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Sull'orlo del precipizio

Un'isola da salvare, due fazioni che se la contendono. Non è Lost, bensì Brink, il nuovo FPS multiplayer estremamente cooperativo di Splash Damage

RECENSIONE di Matteo Santicchia   —   10/05/2011

Versione testata: Xbox 360

Realizzato da Splash Damage, i ragazzi di Enemy Territory: Quake Wars, Brink ripropone la stessa formula, ovvero quella del combattimento a squadre, tentando di far tesoro delle critiche ricevute nel precedente titolo. Gli sviluppatori americani hanno strutturato i vari scontri nelle diverse mappe che compongono il titolo facendo in modo di raccontare le vicende di The Ark, l'Arca, una città/isola di fronte a San Francisco che ospita la guerra tra la Resistenza e le Forze di Sicurezza, in lotta per il controllo delle risorse della città, città che sembra essere l'unica sopravvissuta a un qualche cataclisma globale. Su questa base narrativa Brink fa ruotare la campagna single player e la parte online.

Sull'orlo del precipizio

Entrambe ci pemettono di vivere le vicende dell'Arca nei panni della Resistenza o in quelli della Sicurezza, legando il tutto con dei filmati sia all'interno di ogni singola missione, composta da più obiettivi progressivi, sia tra l'una e l'altra. La differenza sta tutta con chi giochiamo, con i bot o con avversari/compagni umani in quella online.

Meglio non esser soli

Brink non limita però la scelta su come giocare: entrambe le "parti" possono essere aperte alla rete o giocate da soli. Inoltre tanto da soli quanto con altri giocatori possiamo, anzi dobbiamo testare le nostre capacità con le sfide, ovvero una sorta di tutorial mascherato da singole mini missioni, grazie alle quali si sbloccano nuove armi e relativi upgrade, come ottiche, caricatori maggiorati, lanciagranate, freni di bocca e via dicendo. Queste sfide replicano in aree ristrette gli obiettivi tipici di ogni singola classe, ci vedono quindi impegnati nel cercare di scortare e riparare alla bisogna, un robot da un punto all'altro di un livello, nel cercare di raggiungere tutti i checkpoint di un'area sfruttando l'agilità del sistema SMART, che ci permette con un solo tasto di saltare, correre, scalare e scivolare, difendere un avamposto come tecnico, piazzando torrette e mine, da diverse ondate di nemici - proprio come un tower defense in prima persona - oppure fare tutto ciò nelle sfide Factotum, in cui ci viene chiesto di cambiare classe di volta in volta per portare a compimento specifici obiettivi. Queste sfide sono sintomatiche, più della campagna single player, della natura estremamente votata al multiplayer del gioco.

Sull'orlo del precipizio

Se quelle iniziali sono piuttosto semplici, a tutti gli effetti un antipasto propedeutico di quello che ci aspetta nel titolo, quelle successive sono caratterizzate da un boost del livello di difficoltà che le rende davvero difficili se giocate da soli e che quindi per essere superate richiedono l'assistenza di più giocatori, necessariamente umani, fino ad un massimo di quattro. Si passa, ad esempio, nelle missioni di scorta, da un paio di avversari alla volta ad un'intera squadra da sei, otto, in quelle di difesa dell'avamposto, da semplici soldati a "tank" dotati di mitragliatrice pesante, con tanto di numerosa fanteria di supporto, tutti graziati da un generoso aumento dello salute, stessa cosa per quello Factotum. Insomma, questo tipo di esperienza di gioco, oltre le fasi iniziali di apprendimento, sembra essere tarato quasi esclusivamente verso una fruizione multigiocatore. Questo non è un male, come tutti sanno Brink è un prodotto nato con il multiplayer in testa, che va giocato cooperativamente per avere successo. Ma legare lo sblocco di armi e upgrade al superamento di sfide che impongono più giocatori per essere superate, rende la vita davvero difficile a tutti coloro che non possono andare online. Ovviamente non ci troviamo di fronte ad un aut aut, in rete o niente da fare, ma solo ad un'innalzamento del livello di difficoltà per nulla progressivo e poco bilanciato, rispetto alla sfida di partenza.

Che lavoro fai?

La vera particolarità di Brink è la suddivisione per compiti della squadra. Ognuna, appartenente alla Resistenza o alla Sicurezza, si basa su diverse specializzazioni, ovvero tecnico, soldato, medico e agente, fondamentali nell'economia del gioco in quanto gli obiettivi principali, dinamici all'interno di ogni missione, vengono portati a termine sfruttando le singola specializzazione di una classe. Una missione tipo è così strutturata: far saltare una porta, serve il soldato con gli esplosivi, successivamente bisogna manomettere un computer per ottenere una card, l'agente e il suo armamentario da ladro/spia sono necessari per superare i firewall, avuta la card è possibile accedere ad una zona dalla quale estrarre un prigionero da accompagnare all'esterno, il medico e i suoi "buff" curativi diventano vitali. Se poi c'è da attivare qualche struttura, costruire barriere o torrette difensive il tecnico è fondamentale. Come se non bastasse oltre alla scelta del ruolo, è possibile scegliere anche la corporatura del nostro alter ego, cosa che implica il tipo di armi utilizzabili (leggere, medie e pesanti), l'agilità, la velocità di spostamento e la resistenza ai danni.

Sull'orlo del precipizio

Ciò significa che nelle missioni in cui è richiesto il trasporto di un particolare oggetto è bene che il "corriere" sia veloce e capace di sfruttare tutto il level design, utilizzando al massimo lo SMART. Durante la scorta di un prigioniero, la difesa o lo sfondamento di un obiettivo, è necessario avere in squadra un "tank", potente, lento, ma armato di minigun a canne rotanti. Una squadra ben costruita, non sbilanciata e coperta in ogni singolo ruolo è il viatico per portare a casa la missione, bisogna quindi operare di concerto, cooperativamente evitando ogni velleità da cavaliere solitario. Lavorare insieme non significa solamente stare vicini e non disperdersi per la mappa, ma sfruttare perfettamente le singole abilità di ogni classe. Come per ogni sparatutto online recente, l'accumulo di punti esperienza mediante il raggiungimento di obiettivi, kill, difese e attacchi riusciti ci permette di sbloccare perk e ulteriori capacità. Ogni specializzazione si porta in dote abilità peculiari, attive e passive. Il soldato, oltre a piazzare esplosivi, ad esempio può rifornire i compagni di squadra di munizioni ed è dotato da subito di bombe molotov. Il tecnico può costruire, riparare obiettivi e potenziare le armi dei compagni. Similarmente il medico cura la squadra e potenzia la salute degli alleati, mentre l'agente può violare le strutture nemiche e travestirsi da nemico. Oltre a queste ce ne sono molte altre, che rappresentano il vero cuore del gioco.

Specchio riflesso

Le abilità sono circa cinquanta (piuttosto velocemente si riesce a sbloccarle tutte, una classe alla volta), suddivise tra quelle relative alla classe e quelle universali. Quest'ultime sono quelle più vicine al concetto di perk, come proiettili più performanti, ricarica al volo e salute maggiorata, quelle di classe invece danno ulteriori possibilità tattiche al giocatore. Tornando a fare un elenco, il soldato ha accesso a diversi tipi di esplosivo, può raccogliere scorte dai compagni morti o equipaggiare proiettili perforanti. Il tecnico può piazzare mine, sviluppare diversi tipi di torrette e velocizzare i processi di costruzione. Il medico potrà donare una invincibilità temporanea, far tornare in piedi i compagni incapacitati in attesa di respawn, velocizzare un compagno, passare scorte e molto altro. Molte di queste abilità vengono interpretate dal gioco anche come obiettivo secondario, in modo da ottenere, attivandole, ulteriori punti esperienza. La cosa interessante è che molte delle abilità ne hanno una contraria. Non parliamo semplicemente di danni aumentati/salute maggiorata o proiettili perforanti/giubetto di kevlar.

Sull'orlo del precipizio

Se un tecnico ha la possibilità di potenziare un avamposto, dal quale si ottengono rifornimenti e il cambio classe, l'agente potrà schermarlo per rendere la sua cattura più lunga. Alla stessa maniera una torretta piazzata potrà essere violata e addirittura utilizzata da remoto contro il padrone originario. Insomma, Brink invita il giocatore ad avere bene in mente le specifiche del proprio ruolo e ad agire di conseguenza, senza mai strafare per raggiungere lo scopo prefissato. Gli obiettivi dinamici, che possono essere scelti in tempo reale dal giocatore, sono un'altra peculiarità del gioco. E' tutto molto semplice, con la croce digitale si accede alla scelta dei nostri compiti, principali e secondari. Se si completano i primi si va avanti con la missione, i secondi invece servono per ottenere bonus sul campo o per conquistare postazioni o avamposti. In quest'ottica la comunicazione con gli altri compagni di squadra è necessaria, giocare con i bot invece mette in mostra tutti i limiti dell'intelligenza artificiale.

Leggera o pesante?

In Brink le armi sono presenti in buon numero, ci aggiriamo intorno alla cinquantina di unità, suddivise, come scritto precedentemente tra leggere, medie e pesanti. Contrariamente a molti altri titoli "i ferri" non sono legati ad una classe specifica, bensì alla corporatura scelta del nostro alter ego. Lo smilzo corre e scatta, ma non può utilizzare mitragliatori pesanti, di converso l'imponente può scegliere qualunque cosa, ma sarà lento e al massimo può scavalcare ostacoli molto bassi. Troviamo quindi pistole, mitra, fucili colpo singolo e fucili d'assalto, lanciagranate e minigun. Ognuna di queste armi (tutte di fantasia, nessuna reale) può essere modificata, andando quindi ad incidere con bonus e malus su parametri come gittata, danno, cadenza, precisione, stabilità, velocità di ricarica, di equipaggiamento e grandezza del caricatore. Scelte che incidono fortemente sullo stile di gioco.

Confusione

Compagni e nemici si comportano piuttosto bene quando si tratta di sparare, curare o dare buff, complice anche il level design (sul quale torneremo più avanti), purtroppo però spesso e volentieri fanno fatica a stare al passo con l'avanzamento degli obiettivi principali. Molte volte rimangono impelagati con un avamposto quando si sta difendendo un'uscita o tentando di manomettere un computer, col risultato di disperdere la squadra in diversi punti della mappa, mentre il timer di missione scorre impietoso verso lo zero. Proprio per questo motivo, per questa intrinseca, quanto fastidiosa problematica dell'intelligenza artificiale, il single player puro non riesce a trasmettere tutta la bontà del sistema tattico messo in piedi da Splash Damage. Una ventina di missioni, strutturalmente tutte simili tra loro e tre livelli di difficoltà, alternandoci tra Resistenza e Sicurezza (stessa storia, azioni contrarie) sono in pratica una palestra per l'esperienza multigiocatore, oltremodo necessaria visto lo sblocco delle abilità (delle registrazioni audio ma soprattutto delle parti di vestiario), ma che gioco forza scalfiscono solamente le potenzialità del titolo. Questa sensazione viene anche acuita da un level design che non sempre riesce a mettere in scena convincenti e ragionate azioni di guerriglia e controguerriglia.

Sull'orlo del precipizio

La maggior parte delle (sole) otto mappe che compongono il gioco è ambientata in ambienti al chiuso, locali, garage, laboratori, rimesse e hangar, gli spazi ampi non mancano certo, ma non di rado capita che i "punti di interesse" delle missioni siano in spazi stretti, e anche quando ci sono più punti di accesso, comodi o da sfruttare tramite SMART, l'intelligenza artificiale sembra privilegiare un solo punto d'attacco generando enormi "ingorghi" e tiri al piccione in fase difensiva. Stessa cosa ovviamente se è la nostra squadra ad attaccare, ma a parti invertite. Durante una missione abbiamo assistito alla uccisione sistematica dei nemici che si ostinavano a passare per una stretta scala a chiocciola invece che sfruttare un ingresso ben più percorribile. In situazioni come queste cade del tutto l'illusione di trovarsi a giocare con avversari umani, e rende ancor più palese i limiti del giocare il titolo in single player. Brink insomma, se da un lato raggiunge l'obiettivo di proporre impegnative, corpose e tattiche meccaniche multiplayer, dall'altro non riesce a sostenere lo stesso approccio quando si tratta di giocare da soli con o contro bot gestiti dalla CPU. Si dirà che queste sono problematiche che poco scalfiscono il valore oggettivo del titolo data la sua natura prettamente online, ma quando single player e multiplayer sono intrecciati, condividendo la stesso persistente avanzamento di abilità e livelli e soprattutto riproponendo le stesse missioni, le differenze tra le due esperienze di gioco saltano all'occhio e mettono a nudo tutte le criticità presenti.

Obiettivi Xbox 360

Brink gratifica il giocatore con 36 obiettivi per un totale di 1000 punti. Si ottengono portando a compimento le due campagne del gioco, utilizzando particolari abilità, o portando a compimento tutte le sfide. Più in generale "basta" sviscerare approfonditamemte il gioco nella sua interezza per ottenerli, ma non mancano alcune sfide davvero toste, incluse quelle relative ai livelli di difficoltà più alti.

La moda nell'Arca

Da un punto di vista tecnico il lavoro di Splash Damage, pur non peccando in personalità, non può certamente essere preso come paradigma per i titoli a venire. Sin dalle primissime immagini rilasciate, a spiccare, più delle architetture, della conta poligonale e delle texture, è stato certamente il peculiare stile scelto nel disegno dei protagonisti, antinaturalistici, quasi caricaturali, ad enfatizzare le diverse corporature da scegliere. Tuttò ciò è tangibile quando si "perde tempo" con la completa customizzazione estetica del proprio alter ego, potendoci sbizzarrire tra testa, barba, capelli, pittura facciale, giacca, pantaloni, accessori, tatuaggi e cicatrici. C'è molto da scegliere, peccato che tutto sia fine a sé stesso e una volta in campo, il look del nostro combattente si perda nella visuale in prima persona. Guardandoci intorno poi, a livello di texture il gioco certamente non eccelle, colorando strutture piuttosto anonime di derivazione fantascientifica, con inoltre visibili problemi di pop in delle textures, mitigate dall'installazione del gioco, caldamente consigliata. Buone le animazioni, visibili grazie allo SMART, che funziona bene nel facilitare "stile parkhour" la navigazione della mappa, e che nelle mani di giocatori esperti può essere un vero e proprio game changing, vista la possibilità di prendere impervie strade secondarie ed effettuare una scivolata che atterra gli avversari.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.8
Lettori (292)
7.9
Il tuo voto

L'esperienza cooperativa online di Brink è senza dubbio appagante e ben fatta, con un sistema di classi e abilità ben implementato, ma è anche l'unico modo per fruire al meglio il titolo Splash Damage, che soffre terribilmente se giocato superficialmente. Dove Brink fallisce è nel giocare da soli, quando insomma l'intelligenza artificiale non riesce a stare al passo col gameplay, problematica importante visto che single player e multiplayer sono integrati, condividendo obiettivi, sfide e livelli. A ciò si aggiunge un comparto tecnico decisamente non all'avanguardia e un numero di mappe certamente non altissimo, cosa che pesa vista la natura ad obiettivi e quindi tendenzialmente ripetitiva del titolo.

PRO

  • Classi e abilità ben strutturate
  • Decisamente tattico e cooperativo
  • Customizzazione estetica approfondita...

CONTRO

  • ...che si perde in un comparto tecnico non all'avanguardia
  • Problemi visibili di intelligenza artificiale e di bilanciamento inficiano il single player
  • Numero di mappe non elevato