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Tenchu: Wrath of Heaven

Dopo il “prequel” rappresentato da Tenchu 2: Birth of the Assassins, Rikimaru e Ayame tornano al servizio del proprio signore, in uno stealth action game che vi porterà nel Giappone medioevale. Avete affilato la spada?

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   10/04/2003
Tenchu: Wrath of Heaven
Tenchu: Wrath of Heaven

L’arte dell’assassinio

Se in Tenchu 2: Birth of the Assassins le uccisioni silenziose hanno un po’ lasciato il posto all’azione pura, in quanto a importanza, Tenchu: Wrath of Heaven riprende la tradizione del gioco originale e sprona i giocatori a completare le missioni nel modo più “pulito” e silenzioso.
Ogni uccisione silenziosa, per intenderci il tipo di esecuzione che ha reso la serie famosa, viene premiata con un ideogramma. Quando gli ideogrammi completano una frase, il personaggio diventa capace di eseguire una mossa speciale, da utilizzare negli scontri “convenzionali”.
Il sistema di combattimento è stato migliorato rispetto al passato, anche se ci sono ancora dei problemi, soprattutto per quanto riguarda la gestione della visuale. Si tratta di un fattore “di rischio” presente in ogni gioco tridimensionale, e in questo caso gli sviluppatori hanno cercato, almeno in parte, di metterci una pezza.
Se si attacca un nemico (in modo normale, non alle spalle), la dinamica dello scontro farà subito andare in tilt la telecamera virtuale, e dovrete continuamente centrarla (con un tasto dorsale del pad) per potervi muovere al meglio. Altrimenti, potete tenere premuto il tasto R2 per avere il personaggio rivolto sempre verso il nemico scelto, con la visuale bloccata. Questo tipo di soluzione vi permette di combattere più tranquillamente e di muovervi in modo diverso, premendo il tasto di salto per scartare di lato velocemente. Il problema è che, in questo modo, non potrete “colpire e fuggire”, e avrete dei grossi problemi quando gli avversari sono due o più.

Tenchu: Wrath of Heaven
Tenchu: Wrath of Heaven

Il kit del perfetto ninja

Come negli altri episodi della serie, prima di affrontare ogni missione è possibile scegliere una serie di oggetti da portarsi dietro. Alcuni di essi sono delle vecchie conoscenze (come la borraccia, utile per ricaricare la barra energetica, o i coltelli da lancio), altri di nuova concezione. Altri ancora, e questo è uno degli elementi più interessanti, possono essere raccolti all’interno degli stage… e non si parla semplicemente di cibo o bombe fumogene, ma anche di vere e proprie armi, come lance o archi, che potrete usare contro i nemici. Ad esse si unisce il solito grappino, che potrete lanciare su tetti e/o pareti per salirci immediatamente.
Fedele all’originale è anche il sistema di rilevamento dei nemici e, ahimé, anche il livello della loro intelligenza.
I simboli (punti interrogativi ed esclamativi) che vedete nella parte bassa, a sinistra dello schermo, vi fanno capire la distanza dal nemico più vicino e la sua capacità di vedervi. Quando il punto interrogativo diventerà un punto esclamativo, vorrà dire che il nemico vi ha visto e verrà verso di voi per uccidervi. È proprio a questo punto che, similmente con quanto accade in Metal Gear Solid, potrete scappare o nascondervi per riportare la situazione alla normalità.
Si tratta di una soluzione evidentemente semplicistica, ma che risulta necessaria per non far diventare il gioco frustrante. Del resto, rovinare completamente una missione a causa di una lieve disattenzione non sarebbe stato affatto divertente, e rimane comunque la valutazione finale a chiarire il vostro grado di merito.

Tenchu: Wrath of Heaven
Tenchu: Wrath of Heaven

Tecnicamente parlando

Tenchu: Wrath of Heaven si distingue per una realizzazione tecnica di tutto rispetto. Il motore grafico, di grande qualità, riesce a gestire un alto numero di poligoni mantenendo i 60 fps senza problemi, nella stragrande maggioranza dei casi. Ciò che si nota di più, comunque, è l’eccezionale qualità dei modelli poligonali che costituiscono i personaggi, con particolare riferimento ad Ayame.
Meno curati, ovviamente, sono i nemici: vantano animazioni ben fatte e un buon livello di dettaglio, ma peccano in varietà. In pratica, i normali soldati sono sempre la stessa persona, magari con un’arma diversa.
Un altro particolare piuttosto fastidioso è rappresentato dai caricamenti, che si alternano non tra un livello e l’altro, bensì all’interno di ogni stage. Sembra, infatti, che i vari scenari non vengano caricati in toto all’inizio di ogni missione, ma “a pezzi”.
Esente da qualsiasi difetto, invece, è il comparto sonoro di questo titolo: le musiche sono molto ben fatte (a cominciare da quella, cantata, dell’introduzione), gli effetti sono vari e il doppiaggio dei vari nemici ha un che di comico.

Tenchu: Wrath of Heaven
Tenchu: Wrath of Heaven

Concludendo...

L’ultimo capitolo della serie Tenchu, il primo ad arrivare su PlayStation 2, si presenta piuttosto bene. Tecnicamente ben fatto e ricco di spessore, introduce alcuni elementi innovativi (il sistema di combattimenti, completamente rivisto) e conserva le basi di una saga che ormai ha fatto scuola nel filone degli stealth action game. Con i suoi pregi e i suoi difetti, si intende.
La presenza dei caricamenti all’interno degli stage, la realizzazione talvolta “caotica” degli stessi e i problemi di visuale sono inconvenienti che vengono controbilanciati dalla solidità della struttura di gioco, dalla presenza di numerosi boss (altro elemento innovativo) e da un campionario di oggetti e mosse all’altezza delle aspettative.
Tenchu: Wrath of Heaven, in definitiva, riprende ed amplia il discorso che Activision ha cominciato con il primo episodio, senza stravolgerlo.

N.B. La versione Italiana è localizzata completamente in Italiano, sia per quanto riguarda i testi che per il doppiaggio dei personaggi.

    Pro:
  • Grafica dettagliata e convincente
  • Sonoro di qualità
  • Struttura di gioco solida
    Contro:
  • Caricamenti abbastanza frequenti
  • Talvolta è difficile orientarsi
  • Qualche problema di visuale

Lo sviluppo della storia

Come saprà chi ha giocato con il primo Tenchu (uscito per PlayStation qualche anno fa), alla fine del gioco uno dei protagonisti, Rikimaru, si sacrifica per salvare la vita della sua compagna di lotta e, se la memoria non m’inganna, di una ragazza salvata dalle forze del male.
Come vediamo proprio nelle prime fasi del nuovo Tenchu: Wrath of Heaven, però, Rikimaru è tutt’altro che morto: avendo utilizzato la tecnica delle ombre, è riuscito a sfuggire al crollo delle grotte ed è pronto a tornare al comando di Lord Goda.
Il terzo episodio della serie Activision, insomma, si propone come seguito reale del primo, mettendoci di nuovo al comando dei due ninja e aggiungendo un personaggio alla rosa (Tesshu), utilizzabile solo dopo aver completato il gioco.
Gli sviluppatori, in questo caso, hanno anche pensato di enfatizzare l’elemento di intreccio delle missioni che caratterizzano il percorso di ogni ninja. Ciò significa che la trama del gioco diventerà più chiara e si arricchirà ogni volta che affronterete gli scenari con un personaggio diverso, completando un quadro che parte da vicende terrene (tratta di schiave, corruzione) per finire, ben presto, nel mondo del soprannaturale, tra demoni e mostri.
Per farvi capire esattamente di cosa parlo, prendo ad esempio la prima missione di gioco. Nei panni di Rikimaru, dovremo giustiziare un mercante che, corrompendo le autorità, vende donne per alimentare il mercato delle schiave. Affrontando il primo stage con Ayame, seguiremo la medesima vicenda da un punto di vista diverso, svelando ulteriori particolari della trama. Idem per Tesshu…