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EyeToy

Buttiamo via i joypad, per giocare ora basta muoversi e toccare direttamente gli oggetti su schermo. Fantascienza? No, è la nuova tecnologia EyeToy sviluppata da Sony per PlayStation 2. A quando una bella interfaccia alla Minority Report?
La nostra opinione sulla telecamera e sui dodici minigame in bundle.

RECENSIONE di La Redazione   —   10/07/2003
EyeToy
EyeToy

La tecnologia alla base di EyeToy in realtà, come mostrato in molte demo ai passati E3 ed ECTS, è in grado non solo di riconoscere ed intepretare il movimento, ma anche i colori (forse qualcuno si ricorderà la demo delle palle colorate che interagiscono con elementi tridimensionali…). La prima serie di giochi disponibili, la compilation Play in bundle con EyeToy, non sfrutta però questa caratteristica ma basa l’interazione solo sul riconoscimento del movimento.

EyeToy
EyeToy

Sulla carta è più che promettente, ma come funziona effettivamente? Bene, molto bene. La tecnologia messa a punto da Sony è solida, la gestione delle collisioni molto precisa, la risposta immediata, grazie anche al frame rate stabile ed elevato delle immagini riprese dalla telecamera. La precisione del rilevamento del movimento, nelle prime tech demo un po’ approssimativa, è andata via via migliorando con gli anni, e il prodotto finito è di altissimo livello.
E in attesa di nuovi giochi compatibili, non ci resta che sollazzarci con Play, la compilation di dodici minigame inclusa in bundle con EyeToy…

Il software
L’unico software al momento compatibile con EyeToy è la compilation Play, composta da dodici differenti minigame, commercializzata in bundle con la periferica. Giochi all’insegna della semplicità e dell’immediatezza, dodici variazioni sul tema che sfruttano la rilevazione dei movimenti del giocatore (o dei giocatori: nulla impedisce di mettersi in due di fronte alla telecamera… ). Nessuna pretesa di profondità e nulla di indirizzato agli hardcore gamer: i dodici giochi inclusi in Play offrono divertimento immediato, spesso portato più dalla novità e dall’atipico ‘sistema di controllo’ che dal gameplay vero e proprio.
I dodici minigame inclusi in Play sono:

Kung Foo
Il gioco ideale per aspiranti Bruce Lee: bisogna colpire ninja che ci assaltano da ogni direzione e rompere le classiche tavolette di legno per fare più punti.

Slap Stream
Più o meno vedi sopra, occorre solo più tempismo e colpo d’occhio.

Ghost Catcher
Ancora una volta, vedi sopra. Questa volta gli avversari sono fantasmi e pipistrelli.

Boxing Chump
Altra variazione sul tema picchiaduro: questa volta l’avversario è un pugile.

Wishi Washi
Ma com’è divertente… pulire le finestre?!? Imperdibile la colonna sonora, mentre di passa da un piano della casa all’altro evitando spugne imbevute di detersivo.

Keep Ups
Più a lungo si palleggia più punti si fanno. Colpendo gli incauti personaggi che si sporgono dalle finestre si aumenta il punteggio, ma occhio al vecchio burbero pronto a bucarci il pallone…

UFO Juggler
Muovere le mani con il giusto tempo per far ruotare gli UFO e farli decollare.

Plate Spinner
Stesso principio di UFO Juggler, con dei piatti al posto degli UFO e scimmie da scacciare.

Mirror Time
Bisogna far scoppiare le bolle ‘buone’ ed evitare quelle ‘cattive’. Occhio ai movimenti dello shermo…

Beat Freak e Boogie Down
Due diverse interpretazioni dei classici rhytm game.

Rocket Rumble
Missili da far esplodere con il giusto tempismo per ottenere punteggi sempre più elevati.

Come già accennato, niente di particolarmente profondo e complesso e, passata la novità iniziale, i dodici minigame vengono a noia abbastanza presto se giocati da soli. La musica cambia però se si riescono a radunare un po’ di persone: Play è il classico party-game da tirar fuori durante una festa, soprattutto quando il tasso alcolico inizia ad alzarsi. Indubbiamente attira l’attenzione e, grazie alle semplicissime meccaniche, chiunque può giocare immediatamente. Forse rimane ancora un gradino sotto all’intramontabile Samba de Amigo in quanto ad appeal festaiolo, complice la massiccia soundtrack latinoamericana del titolo Sega, ma siamo comunque ad altissimi livelli di coinvolgimento.

EyeToy
EyeToy
EyeToy

Conclusione
EyeToy è una tecnologia estremamente promettente capace indubbiamente, se ben utilizzata, di portare nuovi elementi di gameplay nei giochi appositamente pensati per sfruttarla. Certo la compilation Play è poco più di un antipasto, poco più di un’elaborata tech demo in grado di intrattenere giusto per qualche ora, soprattutto in compagnia, e di mostrare le potenzialità del prodotto. Ora non resta che vedere se EyeToy prenderà effettivamente piede e attendere i primi giochi di un certo spessore che sfrutteranno a fondo la tecnologia (già si mormora che qualcosa in Giappone si stia muovendo sul fronte dello sviluppo). Il prezzo della periferica, piuttosto contenuto (EyeToy e Play sono disponibili in bundle a 59 Euro nei negozi), potrebbe favorirne la diffusione. Ora ci vuole una killer application.
Nell’attesa, tanto di cappello a Sony e alla sua divisione londinese per l’idea e per la realizzazione, e un bell'otto sulla fiducia.

    Pro:
  • Tecnologia innovativa e promettente
  • Notevoli possibilità di applicazione
    Contro:
  • Software limitato
  • Compilation Play divertente ma di scarsa profondità

Ci sono almeno un paio di cosette che non ci tornano sull’EyeToy. A prima vista questa bizzarra periferica sembra essere una giapponesata di prima categoria, e invece è un’invenzione tutta europea, uscita dritta dritta dagli studios londinesi di SCE. E poi per quell’uso di una nuova tecnologia applicata al (video)gioco sembra proprio la classico add-on Nintendo, e invece è un prodotto tutto Sony. La storia di EyeToy parte da lontano, tanto che un primissimo demo della tecnologia, corredata da alcuni rudimentali software, è stato presentato addirittura all’ECTS di tre anni fa. Di fiera in fiera si è passati dalla semplice demo tecnica ai giochi veri e propri, e poi al prodotto finito, che potete già trovare sugli scaffali dei negozi: da progetto tutto europeo qual’è EyeToy è stato, doverosamente, commercializzato prima nel vecchio continente. E che diamine, qualche primato dobbiamo pur averlo anche noi…

L’hardware e la tecnologia
Già ma cos’è EyeToy? Riassumendo all’osso altro non è che una telecamerina USB, prodotta da Logitech, dall’elegante design che riprende quello di PlayStation 2. Dotata di un’ottica discreta, la telecamera offre una risoluzione a video più che soddisfacente anche in condizioni di luce non ottimale e un buon frame rate. Di per sè nulla di tecnologicamente mostruoso, ma a fare la differenza è lo sbalorditivo software messo a punto da SCEE, in grado non solo di visualizzare le immagini riprese dalla telecamera ma di interpretare i movimenti che il giocatore compie su schermo, facendolo di fatto interagire direttamente con l’ambiente di gioco e rendendo del tutto inutile l’utilizzo di un joypad nei giochi pensati per EyeToy. Il giocatore diventa così l’unica vera interfaccia di controllo, aprendo nuove e interessanti prospettive di gameplay e rendendo il videogioco, almeno nelle intenzioni dichiarate di Sony, ancora più mainstream, avvicinando anche chi è sempre stato allergico al pad. Tutto, dai menu al gioco vero e proprio, è comandato tramite i gesti del giocatore, che ‘tocca’ fisicamente i pulsanti sullo schermo per selezionare le varie opzioni di gioco e interagisce con gli oggetti tridimensionali. Via il joypad quindi, che può anche non essere collegato alla console: l’unico comando fisico presente sulla telecamera è la messa a fuoco manuale, mentre per interrompere il gioco basta mettere una mano di fronte all’obbiettivo in modo da oscurare l’immagine.