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Curse: the Eye of Isis

A infoltire la schiera, decisamente povera, di survival horror per Xbox, arriva il nuovo titolo di Wanadoo: una terribile maledizione riporta in vita i morti tra misteri dell'antico Egitto e atmosfere ottocenesche, riuscirete a non farvi colpire dalla maledizione?

RECENSIONE di La Redazione   —   02/04/2004

Il contesto

Londra 1890, l'ingegnere Darien Dane si sta recando ad una prestigiosa mostra d'arte Egizia organizzata dalla sua amica Victoria Sutton, ma una volta arrivato al museo si accorge che la mostra è stata annullata a causa del furto dell'oggetto più importante dell'intera esposizione: L'Occhio di Iside. Questa statuetta è stata rubata da Le Chat, un ladro espertissimo, che in verità si presenta alla vista come una specie di guerriero ninja. Di fatto, Le Chat è un mercenario che è stato incaricato dal cattivo di turno di rubare la statuetta a causa del suo inestimabile valore. Bupo (il cattivo) è un potentissimo miliardario greco appassionato di antichità. Quello che Bupo non sa è che l'occhio di Iside porta con se una terribile maledizione che colpisce chiunque la possieda. All'interno del museo, infatti, le guardie e gli inservienti iniziano a cadere vittime della maledizione, trasformandosi in terribili mostri capaci di emanare dalla bocca un alito maledetto in grado di infettare chiunque ne venga colpito. È da qui che Darien comincia la ricerca della sua amica all'interno del museo e tra un non morto e uno scagnozzo di Bupo, il nostro eroe incontrerà anche un vecchio amico di suo padre, tale Abdul Wahid, personaggio che si rivelerà molto utile durante l'avventura, in quanto depositario dei segreti del padre di Darien, a sua volta scopritore della statuetta, e quindi prodigo di consigli. Il corpulento egiziano fungerà inoltre da vero e proprio check point vagante, presentandosi di tanto in tanto per permetterci di salvare i nostri progressi.

"Occhio..."

In CTEOI ci verrà chiesto di venire a capo di una storia solo apparentemente intricata, che ci porterà ad avere a che fare con una maledizione che perseguita la famiglia Dane, quella del protagonista. Per muoversi negli scenari di gioco utilizzeremo un'interafaccia del tutto simile a quella dei classici del genere e avremo a disposizione un arsenale che andrà dallo sfollagente della polizia britannica al lanciafiamme, quest'ultimo utile soprattutto per bruciare le mummie riportate in vita dalla maledizione. Durante i combattimenti la maledizione di Isis potrà infettare anche i protagonisti, i quali una volta posseduti verranno gradualmente privati della loro energia vitale; in questo caso per ripristinare la salute non basterà utilizzare gli amuleti che ci lasceranno le mummie distrutte, ma sarà necessario utilizzare dei sali o del mentolo, utili per risvegliarci dal torpore nel quale la maledizione ci farà cadere. Per quanto riguarda i combattimenti, possiamo dire di avere a che fare con una delle idee più interessanti del gioco. Il sistema di puntamento ci permetterà infatti di mettere a fuoco al meglio il nemico, in modo da essere sicuri di colpirlo anche da parecchi metri, inoltre con alcuni nemici (prettamente boss di fine livello) avremo la possibilità di decidere quale parte del corpo colpire grazie all'utilizzo del tasto Y. Purtroppo le idee interessanti non sono molte e la situazione ritorna sotto la media quando andiamo ad analizzare la caratterizzazione dei protagonisti, poco curati sotto il profilo di grafica e animazioni e privi di quella personalità che un eroe dei videogiochi dovrebbe avere; appare, infatti, davvero difficile affezionarsi a Darien o Victoria, entrambi utilizzabili a turno durante l'avventura. Se possibile, sul fronte nemici la situazione appare anche peggiore e nella maggior parte dei casi ci trovereno di fronte a creature a dir poco ridicole a causa di un IA veramente scadente e di goffe animazioni che ricordano per lo più qualche titolo a 32bit, insomma nulla di paragonabile ad altre produzioni del genere, leggasi Project Zero o Silent Hill 2.

"malocchio,..."

Come accennavamo prima, la produzione ha pensato di puntare sul sicuro, sfruttando il motore grafico Renderware e un gameplay che, come abbiamo visto, si appoggia su clichè già visti. Di fatto ci troveremo a gironzolare per musei e tombe in perfetto stile Silent Hill, attraverso fondali in 3D con i quali molto raramente si potrà interagire, se non per aprire porte o raccogliere qualche oggetto. La formula è quella tipica che bilancia azione ed enigmi, peccato che in CTEOI la prima sia sempre piuttosto noiosa e ripetitiva ed i secondi risultino piuttosto semplici. Inoltre, in molte occasioni il motore grafico mostra qualche limite, e sarebbe stato lecito aspettarsi di più soprattutto nella realizzazione, decisamente altalenante, delle texture degli ambienti di gioco, che solo nella zona finale appaiono di buon livello. Anche sul fronte della gestione delle fonti di luce non siamo al cospetto di un capolavoro, tant'è che sotto questo aspetto il titolo Wanadoo può essere tranquillamente paragonato ad un gioco di prima generazione Xbox.

"prezzemolo e finocchio!!!"

Se il gameplay e l'aspetto grafico non incantano, sotto il profilo dell'audio CTEOI non eccelle di certo, spesso ci troviamo ad ascoltare musiche abbastanza anonime o comunque poco ispirate che, ahimè, ben si sposano con effetti sonori decisamente nella norma. Sono di fatto eccezioni i momenti in cui il comparto audio riesce ad incalzare abbastanza efficacemente le fasi più "tese" del gioco. Discorso un po' diverso per il doppiaggio (in inglese) che si attesta invece sulla sufficienza, anche se non tutti i personaggi godono dello stesso trattamento, ovviamente buono quello dei protagonisti, mentre decisamente sottotono quello dei comprimari. Fino qua sembra evidente che CTEOI non appare un capolavoro, ma va detto che probabilmente, grazie ad un certo fascino insito più che altro nel periodo storico in cui prende forma la trama e alle mistiche atmosfere proprie dell'antico Egitto, il lavoro di Wanadoo riesce comunque a trasmettere qualche emozione. Sotto questo aspetto va aggiunto che portare a termine il gioco non giova al giudizio finale, ma è chiaro che vista la cronica carenza di survival-horror su Xbox, non può che fare gola un titolo che miscela, pur con dubbi risultati, quelle che sono le principali caratteristiche delle moderne produzioni, mettendo però in evidenza anche i difetti che spesso si riscontrano in molte di queste: poca originalità, trama scontata e scarsa longevità, giusto per non mettere troppo alla prova la voglia dei giocatori di proseguire nel gioco.

"prezzemolo e finocchio!!!"

Commento
Non c'è molto da dire, o magari ci sarebbe troppo da dire, sta di fatto che CTEOI non è certamente un capolavoro e spesso cade in banalità che non fanno altro che peggiorare il giudizio finale; un peccato soprattutto se consideriamo che alla base della produzione Wanadoo c'è un motore grafico collaudatissimo che probabilmente avrebbe potuto essere sfruttato meglio. Inoltre, nemmeno le atmosfere ottocentesche e i chiari riferimenti all'antico Egitto sono riusciti a far emergere dal mucchio una produzione dalla quale ci si aspettava decisamente di meglio. Un gioco consigliabile solo per chi mostra tremolii da astinenza da survival-horror o per chi non riesce a stare lontano da tutto ciò che riguarda l'antico Egitto, decisamente evitabile per chi ad un'avventura chiede almeno un pò di profondità e un comparto tecnico all'altezza della console su cui gira.

    Pro:
  • L'antico Egitto ha sempre il suo fascino
  • E'un survival-horror e su Xbox scarseggiano
  • Discreto sistema di combattimento
    Contro:
  • Breve e troppo ripetitivo
  • L'antico Egitto non basta per dare profondità
  • Comparto tecnico decisamente sotto la media

E' evidente che il genere survival-horror sulla console Microsoft non ha molti esponenti e ancora meno sono quelli degni di nota. A questa lacuna ha pensato di porre rimedio Wanadoo con il suo nuovo titolo. Course: the Eye of Isis (CTEOI d'ora in poi) è un'avventura che cerca di raccogliere il meglio da produzioni più blasonate (vedi Silent Hill o Resident Evil) e trasportarlo in un contesto ottocentesco mettendo in evidenza atmosfere che inevitabilmente riportano alla mente alcuni momenti di un'altra nota produzione del genere, mi riferisco a quel Eternal Darkness che tanto impressionò tempo fa su GameCube. Wanadoo ha provato ad innalzare gli standard del genere utilizzando una formula che dovrebbe dare risultati certi: motore grafico collaudatissmo, gameplay che riprende gli standard del genere e un po' di antico Egitto; sarà bastato tutto questo per creare un gioco valido sotto tutti i punti di vista? Bè, la risposta non è proprio positiva, scoprite il perchè leggendo la nostra recensione.