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Tenchu 3: Wrath of Heaven

Sgattaiolare non visti, nascondersi nell'ombra, agire furtivamente, coprire la propria fuga con un vortice di fumo e bere rigeneranti pozioni: quotidiana vita da ninja insomma.

RECENSIONE di La Redazione   —   01/04/2003
Tenchu 3: Wrath of Heaven
Tenchu 3: Wrath of Heaven

Il fascino del ninja

Rikimaru ed Ayame, i ninja del clan Azumi al servizio di Godha, ed in seguito il medico Tesshu, sono i personaggi messi a disposizione per dipanare le vicende che li vedranno opporsi al malvagio Tenrai nel tentativo di scatenare sulla di lui capoccia la furia dei cieli, la WoH appunto, una mossa tanto devastante da uccidere sì l'avversario, ma anche da lasciare stremato chi ne fa uso.
Fra villaggi e castelli, cimiteri e miniere, canneti innevati e templi buddisti, K2 imbandisce dieci livelli nei quali il giocatore può mettere alla prova le proprie capacità d'infiltrazione cimentandosi con il raggiungimento di obiettivi che variano in relazione alla scelta del personaggio con cui si è preferito affrontare il titolo. A missioni discretamente diversificate non corrisponde tuttavia altrettanta varietà di gioco: che si debba punire un corrotto mercante, salvare una principessa o recuperare un particolare artefatto, WoH, nel bene e nel male, si gioca sempre al medesimo modo. Salvo rarissime occasioni dal sapore di intuizioni non approfondite, il tutto consiste nell'applicarsi in quelle atletiche peripezie irrinunciabili per un buon ninja: avvicinarsi alle spalle per colpire a tradimento, mirare dalla distanza con dardi avvelenati, usare con parsimonia i pochi gadget che è possibile trasportare ed appiattirsi sui muri tramite la pressione del tasto R1. Un'azione sempre uguale a se stessa trova tuttavia la sua ragion d'essere grazie ad un level design coscienzioso:chiunque accetti il ruolo di assassino silenzioso che Tenchu gli impone non potrà non apprezzare quanto la ponderata dislocazione di anfratti e guardie sia in grado di mantenere vivo interesse e tensione. Latitano tuttavia innovazioni di rilievo ed il gameplay rimane più che fedele alla tradizione. E' comunque il caso di sottolineare quanto meccaniche di gioco stealth si dimostrano affini con l'universo proposto: WoH rappresenta un caso assai raro in cui tutti gli elementi formano un corpus coerente.
Piccoli graditi aggiustamenti riguardano inoltre il sistema di combattimento arricchito di potenzialità e di spessore da nuova abilità e, soprattutto, dal lock all'avversario: finalmente orientare il personaggio controllato verso il nemico contro il quale si combatte non è più impresa ardua come prima.
A conti fatti K2 riesce nel compito di mantenere intatta la malia particolare che aveva caratterizzato il primo capitolo di questa serie. E' un fascino di natura in un certo senso extraludica; si tratta forse dell'esotismo dell'ambientazione, il Giappone feudale, con i suoi castelli e le sue storie di onore e tradimenti; forse della qualità delle musiche; forse del piacere di calarsi nei panni di una figura lontana e mitica, eppure così radicata nel nostro immaginario, come quella del ninja.

Tenchu 3: Wrath of Heaven
Tenchu 3: Wrath of Heaven

Salto generazionale

Da un punto di vista squisitamente tecnico K2 propone un prodotto del tutto in linea con lo standard medio dei giochi per PS2; l'engine disegna senza incertezze personaggi ed ambienti composti da un numero di poligoni adeguato per non sembrare scarni e ricoperti da texture a volte un poco ripetitive, ma raramente fuori luogo o fastidiosamente sgranate. Le animazioni dei protagonisti, soprattutto quelle che premiano il giocatore ad ogni stealth kill, sono di buon livello e rendono giustizia alle capacità motorie dei ninja; le guardie al contrario sono spesso caratterizzate da movenze di qualità piuttosto bassa e malamente collegate fra di loro.
Si tratta dunque di un titolo che, sebbene non presti il fianco a critiche non dettate da un eccessiva e caparbia ricerca del difetto, neanche presenta picchi qualitativi in grado di sorprendere: niente che faccia indignare per trascuratezza, niente che lasci stupefatti per appetibilità visiva. E' comunque - bisogna sottolinearlo - un passo avanti per una serie che, nelle sue precedenti incarnazioni, appariva segnata da una realizzazione tecnica assolutamente sconfortante.
Veri punti deboli del gioco rimangono invece la gestione della camera, incapace soprattutto negli ambienti più angusti di riprendere con chiarezza l'azione, e l'intelligenza artificiale che governa i comportamenti degli avversari. Considerandone l'importanza in questo specifico genere di gioco, non pare che l'AI abbia ricevuto le attenzioni che sarebbero state necessarie. Mentre alcune scelte appaiono comprensibilmente finalizzate a mantenere intatta la fruibilità del titolo, altre sembrano ingenuità di cui si sarebbe volentieri fatto a meno. Così, anche se accettiamo di buon grado guardie dalle possibilità sensoriali fortemente limitate ed incapaci di mantenere il loro stato di allerta per più di una manciata di secondi, risulta difficile perdonare comportamenti eccessivamente anomali: c'è chi si ostina a camminare contro pareti nella (vana) speranza di ritornare, dopo un inseguimento, alla postazione assegnatagli, chi avvistato l'intruso si getta in un dirupo nel tentativo di raggiungerlo, mentre altri, dopo averlo accerchiato, si colpiscono accidentalmente fra di loro...

Tenchu 3: Wrath of Heaven
Tenchu 3: Wrath of Heaven

Commento

WoH, senza ambire a settare nuovi standard, riesce a riportare il franchise sui propri binari riparando certo ad alcune carenze, ma anche limitandosi a percorrere solo sentieri già battuti: è in buona parte la filosofia del sequel, la filosofia del more of the same. Non si tratta tuttavia di una constatazione di natura squisitamente negativa: sebbene non privo di difetti la prima incarnazione 128bit di Tenchu si presenta come un gioco solido, discretamente longevo ed in grado di rapire in virtù del riuscito connubio fra l'ambientazione, il ruolo di ninja e le meccaniche di gioco di matrice stealth. Un titolo che verosimilmente sarà in grado di entusiasmare i fan della serie, gli aspiranti ninja e giocatori non troppo esigenti, lasciando invece insoddisfatti i palati fini che in un videogioco pretendono qualità in grado di affrancarlo in maniera più decisa dalla mediocrità.

    Pro:
  • Atmosfera intrigante
  • E' il simulatore di ninja
    Contro:
  • Intelligenza artificiale e camera difettose
  • Doppiaggio in italiano piuttosto scadente

Nel '98, quando Acquire, allineandosi a titoli che da lì a poco avrebbero lasciato la loro impronta, propose Tenchu, l'idea di gioco stealth appariva come una variazione del tutto originale sul tema dell'action game. Raggirare anziché affrontare: geniale !
Ma ora che il senso dell'intuizione kojimiana fa capolino nelle produzioni più variegate, da Tomb Raider a Zelda, da SpiderMan a ShenMue, il ninja simulator, alla sua terza incarnazione, non può più vantare l'uso di meccaniche di gioco in certa misura aliene dal contesto della restante offerta videoludica. Inoltre, dopo la parziale delusione rappresentata da Birth of Assassins, secondo capitolo della serie, uno dei timori che avevano preso corpo con l'approssimarsi dell'uscita di Wrath of Heaven era che il franchise non fosse in grado di presentarsi con rinnovato vigore all'appuntamento con il 128bit Sony. Osserviamo dunque il lavoro svolto dal team di programmatori K2.