0

Dove osano le aquile

Abbiamo provato March of the Eagles, prossimo strategico di Paradox Interactive

PROVATO di Rosario Salatiello   —   05/02/2013

Là dove osano le aquile sono arrivati solo i grandi della storia, tra i quali troviamo a pieno diritto Napoleone Bonaparte. A partire dall'inizio del 1800, il generale francese guidò per più di dieci anni una serie di clamorose battaglie in tutta Europa, che portarono la sua nazione a diventare la più potente di fronte alle tante altre che componevano il quadro politico del Vecchio Continente all'epoca, compresa l'Inghilterra, eterna rivale. Tutto questo prima di conoscere la sconfitta a Waterloo e prima di vedere che cosa noi giocatori avremmo avuto in serbo per il buon Napoleone. Nel contesto storico appena descritto s'inserisce infatti March of the Eagles,

Dove osano le aquile

nuova fatica di Paradox Interactive con la quale ci verrà dato modo, entro poche settimane, di calarci in uno dei tanti uomini alla guida delle forze che componevano il quadro politico di quel periodo: non solo Francia quindi, visto che potremo anche controllare una delle forze sue alleate (o nemiche). Qualcuno avrà a questo punto notato come questa non sia un'ambientazione nuova per Paradox Interactive, che ha già avuto modo di esplorarla nel 2007 grazie Napoleon's Campaigns e Napoleon's Ambition, espansione di Europa Universalis III che i fan di quest'ultimo sicuramente conosceranno: non a caso, March of the Eagles avrebbe dovuto far parte proprio della serie Europa Universalis, prima che Paradox Interactive stessa decidesse di farne un'entità a sé stante all'interno del suo parco giochi, affidando il progetto al team Paradox Development Studio. Motivo principale di questa operazione, la volontà di realizzare un titolo dalle dinamiche più semplici dei suoi numerosi predecessori, in grado di accogliere quindi un nuovo pubblico rispetto a giochi più complessi come Europa Universalis, Crusader Kings, Hearts of Iron e compagnia, zoccolo duro della produzione Paradox Interactive. Un gruppo di giochi che ha permesso allo sviluppatore e publisher svedese di farsi largo nel cuore dei suoi fan, per i quali quindi il rischio è che March of the Eagles possa risultare troppo semplice: un'arma potenzialmente a doppio taglio nel modo più classico possibile, che abbiamo avuto modo di provare in anteprima per darvi le nostre impressioni.

L’arte della guerra

March of the Eagles si presenta come un ibrido tra alcuni degli altri titoli Paradox Interactive appena citati, eliminando - per esempio rispetto a Crusader Kings - la modalità sandbox e introducendo invece la possibilità di arrivare a una vera e propria fine, dove vincere o perdere la partita senza andare avanti. Il tutto si svolge nel periodo ristretto che va dal 1805 al 1820, all'interno del quale il giocatore ha ampia scelta sulla nazione da guidare tra le varie che componevano l'Europa:

Dove osano le aquile

si può scegliere una delle superpotenze come la Francia o il Regno Unito, ma anche altre nazioni più piccole, andando così ad aumentare il livello di difficoltà per raggiungere l'obiettivo finale. Tale obiettivo è quello di arrivare a dominare mare e terra: se la condizione per completare il gioco è la stessa per tutti, lo stesso però non si può dire delle aree geografiche che concorrono a decretare tale dominio, diverse da una nazione all'altra e per questo in grado di elevare notevolmente il livello di rigiocabilità scegliendone una diversa per ogni partita. Si potrà per esempio guidare la Francia a una facile impresa grazie al suo dominio già esistente, o assumere il controllo di una nazione particolare come la Prussia, anch'essa in grado di vantare una certa potenza territoriale e militare, ma inizialmente fuori da ogni conflitto in quanto neutrale. Per quanto riguarda le meccaniche di gioco vere e proprie, March of the Eagles riduce in modo notevole il genere grand strategy, concentrando principalmente la propria attenzione sui vari risvolti della guerra e sulle tattiche da studiare per vincere le singole battaglie, posizionando e raggruppando le truppe per formare il proprio esercito, sfruttando anche la facoltà di assegnare a ogni battaglione un diverso generale per ognuno dei tre fianchi, creando così diverse strategie per affrontare i singoli scontri che vengono simulati dalla CPU. Come insegna la campagna di Russia, anche i tempi in cui si deciderà di portare a compimento i vari attacchi saranno fondamentali: gli eserciti patiranno infatti le condizioni avverse, con la necessità di essere riforniti a dovere per mantenere la loro permanenza nei luoghi più avversi.

Dove osano le aquile

I rapporti diplomatici esistono, ma sono ridotti praticamente all'essenziale: si possono forgiare o rompere alleanze, dichiarare guerre o proporre tregue a fronte del pagamento di un determinato prezzo; allo stesso modo, anche la componente economica è ridotta a poche opzioni. Interessante invece l'introduzione del cosiddetto sistema di idee, con il quale ogni nazione può ottenere bonus in diversi ambiti (per esempio la possibilità di muovere le truppe più velocemente) spendendo i punti raccolti dopo aver portato le proprie unità in guerra: la particolarità del sistema di idee sta soprattutto nella possibilità di ottenere punti idea aggiuntivi perdendo una battaglia (oltre che col passare del tempo), piuttosto che vincendola, rimettendo così in discussione il destino di nazioni che potrebbero sembrare spacciate a un'occhiata superficiale. Torniamo brevemente al discorso sulla CPU, solo per rilevare come le dinamiche altamente mutevoli del periodo politico dell'epoca sembrino riprodotte in modo abbastanza verosimile, lasciando ben sperare per la versione finale del gioco.

Gallina vecchia fa buon brodo

March of the Eagles dimostra di poter fare buon uso dell'ormai collaudatissimo Clausewitz Engine, motore grafico con il quale sono stati creati gli ultimi capitoli delle serie Europa Universalis ed Hearts of Iron, insieme al più recente Crusader Kings, uscito l'anno scorso di questi tempi. I fan di lunga data di Paradox Interactive potranno dunque contare sulla possibilità di ritrovarsi immediatamente a proprio agio, mentre la già citata semplificazione delle meccaniche di gioco va a ridurre anche i menu e gli elementi presenti su schermo, rendendo il processo di ambientamento piuttosto semplice anche per i novizi del genere.

Le cose vanno bene!
Le cose vanno bene!

L'impressione generale è quella che March of The Eagles possa effettivamente avvicinare alla vasta produzione Paradox Interactive un pubblico finora spaventato dalla miriade di opzioni e peculiarità del grand strategy, genere in cui la società svedese è diventata nel corso del tempo uno dei massimi esponenti. D'altro canto, l'appeal del gioco potrebbe non essere così elevato per chi è abituato alla profondità degli altri giochi che abbiamo più volte elencato nel corso dell'anteprima, anche se c'è da dire che di carne al fuoco se ne troverà comunque tanta. Compresa una modalità multiplayer assolutamente da tenere d'occhio, e che viste le dinamiche di March of the Eagles potrebbe addirittura diventare la sua vera componente principale grazie alla possibilità di organizzare partite online fino alla bellezza di trentadue giocatori. A ogni modo, i giudizi definitivi sono doverosamente rimandati a quando avremo la possibilità di provare la versione finale, la cui uscita è prevista per il prossimo 18 febbraio.

CERTEZZE

  • Ideale per i novizi del genere
  • Motore di gioco collaudato
  • Il multiplayer promette bene

DUBBI

  • Troppo semplice per i più esperti?
  • Gestione delle battaglie da valutare