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Polaroid Pete

Se il vostro sogno è sempre stato quello di diventare paparazzi Polaroid Pete potrebbe fare la vostra felicità. Andare in giro per il mondo a scattare fotografie non è mai stato così divertente…

RECENSIONE di La Redazione   —   25/02/2002
Polaroid Pete
Polaroid Pete

Ma quante risate!

Mettiamo subito in chiaro alcune cosette. Il titolo targato JVC è molto originale e particolare, ma proprio per questo potrebbe far storcere il naso ai più tradizionalisti che amano i giochi più profondi e ricchi di spessore. Il fatto è questo: Polaroid Pete o lo si ama o lo si odia. Una piccola spiegazione chiarirà meglio il significato di questa affermazione. Chi ha passato la maggior parte della propria infanzia a trastullarsi sui mitici cabinati da bar, e chi prova nostalgia per quei giochi che non richiedono troppo impegno ai quali si possono passare “bellissimi” momenti disinteressati, troverà pane per i propri denti. Mentre chi pretende di più dal proprio monolite nero è obbligato ad una lunga sessione di gioco paparazzo-mode per intendere meglio la vera essenza di questo prodotto ed un suo eventuale acquisto. Lo scopo principale nel gioco è appunto quello di creare dei veri e propri servizi fotografici nei luoghi designati dal nostro direttore editoriale. I livelli sono ambientati nei luoghi più famosi del mondo (e non solo…). Infatti visiteremo Tokyo, New York, Parigi, ma anche pianeti lontani. Basti sapere che immortalare Obi-One Kenobi che combatte il suo acerrimo nemico a colpi di spada laser è quasi obbligato. Durante l’azione a seconda della specialità delle foto scattate si otterranno sia diversi punti, che svariati power- up. Questi si riducono ad es. ad un aumento temporaneo della velocità di movimento, nell’invincibilità oppure in altre pellicole necessarie al proseguimento del proprio lavoro. Per passare al livello successivo è necessario ottenere un minimo predefinito di punti, pena il rifacimento dello stesso. L’intera azione si svolge nel piatto campo delle due dimensioni, anche se gli ambienti si sviluppano in profondità. Le azioni del nostro alter ego virtuale si limitano a camminare, scattare foto, zoomare con l’obiettivo e fleshare i nostri target. E’ presente anche la possibilità di effettuare un balzo al fine di evitare piccoli ostacoli tipo birilli che sfidano le leggi fisiche, skate-board impazziti ecc. Il tutto rende l’esperienza a dir poco bizzarra. Nipponica, oserei definire.

Polaroid Pete
Polaroid Pete

Colorato a mano?

Il motore grafico di Polaroid Pete miscela in maniera sufficientemente carina elementi bidimensionali (in pratica i personaggi) con quelli treddì (ovvero i fondali). Il tutto è molto colorato e richiama in maniera molto diretta quelle atmosfere cartoonesca ed umoristiche tanto amate nel paese del sol levante. Il personaggio principale, l’ormai famosissimo paparazzo Pete Goldman, è caratterizzato in modo alquanto blando. Lo stesso discorso vale per tutti gli altri esseri che popolano le città che il nostro eroe ha nel proprio mirino. Anche la risoluzione non è certo di alta fattura e contribuisce a rendere l’esperienza visiva tutto sommato povera di particolari attrazioni. Ma diciamocela tutta. Il gioco sviluppato da Irem non desidera certo eccellere in ambito cosmetico. Anche se duole ammettere che anche l’occhio vuole la sua parte… Infatti, come potete intuire dalle foto, questo PP sembra più un gioco che gira su PSone che su PS2. Non c’è dubbio, quindi, che i programmatori avrebbero potuto sbizzarrirsi molto di più per rendere il prodotto più appetibile sul piano grafico.

Polaroid Pete
Polaroid Pete

Come i vecchi tempi

L’esperienza ludica offerta dal titolo JVC è senza dubbio divertente, anche se troppo limitata nel tempo. Infatti in circa mezza giornata accanita sarete in grado di completare l’intero gioco nella difficoltà normal. Un vero peccato soprattutto se si considera l’elevato grado di umorismo offerto dalle peripezie immortalate dal nostro inviato preferito(?). Altra nota dolente, il titolo soffre non solo sul piano meramente visivo ma anche su quello prettamente sonoro. E’ infatti infelice constatare come sia l’accompagnamento musicale che gli effetti sonori siano di bassa fattura, tanto da sembrare addirittura assenti in alcuni frangenti. Non c’è, come dire, quel motivetto che ti entra nel cervello per poi rimanerci all’infinito…ah! I tempi di Mario e co. sono lontani. In conclusione questo Polaroid Pete è un giochillo senza troppe pretese sull’apparato tecnico (cioè audio- visivo) ma che riesce a divertire ed a catturare l’attenzione del giocatore anche se per troppo poco tempo. Questa, insieme ad altre secondarie e già illustrate, è la limitazione principale del titolo JVC che, con maggior cura, sarebbe stato molto più interessante. Questo perché l’idea è originale, ma sfruttata in maniera mediocre. Un prodotto che interesserà soprattutto coloro che amano lo spirito nipponico ed i giochi vecchia scuola. Poco attraente per gli altri.

    Pro:
  • Divertente ed esilarante.
  • Immediato.
  • Nipponico fino alle ossa.
    Contro:
  • Scarno e mediocre tecnicamente.
  • Corto.
  • Lo spirito nipponico non piace a tutti.

Polaroid Pete
Polaroid Pete

Un inviato speciale

Polaroid Pete è uno di quei giochi che fanno la loro comparsa all’improvviso, all’oscuro di luci pubblicitarie e roba simile. Se non fosse per la stampa specializzata, infatti, nessuno sarebbe venuto a conoscenza della sua uscita sul mercato. Spesso accade che titoli di questo genere si rivelino prodotti di bassa fattura, ma raramente e solo in alcuni casi (come ad es. è accaduto per “Ico”) capita di trovarsi di fronte a piccoli capolavori videoludici. Con questo Polaroid Pete ci troviamo, come si dice, nella via di mezzo ma con una piccola tendenza verso la prima specie di produzioni. L’impostazione di gioco ricalca assolutamente gli standard del classico arcade-game con tutte le conseguenze del caso, ovvero semplicità ed immediatezza. Lo stile nipponico, poi, traspare da tutti gli elementi in esso contenuti, sia sul piano culturale che su quello dell’umorismo. Nel gioco impersonerete un vero e proprio “paparazzo” che, in bello stile e con tanto di sorriso stampato in faccia, dovrà immortalare sulla pellicola tutto ciò che di bizzarro appare durante le fasi d’azione. Si passa da situazioni più soft come un bacio tra innamorati a quelle più pazzoidi come la venuta in città del mitico e mastodontico Godzilla! E’ questa la vostra massima aspirazione?