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Nel profondo

Una piccola bella sorpresa qui alla gamescom

PROVATO di Matteo Santicchia   —   08/08/2015

Il titolo del gioco è da sé piuttosto esplicativo: ci dovrebbe far capire che abbiamo a che fare con un "dungeon crawler" dove al posto di spade, magie, arco e frecce, abbiamo fucili, pistole, lanciarazzi, granate, laser e chi più ne ha ne metta. Il tutto declinato all'insegna di una impostazione da roguelike sotto forma di twin stick shooter in deliziosa grafica pixel art. Insomma, una lunga serie di etichette nella lingua di Albione, ma basta semplicemente dire che Enter the Gungeon è un gioco tanto divertente quanto dannatamente difficile. Di quelli che ci fanno dire, una partita ancora e poi basta. E intanto il tempo scorre impietoso e si fanno le ore piccole...

Enter the Gungeon, ovvero un dungeon crawler roguelike in salsa dual stick!

Centinaia di armi

I ragazzi di Dodge Roll Games non hanno dimenticato di inserire anche un semplice quanto efficace background narrativo che ha anche la funzione di scaglionare lo svolgimento del gioco, dall'inizio alla fine. La storia ci racconta di cinque avventurieri pronti ad entrare nel dungeon per trovare la "pistola che uccide il passato", segno che qualcosa di sbagliato e terribile li tormenta. Un incipit "romantico" che si traduce in un aspetto diverso per ogni "gungeoneer", armi di partenza diverse e soprattutto boss finale diverso. Non male, insomma, e un segno tangibile della voglia di Dodge Roll Games di voler metter in scena non un semplice roguelike ma un vero e proprio action RPG con tanto di "lore" a caratterizzare i protagonisti e il mondo di gioco.

Nel profondo

La struttura è simile a quella di Rogue Legacy: le stanze sono "disegnate a mano", ma il loro interno, nemici e bottini compresi, è generato proceduralmente. Ogni ingresso nel dungeon è, quindi, sempre diverso. Meccaniche standard per questo genere, ma che comunque sembrano poter garantire grande varietà vista la presenza di duecento armi e centinaia di oggetti, da intendere sia come potenziamenti, attivi e passivi, sia come gadget di pronto utilizzo. Ad esempio, abbiamo trovato un radio per chiamare il drop di un'arma, ovviamente casuale, C4 da far detonare a distanza, ma anche sigarette. Ma cosa ci facciamo con un pacchetto di bionde? Se abbiamo in dotazione l'arma che spara olio, basta accendere una paglia per incendiare tutta la stanza. Una combo diabolica, insomma! Il nostro eroe ha a disposizione due armi ma, comprandola o trovando come bottino una fondina più grande, può equipaggiarne anche di più. Di conseguenza, nelle prime battute del gioco dobbiamo scegliere cosa tenere quando un forziere ci premia con qualcosa di nuovo. Sparare a tutto quello che si muove è fondamentale, ma non quanto imparare a schivare perché le stanze possono diventare dei veri e propri "bullett hell" in cui c'è poco spazio per muoversi. Siamo dalle parti di The Binding of Isaac, ma il tono è super ironico e parodistico, col primo boss - un piccione armato di minigun - che fa il verso a Vulcan Raven di Metal Gear Solid. Non male, insomma.

Nel profondo

Non c'è solo la schivata come manovra evasiva: il gioco ci da la possibilità di utilizzare i tavoli come barricata, ma alla stessa maniera possono farlo anche i nemici, il ché certe volte diventa una bella complicazione. Ma torniamo a bomba sulle armi, le vere protagoniste del gioco. Dobbiamo segnalare come gli sviluppatori non abbiamo proprio lesinato nel differenziarle il più possibile, il tutto all'insegna di una grande componente ironica. Tanto per cominciare, cambiano drasticamente da un'arma all'altra la potenza, il tempo di ricarica e il rateo di fuoco. Nella nostra doppia partita abbiamo avuto a disposizione un paio di pistole, ma soprattutto una a retrocarica capace di sparare una devastante palla di piombo "one shot one kill", un fucile non preciso ma dal danno generoso e, soprattutto, una specie di arma laser al veleno, perfetta per spazzare le stanze, colpendo gli avversari e aspettando poi che l'avvelenamento faccia il suo corso. Ma ci sono state mostrate anche un paio di armi di grande potenza, quelle che raramente troveremo nelle prime stanze.

Nel profondo

La unicorn gun spara un laser arcobaleno, con tanto di allegra musichetta di sottofondo, ma c'è da dire che il lanciarazzi multiplo a ricerca fa decisamente male, proprio come il laser ad aggancio multiplo dal colore e dalla consistenza dei marshmallow e, soprattutto, il fucile a buchi neri. Pochi colpi in dotazione, ma capaci di inghiottire tutti i nemici di un livello. Per potenziarci o ripristinare la salute possiamo accedere ai negozi, dove comprare armi, armature, proiettili o smart bomb, che non uccidono i nemici, ma distruggono tutti i proiettili a schermo. A rendere il tutto ancor più complicato c'è il fatto che se un nemico ci colpisce non rilascia denaro quando lo uccidiamo, quindi bisogna davvero saper danzare e volteggiare grazie alla schivata: bisogna giocare con stile, dunque, altrimenti il nostro bottino sarà davvero magro. Enter the Gungeon è stata una bella sorpresa. Divertente, difficile, tosto, ricco di oggetti da sfruttare e pieno zeppo di armi e soprattutto segreti, con interi livelli da scoprire che di fatto duplicano la durata del gioco. I ragazzi di Dodge Roll Games parlano di un'ora per vedere la fine, nel caso fossimo così bravi da portarlo a termine in una sola partita, ma tutti sappiamo che così non sarà mai. Le prime partite, con poco denaro, armi scarse, pochi gadget e, di conseguenza, boss che ci faranno sudare sette camicie, saranno davvero un inferno. Se poi moltiplichiamo il tutto per cinque protagonisti e per i numerosi tentativi necessari, capiamo bene come ci sarà davvero tanto da giocare.

CERTEZZE

  • Roguelike + twin stick shooter + dungeon crawler
  • Tante armi e potenziamenti

DUBBI

  • È un genere che si ama o si odia