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Steambot Chronicles - Recensione

Cowboys, pirati e mech, tutti insieme appassionatamente nel nuovo sorprendente Rpg-Action di Irem.

RECENSIONE di Massimo Reina   —   22/03/2007
Steambot Chronicles - Recensione
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La scatola di sabbia

Steambot Chronicles fa dell’assoluta libertà di azione uno dei suoi cardini principali. Fin dalla prime battute il gioco vi metterà di fronte a delle scelte che influenzeranno il corso dell’intera avventura. Anche se apparentemente futili, le domande che vi verranno poste durante le fasi del tutorial condizioneranno molti aspetti importanti del Pg principale e degli eventi futuri. E qui occorre aprire una piccola parentesi: Steambot Chronicles è un gioco molto interessante, come avremo modo di vedere insieme più avanti, principalmente per il suo particolare gameplay denominato “sandbox” (scatola di sabbia), che consente al videogamer di fare ciò che vuole senza alcuna limitazione di sorta. Ciò significa che ogni volta che si compie una determinata azione gli eventi della storia subiscono dei cambiamenti in una direzione piuttosto che un'altra. In questo modo ogni volta che si rigioca al titolo Irem questi può cambiare in certi aspetti se farete altre scelte nei momenti chiave rispetto alla prima volta che lo avete giocato. Geniale. Quindi, tornando al discorso iniziale, nelle fasi di tutorial se risponderete in un modo piuttosto che nell’altro alle quattro domande che vi verranno poste potrete determinare aspetti come, ad esempio, la scena finale oppure il momento della giornata in cui, esibendovi per strada, potrete guadagnare più danaro. Più avanti tali situazioni si ripresenteranno, ed è interessantissimo notare come in SC sia possibile rivolgersi al proprio interlocutore come meglio si crede, ottenendo effetti diversi nella gente in relazione alla decisione presa. Potrete liberamente decidere se accettare o no di aiutare una persona che invoca il vostro soccorso, determinando successivamente la stima o no nei vostri confronti dello stesso, oppure indispettire Connie con domande invadenti sul suo passato e così via. Nella maggior parte dei casi sia la storia che l’atteggiamento degli altri nei vostri confronti ne verranno influenzati.

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Mini-giochi a go-go

Il gameplay di Steambot Chronicles è quello tipico di un action-Rpg di buona fattura, anche se con alcune varianti molto interessanti. La libertà di azione di cui parlavamo poc’anzi la si riscontra anche in fase esplorativa, nei cui frangenti è possibile la totale esplorazione delle aree e la possibilità di dedicarsi a uno dei tanti mini-games presenti nel titolo Irem, senza preoccuparsi di procedere immediatamente nella storia. E di sotto giochi SC è pieno. Fra i tantissimi vi segnaliamo degli autentici rythm-games, in cui dovrete cimentarvi tramite apposita interfaccia nel suono di vari strumenti (e se sarete bravi potrete perfino entrare a far parte di una band), il tradizionale gioco d'azzardo, ma col biliardo, quello del tassista, dell’archeologo per conto del museo o il pilota di mech “da arena”, cioè colui che controlla una trotmobile in combattimenti stile gladatorio. In questi sotto-giochi si possono ovviamente racimolare soldi o oggetti rari. E con essi o col danaro ricevuti come ricompensa si può davvero fare di tutto: cambiare d'abito i Pg (nel mondo di SC si trovano parecchi capi di vestiario), cosa immediatamente visibile sui medesimi una volta indossati, carburante per il Mech, pezzi di ricambio (il nostro robot è personalizzabile e riparabile! Ma di questo parleremo in dettaglio più avanti), cibo e perfino libri ricchi di consigli o racconti da leggere. Di tutto di più. Sono presenti inoltre anche diversi dungeon da esplorare come nei Gdr tradizionali, quindi, come vedete, sono davvero tante cose da fare in questo titolo, per una longevità globale che si attesta su ottimi livelli.

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Battle System

Il BS è un altro degli elementi positivi del gioco. I combattimenti, in tempo reale, sono infatti fra i più divertenti e vari visti in un Gdr-action. Essi avvengono quasi sempre a bordo dei mech, con i quali è possibile compiere ogni tipo d movimento possibile e immaginabile. Il controllo del mezzo è diretto da parte dell’utente, inizialmente un tantino complicato, occorre un pò di pratica, ma una volta appreso il sistema base di movimento tutto diventa estremamente semplice. Con l'ausilio delle due levette analogiche del pad Ps2 e dei quattro tasti dorsali, il videogamer muove il mezzo facendogli compiere una serie enorme di mosse quali ruotare, camminare, saltare, attivare dei retrorazzi con cui spostarsi rapidamente (si fa per dire) o attaccare a colpi d'arma utilizzando separatamente le due braccia. Inoltre vi segnaliamo la possibilità di poter afferrare i nemici se in posizione ravvicinata, oppure un oggetto da scagliare contro gli avversari. Interessante poi notare come la fisica che gestisce i movimenti dei Pg sia molto realistica pur in un contesto fittizio e fantasy, tant’è che i trotmobile appaiono lenti, specie negli attacchi a lunga gittata, dando quel senso di pesantezza nelle azioni che li rende credibili. Un’aspetto molto interessante di SC, sempre a proposito di Mech, è quello legato alla possibilità di personalizzare praticamente “in toto” la macchina. Utilizzando un apposito editor, all’interno di una delle officine sparse per il mondo, è possibile infatti customizzare il mezzo a proprio piacimento, sostituendo, riparando e sviluppando tutte quelle componenti meccaniche che permettono alla trotmobile determinate prestazioni: armi, braccia, gambe, etc. La varietà di pezzi di ricambio disponibili è notevole quindi bisogna fare attenzione nella scelta delle parti da acquistare e montare, tenendo conto delle proprie esigenze reali quanto piuttosto del puro aspetto estetico, e di fattori importanti quali il peso finale del mezzo, visto che questi influirà parecchio sulla velocità, sulla resistenza ai danni e sul consumo di carburante del mezzo.

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Conclusioni

Steamboat Chronicles, lo dicevamo nel cappello introduttivo, è probabilmente una delle più piacevoli sorprese della stagione videoludica tutt’ora in corso. Uno di quei titoli inattesi che pur non facendo gridare al miracolo, lasciano piacevolmente sorpresi il videogamer che ha la fortuna di “scoprirlo” fra la valanga di titoli di secondo piano poc reclamizzati. La trama piacevole anche se non complessa, il gameplay tutto sommato scorrevole, la libertà di azione e le tantissime cose da fare fanno di questo titolo un interessante action-Rpg di stampo nipponicio, da tenere in considerazione se amate il genere, magari fra una sessione e l’altra del più complesso Final Fantasy XII.

    Pro:
  • Divertente e parecchio vario.
  • Grafica azzeccata.
  • Buona profondità.
    Contro:
  • Mancata localizzazione in italiano.
  • Qualche rallentamento di troppo.

Stile anime

Se poi volete comunque dare un tocco originale al Mech, si può cambiare colore alla carrozzeria o disegnare il proprio simbolo personale da apporre in una specie di piastra circolare decorativa da applicarvi sopra. A proposito di estetica, c’è da dire che la grafica di SC non è affatto malaccio. Anche se non raggiunge i livelli qualitativi visti in altri titoli del genere, men che meno in quei gioielli targati Squaresoft, il prodotto Irem raggiunge un discreto livello qualitativo, grazie anche allo stile anime che caratterizza il suo engine. I personaggi godono di un buon character design impreziosito da un cell-shading che ben si sposa con i soggetti rappresentati, mentre i fondali e le ambientazioni in generale appaiono tutto sommato gradevoli, ricchi di vita. Diverso il discorso legato alle animazioni: esse risultano un tantino legnose, e non solo nei Pg secondari. Inoltre c’è da registrare qualche rallentamento nelle fasi più caotiche di gioco, specie nei combattimenti. Il comparto audio presenta di contro musiche adatte al contesto, pur se non eccelse, un doppiaggio in inglese di ottima fattura (belle le voci e la loro “recitazione”). Presente, infine, il selettore 60Hrz.

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Probabilmente a molti dei nostri lettori, almeno i più giovani, il nome Irem non dirà praticamente nulla, ma ai piu' "anzianotti" fra di loro, leggendolo, verrà subito in mente di riporto uno dei titoli leggendari della storia dei videogames: R-Type. La casa di produzione di cui sopra è infatti colei che ideò quel capolavoro assoluto di un paio di generazioni videoludiche fa, quando il 2D la faceva da padrona. Dopo alterne fortune, specie sul mercato asiatico, la sofcto nipponica prova a tornare in auge con questo anomalo Rpg, Steambot Chronicles, che sembra avere tutte le carte in regola per rivelarsi come una delle piacevoli sorprese di questa stagione. Il gioco ha un'ambientazione che per certi versi può ricordare la serie Wild Arms. Siamo verso la fine del 1800 in una sorta di mondo "alternativo" al nostro in cui cowboys, pirati e Mech vivono nello stesso universo. Un ragazzo di nome Vanilla lavora come mozzo a bordo di una nave il cui capitano, una donna, presolo in simpatia dopo averlo scoperto inizialmente clandestino a bordo, oltre a dargli, appunto, un "impiego", gli insegna a guidare una trotmobile, uno strano robot bipede a vapore che in questa realtà viene utilizzato per compiere i lavori pesanti, come mezzo da trasporto o “gladiatore” nelle arene. Un giorno, a causa di un misterioso evento, il nostro Vanilla si risveglia naufrago sulla spiaggia di Seagull Beach proprio con accanto uno di questi mezzi, senza quasi memoria di ciò che gli è successo. Soccorso da una bella fanciulla di nome Connie, leader del gruppo musicale Globe Trotters, il giovane verrà da li a poco coinvolto in una interessante e variegata avventura, che stà a voi, giocando, vivere.