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Daikatana

RECENSIONE di La Redazione   —   26/04/2001

Lasciatemi raccontare una storia

Siamo nel 21 secolo, e la maggior parte della popolazione, per lo meno quella che non è stata spazzata via da un virus apparso nel ventesimo secolo, vive in uno stato di miseria assoluta, soggiogata da una potente megacorporazione guidata da un unico uomo, il cui ultimo scopo è quello, naturalmente, di conquistare il mondo, collezionare ricchezze e vivere in eterno: da quella che appare un banale spunto abusato negli anni da scrittori e registi, prende il via Daikatana, classico sparatutto in prima persona, che ci affiderà la guida di un uomo, l' unico capace di rivelare la verità (il cattivo in realtà è capace di viaggare nel tempo grazie ad una spada, la Daikatana appunto, e di stravolgere le linee temporali a proprio vantaggio: lo stesso virus è stato creato da lui), obbligato a viaggiare nel tempo alla rincorsa di Mishima, il cattivo della situazione.

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E ora vi dirò cosa ne penso..

Purtroppo il gioco sembra sentire il peso degli anni del suo sviluppo; sebbene la grafica (che utilizza un motore molto simile a quello visto in Quake2...) sia antiquata a confronto degli standard moderni, svolge tuttavia (soprattutto nel secondo episodio, ambientato in un Grecia antica popolata da scheletri e da Ragni giganti) la propria funzione più che egregiamente (tranne che nei primi livelli, veramente i più brutti visti in questi ultimi anni); il sonoro è arricchito da pochi effetti degni di nota e decisamente ripetitivi, ma ciò da solo non basterebbe senz'altro a destinare il gioco alla mediocrità; quello che davvero non funziona in Daikatana è il concetto di gioco, che sembra rimandarci davvero indietro nel tempo di quattro-cinque anni.

Infatti Romero ha cercato di inserire nella sua ultima fatica qualche elemento innovativo (la capacità del personaggio di aumentare alcune caratteristiche - potenza, agilità, forza di attacco, vitalità - con il progredire del gioco e la possibilità di essere aiutati da due personaggi a cui impartire degli ordini e da cui essere, veramente poco - data la loro scarsa intelligenza artificiale - aiutati) ma sembra avere preferito puntare sui segreti sparsi nei livelli (tantissimi - power up, potenziamenti temporanei per il personaggio) sotto le scale o recuperabili una volta distrutte alcune immagini nel muro (cosa che riporta questo mondo videoludico quasi ai suoi albori, quasi ai tempi di, strano a dirlo, Quake), che cercare di rendere il gioco un esperienza più dinamica ed evoluta (alla Soldier of Fortune, per intenderci) con missioni e sottomissioni.
Questa scelta di fondo, legata ad una realizzazione tecnica sicuramente inadeguata per i tempi e rispetto alla concorrenza, regala al giocatore un esperienza un po' strana: il gioco è in fondo, ma davvero in fondo, giocabile e divertente; è molto vario, con livelli vastissimi, con molte armi diverse (una trentina di armi, ognuna rapportata al periodo di tempo in cui si svolge l'azione) ma tutte progettate mediocremente (vi ritroverete sempre ad usarne una o due per livello, poiché non esistono differenze, se non in termini di potenza, nell'utilizzo delle stesse) anche da un punto di vista di design grafico, e con nemici molto vari, ma purtroppo decisamente brutti da vedere e stupidi da combattere.
Alla fine dei conti il gioco non è né orribile come è stato giudicato da molte riviste Online d'oltreoceano (il cui giudizio va tuttavia osservato da un punto di vista politico - La Caccia a Romero® -), nè eccezionale come probabilmente sarà giudicato dalle riviste nazionali su carta: il gioco è, semplicemente mediocre, ma ciò non significa che non sia divertente.

Il multiplay

Per quanto riguarda l'aspetto multiplayer del gioco è confortante notare come moltissimi server, anche italiani, abbiano dato fiducia a Romero ed aperto in anticipo zone destinate al gioco internettiano, che probabilmente si vedranno costrette a chiudere molto rapidamente: le modalita multiplayer del gioco sono le classiche, ed anche sotto questo punto di vista il gioco rimane stretto nella morsa terribile dei suoi diretti concorrenti. Le armi, che sotto questo punto di vista sono numerose e diversificate tra loro, variano a seconda della mappa (dell'ambientazione) multiplayer che si affronta, e rappresentano, così come per il singleplayer un elemento non disprezzabile, insieme alla velocità di gioco, che si è dimostrata più che buona nelle ore serali nei server italiani.

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Concludendo

A patto di incorrere in qualche compromesso (grafica non al top, sonoro ai limiti della decenza, giocabilità alternata, impossibilità di salvare in qualsiasi momento - scelta di design per allungare la longevità del gioco -, assenza di dinamicità della storia), ma anche in qualche lato positivo (gioco estremamente longevo e vario, possibilità di coordinare un gruppo di tre personaggi, capacità di evoluzione, seppure minima ed elementare, del personaggio, presenza di moltissime - sembra davvero che il Team abbia dedicato la maggior parte del tempo alla costruzione delle stesse - cutscenes durante il gioco, presenza di una trama decisamente gradevole ed interessante), Daikatana è un gioco capace di regalare alcune settimane di, limitato ma non da disprezzare, divertimento.
Ma non provate a confrontare il gioco con Soldier of Fortune o con Half-Life (che ha già due anni sulle spalle): il risultato sarebbe davvero sconfortante...

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Introduzione

Finalmente, Daikatana: uno tra i giochi più rimandati, e più discussi, degli ultimi anni arriva finalmente sugli scaffali: saprà reggere il peso della concorrenza?
John Romero, creatore di Doom e del suo pseudo seguito Quake, ci propone dopo anni di rinvii e ritardi il suo ultimo gioco, Daikatana, il primo realizzato con la sua nuova Software House, la Ion Storm.