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Eppur si muove col Telecomando

Arriva su WiiWare un ottimo titolo indie che ha già riscosso un certo successo su PC: And Yet it Moves si presenta sotto la nuova veste per Wii.

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   06/09/2010

And Yet It Moves è disponibile per il download su WiiWare

La scomposizione ai minimi termini di strutture videoludiche complesse e sedimentate ha permesso di isolare singoli elementi di gameplay, capaci in certi casi di costituire le fondamenta per interi nuovi concept. Si tratta di una pratica alquanto comune, soprattutto nell'ambito dei giochi indipendenti, dove a fronte di una limitata quantità di contenuti o di costruzioni tecniche si ricorre a idee semplici e coinvolgenti, spesso legate ai fattori basilari dei videogiochi: figure, colori, velocità dei riflessi, applicazioni di forze su oggetti. Con l'utilizzo dei moderni algoritmi di simulazione di queste ultime siamo in grado oggi di godere di giochi semplici che fanno dell'utilizzo della fisica il loro elemento fondante, come in questo caso.

Eppur si muove col Telecomando

And Yet It Moves riesce a sconvolgere la struttura tipica del platform game, una delle più solide e storicamente sedimentate nel mercato videoludico, eliminando qualsiasi elemento di contorno al di là del protagonista, delle piattaforme e di qualche ostacolo sul percorso, eppure riuscendo a proporre enigmi intelligenti e un approccio assolutamente originale. Come è possibile? Semplicemente introducendo un elemento aggiuntivo al semplice correre e saltare: la capacità di ruotare a piacimento lo schermo in qualsiasi momento di gioco, aprendo così un'infinità di nuove possibilità di interazione con lo scenario. Alla semplice pressione di un tasto l'azione di gioco si congela permettendo di ruotare lo schermo ma mantenendo il personaggio principale nella posizione in cui si trova, cosa che determina la modifica istantanea dello scenario circostante in riferimento a dove il protagonista è piazzato. Le implicazioni di questa modalità di interazione sono molteplici, consentendo sia il raggiungimento di nuove zone con la trasformazione della "morfologia" delle piattaforme, sia la possibilità di risolvere vari enigmi basati su gravità e fisica, attraverso lo spostamento forzato di oggetti presenti nello scenario. Un'idea semplice ma brillante che si adatta bene ad un gioco dalle dimensioni ridotte, come quest'opera di Broken Rules.

Muovere con cura

Quello che rende sensata e godibile l'azione di gioco, nonostante l'assurdità delle premesse amplificata dal particolare stile grafico alquanto onirico è la coerenza con cui il meccanismo di rotazione dello scenario è stato implementato nel gameplay. Modificando l'ambiente circostante anche il protagonista subisce conseguentemente gli effetti della rotazione, sia negli effetti positivi che in quelli potenzialmente letali. Ad esempio, capovolgendo la posizione delle piattaforme e creando il vuoto sotto i piedi del personaggio principale, questo cadrà nella voragine creatasi con moto uniformemente accelerato in base ad una realistica simulazione della gravità e soltanto un veloce riposizionamento delle piattaforme sotto i suoi piedi o la creazione di uno "scivolo" attraverso la rotazione di queste possono salvarlo da uno schianto letale. Allo stesso modo, le leggi della fisica si applicano agli elementi mobili dello scenario, dando modo di spostare pietre, aprire passaggi, consegnare oggetti a varie figure animali più o meno ostili o effettuare azioni più complesse come scatenare una reazione con il fuoco per infiammare determinati elementi dello sfondo o spostare un doppleganger del protagonista in una particolare maniera.

Eppur si muove col Telecomando

In una successione di situazioni sempre più strane e complicate, il gioco fa di tutto per non far calare l'attenzione sull'azione in corso, facendo in modo che, proprio quando si pensa di aver tutto sotto controllo, spuntino sempre nuovi elementi con cui interagire, in una successione di sorprese. D'altra parte è proprio il piacere della semplice interazione con lo schermo a spingere il giocatore ad andare avanti, data la totale mancanza di narrazione ed elementi extra-ludici e proprio per la natura effimera di tale intrattenimento è anche un piacere che non dura moltissimo, considerando che per concludere il gioco ci vogliono circa 3 ore. Queste possono essere ampliate un po' dalla possibilità di affrontare i livelli secondo nuove modalità, coinvolgenti ad esempio la quantità di vite da utilizzare al massimo o il tempo impiegato, ma non cambia la sostanza "breve ma intensa" di questo titolo, caratteristica d'altra parte tipica dei giochi "indie". La progressione tra i livelli è fluida e naturale, senza bruschi innalzamenti della difficoltà ma con una evoluzione costante degli enigmi e dell'abilità richiesta per arrivare a termine dei labirintici schemi, peraltro ben disseminati di checkpoint in modo da evitare la frustrazione di dover rifare grossi frammenti di gioco a causa di minimi errori, visto che questi accadono anche di frequente.

Uno strano mondo rotante

La trasposizione da PC a Wii ha mantenuto praticamente inalterato l'aspetto estetico di And Yet It Moves, applicandovi sostanzialmente soltanto il sistema di controllo tramite "motion sensing" attraverso il Telecomando, scelta che si rivela subito intuitiva e precisa, sebbene non comodissima per la necessità di ruotare il controller secondo l'asse longitudinale, "storcendo" in pratica il polso. La sensazione, comunque, è ottima, rendendo veloce e fluida l'entrata e l'uscita dalla situazione di pausa che consente di ruotare lo scenario attraverso la semplice pressione prolungata del tasto A con conseguente inclinazione del Telecomando, una soluzione che sembra rendere il gioco veramente nato per essere fruito su Wii.

Eppur si muove col Telecomando

La caratterizzazione data dal comparto grafico ha un che di poetico ed onirico, a tratti inquietante nel suo astrattismo basato su elementi però decisamente realistici. L'effetto è quello di un collage: le bizzarre costruzioni di oggetti che compongono gli scenari sono effettuate sovrapponendo texture in certi casi estremamente dettagliate, sovrapposte l'una all'altra in maniera grezza, o agganciate insieme senza troppa cura nel voler mantenere delle proporzioni realistiche. D'altra parte, lo stesso personaggio principale sembra disegnato con tratto volutamente infantile, come un fragile omino di carta strappato da un foglio di quaderno, trascinato in uno strano mondo e strattonato dalla forza di gravità, la stessa sensazione che il giocatore prova a contatto con questo particolare titolo. La sensazione straniante è poi amplificata dal buon comparto audio, che soprattutto grazie alle musiche a metà tra lo psichedelico e l'evocativo quasi new-age, riesce a caratterizzare ulteriormente questo gioco come un'esperienza del tutto particolare.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.5
Lettori (6)
8.5
Il tuo voto

La ludoteca di WiiWare aggiunge un altro tassello importante al proprio repertorio, ancora da parte della frangia più sperimentale degli indie games, ad ulteriore dimostrazione di come idee brillanti e concetti originali possano trovare terreno fertile sul digital delivery Nintendo. La semplicità della struttura unita ad una longevità non troppo consistente (pur con l'introduzione di modalità aggiuntive) lo rendono un titolo piuttosto effimero in termini di durata, ma questo non intacca la qualità intrinseca del suo gameplay, sebbene l'idea base cominci a divenire un po' stretta per contenere l'intero gioco, una volta giunti vicino alla fine. Esattamente come si conviene ad un buon videogioco indipendente, in ogni caso, è una scintilla di divertimento la cui esperienza seppure breve vale con una certa sicurezza la spesa, contenuta, di 1000 Wii Points.

PRO

  • Idea brillante
  • Realizzazione affascinante
  • Ottimo adattamenti dei controlli

CONTRO

  • Breve e con poche variazioni
  • La meraviglia per l'idea iniziale può esaurirsi in fretta