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Doom III, è amore?

I giudizi sul nuovo gioco iD sono più che controversi. Un parere da chi, giocandolo, ha cambiato idea.

DIARIO di La Redazione   —   19/08/2004

Le puntate precedenti del Diario del capitano

Se vi siete persi le puntate precedenti del Diario del capitano (oltre 1200 editoriali), ecco le coordinate per rintracciarle:

- successive al 3 maggio 2004
- dal 2000 al 30 aprile 2004

Dopo aver provato la versione Xbox all’E3, l’unica giocabile alla fiera losangelina, ero piuttosto scettico riguardo a Doom III. Una cosa di cui non ho mai fatto mistero, con ampi (e controversi) post sul forum. Da buon fan della serie attendevo la nuova fatica iD con trepidazione e ci stavano tutti i distinguo del caso, visto che si trattava di una beta, perdipiù per Xbox. Una prima prova della versione PC in seguito all’uscita USA continuava a lasciarmi freddino: troppi difetti, troppe cose che non vanno. O semplicemente aspettative troppo alte. Con una seconda sessione di gioco a mente fredda, e dopo averlo portato a termine, ho però visto la luce. Intendiamoci, se vi aspettate una rivoluzione nel mondo degli FPS, la delusione sarà cocente: Doom III va preso per quello che è, ovvero Doom pompato con massiccie dosi di steroidi digitali. I difetti ci sono, e sono macroscopici: intelligenza artificiale nulla, interattività sotto zero, engine fisico che non convince, sistema di gestione armi preistorico e armi mal bilanciate, un multiplayer al momento zoppo, un level design stellare sotto il profilo visivo, scarsino dal punto di vista ludico. Un disastro? Affatto. Dopo un inizio un po’ lento Doom III ti tiene incollato a mouse e tastiera, e ti fa saltare sulla sedia come pochi altri giochi. Il suo segreto? Un’atmosfera senza pari, un’immersività spettacolare, grazie all’ottima trovata del PDA e, soprattutto, a un impianto tecnico di prim’ordine, vero antipasto di quello che saranno i videogiochi di prossima genetazione. Insomma, la grafica incredibile, le terrorizzanti sequenze scriptate e il sonoro inquietante diventano parte integrante dell’esperienza e non semplice accessorio: il gameplay è basico, addirittura primitivo, ma l’atmosfera porta l’esperienza alle stelle. Al primo salto sulla sedia – e ne farete tanti – passa in secondo piano tutto il resto.
Per quanto discretamente scalabile (ma non sognatevi nemmeno di farlo girare su configurazioni troppo deboli, la GPU è fondamentale), Doom III va goduto come si deve, con una risoluzione decente, livello di dettaglio perlomeno settato su High, tutti gli effetti attivati. Aggiungeteci poi un buon impianto 5.1 e, fondamentale, una stanza adeguatamente buia e siete pronti per un terrorizzante viaggio all’inferno. Giocatelo così, lasciatevi coinvolgere: Doom III funziona a meraviglia e, soprattutto, diverte.
Solo non aspettatevi il futuro degli FPS, quello sta altrove.