroppo, non finiscono qui. Ad esempio un personaggio chiave finisce per essere sotto sfruttato ed eliminato in modo sbrigativo, in una sequenza che avrebbe meritato ben altra collocazione e altra enfasi; come in modo sbrigativo viene risolto il rapporto di Trevor con la popolazione, in una sequenza costruita malamente a tutti i livelli. A salvarsi è la lunga sequenza d'azione che conclude la stagione, con un colpo di scena telefonato ma efficace nell'effetto che si propone. A lasciare interdetti sono anche i disegni e le animazioni, di qualità mediocre. Castlevania è evidentemente una serie figlia dell'animazione seriale americana, nonostante una maggiore ricercatezza registica rispetto alla media, interessata a sottolineare l'ambientazione gotica, con inquadrature che danno una forte verticalità allo sguardo dello spettatore. Purtroppo i disegni dei personaggi non sono in grado di rendere le emozioni che presuppongono le loro parole o la loro condizione, né nelle pose fisse, né nelle animazioni. Insomma, nei momenti più riflessivi, quelli che teoricamente dovrebbero essere più intensi dal punto di vista drammatico, i personaggi mancano di un'adeguata espressività.

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Conclusioni

Complessivamente, Castlevania ci è sembrata finora una serie mediocre, che rielabora senza troppa convinzione il materiale videoludico, senza aggiungere nulla e senza dargli una cornice efficace per esprimersi. Qualcuno affermerà che i fan probabilmente la gradiranno, ma troviamo davvero difficile considerare lusinghiera un'affermazione del genere, visto che presuppone una qualità tale da essere apprezzabile solo da chi è già ampiamente predisposto alla venerazione.

PRO

  • I fan meno pretenziosi potrebbero gradirlo
  • Due buone scene d'azione

CONTRO

  • Troppa ridondanza nei dialoghi
  • Stilisticamente poco migliore di un prodotto seriale americano medio