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Wreckfest, la recensione su console

Torniamo su Wreckfest in occasione del suo arrivo su console, con una nuova recensione

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   23/08/2019

Wreckfest, protagonista di questa recensione, ha alle spalle una storia particolarmente lunga, partita nel lontano 2012 come progetto sperimentale che all'epoca si chiamava Next Car Game, titolo semplice ma alquanto geniale che diceva praticamente già tutto. Gli autori, Bugbear Entertainment, sono un team finlandese specializzato sui giochi di corse che ha sempre dimostrato una certa predilezione per i racing con implementazioni "distruttive" e Next Car Game avrebbe dovuto portare queste caratteristiche a un nuovo livello di realismo grazie a un ambizioso engine studiato specificamente per integrare una gestione e simulazione fisica avanzata in un modello di guida convincente. C'è stato insomma un bel lavoro di ricerca che ha coinvolto approfondimenti nell'ambito della fisica dei corpi morbidi, o "soft body", utilizzata per creare un sistema di danni evoluto e per molti aspetti anche inedito nel mondo dei videogiochi.

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Tutto questo ha portato a tempi di sviluppo molto lunghi, gravati anche dall'assenza iniziale di un publisher e dalla necessità di trovare finanziamenti alternativi al progetto, dopo il fallimento della campagna Kickstarter. È evidente che Bugbear era convinta di avere per le mani qualcosa di importante e dall'ottimo potenziale, non essendosi arresa di fronte all'apparente disinteresse iniziale del pubblico e alla fine ha avuto ragione. L'importante era consentire ai giocatori di provare con mano quello che il team finlandese stava mettendo insieme: in effetti, dopo un primo Technology Sneak Peek di prova, i finanziamenti sono decollati semplicemente attraverso l'acquisto dei pre-order del gioco in accesso anticipato, che nel frattempo stava diventando Wreckfest, arrivando a una versione più evoluta in early access nel 2014 e proseguendo con un'evoluzione che sarebbe stata ancora lunga, fino a oggi.

Velocità e distruzione

L'idea alla base di Wreckfest è riproporre un racing game con possibilità di distruzione avanzata dei veicoli, nel quale questa caratteristica diventa parte integrante del gameplay e non solo un orpello tecnico per incrementarne il realismo. Qui non c'è spazio per gare pulite con auto lussuose e tirate a lucido: le fonti di ispirazione sono le corse tra auto senza regole, nel fango e nello sterrato, che animano i paeselli nell'entroterra americano, le sfide incentrate sulla distruzione dell'avversario all'interno di arene e digressioni folli a bordo di veicoli improvvisati. Si tratta insomma di recuperare l'eredità di titoli come Destruction Derby e FlatOut, utilizzandone idee e suggestioni per raggiungere qualcosa di diverso e più completo, una sorta di immersione totale nel mondo delle corse distruttive, nelle quali le regole standard delle gare si affievoliscono e si distorcono come le lamiere delle auto in pista.

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Wreckfest supera però le sue fonti d'ispirazione proponendo un modello di guida molto più avanzato, anche grazie alla gestione della fisica all'avanguardia, che esula dall'ambito propriamente arcade andando a posizionarsi vicino ai cosiddetti sim-cade, mantenendo comunque una notevole scalabilità grazie ai vari livelli di assistenza alla guida che si possono selezionare. In linea con questa visione intermedia, è anche presente un profondo sistema di miglioramento delle auto basato sull'upgrade dei diversi componenti e la possibilità di effettuare una regolazione di varie caratteristiche alla ricerca del tuning perfetto, per i più esperti. La stessa interfaccia ricorda da vicino Forza Motorsport ed è questo il gioco che viene in mente anche per fare un parallelo con il sistema di guida, sebbene qui l'ago della bilancia tra simulazione e arcade resti nettamente spostato su quest'ultimo stile di gioco. Questo cercare gli aspetti simulativi e lasciare una notevole libertà al giocatore nella personalizzazione del modello di guida è indubbiamente un elemento positivo, rendendo l'esperienza più profonda e fruibile da un pubblico anche più ampio, tuttavia vi si potrebbe scorgere una certa difficoltà nel trovare un'identità precisa per questo titolo, che sembra non riuscire a scegliere tra l'immediatezza arcade di un FlatOut e una sorta di simulazione di guida atipica.

Destruction tour

Le modalità di gioco e i contenuti sono sostanzialmente quelli presenti nella versione PC che è stata analizzata circa un anno fa da Tommaso Pugliese, alla cui recensione vi rimandiamo per un'ulteriore raccolta di informazioni. Nella Carriera ci troviamo di fronte a cinque campionati disposti in ordine progressivo, ognuno composto da un'ampia quantità di eventi diversi da affrontare anche in ordine sparso, una volta sbloccati. In linea di massima, le corse si suddividono in eventi basati sulla velocità e dunque sull'arrivare primi, in destruction derby in cui dobbiamo semplicemente distruggere gli avversari cercando di rimanere più o meno integri fino alla fine e in digressioni folli con veicoli improvvisati, che vanno dai tosaerba ai camion, fino a divani opportunamente truccati per correre in pista (e non stiamo scherzando). Da notare che anche le corse standard mantengono comunque una certa componente distruttiva, nel senso che la guida scorretta è solitamente incentivata con tanto di obiettivi secondari che richiedono la demolizione di qualche avversario oltre al buon posizionamento finale, dunque la caratteristica della distruzione resta un elemento ricorrente in tutte le tipologie di gara.

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La progressione risulta un po' spersonalizzata, in linea con quanto visto in molti altri titoli dello stesso genere, basandosi essenzialmente sulla raccolta di punti esperienza e stelle per passare da una categoria all'altra, ma se non altro stimola a proseguire grazie a un avanzamento costante tra i livelli e lo sblocco continuo di nuovi contenuti. L'alternanza tra le diverse esperienze di gara aiuta a spezzare la monotonia tipica dei giochi di corse, facendoci passare dalle corse incentrate sulla velocità e l'abilità alla guida ai violenti scontri nelle arene fino alle sfide più caciarone sui veicoli improbabili, mantenendo sempre un certo grado di miscelatura tra le diverse componenti. Il grande lavoro effettuato sul sistema di danni rende la componente distruttiva particolarmente interessante: è tutto spinto al parossismo ma senza slegarsi troppo dalla realtà, con i colpi che si riflettono in maniera convincente nell'aspetto delle auto e, impostandone l'opzione, si possono tradurre anche in riflessi realistici nella tenuta sulla strada e nell'andatura, a seconda delle componenti danneggiate. Il single player si dimostra appagante grazie a una buona intelligenza artificiale, ma sul lungo termine risulta fondamentale l'apporto delle modalità multiplayer che trasportano le varie tipologie di gare nel contesto online con altri giocatori aumentando ovviamente il tasso di sfida e di coinvolgimento.

Racing tecnologico

Come riferito in precedenza, c'è una buona intelligenza artificiale che rende piuttosto imprevedibili le corse, anche se molto dipende dal livello di difficoltà impostato: in situazioni più tranquille le traiettorie seguite dalla CPU sono piuttosto prevedibili ma quando ci si trova nel mucchio è possibile assistere a scene veramente spettacolari, con gli avversari che non disdegnano affatto l'uso di un atteggiamento parecchio aggressivo e risultati a dir poco caotici. Wreckfest poggia su delle solide basi tecnologiche, essendo partito come progetto sperimentale sulla riproduzione dei danni e della fisica in un racing game. La parte del leone, per quanto riguarda la grafica, è dunque ricoperta dai modelli delle auto, in grado di deformarsi e schiantarsi in maniere notevolmente realistiche. La fisica dei corpi morbidi è infatti un ambito piuttosto complesso e affrontato raramente dai videogiochi, perché presuppone la possibilità di deformare in maniera verosimile le strutture tridimensionali, implementando una serie di dinamiche difficili da riprodurre in maniera convincente.

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Su questo fronte, Wreckfest risulta all'avanguardia, mettendo in scena un sistema di danni dinamici davvero impressionante. Decisamente meno peculiare è invece tutto il resto, con una riproduzione piuttosto standardizzata degli scenari, che pescano dalle classiche ambientazioni rurali che spesso fanno da sfondo a corse di questo tipo. La versione console non raggiunge le performance di quella PC nelle configurazioni più avanzate, che è in grado di gestire il 4K a un frame-rate alto e stabile nelle condizioni hardware migliori. Su Xbox One base, dove il gioco è stato provato, si registra un frame-rate piuttosto stabile ma ancorato intorno ai 30 frame al secondo, tuttavia resta notevole la quantità di elementi che possono essere visualizzati sullo schermo con una certa tranquillità, compresi detriti, pezzi di auto ed elementi dello scenario scaraventati in giro. C'è un buon lavoro effettuato sul sistema di illuminazione, sebbene non si raggiungano certi livelli di realismo e complessità di effetti e realizzazione di scenari e auto visti in altri titoli di questo tipo. Rimanendo in ambito tecnico, si registra una certa lunghezza dei caricamenti all'avvio di ogni gara che può risultare un po' snervante per le continue attese, ma è un difetto ricorrente in questo genere di giochi.

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Conclusioni

Versione testata Xbox One
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (21)
8.5
Il tuo voto

La volontà di arricchire Wreckfest dotandolo di un modello di guida tendente al simcade, facendo leva contemporaneamente sulla distruzione indiscriminata aumenta la profondità del gioco ma pone una certa questione d'identità, nel senso che non si capisce precisamente a chi si rivolga il gioco e dove voglia posizionarsi, ma non c'è dubbio che il racing Bugbear abbia delle caratteristiche davvero uniche. D'altra parte, le possibilità di personalizzazione rendono l'esperienza scalabile, optando per un sistema di guida più profondo o dedicandosi agli stili più estremi e folli. In ogni caso, Wreckfest è ad oggi il più credibile erede della tradizione di FlatOut e un racing dalle derive veramente particolari tra danni estremi e digressioni folli, sostenuto anche da una base tecnologica molto interessante. La cosa più importante, in ogni caso, è che nelle sue varie accezioni risulta comunque divertente e sotto alcuni aspetti anche nuovo.

PRO

  • Modello di guida scalabile e generalmente convincente
  • Tanti contenuti su tipologie di corsa diverse
  • Fisica dei danni impressionante

CONTRO

  • Caricamenti un po' lunghi
  • La caratterizzazione grafica ha elementi ripetitivi
  • Meno immediato degli arcade veri e propri