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Dante con la tinta

Per il reboot di Devil May Cry, Capcom si affida a Ninja Theory tenendo però ben salde le redini del progetto

ANTEPRIMA di Andrea Palmisano   —   18/08/2011

Facciamo finta che sei una software house giapponese tra le più popolari, con una marea di i.p. di enorme richiamo e una buona salute finanziaria.

Dante con la tinta

Magari tra queste serie ce n'è anche qualcuna non più ai fasti di un tempo, e che avrebbe bisogno di un bel reboot; farlo fare in casa in terra nipponica però forse non è l'ideale, data l'aria che tira ultimamente tra gli sviluppatori dagli occhi a mandorla. Anche affidarla interamente a una compagnia occidentale però non è del tutto saggio, perchè si rischia di perdere interamente le caratteristiche che l'hanno resa popolare. Allora dài, facciamo una collaborazione, così da prendere il meglio da entrambi i mondi e dare vita al gioco ideale. Questo deve aver pensato Capcom, che per ravvivare Devil May Cry ha scelto di mettere il progetto in mano a Ninja Theory, autori di Heavenly Sword ed Enslaved, mantenendo però ben salde le redini degli elementi chiave del franchise. Ecco le nostre impressioni direttamente dalla GamesCom di Colonia.

Dante, sei proprio tu?

La presenza di esponenti di Capcom Japan e di Ninja Theory durante la presentazione del gioco sottolinea la volontà, o meglio il bisogno che ha la casa produttrice di sostenere un prodotto che fin dal suo annuncio ha lasciato qualche perplessità tra i fan storici della serie. Oltre al passaggio di consegne al team inglese, anche il radicale cambio di look per Dante ha alimentato una sorta di malcontento che non ha fatto nascere il progetto sotto un'ottima stella. Per cercare di rimettere su binari più sereni il tutto quindi, buona parte della presentazione è ruotata proprio nella sottolineatura di concetti finora poco chiari, soprattutto per quanto riguarda il grado di autonomia concesso a Ninja Theory; a parole molto ampio, nei fatti invece evidentemente limitato per quanto riguarda il sistema di controllo e combattimento, che è stato curato dai giapponesi, lasciando agli inglesi invece la parte tecnica e quella relativa alla trama.

Dante con la tinta

I risultati si sono visti chiaramente, nonostante la demo fosse decisamente limitata con tre sezioni incentrate soprattutto attorno a una manciata di combattimenti. La parte estetica denota infatti marcatamente le caratteristiche tipiche precedenti giochi del gruppo britannico, soprattutto per l'uso di tinte molto sature e dall'elevato livello di contrasto; Devil May Cry è un gioco colorato, molto meno cupo dei precedenti capitoli, piacevole da guardare e con un buon livello di dettaglio su schermo. L'ambientazione, una specie di gotico moderno, appare azzeccata e in linea con lo spirito del brand; poco o nulla è stato detto invece riguardo alla trama, se non al fatto che si tratta di uno spin off parallelo rispetto a quanto in precedenza narrato. Così è spiegato il motivo per cui Dante è completamente diverso da come ce lo ricordavamo: giovanissimo, moro, un po' emo, molto alla moda e moderno, ma probabilmente meno caratterizzato che in precedenza. La novità principale del gameplay sembra legata alle due forme che può assumere, angelica e demoniaca, ognuna capace di fornire capacità peculiari da utilizzare nel corso dei livelli. Tornando invece al sistema di controllo, ripetiamo l'evidenza del fatto che Capcom sia stata piuttosto gelosa di tale aspetto, preferendo di gestirlo in prima persona per evitare cambi di direzione eccessivi. Ecco quindi che malgrado le dichiarazioni di uno sviluppo "aereo" dei combattimenti, la fedeltà con i precedenti Devil May Cry appare chiarissima ed evidente; il modo con cui Dante attacca e colpisce i nemici, sia con armi bianche che con pistole, è un autentico segno distintivo della serie che anche questo capitolo conferma in toto. Che si tratti di una scelta azzeccata o meno, soltanto la reazione del mercato e dei fan lo potrà dire; quello che è certo è che Devil May Cry nelle meccaniche sembra un po' retrò, incapace di dare al genere quel punto di svolta di cui evidentemente si inizia a sentire il bisogno. Ovviamente si tratta soltanto di una impressione, perchè dare giudizi da una breve demo che non abbiamo nemmeno potuto giocare personalmente sarebbe ben poco corretto. La produzione Capcom resta meritevole di attenzione, e Ninja Theory è un team di sicuro valore; vedremo quindi se questo Devil May Cry sarà in grado di riportare il buon Dante, seppur diverso da come lo conoscevamo, sulla cresta dell'onda.

CERTEZZE

  • Un reboot era necessario
  • La veste grafica sembra buona

DUBBI

  • Trama e level design totalmente da valutare
  • Sistema di combattimento forse troppo legato al passato