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Serial Cleaner, recensione

Finalmente, Serial Cleaner ci consente di interpretare il ruolo del ripulitore di scene del crimine

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   17/07/2017

È decisamente brutto da dire, ma è ormai chiaro come il crimine rappresenti una fonte quasi inesauribile di spunti per il gameplay. Questo, oltre a spingerci magari a qualche riflessione sull'etica videoludica, può portare anche a interpretazioni alternative e ironiche del delitto assortito, nel tentativo di far combaciare efferatezze e gusto macabro con contesti, stili e situazioni particolari, che ne stemperano l'impatto o al contrario lo spingano al parossismo. Solo rimanendo nell'ambito degli ultimi anni, siamo stati omicidi psicotici con disturbi d'identità in Hotline Miami, killer insofferenti nei confronti dei festaioli in Party Hard, anche senza stare a scomodare superstar come Grand Theft Auto V.

Serial Cleaner, recensione

Tuttavia, finora non eravamo mai stati degli addetti alla ripulitura delle scene del crimine, e questa lacuna è alla base della geniale idea di iFun4all, che ha deciso di dedicare un intero videogioco alla trascurata figura del ripulitore professionista. Poco esplorata ma presente nell'immaginario criminale, tratteggiata sempre con un carisma particolare come nel buon vecchio Victor di Nikita o (soprattutto) nell'indimenticabile Signor Wolf di Pulp Fiction, la figura del "risolutore" ha un ruolo strategico nell'organizzazione del crimine, facendo da contraltare alla violenza caotica dei killer con un atteggiamento più ragionato e tattico, effettivamente ideale da mettere in scena all'interno di un action con elementi stealth. Trovata l'idea originale, come si conviene alla produzione indipendente, era importante metterla in scena in maniera altrettanto peculiare e quale altra ambientazione avrebbe calzato a pennello con un selvaggio teatro di omicidi, poliziotti e criminali in carriera (in una parola: il "pulp") come quella offerta dagli anni 70? E così, ecco a voi Serial Cleaner.

Sono Bob, risolvo i problemi

Bob, il protagonista della storia, è un tipo strano, dalla personalità quasi schizofrenica e tuttavia non privo di una certa etica, sia sul lavoro che nella vita privata. Basette lunghe, baffoni e Ray-ban, il nostro eroe è lo stereotipo del tipo losco anni '70 ma dotato di un fascino tenebroso, che stempera nella sua identità "normale" da premuroso figlio che vive ancora in casa con la mamma. Le scenette domestiche con quest'ultima sempre intenta a cucinare, curare il giardino e seguire la cronaca locale fungono da collante tra le missioni per svelare qualcosa della personalità di Bob e fornendo una sorta di hub di collegamento tra un incarico e l'altro. Quando il telefono squilla, Bob dismette i panni del bravo ragazzo di casa e diventa un professionalissimo serial cleaner, sgommando con la sua giardinetta americana verso l'indirizzo segnalato da qualche boss della mafia locale.

Serial Cleaner, recensione

Serial Cleaner è uno stealth game che si affida ai canoni più classici del genere, richiedendo di eseguire diverse azioni senza essere visti all'interno di una mappa dai confini ristretti e punteggiata di nemici ed elementi avversi. Giunti a destinazione dopo ogni chiamata, ci troviamo a dover disporre di un certo numero di corpi, prelevare eventuali prove incriminanti e possibilmente pulire il più possibile la scena dal sangue utilizzando il pratico aspirapolvere che può essere estratto in ogni momento da non si sa bene dove. Con una pratica inquadratura dall'alto, che all'occorrenza può essere ampliata a mostrare l'intera area di gioco attraverso i "sensi del pulitore", dobbiamo dunque giostrarci tra gli elementi dello scenario cercando di non essere visti dalle varie guardie e sistemi di sicurezza disposti nelle ambientazioni. Una volta eliminata la quantità richiesta di corpi, prelevati gli oggetti sensibili e pulita una certa quota di sangue dalle scene del crimine, tutto quello che resta da fare è tornare al volante della fida station wagon e rombare verso casa, in attesa di una cenetta ristoratrice con la mamma e di una nuova chiamata da parte dei boss.

Serial Cleaner, recensione

Semplicemente stealth

Il cono visivo dei nemici risulta ben visibile, consentendoci di trovare punti ciechi e traiettorie nascoste al volo, anche perché i continui spostamenti e la quantità di guardie rende piuttosto difficile la pianificazione preventiva di un percorso preciso, tuttavia non aspettatevi le raffinate complicazioni di stealth più avanzati: Serial Cleaner è un titolo molto semplice e immediato, dunque se si viene scoperti è spesso sufficiente trovare un nascondiglio per sparire dalla vista, pur avendo diverse guardie alla calcagna. Le cose ovviamente si complicano proseguendo per i livelli ma al di là di una quantità maggiore di nemici, maggiore complessità nei pattern di movimento e spazi più angusti per gli spostamenti non si assiste a un ulteriore approfondimento delle meccaniche di gioco nell'arco delle circa trenta missioni a cui veniamo sottoposti, di cui circa un terzo sono simpatiche digressioni a tema cinematografico da sbloccare raccogliendo i collezionabili. La durata è comunque commisurata alla complessità della meccanica di gioco e anche al prezzo del prodotto, tutto sommato, dunque Serial Cleaner risulta nel complesso un titolo piuttosto bilanciato anche nella sua semplicità concettuale, senza correre il rischio di annoiare o risultare tirato per i capelli. Il riferimento a Hotline Miami ritorna anche parlando della ripetizione continua, quasi ossessiva, dei tentativi per portare a termine i livelli, visto che l'essere scoperti ci rimanda immediatamente all'inizio della missione pronti a partire per un altro giro, e quest'assenza di stacchi e attese come abbiamo visto sa conferire un ritmo serrato a un "trial and error" che potrebbe altrimenti risultare frustrante.

Serial Cleaner, recensione

That seventies show

La caratterizzazione anni '70 è qualcosa di più di una semplice soluzione estetica in Serial Cleaner, fornendo il mood e una vera e propria anima alla storia di Bob e delle sue peripezie. Dal punto di vista proprio del gameplay, una scelta del genere si riflette in un'inevitabile semplicità di fondo, non potendo contare su strumentazioni e soluzioni tecnologiche avanzate per gli attori in campo, ma è nella realizzazione delle ambientazioni, nella musica di sottofondo e nelle fasi narrative d'intermezzo che il particolare mondo pulp si anima di vita propria. In quei brevi minuti passati a casa, sospesi in quella che è quasi una normalità quotidiana, si respirano gli anni '70 dai piccoli particolari sparsi e dai brevi dialoghi di contorno, ma soprattutto dalle notizie che arrivano attraverso la televisione o la radio, che effettivamente ci riportano a una visione del mondo in linea con tale periodo storico.

Serial Cleaner, recensione

È poi indubbio che lo stile grafico adottato si adatti perfettamente alla caratterizzazione scelta, con quelle linee spigolose e fortemente caricaturali che ricordano una via di mezzo tra le produzioni Hanna-Barbera e Tartakovskij, il tutto accompagnato dalle immancabili basi funky che sembrano venire fuori direttamente dai polizieschi d'epoca. Insomma, come spesso accade nelle produzioni indie, le scelte stilistiche finiscono per permeare profondamente tutti gli elementi che compongono il gioco andando a caratterizzarne l'intera esperienza, e da questo punto di vista Serial Cleaner appare un prodotto perfettamente e composto. Al limite, la forte stilizzazione può far emergere qualche problema nel discernere precisamente alcuni elementi dello scenario e gli oggetti sensibili sparsi per le mappe, così come è rilevabile qualche accostamento cromatico tra il cono visivo arancione delle guardie e alcune colorazioni degli ambienti che tende a creare confusione.

Conclusioni

Versione testata Xbox One
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 14,99 €
Multiplayer.it
7.3
Lettori (6)
6.6
Il tuo voto

Parte forte e poi non riesce a mantenere il ritmo sul lungo termine, ma Serial Cleaner è comunque una bella sorpresa in questa estate videoludica 2017. Lo stile è il tessuto connettivo che tiene perfettamente insieme un gioco basato su uno scheletro da stealth game un po' troppo semplicistico, ma che risulta di conseguenza anche immediato e irresistibile sulle prime. Peccato che proseguendo per i livelli non si rilevi un progressivo aumento nella profondità strutturale del gioco, tuttavia il gameplay sembra perfettamente calibrato sulla durata, non eccessiva, dell'intero pacchetto.

PRO

  • Immediato e subito coinvolgente
  • Splendido stile anni '70
  • Azzeccati anche gli elementi di contorno all'azione

CONTRO

  • Anche troppo semplicistico come stealth
  • Scarse evoluzioni e variazioni di livello in livello
  • Qualche piccolo inconveniente "visivo"