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Lorelei and the Laser Eyes: abbiamo provato il nuovo incredibile gioco di Simogo

Lorelei and the Laser Eyes è il nuovo folle videogioco di Simogo che mescola avventura grafica e puzzle game lungo un fondale narrativo onirico.

Lorelei and the Laser Eyes: abbiamo provato il nuovo incredibile gioco di Simogo
PROVATO di Lorenzo Mancosu   —   17/04/2024

Immaginate un videogioco strutturato come l'originale Resident Evil nel Maniero Spencer, ancorato a una serie di telecamere fisse che seguono il lento incedere della protagonista nei meandri di un'architettura sconosciuta. Per proseguire, tuttavia, non bisogna combattere, ma risolvere enigmi che pescano a piene mani dalla tradizione di opere come Myst e Syberia, aggiungendo una spolverata degli antichissimi titoli in stile "escape the room" programmati in Flash che inondavano l'internet embrionale.

Arricchite questa ricetta con uno stile artistico inebriante, non solo caratterizzato da una palette cromatica in bianco e nero punteggiata di pochi dettagli colorati alla stregua di Sin City, ma volenteroso di mutare costantemente forma e dimensione: a volte la grafica si trasforma in un low-poly che sembra uscito dalla prima PlayStation, mentre in altre occasioni assume la forma e l'interfaccia di una classica avventura punta e clicca vettoriale. Bene, ora non resta che incorniciare il tutto in un fondale narrativo stile David Lynch per ottenere qualcosa di molto simile a Lorelei and the Laser Eyes, il prossimo pazzo videogioco di Simogo.

Questo studio di sviluppo svedese con sede a Malmo può vantare una storia punteggiata di progetti quantomeno particolari: dopo aver accumulato parecchia esperienza nel segmento dei puzzle narrativi attraverso produzioni quali Year Walk, The Sailor's Dream e lo splendido titolo perfetto per piattaforme mobile Device 6, la casa è salita agli onori della cronaca per grande merito di Sayonara Wild Hearts, gioiellino del genere rhytm game da vivere e ascoltare tutto d'un fiato che portò una ventata di freschezza nel portfolio della compagnia.

Nonostante i traguardi raggiunti, gli autori Simon Flesser e Magnus "Gordon" Gardebäck hanno deciso di cancellare un'altra volta la lavagna e ripartire da zero, mettendo in cantiere un progetto che fino a oggi è rimasto avvolto in una fitta coltre di mistero. Abbiamo provato Lorelei and the Laser Eyes, nuovo incredibile videogioco di Simogo che viaggia a metà strada fra matti rompicapi e la messa in scena di un'inquietante dimensione onirica.

Che cos'è Lorelei and the Laser Eyes

La protagonista si trova fuori dal misterioso hotel nel quale è stata convocata, i giocatori non hanno idea di cosa stia accadendo
La protagonista si trova fuori dal misterioso hotel nel quale è stata convocata, i giocatori non hanno idea di cosa stia accadendo

Lorelei and the Laser Eyes alza notevolmente l'asticella per quanto riguarda i videogiochi che non hanno intenzione di tenere per mano il giocatore. Oltre a non introdurre in alcun modo le meccaniche - che si presentano comunque intuitive e fanno affidamento unicamente su movimento, azione e inventario - non fornisce attivamente alcun background di tipo narrativo, limitandosi a inserire un lapidario libretto di istruzioni direttamente nell'inventario della protagonista. L'avventura della donna ha inizio appena fuori da un'automobile, nel mezzo di un bosco, poco distante dall'albergo che si rivelerà il principale teatro dell'avventura, riservando all'utente il compito di cercare indizi - come per esempio lettere, fotografie e altri documenti - anche tra i propri effetti personali al fine di comprendere persino dettagli elementari come chi sia, dove si trovi e soprattutto perché si trovi lì.

Capite dunque che è molto difficile fornire un'infarinatura narrativa soddisfacente, anzi, sarebbe quasi criminale: Lorelei and the Laser Eyes funziona per certi versi in maniera simile al celebrato Outer Wilds di Mobius Digital, pertanto l'atto stesso di giocare coincide con la lenta scoperta della trama. Ogni informazione raccolta è una vera e propria conquista, ma anche una volta che ne si inizia a ottenere qualcuna sembra sempre troppo presto per trarre conclusioni e inserirle correttamente all'interno del grande mosaico della narrazione. Basti sapere che per qualche ragione la protagonista è stata convocata in questo albergo nel mezzo del nulla, popolato da personaggi e segnato da una vicenda che sembrano figli illegittimi di pellicole come The Prestige di Christopher Nolan e il Twin Peaks di David Lynch: un mondo onirico ambientato in un'epoca indecifrabile nel quale scienza e tecnologia si mescolano con fenomeni inspiegabili.

Meccaniche fra intuizione e abilità

Il gameplay di Lorelei and the Laser Eyes ha davvero troppe sfaccettature per elencarle tutte quante
Il gameplay di Lorelei and the Laser Eyes ha davvero troppe sfaccettature per elencarle tutte quante

Come brevemente accennato, Lorelei and the Laser Eyes mutua la sua struttura generale da classici come Resident Evil o Silent Hill, per lo meno per quel che concerne l'apparato della navigazione. Il gameplay è invece una sintesi fra le principali dinamiche delle avventure grafiche e dei puzzle game che mescola una lunghissima serie di enigmi - la cui difficoltà è tarata parecchio verso l'alto - con la necessità di esplorare attentamente lo scenario, aprendo anche alla scoperta di inquadrature particolari delle stanze che potrebbero svelare dettagli altrimenti invisibili. Un elemento a dir poco essenziale, oltre alla borsetta su cui fare affidamento per raccattare oggetti di varia natura, risiede nella memoria fotografica: l'albergo è infatti costellato di documenti, lettere, locandine cinematografiche, planimetrie, persino interi libri che la protagonista è in grado di memorizzare in una sorta di "inventario mentale" sempre disponibile per la consultazione, fondamentale per districarsi in maniera sensata nei corridoi.

I singoli enigmi non sono necessariamente fondati sul contenuto del software, ma potrebbero trascenderne i confini per coinvolgere anche nozioni e competenze esterne all'opera, specialmente per quanto riguarda la matematica e la logica. Più in generale, è l'intuizione del momento a svolgere un ruolo determinante: non tutti i puzzle vengono presentati in maniera chiara ed esplicita, non sempre si è messi di fronte a una domanda precisa o a una missione ben definita, ma capita di dover ragionare fuori dagli schemi facendo affidamento sull'ambientazione e sulle dozzine di opzioni disponibili. Per fare un esempio, nella hall dell'albergo è presente un telefono che sembra avere un fine specifico, ma aguzzando l'ingegno e unendo qualche puntino diventa possibile sfruttarlo per raggiungere scopi molto diversi da quello originario.

Cosa diavolo succede nell'albergo di Simogo?
Cosa diavolo succede nell'albergo di Simogo?

Certo è che Lorelei and the Laser Eyes non ha assolutamente la pretesa di rivolgersi a tutti i tipi di pubblico, ma solamente a chi nutre una spiccata passione verso rompicapi e crittogrammi, soprattutto a chi non teme l'idea di dover sbattere la testa per ore prima di trovare una soluzione, fra l'altro prendendo molto spesso degli appunti e se serve sfruttando strumenti che si hanno a disposizione anche fuori dal gioco, nella vita reale. In concreto gli enigmi spaziano fra prove di logica, problemi matematici, decrittazione di messaggi nascosti, comprensione di spartiti musicali, ovviamente una corretta lettura dell'ambientazione, ma anche prompt testuali nei quali inserire manualmente determinati input per ottenere risposte precise.

Questa descrizione si rivela calzante per le prime fasi dell'avventura, perché il titolo di Simogo nasconde diverse anime che si svelano lentamente durante l'incedere di un viaggio che si fa costantemente più matto e disturbante. Per controbilanciare la complessità di alcune ispirazioni, d'altra parte, lo studio ha scelto di adottare una struttura radiale, consentendo al giocatore di esplorare l'hotel in relativa libertà e quindi di cambiare semplicemente strada nel caso dovesse rimanere bloccato. Ciò detto, ci sono determinate meccaniche intellettuali che sarebbe meglio padroneggiare il prima possibile, altrimenti si corre il rischio di lasciarsi sfuggire immense sezioni di contenuto per svariate ore di gioco. Si tratta di pregi o di difetti? Mai come in questo caso, l'ultima parola spetta ai destinatari dell'opera.

Follia?

E se all'improvviso lo stile grafico diventasse low-poly?
E se all'improvviso lo stile grafico diventasse low-poly?

Lorelei and the Laser Eyes è un videogioco folle. Non abbiamo intenzione di affermarlo con un'accezione puramente positiva o negativa, semplicemente si tratta di un dato di fatto: la narrazione è folle, l'ambientazione è folle, gli enigmi sono folli, ma a esser folle è soprattutto la direzione artistica. L'adozione del bianco e nero, in combinazione con i toni accesi che caratterizzano solo i dettagli importanti, è solamente la punta dell'iceberg: interagendo con specifiche console per videogiochi l'intera struttura del titolo si trasforma in una variante low-poly stile PlayStation, mentre mettendo mano ai floppy disk è possibile accedere a piccoli mondi vettoriali che funzionano esattamente come embrionali punta e clicca.

Al di là dell'ispirazione e della messa in scena, l'idea stessa di realizzare un titolo di questo genere nel 2024 è indice di una certa nota di follia, e in questo caso lo intendiamo in senso prettamente positivo: i creativi di Simogo hanno dimostrato ancora una volta di voler proseguire sul loro percorso senza guardare in faccia a nessuno, realizzando solo e unicamente le opere che hanno voglia di realizzare.

Lorelei and the Laser Eyes è un vero e proprio trip psichedelico che mescola un'ambientazione "Lynchiana", una serie di meccaniche mutuate dall'eredità delle classiche avventure grafiche e uno stile artistico unico del suo genere al fine di far toccare alla produzione di Simogo nuove vette di follia. Si tratta di un'opera che non ha alcuna intenzione di tenere per mano i giocatori e, anzi, li intrappola in un universo insondabile che richiede dedizione, costanza e perseveranza per essere decifrato e assorbito. Certamente non è un titolo adatto a tutti i palati, ma proprio per questa ragione riesce a distinguersi con decisione dall'oceano di produzioni contemporanee, offrendo un'esperienza che è possibile vivere solamente nei confini dell'albergo al centro della vicenda.

CERTEZZE

  • Un videogioco unico nel suo genere
  • Alcuni enigmi sono geniali
  • Narrazione fuori di testa
  • Stile artistico folle

DUBBI

  • Non è assolutamente un gioco adatto a tutti
  • I rompicapi numerici sono molto prevalenti