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Il pianeta delle scimmie

In principio ci fu il romanzo, da lì scaturì una delle pellicole più famose di sempre nella storia del cinema. Dopo il remake del film Il pianeta delle scimmie, Ubi Soft e Visiware Studios tentano di dire la loro nel mondo dei videogames con la trasposizione in videogioco di detto franchise. Un successone o un gioco per scimmie?

RECENSIONE di La Redazione   —   12/11/2001

Ulisse alla riscossa

Il nome del vostro alter ego è Ulisse (Ulysses in America). Vi trovavate in missione nello spazio con altri colleghi a bordo della vostra astronave quando per un incidente siete costretti a fare un atterraggio di fortuna in un pianeta desertico a prima vista inabitato.
Beh, ci credereste che quel pianeta è invece la Terra, proprio il vostro affezionatissimo pianeta che ha dato i vostri natali? C’è solo un piccolo particolare: avete fatto un salto nel futuro, quella che vedete è la Terra di 2000 anni dopo, uno dei vostri amici che con voi si trovava in missione ci ha lasciato le penne e degli altri due si son perse le tracce. La domanda sorge spontanea nelle vostre menti: “Da chi, se è un pianeta disabitato?”.
Beh, per una volta è la natura, in questo caso la specie delle scimmie, a farla da padrone: son proprio le antenate dell’essere umano ad essere le signore incontrastate del pianeta azzurro per eccellenza, a voi il compito di scoprire le cause che hanno portato a questo inspiegabile evento, ovviamente cercando di non lasciarci la pelle e cercando d’infiltrarvi nel sistema politico dominante!

Grafica e sonoro

Siete pronti per la solita snocciolata sui requisiti di sistema? I requisiti minimi richiesti da Ubi Soft per portarvi a casa Il pianeta delle scimmie sono: P2 300, 64 mb di ram, scheda 3d con 8mb di ram, 650 mb di spazio su hard disk, Direct X 8 (obbligatorie, ma se non le avete sono ivi incluse, fortunelli!) ed una scheda audio decente; secondo il sottoscritto, è meglio non scendere sotto un P3/ Athlon 700, almeno 128 mb di ram (con quello che costa oggigiorno è meglio abbondare ulteriormente!Ndr), una bella GeForce 2 Mx (sia perché economica, sia perché è ottimizzata per i giochi in Direct X 8, al contrario della Kyro II, comunque validissima, soprattutto con i giochi che girano con le Dx 7), oltre un giga di spazio libero su hard disk per l’installazione completa (per evitare swap qua e là) ed una bella Sound Blaster Live qualsiasi per godere del sonoro ottimizzato con le EAX.
Il test per questa recensione è stato condotto con un P3 933, 256 mb di ram 133 mhz, GeForce 2 Gts e Sound Blaster Live 5.1, installazione massima; la fludità di sessanta fotogrammi al secondo non è purtroppo stabile (eppure non ho certo un 486…mahh Ndr), ma il videogioco creato da Visiware Studios per Ubisoft, non perde frame su frame per eccessiva bagarre su schermo, esagerazione di effetti particellari, environmental cubic mapping e menate di questo tipo, segno di una programmazione non certo eccelsa.

Il pianeta delle scimmie
Il pianeta delle scimmie

Grafica e sonoro

Se di primo acchito vedere il tutto strafluido con la risoluzione di 1024x768 con profondità di colore a 32 bit fa sorridere, i già citati rallentamenti infastidiscono non poco, anche perché le scimmie non sono realizzate con un gran numero di poligoni e textures (sul mio Dreamcast ho visto parecchio di meglio, anche con giochi meno recenti, nonostante l’hardware anzianotto), gli effetti speciali spaziano dal già visto (elevato al cubo), non stupendo lo spettat…ehm, il giocatore, al discutibile.
Fondali non irresistibili, oggetti da interagire realizzati con sufficienza e, come già detto, sprite dalla discutibile realizzazione poligonale-texturale, creano decisa insoddisfazione nell’utente che, hardware sempre più potente e costoso alla mano, vuole giochi sempre più divertenti, innovativi (com’ è giusto e sacrosanto che sia) ma anche realizzazioni visive degne di tale nome, lavori che avvicinano il prodotto videoludico all’opera d’arte, lasciando miglia addietro il termine “videogioco”, che tanto è ancora disprezzato da mass media, psicologi e pseudo intenditori che siano.
In definitiva, chi sperava che Max Payne diventasse un traguardo estetico che un po’ tutti i programmatori ambissero a superare si ricreda: almeno Visiware Studios non ci ha neanche provato.
La colonna sonora del gioco non è assolutamente malvagia, il doppiaggio inglese è discretamente riuscito (calma, ci sono i sottotitoli in italiano!) e gli effetti sonori, se disponete di Sound Blaster Live e casse adeguate, fanno il loro dovere (spesso ma non sempre), esaltando l’audio posizionale che si spera diventi in un futuro il più recente possibile lo standard e non la (piacevolissima) eccezione.

Un gioco scimmiesco?

Il genere di gioco prescelto dai ragazzi di Visiware Studios è l’arcade adventure 3d, quindi avremo piattaforme da saltare, nemici da rispedire al mittente, enigmi da risolvere e tutto ciò che ci hanno abituato franchise di successo come Onimusha, Dino Crisis, Alice di McGee, Heavy Metal Fakk 2 e Rune. Peccato che Il pianeta delle scimmie non possa andare a fianco di questi capolavori imperdibili per una serie di motivi che ora andremo ad elencare.
Innanzitutto, fan delle console che ancora non vi siete abituati al connubio “mouse & tastiera”, sappiate che non potrete giocare con il joypad, scelta molto strana visto che lo stile di gioco ben si presta all’uso della periferica per eccellenza in ambito console. Sin dal manualetto d’istruzioni (la cui qualità della carta è una delle cose migliori dell’intero packaging, ma tralasciamo!) si nota come il gioco distribuito da Ubi Soft si poggia su 3 momenti topici: esplorare, combattere e avanzare in silenzio; idea di sicuro ottima sulla carta ma realizzata decisamente male.
Il sistema di gioco implementato non è dei migliori ma con un minimo di pratica (ed un po’ di frustrazione, è bene dirlo), ci si abitua, peccato che altri elementi scendano in campo per peggiorare la già brutta opinione che ci si fa del gioco: il sistema di telecamere virtuali fa spesso cilecca, ed in un gioco come questo dove localizzare oggetti è fondamentale quanto avere una visuale funzionale durante i combattimenti, la cosa è alquanto sgradevole.

Il pianeta delle scimmie
Il pianeta delle scimmie

Un gioco scimmiesco?

Veniamo ai combattimenti: primitivi ed elementari, visto che un tasto è adibito al combattimento, un solo tasto quindi, lo stesso identico pulsante che, congiunto al tasto funzione per andare indietro, da modo al nostro Ulisse di parare i colpi nemici.
Sinceramente la componente “Stealth” del gioco mi sembra alquanto inutile vista la facilità sopra descritta di abbattere quante più scimmie combattenti possibili mentre quando ci sarà da esplorare, i fanatici delle avventure prima menzionate potranno tirare un sospiro di sollievo anche se nel senso cattivo del termine: gli enigmi inseriti nel tie-in per personal computer de Il pianeta delle scimmie sono quelli risolti centinaia di volte. Trovate un oggetto in una zona e guarda caso per accedere ad un'altra locazione, la porta si aprirà con l’item appena recuperato: nulla di troppo difficile, per intenderci.

Scimmia, vade retro!

Siamo arrivati alle conclusioni, per qualcuno forse sono arrivate anche prima ma è bene riassumere in poche righe qualità (dove sono?) e difetti (molti, ahimè) del gioco prodotto da Ubi Soft e programmato da Visiware Studios.
Graficamente siamo davvero tornati anni indietro nel tempo visto che i fasti di Alice di Mc gee, Heavy Metal Fakk 2 e Rune non vengono minimamente sfiorati mentre di livello più che discreto è l’accompagnamento musicale e gli effetti sonori posizionali.
Il divertimento che all’inizio si pensa sia presente in dosi massicce scema poco a poco, vuoi per l’intelligenza artificiale dei nemici mediocre, vuoi per una telecamera leggermente ubriaca o per una struttura di gioco che, in generale, fatica a divertire il videogiocatore ed è incapace, al tempo stesso, di stare al passo coi tempi.
Un gioco mediocre, se proprio volete un action adventure degno di questo nome cercate altrove, se volete un buon gioco ispirato al Pianeta delle Scimmie… beh, lasciate perdere del tutto, a meno di sorvolare su pesanti difetti o mancanze.

Un franchise famoso!

Nella stagione cinematografica 2001-2002 iniziata un paio di mesi fa, uno dei titoli più controversi è stato Planet Of The Apes, da noi Il pianeta delle scimmie, diretto da Tim Burton (regista di Batman, Batman Il Ritorno, Il mistero di Sleepy Hollow, Beetlejuice, etc etc). Come succede con i titoli più attesi (film, videogiochi, cd musicali, anime che siano) il pubblico si è diviso in due opposte fazioni, coloro che hanno amato alla follia la pellicola in questione e coloro che invece hanno rimpianto il prezzo del biglietto, sia perché il film in sé non è stato di loro gradimento, sia perché evidentemente l’originale pellicola Il pianeta delle scimmie si trova ancora in un posticino ben nascosto del loro cuore.
Nel 1968 infatti debutta nei cinema americani l’originale Planet Of The Apes, diretto da Franklin J. Schaffner ed ispirato dal romanzo di Pierre Boulle. Ubi Soft, software house in possesso della licenza di questo franchise (ritenuto sicuramente redditizio), ha appena pubblicato il tie-in di questa pellicola per i nostri amati computer (a breve le versioni per Game Boy Color ed Advance), un arcade adventure tridimensionale che riprende personaggi, ambientazioni e scene dal Pianeta delle scimmie versione fine anni ’60, forse perché è stata, tra le due, la versione che più si è imposta nell’immaginario collettivo degli aficionados di cinema.
Fiondiamoci quindi nel corpus della recensione, sperando che il termine tie-in (ovvero un videogioco che è stato convertito da film, anime, manga,etc) non preluda ad un altro bidone videoludico, com’è successo negli ultimi 10 giorni a 007: The World Is Not Enough per Game Boy Color e Men In Black The Series (per maggiori delucidazioni, un salto su Joypad è quantomeno doveroso).