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Aeon Must Die!, luci e ombre del tormentato videogioco sviluppato da Limestone Games

Lo State of Play del 6 agosto è stato seguito da una seria accusa in merito ad Aeon Must Die: scopriamo luci e ombre di questo tormentato progetto

SPECIALE di Alessandra Borgonovo   —   09/08/2020

Era una notte buia e tempestosa. Tutte le storie che si rispettino cominciano così (Snoopy docet). Nel caso in questione però, la tempesta doveva ancora scoppiare sulla tranquilla serata dell'ultimo State of Play e quando l'ha fatto ha portato con sé un caso senza precedenti. Non tanto diretti e dettagliati, quantomeno: il fenomeno del crunch non è una novità all'interno di questo e altri settori ma per quanto riguarda Aeon Must Die! la situazione è ancora più grave. Non parliamo "solo" di condizioni lavorative pessime, entrano in causa anche minacce e soprattutto il furto di materiale. La versione breve è che lo studio Limestone Games è stato accusato di aver licenziato chiunque abbia lavorato al trailer e di aver rubato l'IP ai creatori.

Prove a sostegno di questa tesi sono state rese pubbliche su internet e raccontano una situazione che definire deplorevole sarebbe riduttivo. Nel frattempo non si è fatta troppo attendere la risposta del publisher Focus Home Interactive, che si dichiara estraneo ai fatti e pronto a intervenire se tutto dovesse trovare conferma. Una presa di posizione lodevole che però non collima con quanto si legge nella dettagliata serie di documenti in rete. Non ci troviamo qui per muovere ulteriori accuse oltre a quelle che stanno già sorgendo, bensì per offrire un quadro il più possibile esaustivo di una situazione delicata rimettendoci alle parole degli sviluppatori. Una storia difficile e travagliata, che rende il futuro di Aeon Must Die! piuttosto incerto.

Un appello inascoltato

Tutto ha inizio da una lettera. Il 22 giugno Focus Home Interactive riceve una missiva confidenziale da parte del team di sviluppo, all'interno della quale vengono espresse preoccupazioni nei riguardi della compagnia accompagnate da una richiesta di aiuto. A firmarla sono stati in dodici, tra attuali ed ex dipendenti di Limestone Games. Senza riportare passo passo l'intero contenuto, viene scritto che a dispetto della passione infusa per i tre anni dei lavori, i rapporti con lo studio devono essere interrotti a causa di un ambiente lavorativo insostenibile creato e promosso dal CEO, CTO nonché l'azionista principale di LGS. Nonostante i tentativi mossi dai dipendenti per instaurare un dialogo la situazione è andata peggiorando, come riporta il lungo elenco di violazioni dei diritti umani e professionali inoltrato a Focus.

Citandone alcuni, si parla di negazione e falsa rappresentazione di problemi concernenti sia lo sviluppo del gioco sia la salute dei dipendenti; tentativo pianificato da parte della compagnia di stabilire un controllo coercitivo sul direttore creativo tramite manipolazione, gaslighting, sovraccarico di lavoro e minacce finanziarie; tossicità, abusi psicologici e deumanizzazione di certi dipendenti; gestione tirannica e amorale basata su stress e paura; stipendio estremamente basso, appena sopra il salario minimo; crunch costante, con i membri del team impossibilitati a trascorrere le vacanze o i fine settimana per paura di perdere il progetto a causa delle scadenze; condizioni di lavoro sciatte, tra cui quelle sanitarie e concernenti le regole da applicare in ufficio.

Questo e molto altro è stato fatto presente al publisher. La questione ha ovviamente radici più profonde ma, come abbiamo scritto, la prima traccia al di fuori dell'ambiente lavorativo la si ha con questa lettera, alla quale fanno subito seguito lettere di dimissioni per il CEO di LGS (Jaroslav Lõssenko) da sei dipendenti - inoltrate anche via mail - e due medesime richieste a voce da parte di altri due dipendenti assunti irregolarmente. Lui si rifiuta di firmare i documenti dichiarandone le incongruenze, in un audio reso disponibile assieme al resto del materiale online. Il team rimane in attesa di una risposta dal publisher e il giorno stesso, parliamo sempre del 22 giugno, ricevono un caloroso messaggio di rassicurazione da uno dei dipendenti di Focus in cui viene espressa comprensione e preoccupazione, senza che tuttavia venga offerta alcuna informazione pertinente. Il giorno successivo, gli sviluppatori ricevono una lettera del CEO di Focus, dove si afferma che stanno considerando la questione e chiede loro di aspettare. Non sono richieste ulteriori prove a riguardo e da allora vengono lasciati all'oscuro di eventuali prese di posizione del publisher. Nei giorni seguenti l'amministrazione di Limestone inizia a perseguire e minacciare i dipendenti.

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Il tradimento di Focus e le minacce di Lõssenko

Ai dipendenti viene organizzato un incontro singolo in date e orari diversi tuttavia, temendo una tattica per isolarli, loro si presentano assieme in una di quelle proposte. Ad accoglierli c'è il CTO e sulla sua scrivania la lettera confidenziale spedita a Focus. Dopo che alcuni suoi tentativi di ottenere commenti in merito alla suddetta lettera cadono nel vuoto, il CTO dichiara che per motivi di sicurezza tutti possono riposare fino alla fine del proprio contratto di lavoro e non ci saranno più incarichi fino alla risoluzione dei loro contratti, datata 22 luglio. Il CTO tratta la lettera come documento ufficiale e inizia a citarne le incongruenze come prova della sua invalidità. Afferma inoltre che è stato il publisher stesso a consegnargliela, assieme a una comunicazione ufficiale in merito alla volontà di continuare a lavorare con Limestone Games e che le accuse mosse nella lettera sono menzogne da ignorare. Anche di questo incontro è stato fornito un audio come prova.

Nelle ore successive all'incontro, i dipendenti ricevono la direttiva di presentarsi il giorno dopo in ufficio per estinguere il contratto direttamente sul posto di lavoro e non da casa, come era stato richiesto nelle lettere di dimissione. Consigliati dall'avvocato, ignorano tutto e proprio a partire dal giorno stesso hanno luogo le prime vessazioni, da messaggi e chiamate minatorie fino all'assegnazione di compiti che esulano dalle loro mansioni. Il 28 giugno ricevono il primo avviso di violazione del contratto per non essersi presentati in ufficio, inclusi il concept artist e il CCO che non avevano ricevuto alcuna comunicazione a riguardo: ciò rende l'avviso stesso illegale, andando contro a disposizioni che in alcuni casi non erano nemmeno state avanzate. Il giorno successivo l'avvocato del team spedisce una lettera in cui si dichiara rappresentante dei dieci ex membri di LGS e che qualunque comunicazione da quel momento in avanti deve passare attraverso di lui.

La richiesta di spiegazioni in merito a determinati comportamenti, così come tutto il resto della lettera, viene lasciata senza risposta, tuttavia sempre lo stesso giorno chiunque sia stato coinvolto nella lettera mandata a Focus riceve un "promemoria" da Limestone, che si può tradurre come una serie di velate minacce. La lettera è in russo e alcuni dipendenti risulta non siano neppure stati in grado di tradurla: la lingua dell'azienda è inglese, inoltre esiste una legge in Estonia secondo cui qualunque documento deve essere reso disponibile in estone su richiesta. A dispetto della domanda di traduzione da parte del legale, questa non è mai pervenuta. Nella lettera di Lõssenko vengono insistentemente ricordati i doveri in quanto dipendenti e le conseguenze che comportano eventuali inadempienze al contratto - tra cui la discrezione in merito a segreti industriali o in generale informazioni ricevute finché impiegati presso l'azienda, sottolineando poi come i diritti d'autore e i diritti di proprietà derivanti dal lavoro appartengano al datore.

In seguito, rappresentanti e dipendenti dell'azienda iniziano a contattare dipendenti in outsourcing, diffondendo disinformazione e incoraggiandoli a non lavorare con il CCO. Qualsiasi persona su cui l'amministrazione può avere presa e abbia a sua volta un legame con i membri del team che si sono licenziati viene usata per contattarli, perorando la causa di Lõssenko fino a diventarne il veicolo per minacce più velate volte a spiegare quanto il team fosse in errore. Persino i membri della famiglia del CEO si avvicinano ad alcuni dipendenti, creando una situazione emotiva pesante.

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Il caso del Motion Designer

Il 1 luglio l'avvocato del team invia un'altra lettera a Limestone, anch'essa senza risposta, e una a Focus per descrivere la situazione. Al suo interno si esprime il desiderio di continuare il progetto e collaborare con il publisher; essendo stata inviata a un numero ristretto di dipendenti, questa viene ignorata e spinge il legale a inviarne una seconda a un maggior numero di persone per ottenere una qualunque reazione, poiché la situazione degli sviluppatori sta peggiorando a causa del continuo silenzio da parte di Focus. Questi delega infine le comunicazioni ai suoi avvocati e mentre le due parti discutono, il team attende di nuovo la possibilità di essere ascoltato da una terza voce senza far trapelare tutte le informazioni e possibilmente compromettere legalmente il publisher. Sempre lo stesso giorno, Motion Designer e Assistant Game Designer (lavoratori esterni) inviano una propria lettera a Focus spiegando la rispettiva situazione e prospettiva: la risposta non arriva dal publisher bensì da Limestone, che li contatta per offrire loro contratti e pagamenti. I contratti in questione sono retrodatati e contengono informazioni contraddittorie rispetto a quanto offerto in primo luogo. Un dettaglio importante in merito alla questione è che l'Assistant Game Designer avrebbe creato una mail ad hoc per spedire la lettera a Focus e nessuno, al di fuori del publisher, la sapeva.

Per quanto riguarda invece il Motion Designer, lui stesso dichiara che dopo aver chiesto all'inizio di poter lavorare gratuitamente per imparare il mestiere ed essere stato aiutato in tal senso dal CCO, ha fatto il cosiddetto balzo di qualità: si è creata l'opportunità di lavorare concretamente al progetto in qualità, appunto, di Motion Designer ma il CCO voleva assicurarsi anzitutto che il suo lavoro venisse retribuito. Lõssenko ha rimandato di continuo la questione al punto che, date le scadenze da rispettare e la situazione finanziaria precaria del Motion Designer, il CCO si è offerto di anticipargli il pagamento confidando in una compensazione da parte del CEO. Niente di tutto questo si è verificato, così come non è mai stato discusso alcun contratto tra lui e il Motion Designer, che ha continuato a lavorare gratuitamente fin quando la situazione non è degenerata.

Una settimana dopo le dimissioni, viene contattato dal Project Manager con la richiesta di consegnare i file in suo possesso: non fidandosi della situazione, soprattutto mancando ancora un qualsivoglia contratto, il Motion Designer li ha tenuti per sé. Si arriva così al 1 luglio e alla fatidica lettera mandata a Focus, alla quale tuttavia risponde Limestone. Lõssenko, che fino allora aveva ignorato il Motion Designer, gli scrive in merito ai pagamenti, per avere i quali deve firmare un contratto. La settimana successiva riceve una chiamata dall'Estonia da parte di una supposta dipendente dell'azienda, sebbene nessuno l'avesse mai sentita prima: gli comunica che nel riordinare i documenti "assolutamente per caso" hanno trovato il suo contratto e che l'azienda gli deve 1500 euro. Deve solo firmare un documento, una piccola formalità da sbrigare prima di poter ricevere il denaro. Dopo esserselo fatto mandare e averlo esaminato con l'avvocato, prende la decisione di non firmarlo a fronte di numerose inesattezze contenute al suo interno. Il trailer mostrato allo State of Play presenta proprio frammenti del lavoro del Motion Designer che non sono stati pagati né contrattualizzati, motivo per cui i diritti intellettuali sono ancora di sua proprietà e non avrebbero dovuto essere utilizzati senza il suo consenso.

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La risoluzione dei contratti

Nel frattempo, Lõssenko persiste a ignorare l'avvocato degli sviluppatori tentando più volte di contattarli e di nuovo minacciarli e costringerli sfruttando altre persone, inclusi ex e attuali dipendenti, familiari e amici. Nonostante le difficoltà, il team continua a sopportare nella speranza che il publisher arrivi a parlare con loro di persona: ancora una volta, tuttavia, non c'è alcun contatto significativo né vengono richieste ulteriori informazioni. A quanto pare, l'unica vera prova di un atto da parte di Focus si ricollega al fatto che il CTO non mentiva e il publisher non ha alcun riguardo nei confronti del team, collaborando piuttosto a piene mani con Lõssenko sul progetto e ignorando le affermazioni del team per proprio tornaconto. Il 13 luglio, sei dei dipendenti che hanno firmato la lettera di dimissioni ricevono una mail in merito alla risoluzione dei loro contratti per inadempimento degli stessi. Il motivo principale è proprio quella lettera confidenziale inviata al publisher, sebbene questa sia stata controllata assieme all'avvocato e tutti i dettagli realmente incriminanti siano stati rimossi per garantire una soluzione pacifica con la compagnia. I dipendenti vengono minacciati di multa, ottengono una macchia sul loro curriculum lavorativo che crea immediatamente problemi nella ricerca di nuovi lavori e si vedono intimati a presentare il lavoro pressoché gratis sotto minaccia di essere multati più pesantemente. La situazione precipita ulteriormente fino a quando, dopo due trattative tra gli avvocati del team e del publisher, vengono domandate le prove delle accuse mosse: gli sviluppatori dunque si prodigano per fornire tutte le informazioni di cui dispongono, comprese registrazioni audio, registri, documenti, estratti conto bancari e quant'altro.

Pugnalati due volte da Focus

Passano le settimane e nei primi giorni di agosto il team comincia a sollecitare il publisher a dare almeno qualche risposta in merito alla presentazione del gioco e al futuro del progetto. Tra le numerose trasgressioni descritte nei documenti forniti, gli sviluppatori informano inoltre Focus che il trailer prossimo a essere mostrato sta violando l'IP di persone che hanno lavorato su alcune scene presenti senza contratto, né sono state pagate per quanto svolto. Al di là di tutto, la questione legalmente più urgente era proprio questa e volevano assicurarsi che entrambe le parti ne uscissero incolumi. Alla fine riescono a contattare il responsabile legale per una breve telefonata, durante la quale scoprono che tutte le informazioni fornite sono state sostanzialmente inutili: viene loro assicurato che il publisher non vede alcun problema nell'accaduto e nella pubblicazione del trailer il 6 agosto. Viene inoltre detto che non c'è motivo di cambiare nulla riguardo all'annuncio o al comunicato stampa, rendendo dunque vane le richieste mosse fino a quel momento. Stando alle parole del responsabile, sarebbe stata "una spinta incredibile per il gioco" e il team avrebbe dovuto cooperare pensando al futuro del progetto. Quello stesso progetto e gioco - si chiedono gli sviluppatori - che sono stati trafugati e realizzati attraverso le più discutibili pratiche, dal crunch agli abusi psicologici fino alla mancanza di contratti e pagamenti?

Qual è la situazione attuale?

L'ultima notizia certa è la dichiarazione di Focus Home Interactive in cui si definisce estranea ai fatti e di star esaminando attentamente le accuse per trarne le conclusioni necessarie. Come potete ben immaginare a fronte di quanto appena letto, sono numerosi gli utenti che sotto al tweet stanno rispondendo a tono a questa affermazione in così netto contrasto con tutte le informazioni condivise dagli sviluppatori, sottolineando che non si tratta del primo comportamento scorretto del publisher. Come si evolverà questa faccenda è tutto da vedere, rimane il fatto che siamo di fronte a un caso non solo molto serio ma dettagliatamente documentato che potrebbe fare da pioniere per future testimonianze e relativi, almeno si spera, accorgimenti.

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