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Dal fumetto al videogioco

Julia, il personaggio nato dalla matita di Giancarlo Berardi, diventa per la prima volta un videogioco. Vediamo come se la cava a fare indagini in un mondo virtuale

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   15/11/2010

La prima cosa da notare è che se scrivessimo la soluzione del gioco impiegheremmo meno caratteri che per compilare questa recensione. Parole non dette, il primo capitolo della trilogia di Julia: Innocent Eyes, è cortissimo. Un avventuriero esperto impiegherà meno di un'ora e mezza per portarlo a termine, mentre i neofiti dovranno dedicargli qualche tempo in più.
Avviato il gioco, parte un filmato con protagonista un Pierrot che ammazza con un'ascia una ragazza vestita da demone sexy, per la festa di Halloween. Con il cadavere ancora caldo, l'assassino risponde alla porta di casa della vittima e regala un dolcetto a un gruppo di bambini.

Dal fumetto al videogioco

Ovviamente l'identità dell'assassino è celata dalla maschera e, altrettanto ovviamente, sarà Julia a doverla scoprire. La donna viene chiamata da un bidello mentre sta tenendo una lezione nell'università dove lavora. Il primo compito del giocatore consiste nel recuperare la giacca, il cellulare e l'agenda di Julia. Si tratta di una fase introduttiva che permette di prendere confidenza con il sistema di controllo e di farsi una prima idea sulle falle, profonde come il mare, dell'interfaccia utente.

Scarsa usabilità

Quello delle avventure grafiche non è un genere nato da poco e, nonostante non si sia rinnovato moltissimo dall'epoca dei classici Lucas, ha comunque visto dei miglioramenti che ormai sono considerati imprescindibili, soprattutto a livello d'interfaccia utente. Ad esempio, è risaputo che l'utente odia andare a caccia degli oggetti con cui interagire, soprattutto se piccoli e ben nascosti nello scenario (il famigerato pixel hunting). Per ovviare a questo problema, gli sviluppatori hanno introdotto diversi sistemi per rendere più evidenti i cosiddetti hotspot. Ora, immaginate la gioia di giocare a un titolo che si basa prevalentemente sull'andare alla ricerca d'indizi, spesso piccoli e ben nascosti. In realtà non è neanche questo il vero problema. Diciamo che, sezioni speciali a parte, Julia è formata da due tipi di ambienti: quelli fissi, dove la protagonista si muove come in un'avventura classica (ad esempio l'aula universitaria, o il garage dove è stata rinvenuta la vittima) e quelli "navigabili", in cui Julia è al centro dello schermo ed esplora aree più ampie percorrendole e potendo cambiare l'angolo della telecamera che la inquadra. Immaginate ora di dover sottolineare palmo a palmo le aree con il cursore a caccia di indizi, ostacolati dall'inquadratura troppo chiusa e dal fatto che spesso le pareti occludono la vista sulla mobilia e sugli altri oggetti, magari essenziali per proseguire. Immaginate anche che, nelle aree esplorabili, che richiedono movimenti prolungati, si debba continuamente cliccare sul mouse per far compiere dei passettini alla protagonista (implementare un sistema di movimento alla Diablo pareva brutto?). Irritante, vero?

Dal fumetto al videogioco

La fanciulla e l’assassino

Ci sono altre sezioni che fanno da corollario all'esplorazione (ricerca delle macchie con il luminol, la ricostruzione della scena del crimine e così via), ma sono momenti isolati che non incidono nel fastidio che si prova a combattere con la terrificante interfaccia.

Dal fumetto al videogioco

A questo punto, qualcuno si chiederà se la trama vale la candela. Purtroppo non è possibile esprimere un giudizio definitivo sula trama nel suo complesso. Julia: Innocent Eyes è diviso in tre episodi e il primo finisce con molte domande e pochissime risposte, ma lo svolgimento non ha alti o bassi tali da renderlo interessante o da invogliare ad attendere gli altri due. Magari, andando avanti le cose potrebbero migliorare, ma la fase iniziale delle indagini è piuttosto scontata e non lascia con la curiosità di sapere cosa succede dopo. Oltretutto, come già detto, il gioco dura pochissimo e non ci sono momenti di approfondimento dei personaggi e dei loro rapporti, a parte dei velocissimi accenni in alcuni dialoghi o nei filmati. È anche vero che è pensato principalmente per i fan della serie a fumetti, ma questo non giustifica la poca considerazione del giocatore che non ha mai letto gli albi.

Riproposizioni

Dal punto di vista audio visivo, che dire? Da un titolo ispirato a una serie a fumetti, ci si aspetterebbe uno stile più ricercato e una maggiore cura per certi dettagli. Purtroppo lo stile è molto piatto e poco ispirato, come possono dimostrare le immagini a corredo dell'articolo.

Dal fumetto al videogioco

Ma, almeno, sarà valido dal punto di vista meramente tecnico? Parole non dette sembra realizzato alla fine degli anni novanta, messo in un congelatore e tirato fuori nel 2010 senza troppe accortezze. Il problema non sono soltanto le texture slavate, la povertà dei dettagli delle ambientazioni (eppure non sono moltissime e non sono nemmeno immense), o i modelli tridimensionali degni di una PlayStation 2, ma una carenza di cura che spesso scade nel ridicolo. Avete mai visto un poliziotto che dialoga con una testimone, tenendola a svariati metri di distanza e con la faccia rivolta verso un muro? Oppure due colleghi sulla scena del crimine che parlando senza guardarsi in faccia? Qualcuno potrà considerarli dei semplici errori di regia, ma provate a inserirli nel quadro generale e avrete l'immagine di quanta approssimazione contenga il gioco. Oltretutto, viene da chiedersi perché mai un titolo visivamente così povero abbia dei requisiti di sistema degni di Crysis. Misteri italiani.

Conclusioni

Multiplayer.it
5.0
Lettori (11)
5.6
Il tuo voto

Julia: Innocent Eyes - Parole non dette ha pochi elementi che lo possono elevare dallo status di disastro. Che altro aggiungere a quanto detto nel corpo della recensione? Poco, anche perché abbiamo impiegato meno tempo a finire il gioco che a scriverla. Neanche il prezzo lo salva: ormai, a diciannove euro, si trovano titoli di tutt'altro livello, avventure grafiche comprese.

PRO

  • L'indagine parte bene...

CONTRO

  • ...ma non spicca mai il volo
  • Stilisticamente insulso e tecnicamente obsoleto
  • Dura un'ora e mezza, ad essere lenti

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core 2 Quad Q6600
  • RAM: 4 GB
  • Scheda video: GeForce 250 GTS
  • Sistema operativo: Windows Vista

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 2000 /XP / Vista
  • Processore: Dual-Core 3,2 GHz
  • Scheda video: da 512 MB compatibile con le DirectX 9.0c
  • RAM: 1 GB
  • Hard Disk: 3.5 GB
  • DirectX: 9.0c

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 2000 /XP / Vista
  • Processore: Quad-Core 3,2 GHz
  • Scheda video: da 1 GB compatibile con le DirectX 9.0c
  • RAM: 1 GB
  • Hard Disk: 4.5 GB
  • DirectX: 9.0c