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Ankh - Recensione

Un’irriverente rilettura dell’antico Egitto, ispirata ad avventure grafiche d’altri tempi.

RECENSIONE di La Redazione   —   21/03/2006

La storia “riveduta e corretta”

Il Cairo. Il giovane Assil, figlio dell’architetto del faraone, ha pensato bene d’invitare gli amici a bere una birra nella nuova piramide costruita dal padre, al quale ha rubato le chiavi: dopo essersi incautamente avventurato nella sala funeraria del Re Scarabeo, finisce col profanarla facendo strage di vasi canopi e suscitando l’ira della mummia, che per tutta risposta gli infligge una maledizione mortale. Per un caso fortuito, Assil viene a trovarsi in possesso di quello che ritiene l’apribottiglie del re e che presto si rivelerà essere tutt’altra cosa: l’Ankh per l’appunto. Per avere salva la vita, dovrà chiedere aiuto niente meno che al faraone e ad Osiride, dio del regno dei morti, ma prima gli toccherà superare le copiose insidie del deserto, coccodrilli famelici, mercanti di dubbia moralità e un gruppo di rivoluzionari molto alternativo. Senza contare il fatto che, dopo averlo scoperto in flagrante reato, il padre lo ha impietosamente messo in castigo e non vuole sentire ragioni. Tra mille peripezie, il nostro eroe s’imbatterà in tutta una serie di personaggi bizzarri, tra cui l’affascinante e misteriosa figlia dell’ambasciatore arabo, Thara, che l’accompagnerà nella seconda parte dell’avventura e con la quale non perderà occasione di fare il cascamorto.

le ambientazioni sono rese con uno stile cartoon colorato e umoristico, in perfetta sintonia con lo spirito spensierato e scanzonato della storia

La storia “riveduta e corretta”

Ogni riferimento ad altre avventure non è puramente casuale!
Ogni riferimento ad altre avventure non è puramente casuale!

Sebbene la trama non brilli per originalità e capacità di coinvolgimento, il gioco ha da offrire qualche ora di sano divertimento e un paio di trovate davvero esilaranti: si macina un puzzle dietro l’altro per il semplice gusto d’incontrare nuovi personaggi e scoprire quali battute demenziali ci riservino le prossime conversazioni. La vivace caratterizzazione infatti si riflette anche nei dialoghi, sempre freschi e spassosi. Le ambientazioni sono rese con uno stile cartoon colorato e umoristico, in perfetta sintonia con lo spirito spensierato e scanzonato della storia. Ankh tuttavia non si limita a offrire una simpatica parodia dell’antico Egitto e degli stereotipi cinematografici: non risparmia neppure la tradizione stessa delle avventure grafiche, infarcendo le conversazioni e le situazioni di gioco di citazioni videoludiche e riferimenti autoironici, come quelli sulla qualità delle compiante avventure passate o sulle controverse innovazioni introdotte in titoli più recenti per svecchiare il genere (impagabile la reazione di Assil alla comparsa sullo schermo di una barra d’energia!).

Quattro chiacchiere e un po’ di bricolage

I divertenti dialoghi a scelta multipla sono l’aspetto più intrigante del gioco.
I divertenti dialoghi a scelta multipla sono l’aspetto più intrigante del gioco.

Se vi state chiedendo come potrete aiutare Assil a liberarsi della scomoda maledizione che lo ha colpito, la risposta è semplice: estorcendo ogni informazione utile e risolvendo un discreto numero di enigmi basati sulle associazioni di oggetti più impensabili. La meccanica di gioco è imperniata esclusivamente sui dialoghi e l’inventario, quindi non sono contemplati mini-game, puzzle logico-meccanici, fasi action o stealth. Alcuni enigmi prevedono anche la collaborazione tra Assil e Thara ma nessuno si distingue in modo particolare per l’originalità. Pur trattandosi di un’avventura lineare e relativamente facile nel complesso, il livello di difficoltà può oscillare tra il ridicolo e l’inarrivabile in modo del tutto arbitrario: anche i più esperti rimarranno irrimediabilmente bloccati dall’impenetrabilità di qualche enigma tutt’altro che intuitivo, ritrovandosi a provare ogni possibile combinazione di oggetti nella speranza di azzeccare quella giusta, ed è una vergogna che molti dei puzzle finali siano tra i più semplici del gioco! Un altro motivo per cui la frustrazione è sempre in agguato deriva dal fatto che alcuni degli oggetti indispensabili al proseguimento dell’avventura sono davvero ben nascosti e ci si ritrova a esplorare ogni scenario minuziosamente: preparatevi a battute di pixel-hunting selvaggio. Salvo qualche intoppo potenzialmente dovuto ai problemi sopraccitati, un avventuriero navigato riuscirà comunque a finire il gioco in poche ore, nei ritagli di tempo libero di un fine settimana per esempio.

Gioie e dolori delle tre dimensioni

Ci attende una bella crociera sul Nilo.
Ci attende una bella crociera sul Nilo.

L’interfaccia è essenziale e intuitiva: non può fare a meno di ricordare i vecchi titoli LucasArts, con una barra di stato alla base dello schermo che segnala tutti gli oggetti e le aree interattive su cui passa il cursore, indicando anche le possibili azioni da eseguire. I movimenti di Assil vengono controllati col tasto sinistro del mouse (un clic per camminare e due per correre), che serve anche per esaminare gli oggetti sia nelle ambientazioni sia nell’inventario. Col tasto destro s’impartiscono i comandi di volta in volta disponibili a seconda del contesto di gioco e si combinano gli articoli raccolti. Unica particolarità è l’uso del tasto Tab per visualizzare un elenco degli obiettivi: un’ottima idea che purtroppo non è stata sviluppata nel migliore dei modi, poiché le indicazioni fornite sono sempre troppo generiche e succinte (è come non averle, insomma). È curioso il fatto che solo per uno dei due scenari principali, il deserto, venga fornito un pulsante per tornare direttamente al punto di partenza, ovvero un’imbarcazione che ci attende al molo: curioso perché è l’altro scenario, quello della città, a dare più problemi e richiedere estenuanti viaggi avanti e indietro! Sarebbe stata gradita per lo meno una mappa. Il motore di dialogo offre sempre scelte multiple ma, per una volta tanto, non è necessario esaurirle tutte per proseguire nell’avventura: alcune sono necessarie alla soluzione degli enigmi, mentre altre sono puramente decorative e spesso genuinamente divertenti. Non è comunque possibile commettere errori irreparabili durante le conversazioni e, nella peggiore delle ipotesi, basterà ricominciarle e selezionare un’opzione differente.

l’interfaccia è essenziale e intuitiva: non può fare a meno di ricordare i vecchi titoli LucasArts

Gioie e dolori delle tre dimensioni

Il mercato, inesauribile fonte d’informazioni.
Il mercato, inesauribile fonte d’informazioni.

Per quanto riguarda il comparto visivo, Ankh si difende piuttosto bene col suo motore tridimensionale e propone una grafica gradevole e colorata, anche se non proprio mozzafiato. I vantaggi offerti dalle tre dimensioni sono stati sfruttati in modo soddisfacente, malgrado qualche piccolo problema di path-finding che a volte rende difficoltosi gli spostamenti del personaggio principale. Trattandosi di un’avventura comica, la scelta dello stile cartoon risulta particolarmente felice e, pur non vantando un numero infinito di poligoni o le migliori texture mai viste, il gioco mantiene un taglio interessante e non è privo di scelte artistiche degne di nota, come le inquadrature cinematografiche volte a fornire sempre il migliore punto di vista sull’azione e simpatici primi piani sui personaggi durante le conversazioni. A tale proposito, è doveroso sottolineare la cura con cui sono state realizzate le animazioni facciali. Purtroppo non è sempre stata investita la medesima attenzione in altri dettagli: il gioco è minato da qualche bug grafico, tra cui spiccano soprattutto problemi di collisione tra i modelli dei personaggi e gli elementi dell’ambiente, persino nelle scene d’intermezzo che sono comunque rappresentate attraverso il motore in-game. Quest’ultimo è ancora da ottimizzare, soprattutto alla luce dei lunghi caricamenti e degli onerosi requisiti hardware che impone e che causano rallentamenti anche su una macchine di gamma medio-alta (almeno per gli standard delle avventure): per garantire un’esecuzione fluida e indolore, attivando tutti gli effetti avanzati, servono un processore da 2 GHz, 512 MB di RAM e una scheda video Radeon 9800 Pro o GeForce FX 5900 XT... e l’impatto visivo è decisamente diverso rispetto a quello ottenibile coi requisiti minimi segnalati sulla confezione!

Ankh si difende piuttosto bene col suo motore tridimensionale e propone una grafica gradevole e colorata, anche se non proprio mozzafiato

Gioie e dolori delle tre dimensioni

La colonna sonora è discreta, con gradevoli pezzi d’accompagnamento a tema, ma senza infamia e senza lode, se si esclude il simpatico motivetto d’apertura d’ispirazione disneyana. Altrettanto dicasi degli effetti audio, che tuttavia sono compromessi da qualche bug e tendono ad andare e venire qua e là. Il doppiaggio inglese è apprezzabile, ma per i sottotitoli in Italiano bisogna fare un discorso a parte: la localizzazione lascia molto a desiderare, parecchie sfumature e battute sono andate perse. Se è vero che ciò può essere dovuto in parte a una precedente traduzione dal Tedesco e alla difficoltà di adattamento dell’interfaccia telegrafica, risulta comunque evidente che il gioco non sia stato testato, essendo disseminato di bug linguistici assolutamente evitabili: a prescindere dalla qualità altalenante della traduzione, alcune delle frasi che appaiono nella barra di stato sono sconnesse (“Entra scale”, “Entra piano inferiore”) e appaiono intere linee di dialogo lasciate in Inglese!

Ankh - Recensione
Ankh - Recensione
Ankh - Recensione

Commento finale

Ankh rappresenta un gradito ritorno alle avventure comico-demenziali e strizza l’occhio soprattutto ai nostalgici dei titoli LucasArts, mettendo in ridicolo cliché videoludici vecchi e nuovi. Il suo humour spontaneo e disimpegnato riesce a creare una certa complicità col giocatore, anche se il prodotto nel suo complesso non riesce né a eguagliare veramente i fasti dei classici anni ’90 né a rinnovare apprezzabilmente il genere, avvalendosi delle nuove tecnologie. È comunque un gioco abbastanza divertente, gradevole da vedere e da ascoltare, che va premiato per l’operazione nostalgica e al tempo stesso per la coraggiosa scelta delle tre dimensioni. Peccato solo per i puzzle, incostanti e limitati all’interazione con gli oggetti, e per qualche piccola mancanza tecnica non sempre trascurabile e difficile da mandar giù, così come la mediocre localizzazione italiana. Può rivelarsi una gradita sorpresa, se approcciato con la dovuta spensieratezza e una buona dose di pazienza, e forse merita anche l’attenzione degli appassionati di avventure più giovani che non hanno mai conosciuto gli indimenticabili classici del genere, essendo figli di Syberia e non di Monkey Island!

Pro

  • Humour onnipresente
  • Ottima caratterizzazione
  • Grafica 3D fumettosa
Contro
  • Puzzle monotematici e non calibrati
  • Localizzazione e testing lacunosi
  • Durata molto limitata

Archeologia videoludica

Ogni ambientazione strappa un sorriso.
Ogni ambientazione strappa un sorriso.

Ankh è un’avventura “punta e clicca” più che classica... quasi archeologica, vista l’ambientazione (infedelmente) storica e considerato che attinge a piene mani dall’eredità lasciata dai capostipiti del genere: l’Egitto caricaturale raccontatoci nel gioco è popolato da faraoni festaioli e incompetenti, mummie logorroiche, lanciatori di banane, lava-cammelli e geni della lampada ormai in pensione, ma vuol essere anche e soprattutto un omaggio ai successi comici targati LucasArts e a tutte le avventure grafiche vecchia maniera. Non a caso, lo sviluppatore tedesco Deck 13 ha riesumato un titolo omonimo uscito per Acorn RISC nei tempi che furono e si è avvalso della consulenza artistica del gruppo Telltale Games, composto prevalentemente da ex talenti LucasArts decisi a propria volta a riportare in auge le avventure stile anni ’90.