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Daemon X Machina, il provato della demo

Con la pubblicazione della demo, abbiamo provato per la prima volta Daemon X Machina; vediamo com'è andata.

PROVATO di Giorgio Melani   —   15/02/2019

Non dobbiamo sottovalutare l'importanza strategica di un gioco come Daemon X Machina nella ludoteca di Nintendo Switch, perché pur essendo una produzione rimasta un po' sotto traccia rispetto ai brand classici di Nintendo, è un titolo che può rappresentare un vero asso nella manica per la console, soprattutto per un certo tipo di pubblico in grado di apprezzare i giochi di stampo nipponico classico. La cosa risulta evidente anche dal trattamento riservatogli dalla stessa Nintendo, prima posizionandolo bene in vista durante l'E3 2018 in cui è stato annunciato, poi diffondendo questa demo alquanto ricca che rientra nelle manovre promozionali della compagnia per dimostrare la varietà e la qualità dei titoli che caratterizzano il 2019 di Switch. Insomma, sembra proprio che la casa di Kyoto confidi particolarmente in questa creatura di Kenichiro Tsukuda e Marvelous Interactive, appartenente peraltro a un genere che sembra finito sotto l'ala protettiva di Nintendo, di fronte all'imperversare delle maxi produzioni dal taglio cinematografico o degli shooter competitivi.

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Non c'è ancora una data di uscita precisa per Daemon X Machina, pertanto non è facile capire esattamente a che punto dello sviluppo si trovi e quanto tempo abbiano ancora gli autori per completare i contenuti ed eventualmente raffinare le meccaniche e il comparto tecnico, ma intanto possiamo dare un'occhiata approfondita a questa prima demo messa a disposizione e scrivere un primo provato, in attesa di ulteriori informazioni. Posto che l'aspetto estetico non sia probabilmente l'elemento su cui gli sviluppatori abbiano intenzione di concentrare la maggior parte degli sforzi, è chiaro che il gioco ha bisogno ancora di un po' di tempo per aggiustare diversi elementi, dalla stabilità del framerate alla qualità generale dei modelli tridimensionali, soprattutto per quanto riguarda gli edifici e le strutture presenti negli scenari, ma quanto provato sembra già avere le carte in regola per soddisfare gli appassionati di shooter a base di mech. Lo stile particolare che ne contraddistingue alcuni aspetti della grafica, come i forti contrasti, i colori saturi, le esplosioni e i tratti quasi cartooneschi dati dall'utilizzo di un leggero cel-shading, riesce comunque a donare una precisa identità al gioco, distaccandolo nettamente dai grigi sparatutto di questo genere e avvicinandolo, per certi aspetti, al look colorato e brillante del vecchio Virtual On.

Fantascienza senza fronzoli

Le missioni prototipo su cui si fonda la demo di Daemon X Machina non consentono ancora di farsi un'idea precisa delle caratteristiche narrative del gioco, tra storia e personaggi che vengono appena accennati, ma quanto riferito finora sembra legarsi alla più antica tradizione della fantascienza videoludica: l'umanità in ginocchio, schiacciata da una soverchiante forza "aliena", deve confidare sulla forza di un pugno di eroi. Non dubitiamo che vi siano poi colpi di scena ed aspetti più profondi da esplorare nella storia del gioco completo, ma l'epica classica del novellino alle prime armi che si ritrova ad essere l'ultima linea di difesa del mondo intero, mantiene intatta il suo fascino e funziona sempre molto bene per supportare un po' di frenetica azione shooter contro interi eserciti nemici. In questo caso, tutto è partito quando la Luna si è schiantata sulla Terra e gli umani hanno affidato la ricostruzione e la protezione della civiltà a un sistema di macchine guidato da una sofisticata intelligenza artificiale. Sappiamo bene che l'eccessiva fiducia nella tecnologia può portare a disastri, dunque non stupisce più di tanto che tutto il sistema di macchine senzienti si sia rivoltato poi contro l'umanità, una volta contaminata da una nuova e misteriosa forma di energia chiamata Femto.

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La guerra tra umani e macchine corrotte chiamate "Immortals" è impari, finché non entrano in campo gli "Outer", ovvero individui che hanno ottenuto poteri superiori a contatto con il Femto e, banditi dalla società, si ritrovano a guadagnare soldi facendo i mercenari a bordo dei potenti mech da combattimento chiamati Arsenal. Il protagonista è proprio uno di questi Outer, fresco fresco di arruolamento nelle file dei mercenari, con la demo che ci consente di assistere alle sue prime missioni di prova. L'eroe non è preimpostato e può essere ampiamente personalizzato attraverso l'editor iniziale o accedendo successivamente al "laboratorio", dove possiamo modificare i connotati del personaggio e anche potenziarlo attraverso costose operazioni di bioingegneria per ampliarne caratteristiche e abilità. I cliché fantascientifici ovviamente si sprecano, soprattutto nei riferimenti all'immaginario classico dei robot da combattimento, ma sembra esserci comunque spazio per un buon sviluppo della storia con missioni che potrebbero presentare delle belle digressioni e colpi di scena, considerata anche la quantità di personaggi e fazioni buttati in campo già in questa demo.

Gameplay rapido e verticale

Il producer Kenichiro Tsukuda proviene dalla serie Armored Core e risulta chiaro fin da subito dove si debba guardare per trovare le radici di Daemon X Machina, che deve sicuramente molto allo sparatutto robotico in terza persona di From Software. Tuttavia, l'evoluzione impartita alla formula classica della guerra tra mech è evidente in questo gioco, che sembra liberarsi dal peso delle armature di metallo corazzate per lanciarsi finalmente più in aria che in terra. I combattimenti qui si sviluppano soprattutto in verticale, con gli Arsenal che si rivelano essere macchine estremamente veloci e agili, in grado di camminare e sprintare a terra ma soprattutto spiccare il volo e librarsi con grande velocità in aria. Ne viene fuori un ritmo forsennato nei combattimenti, tra situazioni da sparatutto più classiche e veri e propri dogfight negli scontri fra mech, con la possibilità di sfruttare gli elementi dello scenario come coperture o punti di osservazione strategici. Forse il tutto risulta anche troppo caotico: la quantità di nemici che attaccano da terra a dal cielo, dotati di forme e caratteristiche piuttosto disparate, e il movimento molto repentino della telecamera crea un certo spaesamento nelle fasi iniziali, per cui diventa necessario imparare presto a tenere d'occhio il radar e sapere sempre cosa guardare, oltre che utilizzare in maniera proficua l'arsenale a disposizione.

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In base al loadout del mech possiamo contare su un certo numero di armi e sistemi difensivi, ma una caratteristica peculiare del gioco è il fatto di consentire la raccolta di nuovi oggetti direttamente in battaglia: mech e veicoli abbattuti forniscono preziosi pezzi di ricambio, munizioni o anche upgrade che possono essere installati al volo per variazioni tattiche immediate nel corso dei combattimenti. La meccanica sparatutto è semplificata parzialmente dall'ampio utilizzo del lock-on, ma questo richiede comunque una certa abilità nell'avvicinarsi abbastanza al nemico e mantenere la giusta distanza per sfruttare le armi automatiche e rimanere fuori dalla portata degli attacchi. Ovviamente la demo ha una quantità molto limitata di oggetti da applicare ai mech ma già queste poche missioni lasciano intendere delle notevoli variazioni applicabili tra armi a corto, medio e lungo raggio o corpo a corpo, esplosivi, scudi e tante altre tipologie ancora bloccate. La padronanza dei controlli, con la possibilità di gestire in maniera indipendente le due braccia del mech e i piloni laterali di supporto per cambiare velocemente le armi, diventa un requisito essenziale per sopravvivere nei letali campi di battaglia, così come la capacità di effettuare manovre elusive. Il multiplayer cooperativo a quattro giocatori introduce un ulteriore strato di organizzazione tattica al combattimento, oltre a incrementare presumibilmente il coinvolgimento, ma rimaniamo in attesa di poterlo sperimentare.

Uomini e robot

Al di là del sistema di combattimento, la demo consente di provare qualcosa dell'altro ambito in cui probabilmente ci troveremo a passare del tempo una volta che sarà uscito il gioco completo, ovvero la gestione del pilota e dell'Arsenal. Qui emerge forse con più forza il retaggio di Armored Core, con un'ampia quantità di opzioni da tenere sotto controllo per personalizzare al massimo il protagonista e il suo mech. Ogni aspetto del robot può essere modificato con componenti da sostituire e aggiungere sia per quanto riguarda la struttura di base che l'arsenale: testa, busto, gambe e braccia possono essere sostituiti e migliorati, perfino colorati in diverse sezioni e personalizzati con decalcomanie, oltre alla grande scelta di armi da applicare su braccia, piloni di supporto e spalle. Un elemento nuovo è però rappresentato dalla personalizzazione del pilota, che come abbiamo detto può essere modificato in maniera profonda sia per quanto riguarda l'estetica che nelle sue caratteristiche e statistiche, applicandovi sofisticati upgrade.

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La variazioni effettuate sul personaggio si riflettono attivamente nel gameplay a causa di un'altra caratteristica particolare di Daemon X Machina, ovvero la possibilità di uscire dall'abitacolo ed esplorare il campo di battaglia a piedi. In questo modo siamo ovviamente un bersaglio facile, ma il protagonista è comunque provvisto di una sorta di pod che fa da arma ed elemento di interazione, oltre a potersi muovere con un'agilità sovrumana grazie ai potenziamenti che si possono installare. L'uso del pilota a piedi rappresenta spesso l'ultima speranza una volta che l'Arsenal è stato distrutto, ma può essere anche una scelta strategica per raggiungere alcuni luoghi specifici, raccogliere materiali oppure muoversi e nascondersi più facilmente tra le strutture, attaccando a sorpresa.

Daemon X Machina ha dalla sua due caratteristiche apparentemente in contrasto, ma che ne potrebbero decretare il successo: la fedeltà a una consolidata tradizione di sparatutto di matrice nipponica e una certa originalità, che emerge nella rappresentazione grafica e in alcune meccaniche del gioco stesso. Prendendo la solida base di Armored Core e lanciandola in tutte le direzioni, espandendo i combattimenti tra terra e cielo, tra mech e pilota a piedi, la conseguenza negativa può essere un certo caos nell'azione e un disorientamento iniziale, ma di positivo c'è il raggiungimento di una nuova dimensione delle sparatorie con protagonisti robot, che diventano qui veloci e adrenaliniche come raramente si è visto. Restano da valutare la varietà delle situazioni di gioco e la funzionalità del sistema di combattimento, oltre ovviamente all'evoluzione di tutto il comparto tecnico.

CERTEZZE

  • Uno sparatutto con mech veloce e dinamico, con qualche idea nuova
  • Il sistema di personalizzazione e upgrade sembra piuttosto profondo
  • C'è qualcosa di originale nello stile, che speriamo emerga con più forza

DUBBI

  • Comparto tecnico che necessita ancora un po' di pulizia
  • Combattimenti un po' caotici