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Prince of Persia: I Due Troni - Recensione

Non c’è due senza tre, nemmeno per i nobili mediorientali con degli evidenti problemi legati alla gestione del tempo...

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   10/12/2005
Prince of Persia: I Due Troni - Recensione
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Babylon zoo

Già dalle primissime battute di gioco, risulta evidente come I Due Troni marchi un deciso ritorno al passato in termini di atmosfere, sensazione resa palpabile dallo scenario di questo terzo capitolo –Babilonia- all’interno del quale si dipana uno storyline volutamente meno dark rispetto a quello del prequel. Dopo la sua avventura nell’Isola del Tempo, il principe fa ritorno alla sua città natale assieme al nuovo amore Kaileena, senza purtroppo trovare un comitato di benvenuto ad accoglierlo, anzi: Babilonia è infatti sotto assedio, messa a ferro a fuoco da un misterioso esercito che, senza troppi complimenti, affonda la barca del principe e ne rapisce la compagna. Proprio nel tentativo di ritrovare Kaileena, il nostro eroe si imbatterà in un vecchio nemico e, come se non bastasse, le Sabbie del Tempo verranno nuovamente rilasciate dando il definitivo via alla terza avventura del nobile persiano più sfortunato di tutti i tempi. Per quanto lontano dall’essere un capolavoro di originalità e profondità, il plot de I Due Troni svolge il proprio compito in maniera egregia, ma soprattutto riporta l’azione entro le più consone cornici di Babilonia, per buona pace della qualità globale del design del titolo Ubisoft. Al di là del look del principe, tornato su livelli dignitosi, I Due Troni fa infatti sfoggio di una cosmesi convincente sotto ogni punto di vista, laddove il prequel lasciava spesso a desiderare.

I Due Troni fa sfoggio di una cosmesi convincente sotto ogni punto di vista, laddove il prequel lasciava spesso a desiderare

Il setting scenografico dell’avventura ha certamente grosso peso in tal senso, con lussuosi interni dal gusto mediorientale che si alternano a spettacolari scorci delle strade di Babilonia: il tutto impreziosito da una palette di colori azzeccatissima e da effetti di luce e di rifrazione assai suggestivi, in netto contrasto con le ambientazioni lugubri ed invero piuttosto anonime di Spirito Guerriero. Pure le animazioni del principe hanno subito un processo di restyling, mostrandosi ora ancora più fluide e ben legate tra loro, complice anche una serie di nuove mosse effettuabili dal sempre più atletico protagonista: si tratta più che altro di estensioni di capacità già note ai conoscitori dei precedenti capitoli (è per esempio possibile salire sopra alle sbarre sulle quali prima era consentito solo appendersi, oppure compiere un salto obliquo dopo una corsa sul muro servendosi di determinate rampe), ma non mancano vere e proprie new entry, su tutte l’abilità del principe di appendersi col proprio pugnale ad alcune feritoie. Nuove opportunità di gioco offerte senza compromettere la funzionalità di un sistema di controllo davvero ottimo, precisissimo nella gestione dei movimenti del personaggio su schermo e partecipe attivo del successo di una telecamera virtuale estremamente comoda e versatile.

Prince of Persia: I Due Troni - Recensione
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Il lato oscuro

Tra tutti gli elementi tecnici che giocano a favore di questo nuovo episodio di Prince of Persia va inserito di dovere anche il design dell’ambiente ludico, anche in questo caso tornato sulle orme del primo capitolo. Chiudendo la parentesi del backtracking selvaggio visto in Spirito Guerriero, I Due Troni presenta uno scenario certamente più lineare del prequel, ma proprio per questo motivo molto più godibile e fluido: il gioco scorre che è una bellezza, tra le sempre esaltanti movenze plastiche del principe che scandiscono gli intelligenti puzzle acrobatici divenuti paradigma della serie. E poco conta se alla fine la durata dell’avventura è leggermente inferiore alla precedente (il gioco è completabile entro otto ore): se è vero che la qualità è più importante della quantità, I Due Troni ha intrapreso la strada giusta, affiancando ad un gameplay ormai solido un level design vario e stimolante, che come nei precedenti contempla la presenza di sezioni di combattimento tra un funambolismo e l’altro.

Il gioco scorre che è una bellezza, tra le sempre esaltanti movenze plastiche del principe che scandiscono gli intelligenti puzzle acrobatici divenuti paradigma della serie

Il lato oscuro

Va detto che queste ultime non denotano grosse migliorie, risultando spettacolari più dal punto di vista visivo che da quello ludico, a causa di un sistema oggettivamente orientato al mero button-smashing. La vera novità è invece rappresentata dalle cosiddette uccisioni rapide, che consentono di eliminare i nemici in un sol colpo facendo uso di alcuni semplici accorgimenti stealth: al di là delle caratteristiche insite di tale espediente di gioco, il grande merito di queste speed kills sta nel loro intelligente inserimento all’interno dei puzzle, stimolando l’utente a sfruttare ogni occasione propizia per effettuarle. La soddisfazione conferita dalle uccisioni rapide si somma a quella classica relativa al controllo del tempo grazie alle Sabbie, che ne I Due Troni svolge nuovamente un ruolo di peso all’interno di un’economia di gioco ulteriormente arricchita dalla presenza del principe oscuro. Ad intervalli più o meno regolari nel corso dell’avventura, il nostro protagonista avrà infatti modo di trasformarsi in questa creatura malefica, dotata di una serie di peculiarità che rendono le sezioni di gioco al suo controllo diverse da quelle standard. Equipaggiato con una devastante catena legata al braccio, il principe oscuro si trova spesso al centro di combattimenti furiosi, utili sia a dare sfogo alla sua forza sovrumana, sia a fornire conforto alla sua salute in perenne decremento, che solo le Sabbie del Tempo lasciate dai cadaveri nemici possono ripristinare. Questa condizione di precarietà aggiunge notevole pathos e frenesia a tali porzioni ludiche, costringendo l’utente ad agire con velocità e metodo sfruttando le abilità proprie del personaggio (che principalmente vedono l’utilizzo della catena anche a scopi acrobatici, come estensione verso appigli altrimenti irraggiungibili o come mezzo per attivare leve o interruttori vari). L’introduzione di un simile aspetto può dirsi dunque ben riuscita –considerate anche le positive ripercussioni a livello di storyline- per quanto non perfettamente bilanciata e talvolta leggermente frustrante. Totalmente da bocciare invece l’idea degli sviluppatori Ubisoft di inserire un paio di sequenze giocabili a bordo di una biga trainata da cavalli, tecnicamente grossolane e in genere poco divertenti.

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Multipiattaforma

In controtendenza con quanto visto nei precedenti episodi, ne I Due Troni le differenze tra versioni si fanno sentire in maniera palpabile, decretando una visibile inferiorità grafica dell’incarnazione Sony: minore dettaglio sui personaggi, un frame rate suscettibile a diversi cali, una più modesta resa degli effetti di luce e il classico scotto in termini di definizione sono i più grossi motivi di invidia della versione PS2 rispetto a quelle Xbox e Gamecube.

Commento

Prince of Persia: I Due Troni riesce brillantemente nell’intento di riportare la serie sui binari poggiati dal primo capitolo, eliminando sostanzialmente tutte le storture di Spirito Guerriero pur mantenendone gli aspetti positivi. Proprio la capacità di aver riunito a sé i maggiori punti di forza dei due prequel tentando di limarne i difetti è il grande merito del titolo Ubisoft, che pur non raggiungendo vette qualitative di assoluta eccellenza, rimane uno dei più solidi action game del momento, nonché uno degli interpreti più raffinati dell’eredità platform. Forte anche di alcune innovazioni convincenti, Prince of Persia: I Due Troni si impone senz’ombra di dubbio come il miglior titolo del trittico.

    Pro:
  • Racchiude il meglio dei due prequel
  • Convincenti novità di gameplay
  • Tecnicamente impeccabile
    Contro:
  • Longevità piuttosto ridotta
  • Sistema di combattimento con alti e bassi
  • Sezioni sulla biga da dimenticare

Il successo, a volte, può dare alla testa. Ecco quindi che, dopo il suo apprezzato ritorno sugli schermi videoludici con Le Sabbie del Tempo, il principe di Persia ha avuto una delle più tipiche “sbandate” da superstar con il seguente capitolo, Spirito Guerriero: look tamarro, sottofondo musicale nu-metal, level design incostante, backtracking a secchiate. Una pedissequa ricerca del cool a tutti i costi che ha portato al principe una notevole ventata di critiche da parte di stampa e pubblico, ma che fortunatamente pare siano servite a farlo rinsavire. In questo nuovo I Due Troni, infatti, il nostro nobile mediorientale abbandona le velleità da sex symbol per tornare a fare l’eroe a tempo pieno...