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Otogi 2: Immortal Warriors

Raikoh torna a combattere demoni, e stavolta non è solo... Potenza e stile di una storia di fantasmi!

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   01/03/2005

Fedele alla tradizione

Come nella stragrande maggioranza dei giochi d’azione in commercio, la storia che fa da sfondo alle vicende non è particolarmente elaborata o originale, svolgendo quindi un ruolo marginale. In sintesi, il plot ideato da From Software vede nuovamente il regno degli uomini minacciato dall’offensiva dei demoni, stavolta alleatisi tra loro per sferrare un attacco più potente che mai. La misteriosa sacerdotessa Seimei, ovvero la voce guida del protagonista del primo episodio Raikoh, decide di riportare quest’ultimo in vita tramite il sacrificio dei suoi quattro generali. Nasce così un vero e proprio gruppo anti-demoni composto dalla stessa Seimei, Raikoh, e dai generali diventati guerrieri non-morti: Kontoki, Tsuna, Sadamitsu e Suetake. E questa scelta narrativa rappresenta di fatto la più grande novità introdotta da Otogi 2 Immortal Warriors, ovverosia la facoltà di controllare 6 personaggi differenti dotati ognuno di punti di forza e debolezze diverse. I programmatori hanno inoltre deciso di inserire alcuni elementi RPG nello sviluppo degli stessi protagonisti, permettendo così di aumentare –tramite esborso di denaro- le caratteristiche fisiche, oppure di acquistare equipaggiamento o magie sempre più efficaci. I 6 personaggi presentano in effetti qualità diverse capaci di variare sensibilmente l’approccio con le missioni, anche se in realtà non ci sono grossi problemi a raggiungere gli obiettivi preposti con qualsiasi guerriero. Per quanto riguarda la meccanica vera e propria, chi ha già giocato al primo capitolo non faticherà ad entrare in sintonia con quanto proposto in questo sequel. Otogi 2 è infatti un action game particolarmente coreografico, che trova i propri punti focali più sull’azione e sul combattimento che sull’esplorazione. La stragrande maggioranza del tempo si passa infatti combattendo contro demoni di ogni forma e dimensione, volteggiando ad alcuni metri da terra e dando vita a combo più o meno estese. La strategia richiesta, a parte le battaglie contro i boss, è davvero minima, spostando quindi l’ago della bilancia marcatamente verso la furiosa pressione dei tasti del pad. Malgrado siano presenti infatti tre tipi di attacchi (forte, leggero e magico) e numerose combo differenziate, ci si ritrova nella gran parte dei casi ad affidarsi principalmente all’attacco forte, che è anche quello in grado di dare una maggiore valenza “estetica” agli scontri.

Otogi 2: Immortal Warriors
Otogi 2: Immortal Warriors

Chi rompe paga

Tra gli aspetti che hanno reso famoso il primo Otogi, sicuramente va ricordata l’estrema interattività con le ambientazioni, o meglio la possibilità di distruggere la stragrande maggioranza di ciò che si poneva davanti al protagonista. Ovviamente il seguito ha confermato e irrobustito questa particolarità, permettendo di mandare in frantumi praticamente tutto o quasi: rocce, costruzioni, case, muri, e chi più ne ha più ne metta. Un fattore questo sicuramente apprezzabile, ma che purtroppo in alcune occasioni porta ad intaccare anche pesantemente il frame rate. Sì perché i programmatori nipponici, per quanto riguarda l’aspetto grafico di questo Otogi 2, hanno voluto forse fare il passo più lungo della gamba; le ambientazioni sono infatti splendide, ricchissime di dettagli e esaltate da una direzione artistica davvero evocativa, ma nelle situazioni affollate tutta questa abbondanza risulta eccessiva per il motore grafico, che abbandona parecchi fps per strada. Ciò nonostante, quasi mai questo aspetto arriva al punto da intaccare pesantemente il gameplay, e in tal senso è molto più fastidiosa la telecamera che spesso perde il cuore dell’azione, obbligando a noiose correzioni manuali. Ma oltre a questo, ciò che realmente preclude ad Otogi 2 di raggiungere le vette del genere sta nella scarsa ispirazione del level design, unito ad una marcata monotonia negli obiettivi che il gioco richiede di raggiungere durante le missioni. Il comun denominatore resta infatti quasi sempre la soppressione di uno o più determinati demoni, o la distruzione di un oggetto; molto più raramente, la difesa di un obiettivo o qualcosa di simile. Un peccato, dal momento che una maggiore varietà nel gameplay avrebbe senza ombra di dubbio accresciuto il valore di un gioco che comunque possiede indiscutibilmente delle caratteristiche positive. Sarà, forse, per il terzo episodio…

Otogi 2: Immortal Warriors
Otogi 2: Immortal Warriors

Commento

Otogi 2 è un action game interessante, che migliora quanto già di buono si era visto nel primo episodio condendo il tutto con una componente grafica di primissima categoria. La fatica di From Software, però, nel suo complesso si rivela un prodotto sbilanciato, che fa troppo affidamento sulla spettacolarità e sulla marcata componente coreografica dei suoi contenuti, mettendo leggermente in secondo piano la profondità del gameplay. Pesa, sotto quest’ottica, soprattutto la scarsa varietà delle meccaniche offerte al giocatore, fattore questo che penalizza il gioco in questione sul lungo periodo. Tutto sommato quindi, Otogi 2 è un prodotto consigliatissimo agli amanti del predecessore; non altrettanto per gli altri, che farebbero meglio a provarlo prima di avventurarsi nell’acquisto.

    Pro:
  • Graficamente eccellente
  • Alta interattività delle ambientazioni
  • Immediatamente godibile
    Contro:
  • Scarsa varietà nelle missioni
  • Telecamera poco reattiva
  • Rallentamenti nelle situazioni più affollate

Malgrado non abbia certamente riscosso un particolare successo commerciale, il primo Otogi è riuscito nella tutt’altro che semplice impresa di “farsi ricordare”. Vuoi per uno stile grafico davvero ispirato e particolare, vuoi per una meccanica di gioco immediata, il titolo di From Software edito da Sega ha comunque lasciato un segno nella affollata collana di giochi disponibili per X-Box, tanto da giustificare lo sviluppo di un seguito. Molto semplicemente denominato Otogi 2 Immortal Warriors, la fatica dei programmatori nipponici ha finalmente raggiunto anche il suolo europeo, ad oltre un anno dal suo debutto nel Sol Levante.