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Recensione di HeadHunter: Redemption

Il ritorno di Jack Wade, 20 anni dopo averlo conosciuto come HeadHunter e questa volta non è solo. Rivivono i fasti del Dreamcast?

RECENSIONE di Andrea Moi   —   25/10/2004
Recensione di HeadHunter: Redemption
Recensione di HeadHunter: Redemption

Back in Action !

HHR ha subìto anche un’altra involuzione rispetto al passato, la parte “stealth” è stata ridotta veramente all’osso, e la stuttura del gioco è ormai limitata ad un action game in terza persona puro. I pochissimi passaggi degni di uno stealth game si contano sulla punta delle dita e con risultati non proprio degni di nota. HeadHunter: Redemption presenta molti secret e bonus, che si possono sbloccare esplorando a fondo i vari livelli e recuperando determinati oggetti. Il livello di difficoltà è superiore alla media, complice anche il sistema di controllo del personaggio che in certe situazioni non facilita certo la vita del giocatore. I programmatori inoltre hanno commesso qualche piccola leggerezza, nel bilanciare medikit e ricariche di munizioni, facendo praticamente giocare con una ricarica di energia minima durante i livelli, ma munizioni pressoché infinite. Interessante invece il sistema di scanning dell’area circostante, implementato negli occhiali da sole dei personaggi. Denominato IRIS questo dispositivo fornirà aiuti aiuti preziosi al giocatore, sia sottoforma di informazioni sull’area circostante, sia per quello che riguarda i punti deboli dei boss di fine livello.
Durante il gioco saranno presenti numerosi filmati di intermezzo, di buona qualità, che spiegheranno parecchie cose, sia sul passato dei personaggi, sia per quello che riguarda la trama del gioco, che onestamente è stata ben articolata. La telecamera è governata manualmente tramite lo stick destro e questo offre una visione chiara e completa di tutta l’area di gioco. L’azione di gioco è fin troppo lineare, i puzzle da risolvere sono estremamente banali e solo gli scontri con i boss di fine livello risultano essere veramente interessanti. Contro di loro sarà necessario cambiare la strategia di attacco per riuscire ad ucciderli, cosa che non accade praticamente mai durante il resto dell'avventura

Recensione di HeadHunter: Redemption
Recensione di HeadHunter: Redemption

Tecnicamente parlando...

Per quello che riguarda gli aspetti tecnici del gioco, si nota subito come HHR non si dimostra all’altezza di un titolo di fine 2004, soprattutto su Xbox, dove gli standard grafici sono piuttosto elevati. Il motore di HHr non presenta punti di forza particolari, le animazioni dei personaggi sono infatti legnose, la quantità di poligoni nei modelli ed ambientazioni non è elevata e le texture sono appena discrete. I design di alcune ambientazioni è comunque abbastanza curato, purtroppo i colori e i motivi utilizzati nelle texture si ripetono ciclicamente nei lvelli, portando sempre una sensazione di dejavu. Buoni gli effetti di luce, anche se in certe occasioni, spesso nelle aree di superficie, risultano anche fastidiosi per il giocatore, in particolare vi è un abuso del motion blur, sfruttato per rendere tutto fin troppo sfumato.
Il reparto sonoro è riuscito decisamente meglio, gli effetti in game sono buoni ed il doppiaggio audio, soprattutto per il personaggio di Jack, è adeguato al character design. La vera nota di merito spetta alle musiche orchestrali, arrangiate da Richard Jaques, veramente di alta qualità.

Recensione di HeadHunter: Redemption
Recensione di HeadHunter: Redemption

Commento

Il sequel di HeadHunter si dimostra una delusione, soprattutto per chi lo attendeva con ansia, dopo la prima apparizione di Jack. Purtroppo gli sviluppatori hanno deciso di trasformarlo nel più classico degli action game, senza riuscire ad implementare un “qualcosa” che contribuisca a rendere avvincente il gioco durante lo svolgersi dei livelli HeadHunter: Redemption non eccelle in nessun campo, tranne che la realizzazione delle musiche, e per il background legato alla trama. La longevità, dovuta più che all’intelligenza dei nemici, alla difficoltà nel superare alcuni livelli, è abbastanza elevata per un action game in terza persona, e questo farà da sprone per alcuni giocatori, ma da barriera insormontabile per quelli che non hanno adorato il primo capitolo. I fan di Jack Wade possono comunque provare a dargli un'occhiata.

    Pro:
  • Ambientazione e Trama
  • Sistema IRIS
  • Musiche
    Contro:
  • Aspetto grafico
  • Componente Stealth minimali>
  • Troppo lineare

Il primo HeadHunter, uscito originariamente su Dreamcast, suscitò molte critiche positive, sia da parte della stampa che dai giocatori. Dopo la sua fugace apparizione in un port su PlayStation 2, Sega ripropone l’inossidabile Jack Wade in una nuova avventura. HeadHunter: Redemption è ambientato circa 20 anni dopo la fine del primo capitolo e parecchie cose sono cambiate nel mondo come lo conosciamo noi... Dopo un’epidemia terribile, provocata dal virus Bloody Mary, creazione del Dottor Zewinber, anche un terremoto dagli effetti devastanti si è abbattuto sul territorio americano.
In questo momento vi sono città divise divise tra chi vive al di sopra della superficie del pianeta o al di sotto, in una chiara citazione alla fantascienza Cyber Punk e a certi film holywoodiano post atomici. Jack è invecchiato, ma questa non è l’unica novità, infatti durante il gioco controlleremo anche un altro personaggio, la più appariscente Leeza X, una ex-criminale che è stata salvata ed allevata proprio da Jack. Durante lo svilupparsi dei livelli, avremo un ‘alternanza nel controllo dei due protagonisti, purtroppo Jack e Leeza non sono stati caratterizzati nel migliore dei modi. Infatti non si troveranno differenze nell’utilizzare uno o l’altro personaggio, fattore che avrebbe potuto incidere notevolmente sulla meccanica di gioco. Altra grande differenza, rispetto al passato, sta nell’eliminazione delle sezioni in moto, decisione che farà storcere il naso a molti fan del primo HeadHunter.