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Dead Space, 5 cose da sapere sul remake

Dead Space è stata la perfetta "one more thing" dell'EA Play Live: scopriamo 5 dettagli sull'attesissimo remake della storica saga survival horror.

SPECIALE di Alessandra Borgonovo   —   23/07/2021

Dead Space è realtà. Esiste un teaser che lo testimonia, il sito ufficiale, la conferma che arriverà su PS5, Xbox Series X|S e PC, la pagina Facebook di nuovo attiva, insomma abbastanza prove per non farci temere in un progetto fantasma: è vero, non abbiamo nemmeno un probabile anno di lancio, per quanto il fatto che esca sulle console di ultima generazione faccia pensare come minimo a un tardo 2022, se non addirittura oltre, però abbiamo solide prove della sua esistenza. Un progetto che ha riacceso l'entusiasmo dei fan, ma anche un'operazione intrigante, non possiamo negarlo. Dopotutto, e sfortunatamente, la saga di Dead Space è morta con il terzo capitolo otto anni fa e la chiusura di Visceral Games non giocava certo a favore di una sua potenziale rinascita.

Invece EA ha voluto scommetterci ancora una volta, una decisione che ci trova assolutamente favorevoli, ma soprattutto curiosi su come si vorrà approcciare: a differenza di Resident Evil, che pur avendo i suoi venticinque anni sulle spalle è sempre andato avanti nel corso del tempo avvicinando nuovi giocatori di volta in volta, Dead Space ha avuto una battuta d'arresto che l'ha alienato dalle conoscenze del pubblico più ampio e generalista - quello che fa davvero la differenza nelle vendite, rispetto a una nicchia di persone che, per quanto appassionate, non pesa molto sul piatto della bilancia.

Questo significa doverlo ripensare in un'ottica che sia familiare e soprattutto attuale, in modo da attirare la fetta che conta. Non abbiamo idea di come voglia farlo ma nell'attesa proviamo a riassumere tutte le informazioni disponibili: ecco 5 dettagli che potreste esservi persi sul remake di Dead Space.

È un remake a tutti gli effetti

Una scena del trailer di Dead Space
Una scena del trailer di Dead Space

Comprensibilmente, i timori a ridosso dell'annuncio riguardavano soprattutto la possibilità che EA avesse optato per una remaster - scelta piuttosto in voga ultimamente. Il Senior Producer Philippe Ducharme e il Creative Director Roman Campos-Oriola hanno invece chiarito che Dead Space non è solo una versione rifinita dell'originale, nonostante sia il loro ovvio punto di partenza. Il gioco verrà ricostruito dalle fondamenta grazie al Frostbite Engine: grafica, suono, gameplay, tutto verrà sviluppato da zero.

Non è un porting, non si tratta di aumentare le texture o aggiungere più poligoni ai modelli. Parliamo di una ricostruzione vera e propria di ogni singolo elemento, per creare un'esperienza così immersiva da non volersene staccare. Sebbene lo sviluppo sia ancora agli inizi, Motive sta già pensando a come sfruttare la tecnologia più recente per migliorare un'esperienza che era già incredibilmente coinvolgente durante la generazione PS3/Xbox 360.

Microtransazioni? No, grazie

Il teaser trailer di Dead Space
Il teaser trailer di Dead Space

Potrà sorprendervi associare la parola microtransazioni a Dead Space, ma chi ha giocato al terzo capitolo non è certo estraneo a questa macchia nel curriculum della serie: una decisione che a suo tempo aveva generato non poche controversie e proprio per questo non si ripeterà.

L'ha assicurato Phil Ducharme, specificando che EA Motive sta sì guardando a questa esperienza come la somma di vecchio e nuovo, ma passi falsi come, appunto, le microtransazioni non rientrano nei loro piani. Il nuovo Dead Space è dunque pensato affinché non si presenti mai la necessità di microtransazioni, seguendo in un certo senso i passi mossi da Respawn con Star Wars Jedi: Fallen Order per l'esperienza giocatore singolo.

Possiamo tirare un sospiro di sollievo.

Novità sul fronte del gameplay

Come abbiamo scritto nella nostra anteprima di Dead Space, è lecito pensare gli sviluppatori stiano pensando a delle soluzioni che possano bilanciare passato e presente, facendo di Dead Space un gioco che parli ai fan ma si renda soprattutto appetibile e accessibile al pubblico attuale.

L'idea dunque che questo primo capitolo serva soprattutto a gettare le fondamenta per una rinascita del franchise non è poi tanto campata per aria. Pur non avendo condiviso vere e proprie specifiche su come andranno ad aggiornare il gameplay, Ducharme e Roman Campos-Oriola hanno aperto un piccolo spiraglio sulla linea di pensiero del team, per quanto riguarda il perfezionamento del gameplay originale.

Per esempio, le sezioni a gravità zero introdotte in Dead Space 2 potrebbero trovare spazio già nel capitolo originale, andando dunque ad aprire scenari inediti per chi conosce il gioco come le proprie tasche. Oppure, e questo dobbiamo ammettere ci incuriosisce molto, si stanno anche impegnando per evolvere la famosa meccanica dello smembramento: non sono stati condivisi dettagli ma l'idea generale è non solo renderla più cruenta ma, soprattutto, dare un'ulteriore svolta a uno dei pilastri portanti della serie.

Proprio per questo EA Motive non si limita a includere appassionati nel team di sviluppo, coinvolge anche la community per meglio orientarsi nella direzione da prendere.

Sfrutterà al meglio la next gen

L'orrore di Dead Space
L'orrore di Dead Space

Riprendendo quanto scritto poco sopra, gli sviluppatori stanno valutando come sfruttare al meglio la tecnologia di ultima generazione per migliorare un'esperienza già immersiva a suo tempo. In tal senso, Campos-Oriola ha dichiarato che l'intenzione è approfondire ancora di più questa immersione con un'esperienza completamente interattiva, dalla schermata iniziale fino ai titoli di coda. All'atto pratico, si riferisce in modo particolare ai tempi di caricamento, che grazie agli SSD più veloci non esisteranno più: la partita non verrà mai interrotta e potrà essere giocata senza soluzione di continuità dall'inizio alla fine.

Dead Space in fondo non è un'esperienza longeva, di quelle che occupano cinquanta e più ore, perciò uno degli obiettivi principali è rendere significativo ogni singolo minuto di gioco. Motivo per cui un aspetto fondamentale su cui concentrarsi dal punto di vista estetico e sonoro, in particolare, è l'atmosfera: d'altronde chiunque conosca il gioco lo sa bene, Dead Space era un capolavoro d'atmosfera che persino alla quinta o sesta partita sapeva trasmettere la stessa ansia della prima.

Catturare l'essenza fantascientifica del gioco ma riproporla con le strumentazioni, visivamente e non, è estremamente importante per gli sviluppatori: non si tratta di limitarsi ad aggiungere texture e poligoni, bensì di prendere il DNA della serie e trasporlo, migliorandolo, in questo remake: l'aggiunta di effetti volumetrici e l'illuminazione dinamica sono due elementi fondamentali nella costruzione della suddetta atmosfera.

Un'autenticità che, come anticipato, va a coprire anche il sound design. Come più volte specificato, il materiale di riferimento è quello originale e da qui gli sviluppatori andranno a migliorare quei suoni che abbiamo imparato a conoscere, temere ma anche a cercare, laddove trasmettessero un temporaneo senso di sicurezza. Proprio qui entra in gioco l'audio 3D.

Implementarlo permetterà, tra le altre cose, di comprendere il punto di provenienza del suono grazie a una corretta propagazione, facendolo provenire dal corridoio di fronte a noi, dalle prese d'aria o dalle nostre spalle. Come Resident Evil 2, che nel sound design si distingue in modo particolare.

Amplierà la narrativa originale

Una scena del trailer di Dead Space
Una scena del trailer di Dead Space

Ultimo ma non per importanza, l'aspetto narrativo. Ancora una volta la parola passa a Campos-Oriola, che specifica come per EA Motive la base è la storia dell'originale Dead Space. Ciò significa che verrà considerata canonica e seguita pedissequamente; ciononostante, ha aggiunto, è possibile apportare alcune migliorie non perché a suo tempo gli eventi narrati non funzionavano, quanto piuttosto per tenere conto di cosa è stato raccontato in seguito e iniziare a "suggerirlo" al giocatore, creando un collegamento a questo o quell'altro aspetto introdotto tanto nei sequel videoludici quanto in altri prodotti come i romanzi o i film d'animazione.

Questo rende Dead Space un potenziale soft reboot, perché non è da escludere che alcuni aspetti vengano leggermente modificati per meglio adattarli a una struttura narrativa corale, che a sua volta suggerisce la volontà di non fermarsi a un capitolo. Tutto dipenderà dal gioco concluso e soprattutto dalla ricezione del pubblico ma la volontà di non limitarsi a una sterile operazione nostalgia, riproponendo il capitolo migliore della serie dimenticandosi del resto, sembra essere piuttosto marcata.