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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   07/10/2003

Diario del Capitano

La bufera SMAU è passata. Quest'anno però sembrava ridotta a una flebile brezza. In questi giorni ho tentato di fare uno sforzo oggettivo, pensando che probabilmente la mia percezione era dovuta ai quasi dieci anni di fiera milanese e alla conseguente assuefazione.
Poi ho tentato un approccio più sistematico, cercando fra i media generalisti riscontro o smentita. Alcune delle pagine che gli anni scorsi riportavano dossier interi sul mondo di domani mi hanno guardato con fare interrogativo, una domanda fra le righe inchiostrate: "ah, ma c'è stato SMAU"? Esemplicativo il caso di Jerry Scotti a passaparola, che parlando della tecnologia java nei cellulari, ha citato la manifestazione ma senza ricordarsene il nome.
Ma i media sono capricciosi, e se la macchina dell'hype non è più che oliata non è così remoto il rischio di passare inosservati. Per questa ragione, controvoglia come tutti gli addetti ai lavori o sedicenti tali, mi sono recato alla fiera, per ben due giorni: uno dedicato agli operatori del settore, l'altro al pubblico. Con risultati grotteschi. Tralasciamo pure i signori "BigliettoConLloSscontoACccinquEeuro", tralasciamo anche le due ali di chioschi e furgoncini dei venditori di salamella che manco a San Siro quando c'è il derby. Il risultato netto è che venerdì 3, giorno dedicato agli operatori, la fiera pullulava di teenager con zaino d'ordinanza a caccia di gadget (quest'anno destinati a una mezza delusione), mentre sabato 4, rispetto agli annni scorsi, la fiera appariva meno popolosa. Definirla semideserta sarebbe ingiusto, erano presenti molte persone, ma la sensazione era di essere ben lontani dalla densità di folla degli anni scorsi. Unica nota positiva personale l'incontro con una parte della redazione, ma questo va a favore di chi c'era, non della manifestazione, e poi è un'altra storia
Limitatamente a quello che di SMAU ci riguarda, ovvero la parte di elettronica di consumo e digital entertainment, la sensazione è tuttaltro che confortante: molte aziende del settore videoludico hanno disertato, oppure hanno limitato la loro presenza, veicolandola "tramite aree partner" (come si può vedere in questo articolo riassuntivo pubblicato su Multiplayer.biz). E buona parte dello spazio che un tempo era dedicato al videogame è stato assorbito dalla telefonia, che preme sempre più sui servizi avanzati, pur ritardando il decollo dell'UMTS al fine di raschiare il fondo del barile del vecchio GSM. Per il resto un bel po' di wireless e poche novità di rilievo.
Del resto, almeno per quello che ci riguarda da vicino, risulta davvero difficile offrire qualcosa di nuovo e davvero interessante dopo due manifestazioni come E3 ed ECTS (per quanto quest'ultima fosse sottotono quest'anno). Sostanzialmente per due motivi: il poco peso del mercato videoludico italiano, che porta le diverse case a non volersi 'bruciare' una première mondiale su un territorio che fa numeri ridicolmente bassi, e un secondo motivo legato alla schedule che, un po' per strategie commerciali, un po' per ignoranza e pigrizia dell'italiano medio, ci porta alla necessità di prodotti localizzati e quindi a ulteriori ritardi. Con la conseguenza che conosciamo: un gioco presentato anche con largo anticipo in Italia è già storia nel mondo anglofono. Questo fa si che solo pochi appassionati dell'ultima ora arrivino a SMAU talmente sprovveduti da vedere per la prima volta titoli pur molto attuali per il nostro territorio, con il marasma di preview, filmati e hands-on e demo che circolano sul circuito internazionale.
Questo sta portando SMAU, dopo i fasti degli anni a cavallo fra i due millenni, a un'inevitabile contrazione. Chi conosceva la manifestazione prima del boom tutto sommato non si scompone: la marea videoludica è passata, e ritirandosi lascia solo qualche detrito e qualche barca arenata, riportando alla sua natura di fiera campionaria per l'elettronica in genere e non di mercatino dei freak di giocattoli di lusso. Chi ha conosciuto la manifestazione negli anni di maggior splendore, o chi come noi ha vissuto il delirio tecnorgiastico del biennio 99-00 in prima fila ha l'impressione di un vecchio Juke-Joint che ha conosciuto il suo momento di splendore e ora vive delle foto delle starlette appese alle pareti, mentre il Padrone si aggira stanco e svogliato per i tavoli servendo birra e whisky a buon mercato.
Termino questo diario discretamente lungo con una riflessione: non è tanto SMAU ad essere sotto accusa, se non per il fatto di essersi snaturato per seguire una moda, quanto l'ambiente videoludico italiano, che conferma la sua caratteristica connotazione: poco rischio, poca innovazione, poca propositività, poco di tutto. Nessuno chiede stand faraonici o quintali di gadget. Sarebbe sufficiente qualche buona novità, una proposta fresca e adeguata, magari spingendo anche sul prodotto Made in Italy, che in fondo dovrebbe trovare proprio in queste manifestazioni la sua logica collocazione e un buon veicolo promozionale. O sarebbe sufficiente trovare un contesto più adeguato, più a misura d'uomo, più adatto alle particolari esigenze del nostro settore.
Che, me ne darete atto, sono ben diverse da quelle di chi produce macchine a controllo numerico o dispositivi biometrici per la sicurezza.

Massimiliano Monti, responsabile editoriale area PC.

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