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OutRun 2: Recensione

1986-2004, ci sono voluti 18 anni per rivedere il classico coin-op Sega su di una console casalinga. Ma ne è valsa la pena. Allacciate le cinture!

RECENSIONE di Dario Rossi   —   19/10/2004
OutRun 2: Recensione
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Splash Wave

Ne è passata di acqua sotto i ponti, la sala giochi si è trasferita nei nostri salotti, Outrun è ancora tra noi. Sono trascorsi 18 anni, non c’è più bitmap, ma una pioggia irrefrenabile di poligoni e colori, tutto visivamente è cambiato. Ma rimane un manifesto di dignità arcade che commuove ancora oggi, seppur con qualche ruga in più sul volto, un compiaciuto sorriso non può fare a meno di manifestarsi di fronte a quelle assolate palme. Outrun 2 è arrivato così su Xbox, con quella tempestività che non ti aspettavi, perché in fondo era un appuntamento inatteso, ma non per questo meno godibile… Basato su scheda Chihiro, l’originale da sala ha riscosso un discreto successo, non stupisce quindi il fatto di trovarsi davanti ad un porting casalingo pressoché perfetto, considerata la stretta parentela della console Microsoft con l’hardware sopraccitato. Abbandonando ogni tipo di fronzolo, il titolo Sega catapulta il giocatore nel menu principale, privandolo di altisonanti fmv o proclami nichilisti. Outrun 2 ha una gran voglia di farti giocare, senza perdere troppo tempo, e con buone ragioni. Il menu non si limita a riproporre pedissequamente il coin-op, offrendo una curiosa modalità missioni, che attira subito l’attenzione. Ma l’istinto chiede l’arcade perfect, la memoria rivendica recondite sensazioni, e la prima partita è quella che vuole confondere il limite tra sala giochi e salotto.

Outrun 2 è una vera gioia per gli occhi, grazie ad un motore performante, veloce, ricco di poligoni e texture di qualità

Splash Wave

L’ultima prassi prima di allacciare le cinture può sembrare atipica per il nuovo, ma è un tuffo al cuore per il vecchio: la selezione delle musiche. Non c’è la manina in bmp che armeggia sull’autoradio, ma ci sono le vecchie melodie, intatte nel loro evasivo splendore, riarrangiate come ogni sequel che si rispetti. E ci sono ovviamente le Ferrari, parliamo al plurale perché la scelta è piuttosto vasta, ma le macchine più performanti andranno sbloccate col sudore versato sul pad.

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Time after time

E finalmente arriviamo in pista, con una ragazza bellissima al nostro fianco. Ed è tutto come l’avevamo lasciato, le palme, la metropoli balneare che fa il verso ad una Miami in versione fumettosa, coloratissima. Ma è tutto molto più bello da vedere. Graficamente, senza girarci troppo intorno, Outrun 2 è una vera gioia per gli occhi, grazie ad un motore performante, veloce, ricco di poligoni e texture di qualità, solo parzialmente deturpato da sporadiche cadute di framerate, ma sono quisquilie. Ciò che conta è la meraviglia infantile di fronte ai mille tocchi di classe Sega: saliscendi, ponti interminabili, castelli sospesi nel tempo, la varietà dei percorsi è talmente spiccata che, molto inverosimilmente, al sopraggiungere del checkpoint vediamo tutto lo scenario trasfigurare magicamente per far posto al nuovo. Ma d’altronde anche il primo Outrun era così, come rimangono invariati i bivi che consentono l’accesso a diversi scenari, secondo la scelta del player: sinistra facile, destra difficile, come da tradizione, ma decidete in fretta, che il tempo stringe. E' infatti ancora presente l’amato/odiato timer, così generoso in certe occasioni, troppo crudele in altre, che ti obbliga ad una corsa assoluta, a traiettorie certosine, ad evitare ad ogni costo contatti con il traffico ed il bordo pista. E c’è la derapata, nuova, talmente enfatizzata da rimandare idealmente alla saga di Ridge Racer, ma anche a Sega Rally.

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'o famo strano?

Ovviamente la modalità coin-op, implicitamente autoconclusiva, non può garantire un intrattenimento prolungato. Per quello ci pensa la già citata sezione missioni. Affrontando tale modalità, il gioco offre un’abbondante quantità di obbiettivi da completare, non molto dissimili dalle patenti già viste in Gran Turismo. Eventi inizialmente brevi, limitati a poche tappe, che man mano si fanno più vasti ed impegnativi. Ma sono i compiti da svolgere a suscitare ilarità: qualsiasi racing game vi ha chiesto di raggiungere la tappa in un determinato tempo, probabilmente nessuno ha osato pretendere di scattare foto in derapata, far innamorare la compagna di viaggio con la propria condotta stradale, eseguire somme e sottrazioni per azzeccare il bivio giusto. Nessuno fino ad adesso…

E’ la rivendicazione di una categoria che ha affascinato intere generazioni

'o famo strano?

Inutile rimarcare il divertimento indotto da tali missioni, così variegate da non annoiare mai il player, ma non prendetele sottogamba, alcune potrebbero risultare quasi frustranti per la loro severità. Basta anche solo un’esitazione per veder sfumare il completamento della missione, ma la possibilità di perseverare ad oltranza, senza perdere i progressi duramente conquistati, aiuta parecchio. Man mano che i vari obbiettivi verranno completati, il gioco ricompenserà gli sforzi con nuove vetture, remix esclusivi e la possibilità di percorrere i vari scenari nel time trial. Ed i giocatori più tenaci potrebbero arrivare a correre sulle piste di Scud Race e Daytona, o tornare al primo, indimenticabile, Outrun…

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Una tribù che gioca

Abbiamo lasciato per ultima la caratteristica primaria di Outrun 2, la giocabilità. Magnetica, irresistibile, certosina nel proporre al player una curva di apprendimento morbida, ma rigorosa. Si inizia a correre d’istinto, cercando di raggiungere il maledetto checkpoint, poi si padroneggia la derapata, sempre di più, per arrivare ad interminabili sessioni atte a stemperare la disarmonia delle traiettorie, fino a cercare il tempo record, ostinatamente. Ma soprattutto, divertendosi. Completo anche il supporto Live, che consente sfide multigiocatore nella modalità principale, un’aggiunta non proprio affine alla natura di Outrun 2, ma senz’altro gradita.

OutRun 2: Recensione
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OutRun 2: Recensione

Outrun 2 è quel sequel che non ti aspetti, perché è molto più di un sequel. E’ la rivendicazione di una categoria che ha affascinato intere generazioni, è la sensazione di portarsi a casa un intero cabinato senza il fumo e la confusione della sala giochi. E’ una filosofia tradizionalista, rigorosa, arcaica forse, ma anche un’esperienza che ogni vero videogiocatore non dovrebbe farsi scappare. Perché non potrebbero esserci altre possibilità di rivivere l’arcade (perfect) racing nella sua forma più essenziale. Il titolo Sega non vuole evolvere, vuole ricordare il compito primario di un videogioco: il divertimento. Un viaggio nei ricordi obbligatorio per l’appassionato, una nuova esperienza da vivere per il neofita. Caldamente consigliato a tutti.

    Pro:
  • Giocabilità e divertimento alle stelle
  • Eccellente motore grafico
  • Modalità missioni esilarante
  • Supporto Live
    Contro:
  • Qualche sporadico scatto
  • Il gameplay semplice potrebbe non piacere
  • Alcune missioni ostiche

Correva il lontano 1986 quando Outrun sbarcò nelle sale giochi di tutto il mondo, e fu un tripudio. Erano gli anni d’oro di Sega, era il periodo delle grandi innovazioni tecniche, quando immagini in bitmap sapientemente manipolate riuscivano a regalarci la sensazione di tridimensionalità, portandoci a sfrecciare attraverso luoghi esotici, con macchine da sogno, a velocità spropositate. Era l’apoteosi dell’arcade experience, dei pomeriggi spesi ammirando il fenomeno di turno che si vantava delle proprie performance, sognando un altro gettone in tasca.