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Resident Evil Village, la recensione: l'orrore di Capcom torna più in forma che mai

Capcom si è superata ancora una volta confezionando un'esperienza coinvolgente e dal ritmo sempre sostenuto, mantenendosi fedele all'evoluzione di una delle sue saghe di punta: ecco la nostra recensione di Resident Evil Village

RECENSIONE di Alessandra Borgonovo   —   05/05/2021

Ne abbiamo parlato per mesi, abbiamo sviluppato teorie e ipotesi, spolpato le demo nella speranza di cogliere una minima frazione di quello che sarebbe stato Resident Evil Village. Ora, finalmente, siamo pronti per parlarne nel dettaglio e tirare le somme su quello che è, a tutti gli effetti, il primo sequel nella storia della saga. Come abbiamo scritto in questo articolo, l'ottavo capitolo è strettamente collegato alle vicende di Resident Evil VII: Biohazard; perciò serve averlo giocato o, se non altro, conoscere gli eventi. Non a caso, Capcom in questi giorni ha pubblicato un video riassuntivo degli avvenimenti in modo da rinfrescare la memoria, o creare le basi a chi non l'ha provato affinché abbia un punto di partenza per apprezzare questa nuova esperienza.

Già da una simile premessa, ovvero dal fatto che Resident Evil Village sia il primo vero sequel mai prodotto, è chiaro l'intento di Capcom di spingersi ancora un po' oltre e provare a sperimentare. Fino adesso tutti i capitoli hanno sempre fatto parte del macro universo narrativo della serie ma non si sono mai influenzati direttamente: in parole povere, era possibile giocarli in ordine sparso senza perdersi troppo della trama generale - salvo poi dover rimettere in ordine un paio di cose qui e lì. Creare una ancora non confermata trilogia (che, dopo aver giocato a questo capitolo, siamo sicuri si farà) e dunque andare a lavorare molto più sul fronte narrativo ci ha piacevolmente sorpresi.

Resident Evil è una saga con ormai venticinque anni sulle spalle, il cui successo non era affatto immaginabile all'epoca e che nel tempo ha sempre provato a riaggiustarsi pur non abbandonando mai del tutto la sua anima B movie. Ha avuto un periodo buio ma è stata capace di riprendersi benissimo con Resident Evil VII: Biohazard sposando l'idea originale di Shinji Mikami secondo cui la serie doveva svilupparsi in prima persona, introducendo un protagonista inedito e riuscendo nel contempo a non perdere il filo con certi eventi del passato. È, in un certo senso, tornata alle sue stesse radici e adesso conferma l'ottima strada intrapresa: ecco la nostra recensione di Resident Evil Village.

Storia, atmosfera e narrazione

Per rispetto delle restrizioni ma soprattutto vostro che vi preparate a godervi questo nuovo tuffo nell'horror, non ci spingeremo oltre quanto già si sa della trama. Sono trascorsi tre anni dagli eventi di Dulvey, Ethan si è riunito a Mia e assieme hanno cercato di ricostruirsi una vita, hanno persino avuto una figlia - la piccola Rosemary. Quella che sembra essere ora una famiglia felice viene spezzata nientemeno che da Chris Redfield: una notte attacca i Winters assieme alla sua squadra, uccidendo Mia e rapendo Rosemary. È solo l'inizio di un nuovo incubo per Ethan, che si troverà poi in un misterioso villaggio rumeno in cerca della figlia, ma a ostacolarlo ci saranno nuove e pericolose minacce: dai feroci lycan ai quattro Signori che governano la zona, tutti facenti capo alla criptica Madre Miranda: uscirne indenne e assieme a Rosemary potrebbe rivelarsi un'impresa oltre le sue forze.

Fin dai primi minuti, pertanto, Capcom costruisce la tensione affiancandola alla curiosità di sapere perché un eroe come Chris abbia agito in maniera tanto efferata. Riesce dunque a metterci nei panni di Ethan e del suo smarrimento di fronte a eventi fuori controllo. Una volta entrati nel vivo del gioco, ovvero dopo il tragico prologo, il senso di solitudine e abbandono si percepisce a ogni passo, così come il dubbio di essere sempre costantemente sotto gli occhi di qualcuno o qualcosa; abbiamo molto apprezzato il fatto che, nonostante la vaga sicurezza data dal possedere un'arma da fuoco, non si possa evitare di procedere a piccoli passi e con la massima prudenza. L'immersione funziona molto bene, che sia nelle ampie sale di Castel Dimitrescu o negli apparentemente normali corridoi di Casa Beneviento, e l'ansia sarà la nostra fidata compagna dall'inizio alla fine del gioco - in alcuni casi con picchi che ci hanno obbligato a fermarci e toglierci le cuffie.

Resident Evil Village, Chris porta via Rose davanti a un impotente Ethan
Resident Evil Village, Chris porta via Rose davanti a un impotente Ethan

Il sound design svolge ancora una volta un lavoro magistrale nel creare la perfetta atmosfera horror, alternando musiche in un minaccioso crescendo a suoni ambientali fino al più assoluto silenzio - che è quello ad averci messo addosso più tensione. Pur nel suo essere intimidatoria, infatti, la musica è un elemento esterno che riesce a estraniarci, seppur di pochissimo, da cosa stiamo vivendo: piombare improvvisamente nel silenzio ci rende un tutt'uno con Ethan e la capacità con cui Capcom è riuscita a bilanciare il tutto va applaudita. D'altronde aveva già dimostrato l'eccezionalità del sound design sia in Resident Evil VII: Biohazard sia, in misura ancora maggiore, in Resident Evil 2 Remake: qui conferma una volta di più la propria capacità di manipolare i nostri stati d'animo solo con l'uso del suono - e il suono, in un horror o survival horror, è indispensabile ai fini dell'esperienza.

Per quanto riguarda la narrazione, è quasi tutto perfetto. Quasi perché riteniamo che Resident Evil Village soffra un po' la sindrome del capitolo di mezzo - ruolo che, ripetiamo, è nuovo all'interno della serie: deve fare da ponte tra il passato e il futuro, chiarendo alcuni punti rimasti in sospeso e aprendosi a quello che potrebbe accadere senza però esporsi troppo. Ecco, nel caso specifico l'ottavo capitolo riannoda molti fili di Resident Evil VII: Biohazard ma non è sempre chiaro nelle sue spiegazioni. Precisiamo, alcuni dettagli sono sempre stati piuttosto nascosti nelle trame e solo dopo un'attenta ricerca si riesce a mettere insieme un quadro più omogeneo, tuttavia riteniamo che prendersi del tempo in più per far meglio luce su certi aspetti non avrebbe guastato: un documento, un filmato o un dialogo avrebbero contribuito molto all'iniziale confusione che ci ha colto in determinati momenti. Questo non significa che la storia, complessivamente, sia incomprensibile o raffazzonata; piuttosto, ci è sembrata abbastanza probabile la presenza di contenuti aggiuntivi (sulla falsa riga di Not a Hero ed End of Zoe) che vadano a bilanciare meglio specifiche parti. C'è parecchia carne al fuoco e non tutta è stata cotta a puntino ma il banchetto che viene servito rimane, nell'insieme, di altissima qualità.

Resident Evil Village, Ethan si fa strada tra il freddo e l'oscurità di una foresta sconosciuta
Resident Evil Village, Ethan si fa strada tra il freddo e l'oscurità di una foresta sconosciuta

L'intreccio è piuttosto lineare, come del resto è sempre stato in quei capitoli che non fossero raccontati da diversi punti di vista (quindi Resident Evil 6) ma la visione d'insieme, composta da dettagli più o meno sensibili, viene offerta solo se si presta attenzione tanto alla narrazione ambientale quanto ai documenti sparsi lungo il gioco: se una partita giocata esclusivamente con la voglia di arrivare dall'inizio alla fine sarà utile per una comprensione sommaria degli eventi, procedere con calma vi premierà con una maggior contestualizzazione di fatti e personaggi. Il nostro consiglio è non correre, prendere tutto ciò che Resident Evil Village ha da offrire e metabolizzarlo passo dopo passo: siamo di fronte alla trama finora più elaborata in termini di contenuti, a dimostrazione di una progressiva maturazione della saga pur non mancando gli elementi sopra le righe cui siamo stati abituati.

In termini di ritmo, questione che riprenderemo parlando del gameplay, il gioco non cede terreno e fa un ottimo uso dei colpi di scena: proprio quando si pensa di aver capito cosa sta succedendo, ecco che la situazione prende una piega imprevedibile riportando l'attenzione ai massimi livelli, dandoci inoltre un ulteriore motivo per proseguire. Gli stessi toni sono mutevoli, ciò grazie anche a un'ottima caratterizzazione dei quattro Signori, ciascuno diverso dall'altro per atteggiamento, background narrativo e, appunto, approccio lato gameplay. Quest'ultimo è d'altronde costruito attorno alla narrazione, non il contrario, rendendola dunque un elemento chiave senza cui forse le cose si sarebbero svolte in modo diverso e meno appagante. L'uno è, in buona sostanza, la linfa vitale dell'altro: la storia permette al comparto ludico di prendere forma ed esprimersi a dovere mentre questi, a sua volta, valorizza la narrazione rendendola quasi palpabile.

Resident Evil Village, il colpo d'occhio sul villaggio e cosa lo circonda è notevole
Resident Evil Village, il colpo d'occhio sul villaggio e cosa lo circonda è notevole

Gameplay e gunplay

Resident Evil Village si svolge tutto in prima persona ma, a differenza del capitolo precedente, non c'è il supporto al VR: non escludiamo che all'avvento di PSVR2 possa esserne il titolo di punta, per il momento bisogna accontentarsi di giocarlo così com'è. Non è la sola differenza, perché già a partire dall'inventario si notano i dichiarati spunti presi da Resident Evil 4: assieme al mercante noto come Duca, a un paio di sequenze che richiamano fortemente l'incubo di Leon in Spagna e in generale a un'anima molto più action del predecessore, che nella sua seconda parte diventava un noioso susseguirsi di sparatorie, Resident Evil Village ci presenta un graditissimo bilanciamento nel gameplay.

Da un lato i nostalgici si sentiranno in parte a casa, senza tuttavia il vantaggio delle "mosse speciali" di cui disponevano Leon e gli altri personaggi: perciò, laddove il quarto capitolo iniziava a diventare più frenetico ma non mancava di offrire al giocatore un palliativo con calci rotanti e suplex che spesso sopperivano all'utilizzo di munizioni, qui dobbiamo capire che non siamo noi a dettare le regole - le subiamo e ci adattiamo a esse, sfruttando in modo accorto l'ambiente. Dall'altro ecco che all'improvviso il gioco ci svuota di tutta l'adrenalina di uno scontro all'ultimo colpo (letteralmente, specie se come noi giocate la vostra prima partita in Estrema) per farci piombare nella tensione più pura, rallentando volutamente il proprio ritmo e lasciandoci in balia di un'incertezza per cui nemmeno il conforto di un'arma può granché.

Non vi diremo chi, dove e quando, sappiate solo che Resident Evil Village è un fascio di esperienze tutte diverse per narrazione, come abbiamo già scritto, e gameplay: da una lotta per la sopravvivenza ci troveremo a spremerci le meningi davanti a un enigma, ad aggirare i nemici nella speranza non si accorgano di noi (non parliamo di stealth ma è comunque possibile passare inosservati abbastanza a lungo da renderlo un vantaggio), a scappare da una Alcina Dimitrescu alla quale i nostri proiettili non scombinano nemmeno la messa in piega fino a combattere in veri e propri budelli dove l'unica speranza è nella mira.

Resident Evil Village, i lycan sono consapevoli della nostra presenza e aspettano. Ma poi caricano...
Resident Evil Village, i lycan sono consapevoli della nostra presenza e aspettano. Ma poi caricano...

Non ci si annoia mai ed è questo il pregio dell'ottavo capitolo: giusto verso la fine potrete percepire una punta di stanchezza ma si tratta di una sbavatura da cui ci si riprende subito, complici i menzionati colpi di scena. Battetevi fino all'ultimo respiro, costruite oggetti, comprate, potenziate, risolvete puzzle, fuggite, pianificate una strategia, in un susseguirsi imprevedibile che vi lascerà sempre vigili; un curioso mix di generi che ci ha ricordato tutto il buono di Resident Evil 1, Resident Evil 2 e Resident Evil 4, applicato alla formula adottata dal settimo capitolo - qui espressa ancora meglio. A Dulvey c'è stato un inizio di tutto rispetto, alla lunga andato perdendosi, mentre in Romania è una continua scoperta, un'esperienza capace di reinventarsi per non finire nella monotonia. Alcune parti potrebbero convincervi meno di altre, alla fine si riconduce al gusto personale, ma la loro amalgama è unica.

Considerato quanto affidamento dovrete fare sulle armi da fuoco, ci aspettavamo una cura particolare nel merito del gunplay e non siamo stati delusi: l'efficacia e l'effetto variano in maniera sensibile dall'una all'altra, alternarle in rincorsa attraverso il menu rapido è un'azione molto reattiva e si nota un leggerissimo cambio nella velocità di corsa in base a quale si sta impugnando. Meno convincente è stato invece il sound design, che solo qui ci è parso sottotono e non particolarmente in grado differenziarsi tra la dispersività dell'esterno e il potenziale rimbombo di un'area più chiusa come i sotterranei del castello. È un dettaglio che si nota soltanto prestandoci davvero attenzione, né si può dire svaluti o infici l'esperienza in qualche modo. Anche perché, a emergere è l'eccellente impiego dei grilletti adattivi del DualSense.

Resident Evil Village, il concilio dei quattro Signori assieme a Madre Miranda
Resident Evil Village, il concilio dei quattro Signori assieme a Madre Miranda

Ce n'eravamo già accorti durante le demo ma con l'intero arsenale di Ethan a disposizione diventa molto più chiaro quanta cura sia stata posta in questa feature. Ogni arma ha il suo peso specifico, che viene percepito quando la si solleva per prendere la mira: la pressione da esercitare cambia ed è evidentissimo. A rendere però tutto ancora migliore è il fatto che questa differenziazione non occorre soltanto tra diverse tipologie di armi - ad esempio tra pistola, fucile a pompa, fucile di precisione e così via - ma all'interno di una stessa categoria.

Per fare un esempio pratico, la prima pistola che ottenete nel gioco non ha peso e può essere alzata con una pressione lieve del grilletto (a indicarne anche la natura più grossolana), mentre già una pistola raffinata come la Albert-01, disponibile con il preordine, richiede un piccolo sforzo in più. Da notare inoltre che qualora un'arma dovesse essere equipaggiata con un calcio, la resistenza esercitata sarà minore rispetto a quando ne era priva: un chicca, l'abbiamo molto apprezzata. Allo stesso modo, sparare richiede pressioni diverse ma lo scarto è meno percettibile; ciononostante, si è lavorato anche su questo punto per rendere il gunplay parte rilevante dell'esperienza e non un orpello.

Resident Evil Village, i vigneti di Castel Dimitrescu hanno degli spauracchi molto realistici
Resident Evil Village, i vigneti di Castel Dimitrescu hanno degli spauracchi molto realistici

Il Villaggio delle Ombre

Sparare sarà, di fatto, l'unica cosa a mantenervi in vita nel villaggio e dintorni. La fuga è un'opzione, e in questo senso non abbiamo apprezzato moltissimo che alcuni nemici abbiano una ristretta area d'azione superata la quale vi voltano le spalle e tornano al loro posto come se non esisteste, ma non sempre è facile mettersi le ali ai piedi. I lycan sono particolarmente veloci, altri nemici potrebbero essere più lenti ma costringervi a una ritirata eccessiva, o non permettervelo affatto in eventuali contesti. In ogni caso, presto o tardi, dovrete tornare ad affrontarli se volete passare. Non si scappa. A differenza di Resident Evil VII: Biohazard, che andava più per compartimenti stagni nonostante si potesse (e a volte dovesse) tornare a visitare certe punti già completati, in questo caso le aree sono più "vive", interconnesse e soprattutto all'inizio gli accessi sono molto ridotti: è una mappa che si sblocca progressivamente con il gioco ma non siete tenuti a scoprirla nella sua interezza ed è proprio questo che ci riporta ai fasti dei primi capitoli. Ci sono tante zone segrete, piccoli enigmi da risolvere, chiavi da recuperare per sbloccare proprio quella porta lì e via discorrendo.

In termini di level design, ancora una volta, Resident Evil Village prende a piene mani dai capitoli passati e ci restituisce un'esperienza accattivante, per la maggior parte del tempo nelle nostre mani. Non siamo tenuti a tornare in una zona già visitata ma cosa accadrebbe se lo facessimo? Provate e vedete. Non manca inoltre una discreta verticalità, abbastanza scontata nel momento in cui ci troviamo a combattere nemici incredibilmente agili come i lycan, quindi anche Ethan può provare a sfruttare questa cosa a suo vantaggio portandosi in una posizione sopraelevata; così come ci sono sezioni sotto il livello del suolo. L'ottavo capitolo è un gioco ben più ampio del precedente e vale la pena scoprirlo in ogni singola parte, con tutti i rischi del caso.

Resident Evil Village, facciamo la conoscenza di Karl Heisenberg
Resident Evil Village, facciamo la conoscenza di Karl Heisenberg

What're ya buyin?

Non potevamo evitare di dedicare uno spazio anche al mercante del gioco, un chiarissimo omaggio a quello di Resident Evil 4 al punto da citarne una battuta. Il Duca, così si fa chiamare questa imponente figura, non è solo quel momento di sollievo dalle nostre fatiche ma anche un elemento imprescindibile del gameplay: è vero, i proiettili in Resident Evil Village non mancano ma, di pari passo con i loro numero e a seconda della difficoltà a cui state giocando, la resistenza dei nemici è tarata per farvene utilizzare parecchi. Qui entra in scena il Duca, che al giusto prezzo può modificare le vostre armi (o venderne di nuove) per renderle più efficaci, una qualità di cui presto non potrete più fare a meno. Ci sono state situazioni in cui proprio lui si è rivelata la nostra carta vincente, poiché scarichi di proiettili abbiamo trovato salvezza nel vedere il suo carro delinearsi in lontananza.

Non è tuttavia solo una questione di potenza di fuoco ma anche di sviluppo del personaggio: se nel settimo capitolo avevamo gli steroidi per aumentare la nostra salute e i manuali, che occupavano spazio nell'inventario, per migliorare la nostra resistenza o la potenza d'attacco in combattimento, qui dovremo affidarci alle ottime capacità culinarie del Duca. In cambio di specifici ingredienti potrà infatti preparare manicaretti che andranno a influenzare specifici aspetti di Ethan. È una questione un po' più complessa del trovare un solo oggetto, come a Dulvey, perché qui bisogna tenere gli occhi ben aperti in cerca delle provviste necessarie e accumularne la giusta quantità. Sempre facendo attenzione a non intasare l'inventario. Resident Evil Village cambia rispetto al precedente, l'abbiamo già detto, e proprio come in Resident Evil 4 crea delle sezioni apposite per i tesori e gli oggetti chiave senza più ingolfare la schermata principale - questo in virtù del fatto che non esistono più le casse dove lasciare gli oggetti. Dall'altro lato, ci pensano le provviste a riempire lo spazio disponibile costringendovi a valutare bene prima di mettervi a caccia. Potete vendere e scartare oggetti, non più immagazzinarli da qualche parte.

Resident Evil Village, il Duca sarà il nostro faro di speranza nel corso di tutto il gioco
Resident Evil Village, il Duca sarà il nostro faro di speranza nel corso di tutto il gioco

Siamo tutti Mercenari

Ci stiamo avviando alla chiusura di questa recensione ma è d'obbligo parlare anche dell'attesissimo ritorno della Modalità Mercenari. Richiesta a gran voce in sostituzione di altri esperimenti spesso poco riusciti, i fan questa volta sono stati accontentati ma si troveranno di fronte a una sorpresa: sì, la modalità è bene o male come la ricordate... con riserva. Laddove in Resident Evil 4 era una vera lotta alla sopravvivenza, alla ricerca del punto migliore dove accumulare uccisioni senza rimanere incastrati e del mandare a memoria la posizione di ogni clessidra per gestire meglio la propria partita, l'approccio utilizzato in Resident Evil Village punta più a una combinazione di velocità ed efficienza che non di resilienza in sé. È molto più simile, se vogliamo, alla Modalità Raid dei due capitoli Revelations con qualche tocco in più: anzitutto c'è un obiettivo da raggiungere prima di poter passare all'area successiva (ogni stage è diviso in più sezioni) ma, una volta completato, siete liberi di restare per sbarazzarvi dei nemici rimanenti che sono in numero contato.

Il cosiddetto accumulo della combo, essenziale per massimizzare il punteggio, ha dunque un limite e vi obbliga a pianificare l'approccio in modo diverso dal solito. I nemici non arrivano all'infinito e sono distribuiti lungo tutta la mappa di gioco, obbligandovi a memorizzare i punti chiave per correre dall'uno all'altro mantenendo una performance efficiente. Da non dimenticare poi che il tempo rimanente, così come il denaro raccolto, entreranno a far parte della valutazione finale di ogni area e dunque del punteggio accumulato. Nel mezzo del nostro tribolare per ottenere almeno una S ci sono poi le abilità, che possono essere apprese distruggendo lo specifico "totem" e scegliendo secondo voi la migliore tra le tre a disposizione: è possibile accumulare più volte la stessa abilità, aumentandone dunque l'efficacia, od optare per qualcosa di diverso in modo da rendere Ethan più versatile in base al vostro stile - consapevoli del fatto che le abilità si mantengono nel passaggio da un'area all'altra dello stesso livello. È una Modalità Mercenari diversa da quella cui siamo stati abituati, molto più frenetica e al tempo stesso strategica, e proprio per questo ci è piaciuta: serve un attimo per abituarsi ma una volta ingranato diventa incredibilmente divertente.

Resident Evil Village, nella modalità Mercenari potremo usufruire dei servizi del Duca tranne per quanto riguarda la cucina
Resident Evil Village, nella modalità Mercenari potremo usufruire dei servizi del Duca tranne per quanto riguarda la cucina

Prestazioni grafiche e tecniche

Non serve davvero ripetere quanto il RE Engine sia una meraviglia ma noi lo facciamo lo stesso perché in Resident Evil Village si è raggiunto un livello di dettaglio incredibile. Soprattutto per quanto riguarda gli interni o i personaggi principali, i dettagli sono ricercatissimi (basti guardare le mani di Ethan) e lasciano senza fiato. Castel Dimitrescu in particolare si presta molto bene ma come scoprirete non è l'unica area a beneficiare delle capacità dell'engine.

Gli esterni sono un filo meno convincenti ma il colpo d'occhio rimane comunque notevole, mentre per quanto riguarda alcuni personaggi secondari abbiamo notato un po' meno di cura rispetto al resto; considerando però il loro ruolo all'interno del gioco, come saprete se avete giocato le demo, è comprensibile non aver voluto cercare un livello di precisione pari a quello dei protagonisti. Fermo restando che non sono brutti da vedere, semplicemente si nota una leggera discrepanza con gli altri. Tecnicamente, il gioco su PS5 si è mostrato sempre molto stabile con i suoi 6ofps, persino durante le fasi più concitate con tanti nemici a schermo. Se c'è stato qualche drop, è stato difficile accorgersene a occhio nudo. Resident Evil Village si dimostra bellissimo da giocare, vedere ed esplorare, con una ricostruzione delle ambientazioni sempre curata e unica di per sé.

Conclusioni

Multiplayer.it
9.2
Lettori (135)
8.4
Il tuo voto

Resident Evil Village si dimostra un'eccellente evoluzione del capitolo precedente, in grado di amalgamare gli aspetti migliori di alcuni dei capitoli più vecchi e integrarli nella formula della prima persona: il risultato è un gioco che non perde mai di ritmo, molto del quale è deciso comunque da voi e dalla vostra propensione a esplorare, sia narrativamente sia in termini di gameplay. Ci abbiamo visto un pizzico dei primissimi Resident Evil nel level design e nella predisposizione dei puzzle, così come Resident Evil 4 l'ha fatta da padrone in altri contesti; questo comunque non porta il gioco a essere solo un pastone di idee riciclate, poiché mantiene comunque una precisa identità e gestisce i vostri stati d'animo in un modo che un'ipotetica terza persona non avrebbe veicolato alla stessa maniera. È un peccato che si dimostri fin troppo criptico in alcuni punti, una scelta che potrebbe rimandare alla pubblicazione di futuri DLC, e l'area d'azione ristretta di alcuni nemici permette di approfittarsi di loro senza entrare davvero in conflitto. Al di là di quelle che potremmo davvero definire imperfezioni, più che veri e propri difetti, Resident Evil Village è un ottimo capitolo di mezzo che riannoda molti fili del passato ma, al contempo, si spalanca a un futuro ancora più pieno di domande. C'è tensione, esplorazione, combattimento, tutto quello che potete desiderare e anche di più.

PRO

  • Un'eccellente evoluzione da Resident Evil VII
  • Non perde mai di ritmo, né a livello narrativo né di gameplay
  • Il gunplay è soddisfacente soprattutto per l'utilizzo dei grilletti adattivi
  • Il sound design è ancora una volta ottimo, molto di supporto all'atmosfera
  • La Modalità Mercenari ha subito un'interessante evoluzione, frenetica ma strategica

CONTRO

  • Narrativamente si dimostra un po' troppo criptico in alcuni punti, forse in vista di DLC
  • Il sound design delle armi e i volti di alcuni personaggi secondari sono un po' meno rifiniti
  • Il raggio di azione di alcuni nemici li limita e ci mette in una non necessaria posizione di vantaggio