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Recensione di Pool of Radiance 2: Ruins of Myth Dannor

RECENSIONE di La Redazione   —   16/01/2002

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Introduzione

La scatola di Pool of Radiance: RoMD contribuisce a creare un’impressione positiva prima di iniziare a giocare: grande e ben decorata sembra essere ottima per la collezione di un qualsiasi appassionato di Crpg, ma memori dei fasti della favolosa scatola della Dragon Edition di Ultima Ascension e della relativa delusione contenuta all’interno è meglio non illudersi troppo.
Il gioco, residente su due CD non inizia certo in maniera gloriosa: la storia raccontata nell’introduzione e che fa da sfondo al gioco è banale e scontata almeno quanto quella del film di Dungeon & Dragons (oddio, forse è un pelino meglio dai…). C’è una fonte di guai, la Pool of Radiance per l’appunto, che è riapparsa a New Phlan e che promette di rigurgitare creature malvagie, deformi e oscure. La minaccia è grande ed in gioco c’è niente meno che la vita sul pianeta.
Ovviamente un compito di così vitale importanza è affidato al solito gruppo di pivelli da noi capitanato che parte dal livello 1 d’esperienza. Mai una volta che i Saggi del regno scomodino qualche guerriero e mago serio per i compiti delicati… la vera minaccia per i Forgotten Realms tutto sommato sono i politici, diciamocelo. Avrete capito che aspettarsi qualcosa di sorprendente dalla trama del gioco è una speranza vana, e tale rimane dall’inizio alla fine del gioco.
Di solito gli rpg con una storia pretestuosa alle spalle si rivelano essere dei giochi orientati verso l’azione e PoR non fa eccezione. Il gioco è decisamente Hack & Slash e punta tutto sull’esplorazione in modalità “Seek & Destroy” dei dungeon presenti nel cuore delle rovine di Myth Dannor. Gli appassionati dei Gdr più cerebrali insomma possono già smettere qui di leggere la recensione.

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Creazione del Personaggio

Essendo le regole della terza edizione di AD&D uscite da poco (praticamente mentre il gioco era in lavorazione), non ho ancora avuto modo di provarle in una seduta di Gdr da tavolo, ma PoR me ne ha un po’ fatto passare la voglia. Dove sono gli gnomi innanzi tutto? Io voglio crearmi un personaggio gnomo e non posso… non s’inizia certo col piede giusto! Umani, nani, halfing, elfi e mezz’orchi… come parco scelta di razze s’era visto sicuramente di meglio.
Anche le classi sembrano drasticamente diminuite. Dove sono i Bardi? E gli stregoni? Se non altro ora fare il multiclassing è molto più facile (infatti si può scegliere in qualsiasi momento di utilizzare l’esperienza raggiunta per salire di un livello nella propria classe o di iniziare un livello di un’altra classe) ma il gioco non vale la candela secondo me. In ogni caso non si riesce ad essere soddisfatti del party creato: le rappresentazioni grafiche degli omini sono pochissime, non ci sono i primi piani ed in più non si può nemmeno scegliere in molti casi il sesso dei personaggi!
Le statistiche non si “rollano” più ma possiamo aggiungere punti nelle varie statistiche prendendoli da un parco di “punti bonus”. Si toglie così la poesia della randomizzazione. Le caratteristiche ulteriori dei personaggi non si scelgono ma sono imposte dalle regole di Por. Insomma i party sono veramente poco personalizzabili e la creazione dei personaggi lascia l’amaro in bocca.

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Alle Armi

Una volta sul campo di battaglia il sistema di gioco inizia a svelare le sue carte e si capisce fin dalla prima scrollata dello schermo che ci sarà ben poco da gioire. La visuale è fissa sui personaggi del party con una prospettiva isometrica piuttosto ravvicinata, così c’è impossibile vedere quello che succede a più di venti metri di distanza dai nostri eroi. Immaginatevi in un gioco che punta molto sull’esplorazione quanto questo difetto possa pesare. Non potrete mai prendere dei nemici di sorpresa in questo modo, ma non ci riuscireste comunque per colpa del sistema di iniziativa…
Altro colpo di scena negativo è il fatto che i personaggi del party debbano restare tutti uniti nel raggio di 10 metri: se proverete a mandare uno dei vostri prodi in avanscoperta il dio del mondo virtuale, vestiti i panni di una fetida finestrella, v’informerà che il party deve restare unito.
Per fortuna che i giochi di ruolo dovrebbero lasciarci liberi di scegliere cosa fare! In questo modo non si possono mandare avanti i guerrieri lasciando i maghi ben lontani pronti ad intervenire a distanza con gli incantesimi, ma non solo, non si può nemmeno esplorare un corridoio con un ladro tentando di disattivare tutte le trappole prima che il resto del gruppo ci salti sopra.
L’interfaccia di gioco, in alcune cose simile a quella dei giochi basati sul motore Infinity, non permette una grande interazione con l’ambiente circostante, ma tramite l’uso di hot spots si riescono con un click a compiere le azioni basilari come parlare, raccogliere, aprire etc. Essendo il gioco fortemente sbilanciato verso l’azione, molte di più sono le possibilità offerte durante gli scontri dall’interfaccia grafica. Premendo il tasto destro del mouse compaiono dei menù piuttosto ricchi che permettono di utilizzare magie, skill, oggetti dell’inventario e mosse speciali. Queste finestrelle sono purtroppo molto piccole e spesso riuscire a clickare la voce giusta velocemente diventa un vero problema. “Beh, che c’importa”, direte voi, “tanto in questo tipo di giochi si ha tutto il tempo che si vuole per prendere una decisione”. Errore: in Pool of Radiance i combattimenti sono basati su dei turni in cui ogni personaggio ha poco (o addirittura pochissimo, a secondo di cosa sceglieremo nelle opzioni) tempo per scegliere il da farsi. Mettendo il gioco in pausa purtroppo non vi sarà possibile impartire ordini, come invece avveniva nei giochi alla Baldur’s Gate. Avere fretta ed in più non essere aiutati da un sistema di puntamento chiaro e semplice non aiuta certo i giocatori a riflettere e a gustarsi i combattimenti. Questi turni sono inoltre regolati dal sistema d’iniziativa di AD&D3 e se la cosa magari farà piacere ai puristi del gioco su carta, a molti altri farà storcere il naso. Il perché è semplice: quando si vede un gruppo di nemici di spalle non è comunque possibile attaccarlo di sorpresa! Il menù degli incantesimi d’attacco è addirittura disattivato quando non si combatte, e qualsiasi sia la nostra scelta, dovremo comunque sottostare al sistema d’iniziativa calcolato dal computer, che sembra, non me ne vogliano, completamente casuale. Così attaccando il nemico alle spalle saremo comunque noi, nella maggior parte dei casi, i secondi a muovere…

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Alle Armi

Gli scontri, che avvengono principalmente nel cuore della terra e quasi mai all’esterno, sono numerosissimi e alla lunga ripetitivi. Dover uccidere un centinaio di non-morti in una serata non è propriamente “eccitante”. Ogni tanto si incontra qualche mostro esotico e inaspettato, ma la norma è il classico gruppone di nemici banali del nostro stesso livello circa da uccidere senza troppi sotterfugi tattici.
I Dungeon delle rovine di Myth Dannor sono comunque enormi (tremendamente ripetitivi) e il gioco garantisce più di cento ore di esplorazione e, per i più ottimisti, di divertimento. Se raccogliere oggetti magici è per voi una fonte di gioia in effetti PoR vi regalerà molte ore felici, perché i dungeon sono pieni zeppi di artefatti più o meno mistici in grado di migliorare le prestazioni dei vostri personaggi. Troverete così tante cose che dovrete spesso tornare in superficie per vendere le cose inutilizzate al negozietto di turno.
Se a qualcuno lo schema “scendi nel dungeon, ammazza e prendi più roba possibile, poi torna in superficie e vendi al bazar il tutto” ricorda giochi come Diablo vuol dire che abbiamo dei lettori decisamente pieni d’intuito…
Parlando delle regole di AD&D3 non ci sentiamo proprio di definirle rivoluzionarie: a parte il multiclassing facilitato ed il nuovo sistema di utilizzo e memorizzazione degli incantesimi c’è ben poco di fortemente innovativo. Ora non so se la colpa sia delle regole in sé o di come siano state implementate nel gioco, ma alla fine la second edition non sfigura di certo al confronto.

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Tecnicamente

La grafica isometrica ed i personaggi tridimensionali di Por sono decisamente di buona fattura ed il gioco si lascia guardare con piacere. Le animazioni sono piuttosto buone e specialmente gli effetti degli incantesimi sono fra i più suggestivi mai visti in questo tipo di giochi, grazie alle fonti di luci colorate dinamiche supportate dal motore del gioco.
Alcune ambientazioni sono molto evocative, mentre purtroppo molto spesso i lunghi cunicoli marroni dei dungeon tendono a ripetersi un po’ come stile. Lo sfarzo grafico si paga un po’ in termini di hardware, infatti su computer inferiori ai 400 mhz il gioco tenderà a rallentare insieme al puntatore del mouse che renderà la vita ancora più difficile fra i minuscoli menù del gioco.

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Tecnicamente

Le presentazioni e gli intermezzi animati sono assolutamente spettacolari ma pesantissimi per i pc non proprio delle ultime generazioni. I bug, purtroppo si sprecano ed alcuni sono francamente inquietanti: cancellare TUTTO l’hard disk non è proprio quello che si richiede al programma quando si disinstalla il gioco.
Questo inconveniente non capita a tutti i giocatori per fortuna, ma se si è fra i prescelti… beh auguri! Il problema comunque, non è tanto disinstallare il gioco, quanto installarlo: alla luce dei numerosi difetti e dei pochi pregi elencati in precedenza è difficile consigliare PoR a qualsiasi giocatore… a parte quelli che amano i dungeon lunghissimi pieni di oggetti magici e che non vogliono perdersi il primo gioco a sfruttare le regole di AD&D 3rd edition.

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Voti:

PRESENTAZIONE: 7
Se la bellezza di un gioco fosse direttamente proporzionale all’eleganza della sua confezione Pool of Radiance 2 sarebbe un capolavoro. Purtroppo le cose non stanno proprio così ed i bug di cui il gioco è disseminato sono lì per ricordarcelo.

GRAFICA: 7
Niente male sotto questo punto di vista per un gioco con visuale dall’alto. Fonti di luci colorate dinamiche, incantesimi spettacolari ed animazioni convincenti sottolineano l’ottimo impatto visivo del gioco.

SONORO: 5
Le musiche fanno la loro parte ma siamo lontani dalle orchestrazioni evocative di Baldur’s Gate e compagni. Gli effetti sonori sono comunque ben realizzati, anche se le voci dei personaggi potevano essere caratterizzate un po’ di più. Gli attori che doppiano i PnG si sforzano troppo di far assumere al loro americano da cassapanca dei toni epico/fiabeschi, risultando stereotipati.

GAMEPLAY 4
Per giudicare le regole di AD&D3 in un Crpg dovremo aspettare forse Neverwinter Nigths, perché l’interfaccia di Pool of Radiance è talmente piena di difetti e scomoda da farne passare in secondo piano l’eventuale bontà. Scrolling fisso sul party, impossibilità di mandare in avanscoperta un personaggio ed altre mille sciocchezze alla fine rovinano l’esperienza di gioco.
Il sistema a turni dinamici è sicuramente un passo indietro rispetto all’elegante sistema a pause del motore Infinity e le finestrelle pop-up sono talmente piccole da risultare valide solo per l’esame della vista dall’oculista. La storia che fa da sfondo al gioco è quasi risibile e non invoglia ad andare avanti.

VERDETTO FINALE Voto: 53/100
Pool of Radiance 2 è un’occasione persa perché con un po’ più d’attenzione tanti piccoli errori di game design si sarebbero potuti evitare migliorando moltissimo l’esperienza finale. Il gioco è comunque interessante per chi volesse provare per la prima volta una nuova concezione del mondo di Dungeon & Dragons.

Flavio "Flx" Muci

Links:

Sito ufficiale: Pool of Radiance 2
Sviluppatore: Stormfront Studios
Publisher: Ubisoft
Distributore: Ubisoft Italia

Introduzione

Pool of Radiance: Ruins of Myth Dannor, è il successore dell’omonimo Crpg uscito più di 10 anni fa per mano della gloriosa SSI e diventato insieme agli altri titoli della raccolta “Golden box” un classico del genere. Un classico non proprio memorabile però… alla fine il tempo ci ha detto che i veri giochi di ruolo per computer che hanno fatto epoca in quegli anni sono stati i vari Ultima 6, Ultima 7, Darklands, Ultima Underworld, Wizardry 7 ed Eye of the Beholder.
C’erano comunque moltissimi estimatori anche dei prodotti made in SSI ed, in effetti, nel 1988 fu grande l’entusiasmo per l’uscita di Pool of Radiance visto che questo era il primo videogioco ad utilizzare le regole di Dungeon & Dragons ufficiali in un videogame. Certo, il gioco poi non era tutta questa meraviglia ma alla fine il passo storico era comunque importante.
Il successore non vuole essere da meno e si presenta come il primo gioco ad utilizzare le regole della 3rza edizione (ad opera dei Wizards of the coast) d’Advanced Dungeon & Dragons. Dopo aver visto il film ispirato a questo gioco di ruolo al cinema ho perso un po’ l’entusiasmo per l’intero mondo di D&D (se non l’avete visto affittatevi la videocassetta e vi garantirete un paio d’ore di sofferenza) ma è comunque con interesse che ci si avvicina a questo nuovo sistema di regole che presumibilmente fior fiore di videogiochi utilizzeranno negli anni a venire.