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Tales of the World: Radiant Mythology - Recensione

Il primo titolo della serie "Tales of" ad essere concepito specificatamente per il portatile Sony è finalmente fra noi.

RECENSIONE di Massimo Reina   —   26/10/2007

La saga “Tales of” di Namco è certamente una delle più longeve di sempre in ambito videoludico. Basti pensare che il primo titolo di questa splendida serie risale al lontano 1995, anno in cui venne lanciato lo storico capostipite su Super Nintendo intitolato Tales of Phantasia. Da allora di acqua sotto i ponti, come si suol dire, ne è passata parecchio e i giochi contrassegnati da questo “marchio” si sono susseguiti nel corso degli anni da console a console, di successo in successo fino ad arrivare ai giorni nostri, ai vari Tales of the Abyss per PS2 o Tales of Phantasia: Full Voice per PSP, remake dell’omonimo titolo per GBA. Tales of the World: Radiant Mythology, a differenza di quest’ultimo, è invece il primo gioco della saga ad essere concepito specificatamene per il portatile Sony, console che grazie al vasto numero di giochi di ruolo orientali ultimamente ospitati, inizia a risollevarsi in termini di vendite, come dimostrano i dati recenti che la vedono in testa in Giappone fra le console più vendute del momento proprio grazie a un titolo di genere, Crisis Core - Final Fantasy VII.

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La fine dei giorni
Radiant Mythology parte, come concept narrativo, come la maggior parte degli J-Rpg: un mondo sull’orlo di una catastrofe, un eroe “anti-eroe” pronto a difenderlo suo malgrado con l’aiuto delle più disparate creature del luogo, una lunga avventura irta di ostacoli e pericoli. Ma c’è una novità, ed importante, di cui parleremo tra poco. Per adesso concentriamoci sulla trama, che vede il pacifico pianeta di Terresia, protetto da sempre dal gigantesco “World Tree”, una pianta mistica chiaramente ispirata, idealmente, a quella che da sempre è distintiva di varie culture nordiche europee, ma anche indù, in grave pericolo. In essa è custodita il più grande quantitativo di "mana" dell'universo, cosa che fa gola al terribile essere conosciuto come "Il Divoratore" (tale Widdershin di Gilgulim). Questi si sposta di dimensione in dimensione distruggendo ogni mondo con cui viene a contatto, come ad esempio Yaoon, il cui unico superstite, una creatura dall'aspetto felino di nome Mormo, viaggia al suo seguito nel tentativo di anticiparlo avvisando per tempo "l'Albero della Vita" del nuovo pianeta a rischio, in modo da fargli generare un “descender”, un eroe in grado di fermare il mostro. Cioè voi. Ed è qui che salta fuori la novità importante a cui accennavamo prima: attraverso un ottimo e completo editor, il giocatore può creare quasi da zero il protagonista dell’avventura, decidendone sesso, nome, lineamenti, colore della pelle, vestiti, Job (comunque sempre modificabile) e perfino la voce. Una personalizzazione degna del miglior PES che costituisce uno degli aspetti più interessanti di questo titolo.

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Dungeon Crawler

Al fianco del nostro alter ego virtuale ci saranno ovviamente poi altri personaggi che formeranno un party di eroi. Questi fanno (o faranno) parte del gruppo di avventurieri chiamato “Ad Libitum”, a cui proprio il protagonista del gioco si unirà a sua volta insieme a Kanonno, giovane smemorata ribelle militante nella resistenza di Ailily, e Mormo, e che vanta fra le proprie fila alcuni volti noti già visti in altri titoli della saga come Luke e Tear di Tales of the Abyss, Chester Barklight e Arche Traine di Tales of Phantasia, Lloyd Irving, Kratos Aurion e Refill Sage di Tales of Symphonia, etc. Il gameplay di Tales of the World: Radiant Mythology può essere inquadrato fra i “Dungeon Crawler”, ovvero quella tipologia di gioco di ruolo che basa gran parte del suo sistema sull'esplorazione di sotterranei e labirinti, e sul completamento delle “Quest” affidate al giocatore ed agli altri membri del suo party. Quindi solitamente ci si trova i qualche città all’interno della quale si può interagire con diversi abitanti in determinati ambienti specifici, fare rifornimento nei negozi, fare un salto alla taverna locale o entrare dentro le abitazioni della gente per ottenere ulteriori informazioni di vario genere. E presentarsi alla Gilda, elemento cruciale di tutto il gioco, dove il videogamer riceverà di solito gli incarichi da svolgere in qualcuno dei tanti dungeon che sorgono in quel di Terresia. Le missioni a disposizione saranno selezionabili da un elenco di cinque disponibili, alcune avulse dalla trama principale, altre ad essa direttamente collegate, ed evidenziate pertanto dal colore azzurro della scritta. Scelti gli elementi che comporranno il party si passa all’azione. Piccola nota: non tutti i personaggi accetteranno però di fare parte del team, e risponderanno magari con un “no” all’invito. Molto dipende da fattori quali la loro stima nei confronti del protagonista o dalle risposte che egli ha dato loro durante le fasi esplorative e le cut-scenes con dialogo.

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Nei labirinti di Terresia

Una volta giunti in un dungeon inizia la fase di esplorazione e dei combattimenti. Questi, come da ultima tendenza anche per gli Rpg giapponesi, avvengono in tempo reale e non sono casuali. Quando si entra a contatto con un mostro si mette in funzione il “Flex Range Linear Motion Battle System”, che altri non è se non un'evoluzione tridimensionale dei sistemi di combattimento già implementati nei precedenti episodi della serie. In pratica questo battle-system sfrutta la tridimensionalità delle arene in cui si svolgono gli scontri, permettendo al giocatore di far muovere il proprio Pg liberamente, e non più dunque in linea retta come nei vecchi “Tales of”, attaccando ad esempio un nemico anche di spalle o evitandone i colpi correndo. Durante la battaglia si potrà controllare direttamente un solo personaggio (anche non il protagonista), mentre gli altri tre verranno affidati alla CPU alla quale tuttavia si possono dare "indicazioni" sulle azioni da far compiere ai singoli membri del party attraverso apposito menù. Ad esempio è possibile fargli attaccare uno specifico nemico, oppure incaricare qualcuno di curare i compagni feriti, o ancora stabilire quanti attacchi speciali dovrà compiere un determinato guerriero. Il sistema di controllo è semplice e immediato: il giocatore ha infatti a disposizone un'ampia gamma di azioni a disposizione, eseguibili con tre tasti e la croce direzionale. In particolare due pulsanti sono adibiti all'Attacco e alla Parata/Salto, e uno, il Cerchio, agli attacchi speciali o "Arti", eseguibili in combinazione contemporanea con il DPad. Portando a compimento i colpi giusti si carica una barra che una volta piena consente l'esecuzione di una “Overlimit”, una mossa speciale cioè dal potere devastante che talvolta, dipende dall'evoluzione e dai parametri personali del Pg, può essere compiuta anche in combo con gli altri membri della squadra.

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Grafica e sonoro

Alla fine della battaglia, oltre che col consueto carico di punti Exp per il level-up, il team viene premiato con vari Item, molti dei quali tuttavia sono scopribili anche esplorando a fondo le aree, magari aiutandosi nella loro ricerca con l'ausilio di piccozze o altri accessori. Alcuni oggetti recuperati possono essere "lavorati" per ottenere cibo oppure altri item. Molti di questi accessori, inoltre, possono poi essere scambiati fra utenti PSP grazie alla modalità multiplayer, che in realtà si limita solo a questo, visto che il gioco resta comunque in single player. Dal punto di vista grafico, il prodotto presenta uno stile semplice ma efficace, con dei personaggi stile anime abbastanza dettagliati, scenari 3D tutto sommato ben curati e dai colori vivi. Unica pecca forse nella limitata visuale di certi ambienti, specie durante le fasi esplorative, il cui orizzonte appare avvolto da una nebbiolina. Splendidi invece gli effetti speciali, soprattutto quelli legati alle magie elementali, e le cut-scenes realizzate in stile "anime-manga", cioè con immagini statiche in cui cambia di base solo l’espressione dei personaggi, e che presentano dei dialoghi sottotitolati. Per questi ultimi abbiamo anche un doppiaggio in inglese, o meglio, lo abbiamo nelle scene più importanti, di buona fattura, con le “voci” storiche dei vari Pg presenti. La stessa qualità che si riscontra nella colonna sonora decisamente varia e molto gradevole. Perfetta in ogni occasione o momento particolare della storia.

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Commento

Tales of the World: Radiant Mythology non è certo il miglior titolo della saga targata Namco-Bandai. Tuttavia è però uno di quelli che si lascia giocare in maniera semplice e divertente, e proprio per questo piace. Non ha la complessità di altri prodotti del genere, anche della stessa serie, però questo gioco ricco di personaggi presi dagli altri “Tales”, di missioni, di combattimenti interessanti non sfigura certo al loro confronto, con le dovute differente. Non un capolavoro in definitiva. Proprio per le sue caratteristiche però, è consigliato principalmente per gli appassionati del genere.

    Pro:
  • Ottima longevità.
  • Buona caratterizzazione dei personaggi.
  • Semplice ma divertente.
    Contro:
  • I dungeon alla lunga potrebbero annoiare i neofiti.
  • Pochi spunti da ricordare.
  • Nessuna localizzazione in italiano.