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Astronavi di paura

I dieci migliori survival horror ambientati in uno spazio... molto chiuso!

SPECIALE di Dario Rossi   —   28/05/2017

Fin dal lontano 1979, anno in cui il Ridley Scott e l'artista HR Giger cambiarono per sempre le regole della paura con Alien, l'interpretazione videoludica del concetto dell'isolamento nello spazio, soli con una minaccia incombente, ha sempre stuzzicato l'interesse degli sviluppatori. In un tale contesto anche l'ambiente circostante assuma un'importanza cruciale, allo stesso modo in cui la stessa astronave Nostromo, nel citato Alien, diventava quasi essenza vivente, con forme che rimandano ai misteri della materia organica e il terrore ancestrale. O quasi metafisico, considerando il parallelo simbolico del terrificante xenomorfo con un vero e proprio uomo nero, simbolo delle nostre più inconfessabili paure. L'idea di uno spazio definito che si trasforma da rifugio sicuro a trappola mortale ha ispirato la creazione di diversi titoli di stampo survival horror, meglio ancora ambientati nello spazio profondo, dove nessuno potrà sentirci urlare. Di seguito vi presentiamo i dieci giochi che riteniamo maggiormente rappresentativi.

Vi presentiamo i dieci survival horror ambientati nello spazio che non vi faranno più dormire

Project Firestart

Mitico e indimenticabile per i giocatori più stagionati, generalmente considerato il vero capostipite del genere survival horror, Project Firetsart fu pubblicato da Dynamix ed Electronic Arts per il celebre Commodore 64, cambiando, esattamente come fece Alien nel cinema, le regole del videogioco. Non casualmente, il titolo era ambientato su un'astronave abbandonata, la Prometheus, in orbita intorno alla luna di Saturno. Oltre alla ragguardevole realizzazione tecnica, impressionante ai tempi (parliamo del 1989), stupiva il ritmo di stampo cinematografico utilizzato dagli sviluppatori: il protagonista Jon Hawking si inoltrava freddi e silenziosi corridoi della nave, bagnati dal sangue di vittime orrendamente mutilate, per poi scoprire tramite l'esplorazione ambientale e vari indizi i terribili eventi accaduti all'interno della Prometheus. Nella fattispecie parliamo di una serie di esperimenti alieni, rigorosamente andati male, che portano all'avvento di mostruose creature tutt'altro che amichevoli. Un altro elemento distintivo del gioco era rappresentato dalle ridotte risorse in mano a Hawking per affrontare i mostri, che costringevano la maggior parte delle volte a ripiegare sulla fuga. Era nato il survival horror.

Astronavi di paura

Obliterator

Uno dei titoli più rappresentativi per dimostrare i muscoli del Commodore Amiga (ma anche Atari ST), Obliterator era il primo tentativo da parte di Psygnosis di mostrare i muscoli dei personal computer 16 bit, tanto da rappresentare un vero showcase grafico. Lo stacco rispetto al Commodore 64 era mozzafiato, con una palette di colori molto più ricca e maggiori dettagli. Ma nel cuore, il titolo ripercorreva il classico schema dell'agente disperso a bordo di un'astronave ostile (aliena, in questo caso) e piena di pericoli. La missione del protagonista Drak è quella di fermare la nave, diretta verso la Terra, attivando il suo sistema di autodistruzione e cercando, possibilmente, una via di fuga. Nonostante la natura di avventura arcade, Obliterator si distingueva per la sua grane atmosfera e il senso di urgenza conferito dal tempo impiegato per il suo completamento, che si traduceva nel punteggio assegnato al giocatore.

Astronavi di paura

System Shock

Un altro grande pilastro delle avventure horror ad ambientazione spaziale, anche se intrisa da fascinazioni cyberpunk e con un nemico davvero memorabile, la spietata intelligenza artificiale SHODAN, che ha preso il controllo della stazione Citadel e dalla quale il nostro sventurato hacker protagonista dovrà salvarsi. Risvegliati proprio nella stazione dopo un lavoro svolto per la TriOptimum Corporation, scopriremo ben presto che la situazione all'interno della struttura è precipitata, dovendoci trovare ad affrontare robot, cyborg e addirittura l'equipaggio della stessa stazione, ridotto a un branco di pericolosi mutanti. Realizzato interamente in 3D dalle mani di Looking Glass Technologies, il titolo presenta una complessa struttura che mescola sapientemente esplorazione, combattimenti e risoluzione di puzzle ambientali, senza contare i rocamboleschi scontri nel cyberspazio per sconfiggere SHODAN. Il tutto con un'atmosfera unica. Semplicemente un classico indimenticabile.

Marathon

Prima del successo clamoroso della serie Halo, la talentuosa Bungie Software era conosciuta perlopiù dagli utenti Apple Macintosh, grazie alla trilogia di Marathon, una serie di avventure sparatutto in prima persona. In questo appuntamento ci focalizziamo sull'omonimo capostipite, pubblicato nel 1994 dalla stessa Bungie e ambientato su una nave coloniale chiamata, guarda caso, Marathon. Nonostante fosse provvisto di una sezione multiplayer, la modalità giocatore singolo si contraddistingueva per la trama complessa, dipanata attraverso l'esplorazione ambientale e lettura dei vari log e documenti lasciati sulla nave. La storia si svolge nel 2794 e vede un ufficiale della sicurezza operare nella nave spaziale per difenderla da un assalto alieno. Anche se probabilmente nelle intenzioni di Bungie ci fosse semplicemente l'idea di presentare un generico protagonista in tuta spaziale, restano curiose le somiglianze con quello che poi diventerà una vera icona dei videogiochi: Master Chief.

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Defcon 5

Meno celebre di altri titoli citati in questa carrellata, Defcon 5 di Millennium Interactive mantiene il pregio di affrontare a modo suo il genere delle avventure spaziali ad alta tensione. Si tratta anche in questo caso di un titolo con visuale in prima persona, dove il protagonista deve impedire un assalto alieno in una stazione, sfruttando un sistema di torrette automatizzate e trovando nel frattempo un sistema per fuggire dalla struttura. La caratteristica di Defcon 5 rispetto a titoli simili era la particolare atmosfera, arricchita dalle musiche, l'abbondante utilizzo di filmati in full motion video e una parte iniziale sorprendentemente pacata e tranquilla, dove si ha modo di visitare le varie aree della stazione. In realtà questa parte è cruciale per allestire la difesa contro l'invasione che avverrà di li' a poco, in quanto il protagonista non dispone del potere offensivo sufficiente a sopravvivere all'assalto diretto degli alieni. Tutto questo portava a una grandissima tensione che rende di fatto Defcon 5 come uno dei titoli più particolari e adrenalinici degli anni novanta, anche se maggiormente strategico rispetto alla concorrenza. Da provare.

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Enemy Zero

C'è un'astronave spaziale e c'è un alieno molto pericoloso anche nella mente del compianto Kenji Eno, visionaria figura chiave di WARP e sicuramente uno degli sviluppatori giapponesi più sensibili al genere dei survival horror. Proprio in Enemy Zero, pubblicato nel 1996 per SEGA Saturn, vediamo una sua interpretazione sul genere palesemente indicato dalla serie Alien. Anche in questo caso troviamo una coraggiosa eroina, Laura Lewis (già vista in D e D2), affrontare a bordo della nave spaziale AKI un nemico veramente letale, in quanto del tutto invisibile. Questo particolare eleva la trama da quella che è l'ennesima riproposizione della tipica sceneggiatura "alla Alien", con un mostro misterioso da affrontare e vari retroscena da scoprire nel corso dell'avventura. L'idea di Eno portava però a una struttura di gioco molto originale, con la protagonista che deve affidarsi a un misero potere offensivo e il proprio udito, visto che il rumore è l'unico modo per individuare gli alieni. La tensione era altissima, e il taglio altamente cinematografico. Da riscoprire!

Dino Crisis 3

Terza iterazione del franchise fantasy horror di Capcom, Dino Crisis 3 ci mette nei panni di un gruppo militare impegnato nell'esplorazione della nave colonia Ozymandias, scomparsa per anni e poi riapparsa dal nulla. Le statistiche ci insegnano che non è un presupposto incoraggiante, non solo dobbiamo affrontare i temibili sistemi di autodifesa della nave, ma il piatto forte è rappresentato dalle feroci sorprese che troviamo al suo interno: dinosauri spaziali mutanti, risultato delle immancabili e scellerate ricerche sul DNA andate male, pronti a pasteggiare con le nostre carni. Realizzato internamente da Production Studio 4 in esclusiva per Xbox (è uscito nel 2003), il titolo non è particolarmente memorabile, ma ha il pregio di presentare una trama che definire improbabile è un eufemismo. L'idea dei nemici è veramente malsana, anche se la struttura concede molto più all'azione rispetto ad altri esponenti qui trattati.

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Dead Space

Sicuramente tra i migliori nell'aver saputo convertire le dinamiche dei Resident Evil classici in una struttura narrativa fantascientifica, Visceral ha dato un nuovo volto al survival horror con la serie di Dead Space, che vede nel capostipite ancora l'esponente più efficace per questa rassegna di titoli. Al contrario del secondo e terzo capitolo, che concedono qualcosa in più all'azione, il primo Dead Space del 2008 riesce a mantenere un ritmo controllato e una proporzione di risorse sfavorevole al giocatore, che è quindi costretto, nella migliore tradizione del genere, a gestire al meglio munizioni e armi. Lo scopo è uscire vivi dalla USG Ishimura, nave spaziale concepita per lavori di estrazione planetaria, ma diventata teatro della invasione dei necromorfi, mostruose creature generate da un misterioso artefatto alieno, il Marchio. Più facile a dirsi che a farsi. Indimenticabili alcune parti del gioco, specie quelle iniziali, dove nemici e la stessa nave diventano parti integranti di una vera casa degli orrori spaziale.

Alien: Isolation

Sviluppato da The Creative Assembly nel 2014, Alien: Isolation è diventato un piccolo cult nel genere, ed è considerato ancora oggi come la migliore interpretazione videoludica del celebre franchise fantascientifico. Effettivamente lo studio inglese è riuscito come nessun altro a rendere lo xenomorfo una figura temibile e spaventosa, grazie a sofisticate routine di intelligenza artificiale che si adeguano alle mosse del giocatore e lo stesso ambiente, in questo caso la stazione spaziale Sevastopol, che ruba quasi la scena con i suoi corridoi spettrali. L'alieno non è il solo pericolo da cui guardarsi, gli androidi a bordo della nave si rivelano se possibile anche più pericolosi e la protagonista Amanda Ripley, figlia della Ellen dei film, ha poche risorse a disposizione. L'unico modo per salvarsi, almeno nelle fasi iniziali, è quella di nascondersi sfruttando qualsiasi elemento dell'ambiente, inclusi gli armadietti. Tensione ovviamente alle stelle per un'esperienza che richiede veri nervi d'acciaio.

Prey

Chiudiamo questa carrellata con un esponente recentissimo, che dimostra come il genere sia ben lontano dal pensionamento. Prey recupera l'omonimo titolo uscito nel 2006 per mano di Human Head Studios, ma il collegamento è poco più che nominale: più appropriato nei panni di un reboot, il titolo di Arkane Studios ci porta a bordo della stazione Talos I, impegnati a contrastare l'invasione aliena dei Typhon, razza in grado di assumere svariate forme e aggredire il protagonista (si può scegliere il sesso) senza preavviso. Questa caratteristica dei nemici porta a momenti di notevole tensione per una struttura che lascia comunque spazio all'esplorazione e una struttura non lineare. Le similitudini con System Shock sono forti, tanto che per molti è considerato il suo successore spirituale, ma Prey subisce anche una certa fascinazione anche da parte della trilogia di BioShock, con un'impronta stilistica ben definita che conferisce ancora più fascino al prodotto.