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AMD Ryzen 7 1800X

Abbiamo messo alla prova le promesse di AMD provando in prima persona il potente capofamiglia della serie di processori Ryzen

SPECIALE di Mattia Armani   —   10/03/2017

Svariate presentazioni, un evento online dedicato e una pioggia di review kit arrivati in ogni angolo del globo sono l'evidenza che la nuova AMD, quella che ha saputo destreggiarsi alla grande con le GPU di fascia media, ha deciso di fare sul serio anche con la nuova generazione di CPU basata su tecnologia Zen. La compagnia capitanata da Lisa Su ha dato il via alla distribuzione della famiglia di CPU Ryzen partendo dai tre modelli di punta della nuova serie, tre prodotti di fascia estrema che hanno in comune il sette nel nome, otto core, sedici thread e prezzi decisamente interessanti, sensibilmente inferiori a quelli delle corrispettive CPU Intel. Quello destinato ai nostri test, arrivato all'interno di una elegante scatola di legno, è l'R7 1800X, il top di gamma della serie Ryzen che a detta di AMD è in grado di superare il Core i7-6900K, il più prestante degli octacore Intel, pur costando la metà. Incuriositi da dichiarazione e benchmark ufficiali, ci siamo lanciati a capofitto nei test, intenzionati scoprire la validità di promesse e premesse. E lo abbiamo fatto anche per capire cosa aspettarci dalle CPU a quattro e sei core con cui AMD assalterà la fascia consumer nel secondo trimestre 2017. Prima, però, è d'obbligo una piccola presentazione delle nuove CPU Ryzen.

Il potentissimo AMD Ryzen 3 1800 costa la bellezza di 450 euro, rivolgendosi chiaramente a un pubblico esigente. Più economico il processore AMD Ryzen 3 1200, una valida CPU a basso prezzo che può essere acquistata per circa 120 euro. AMD Ryzen 3 1300X costa invece qualche decina di euro in più, fermandosi attorno ai 140.

L'architettura Zen

Le nuove CPU AMD colmano il gap tecnologico rispetto ai processori Intel grazie a Simultaneous Multi-Threading, processo produttivo 14 nanometri e core che non devono condividere la cache. Ma la promessa di un aumento delle istruzioni per clock superiore al 40%, ovviamente rispetto alla generazione di processori AMD precedenti, passa anche per il quintetto delle tecnologie SenseMI che sono composte da Pure Power, Precision Boost, Extended Frequency Range (XFR), Neural Net Prediction e Smart Prefetch. Abbiamo già parlato dei più di cento sensori che permettono a Pure Power di misurare millivolt, milliwat e temperatura in modo da tarare la frequenza, con intervalli da 25Mhz, mantenendo la massima efficienza. E abbiamo parlato anche della semplice ma interessante capacità di Ryzen di predire, grazie a Neural Net Prediction e Smart Prefetch, il comportamento dell'utente e delle applicazioni che usa più spesso.

AMD Ryzen 7 1800X

Ma con l'arrivo dei nuovi processori AMD abbiamo scoperto che la combinazione tra Precision Boost e Extended Frequency Range può spingere le CPU Ryzen oltre il limite dichiarato, con l'R7 1800X che può superare di 100MHz il limite in boost di 4.0GHz. Inoltre abbiamo avuto la conferma che le lane PCIe sono 24, 4 delle quali riservate per la CPU, cosa che combacia con la decisione di AMD di supportare al meglio un massimo di due schede video in tandem. Ed è possibile montarle sulle motherbaord X300 e X370 oltre che, probabilmente, su quelle B350, così com'è possibile overclockare ogni CPU Ryzen in combinazione con questi chipset. A chiudere il quadro ci pensa la cache che include una parte micro-op con scheduler indipendente, una cache di livello due unificata da 512kb e una cache di di primo livello separata in un blocco da 64k a quattro vie per le istruzioni e in uno da 32k a 8 per i dati. AMD, insomma, ha prestato attenzione a ogni aspetto dell'architettura, anche se quello che colpisce di più è inevitabilmente il prezzo delle nuove CPU, che partono da 329 dollari dell'R7 1700, da noi diventati 380 euro, per arrivare ai 499 dollari del 1800X, su Amazon disponibile a 575 euro. Prezzi più alti di quelli consigliati ma comunque capaci di movimentare la fascia alta delle CPU. Ma qual è la resa effettiva di Ryzen sul campo? Abbiamo cercato di scoprirlo con una serie di test che partono con l'ovvia installazione di una copia nuova fiammante di Windows 10. I driver per i nuovi processori sono disponibili anche per Windows 7, ma AMD ha già messo in chiaro che non fornirà supporto o update per il vecchio sistema operativo Microsoft il cui supporto mainstream è terminato nel gennaio del 2015.

Sul campo

Per la prova AMD ci ha inviato un R7 1800X, il top di gamma della serie Ryzen con 3.6GHz di clock base, 4.0GHz in boost, 95W di TPD e un margine XFR maggiore garantito, assieme alla qualità costruttiva, dalla X nel nome. Ad accompagnarlo abbiamo trovato una ASUS ROG Crosshair VI Hero X370 , un dissipatore Noctua NH-U12E, una GTX 1080 e due banchi di RAM da 8GB di Corsair Vengeance LPX 3000MHz, di default limitati dal sistema a 2667MHz. Una volta aggiornato il bios e chipset abbiamo dato il via ai test lasciando la gestione delle frequenze completamente in mano a una GPU che grazie alla tecnologia Xtended Frequency Range ci ha dato soddisfazione, spingendosi regolarmente, e con un'evidente reattività, in zona 4.1GHz. Tutto questo ci ha portato a raggiungere 15981 punti nel test per la CPU di Passmark, con la CPU AMD che ha superato agilmente i 14500 punti di un 6850K finendo a circa metà strada rispetto ai 17700 di un Core i7-6900K. Davvero niente male e le cose sono andate bene anche in single thread con un punteggio di 2155 che ha superato le nostre aspettative in quanto a capacità di calcolo single thread.

AMD Ryzen 7 1800X
AMD Ryzen 7 1800X

In cerca di conferme ci siamo spostati sul test multimediale Cinebench R15 e siamo arrivati a un massimo 1619 punti, in linea con quanto dichiarato da AMD, trovandoci a più di 50 punti di vantaggio sull'octa core di punta Intel. In questo caso, però, abbiamo visto una differenza sul singolo core, con il Ryzen 7 1800X che si è fermato a 162 punti. Un dato importante che conferma l'ottima capacità dei core Ryzen di collaborare, tirando fuori dieci volte la potenza di un singolo core, ma pone la nuova CPU AMD nella fascia del Core i7 4790, a chilometri da un i7-7700K che però, in quanto quad core, è inevitabilmente avvantaggiato in questo tipo di calcoli. Resta invece al di sopra dell'i7-6900K, superiore in quanto a IPC ma penalizzato dalle frequenze, e sebbene lo faccia di soli 9 punti mette in chiaro che ha le carte in regola per confrontarsi nel campo degli octa core. La differenza tra le due CPU si fa ancora più marcata con il benchmark di CPU-Z che vede il processore AMD superare di qualche punto persino l'i7-7700k in single thread e volare in multithread a 19326 punti, lasciando indietro persino l'i7-6950X nonostante i 10 core di quest'ultimo. Al contrario, con il test 3D Mark Fire Strike Custom, l'R7 1800X si è assestato lievemente al di sotto del Core i7-6900K, con 19069 punti, mentre nel test Time Spy il punteggio della CPU si è fermato a un non eclatante risultato di 7318 punti. E le note negative, purtroppo, continuano. Nei videogiochi l'Intel Core i7-6900K e l'AMD R7 1800X si scambiano la palla a più riprese, ma questo succede in risoluzione 4K, dove la GPU domina ed evita che le limitazioni degli octacore pesino troppo sulle performance. Non a caso la CPU AMD perde qualcosa in 1440p, e pur restando nello stesso quartiere degli octacore Intel comincia a mostrare il fianco. Disattivare l'SMT riequilibra le cose, ma non basta in 1080p dove la differenza si fa più marcata, soprattutto in giochi come Overwatch e Grand Theft Auto V. Nel primo caso, nella mappa Osservatorio Gibilterra con tutto al massimo e nel mezzo dell'azione, la nostra MSI GTX 1080 è arrivata a 165 frame al secondo di media, a conferma che il 1800x è al di sotto del 6900K e di un buon margine. Parliamo di una ventina di frame al secondo che sono davvero parecchi, ma vanno valutati in un contesto fatto di frame rate elevatissimi che cambiano radicalmente da un gioco all'altro. Nel caso di Overwatch l'i7-6900K si avvicina notevolmente al 7700K, segno che il titolo Blizzard sfrutta tutti gli otto core a disposizione, ma non sembra digerire quelli dell'R7 1800X, facendoci pensare a specifici problemi di ottimizzazione. Non a caso con Mafia III, altro titolo affamato di core, il panorama è ben diverso. Messo di fronte al titolo 2K Games, l'i7-6900K domina su qualsiasi altro processore, ma in questo caso l'R7 1800X segue a breve distanza dimostrando che nel gaming potrebbe non essere così disarmato come lo si crede, a patto che venga sfruttato a dovere. Non lo è, purtroppo, nel caso di Grand Theft Auto V che sulla nostra configurazione, in mezzo al traffico con tutte le impostazioni al massimo, scende a un minimo di 59 frame al secondo, inchinandosi all'i7-6900K che a sua volta soccombe di fronte all'i7-7700K, a riprova del dominio dei quattro core in ambito gaming. In ogni caso, con l'R7 1800X ci troviamo vertiginosamente al di sopra delle CPU AMD della scorsa generazione, seppellite dalla serie Summit Ridge che, nonostante i problemi, ha anche i muscoli e in alcuni test e si comporta piuttosto bene anche in single thread.

Overclock e temperature

La Asus ROG Crosshair VI Hero include un bios ultra accessoriato che ci ha subito sorpreso con voltaggi un po' troppo elevati. Ricondotto il chipset alla ragione abbiamo giocato con i vari tasti fisici presenti sulla scheda madre che ci ha permesso di avviare direttamente in modalità boot e che, assieme all'ovvio Reset, include un tasto Retry piuttosto comodo per i testi di overclock a rischio stabilità.

AMD Ryzen 7 1800X

Non mancano, inoltre, settaggi dedicati al raffreddamento ad azoto liquido, anche se noi ci siamo accontentati della Noctua NH-U12S fornita da AMD, una ventola che secondo il tool di overclock della ASUS Crosshair è più che sufficiente per aumentare il clock dell'R7 1800X dell'8%. Ma prima di aumentare le frequenze abbiamo dato un'occhiata alle temperature e nel farlo siamo rimasti spiazzati. Abbiamo infatti riscontrato differenze sensibili tra quelle indicate nel bios e quelle indicate dai vari tool, e questo significa che le nostre misurazioni, falsate dalla gioventù del software, sono da prendere con le pinze. Secondo la beta dell'utility Ryzen Master, uno strumento di overclock intuitivo ma da rifinire che permette anche di disattivare i core, la CPU è rimasta tra i 35 e i 40 gradi durante le normali operazioni di Windows 10, per spingersi al di sopra dei 60 gradi durante i test Cinebench 15. Portando invece tutti i core stabilmente a 3.925GHz e con un voltaggio di 1400Millivolt, la temperatura si è involata rapidamente al di sopra dei 70 gradi mentre la ventola ha iniziato a vorticare, ma non abbiamo notato nulla di preoccupante mentre abbiamo raggiunto ben 1702 punti in Cinebench R15. Un risultato notevole che assieme ai vari record di overclock sfoggiati da Ryzen conferma uno scaling egregio e la bontà complessiva delle nuove CPU AMD. Tra l'altro l'R7 1800X vanta anche un TDP piuttosto basso, 95 Watt dichiarati e circa 60 nella maggior parte dei giochi, anche se quando viene messo sotto torchio, con benchmark pesanti, raggiunge rapidamente gli stessi 140W di un i7-6900K.

Il ritorno di AMD

Anche se in termini di IPC e gaming Intel resta in vetta, AMD ha lavorato sul resto, costo incluso, mettendoci di fronte a una CPU che non è miracolosa, e non è di certo orientata al gaming, ma grazie al rapporto tra prestazioni e prezzo risulta decisamente competitiva. Ed è un fattore non da poco considerando che parliamo di un'architettura appena nata e probabilmente destinata a migliorare attraverso ottimizzazioni importanti.

AMD Ryzen 7 1800X

Tra l'altro una CPU di questo tipo, comunque costosa, è spesso abbinata al 1440p o al 4K, laddove le incertezze di Ryzen pesano decisamente meno. Ma è chiaro che il panorama consumer è ancora saldamente in mano ai quad core Intel di ultima generazione, meno cari e facilitati in ambito gaming per questioni di supporto e di frequenze. Certo, le cifre messe in campo da AMD aprono la via agli otto core abbordabili e potrebbero dare una spinta verso uno sfruttamento ad ampio spettro di questo tipo di architettura, ma i nostri sensi da giocatore sono inevitabilmente rivolti verso le imminenti soluzioni a quattro e sei core. In ogni caso l'R7 1800X è una CPU muscolosa, con ottimi margini di overclock e capace di mettere d'accordo esigenze quotidiane e necessità professionali importanti anche dal punto di vista del prezzo. Un fattore, quest'ultimo, che rimarca per l'ennesima volta il cambio di passo di una AMD sempre più aggressiva, impegnata con un lancio in grande stile che conta ottanta schede madri disponibili da subito e capaci di soddisfare ogni esigenza, a partire dallo small factor di lusso, con il chipset X300, per arrivare all'overclock a prezzo adeguato. Non mancano inoltre kit di upgrade estetici, svariati dissipatori aftermarket come quelli di Noctua, EKWB e Corsair oltre a tre dissipatori di serie, evoluzioni del Wraith, che promettono comunque di soddisfare tutte le esigenze dell'utente medio. In definitiva, nonostante i dubbi e i benchmark non sempre intelligibili, l'R7 1800X è il capitano di una serie di CPU che scuote il mercato di fascia alta e rimette AMD in carreggiata anche sul piano dei processori, e per questo conquista una meritata promozione sul campo.

CERTEZZE

  • AMD è tornata competitiva anche nelle CPU
  • Otto core che lavorano molto bene insieme
  • Prezzi decisamente interessanti, anche in vista dei modelli a 4 e 6 core

DUBBI

  • Alcuni problemi in ambito gaming, molto probabilmente legati anche alla generale mancanza di ottimizzazione software
  • I consumi salgono rapidamente sotto stress