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Shadow of the Colossus: un viaggio per immagini

In questo speciale fotografico nel mondo di Shadow of the Colossus, vi racconteremo con parole e immagini un'ora di gioco a caccia di giganti nel remake per PlayStation 4

SPECIALE di Mattia Pescitelli   —   25/03/2020

Dopo aver esplorato l'ostile mondo di Days Gone, quest'oggi vi portiamo con noi nelle terre sconfinate di Shadow of the Colossus.
Titolo del 2005 portato a "nuova vita" nel 2018 con un remake per PlayStation 4, reso disponibile gratuitamente a tutti gli abbonati PS Plus proprio in questi giorni, lo storico titolo del Team ICO presenta un'ottima modalità fotografica, con cui è possibile sperimentare diversi modi di raccontare la propria esperienza videoludica attraverso suggestive immagini.
Data la natura del gioco, questa volta abbiamo optato per un "racconto con obiettivo", ovvero abbiamo giocato per un'ora al titolo (lasciandoci trasportare come sempre dall'atmosfera del gioco), ma con un fine già prestabilito: sconfiggere uno dei colossi (in questo caso, ci è capitato Quadratus). Nonostante ciò, lo spirito della rubrica rimane comunque centrale e quello che vedrete e leggerete sarà la documentazione di un'esperienza di immersione totale. Iniziamo, quindi, questo viaggio per immagini nel mondo di Shadow of the Colossus.

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Risveglio

La luce del sole filtra tra le colonne. Illumina due corpi, entrambi apparentemente privi di vita. Gli occhi di uno di essi si aprono. L'indebolita figura si alza lentamente. È un giovane ragazzo. Un guerriero, forse. Vicino a lui un'ombra lo fissa.
Due voci eteree ci avvertono che abbiamo sconfitto il primo colosso, Valus. Una delle statue presenti nella grande sala diroccata si sgretola dinanzi ai nostri occhi, come se avesse aspettato il nostro risveglio per crollare al suolo, in cerca di un testimone oculare che assistesse alla sua caduta.
Le due voci parlano a Wander, il ragazzo ancora confuso che si è appena alzato da terra. Gli dicono che il prossimo colosso da sconfiggere si trova su una spiaggia. La luce del sole continua a filtrare tra le colonne con intermittenza causata dal passaggio di cupe nubi, apparente presagio di una tempesta che sembra imminente, ma tarderà ad arrivare.

Sentiamo nitrire alle nostre spalle. È Agro, la nostra fedele cavalcatura, che ci sta aspettando ai piedi dell'altare dove si trova disteso l'altro corpo, quello che non ha aperto gli occhi. Wander si ferma per alcuni secondi a contemplare la sua bellezza, ancora intatta nonostante lo stato nel quale la ragazza è costretta a stazionare in eterno. Ci avviciniamo al destriero, montiamo in sella e, con le redini, lo sproniamo ad avanzare fuori dal Sacrario.

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Trovare la via

Il cielo è scuro, eppure il poco sole che riesce a sfuggire alle sue tenebrose grinfie fa risplendere le vaste praterie che si estendono al di fuori della fatiscente struttura in pietra. Estraiamo la spada e la puntiamo in alto. Il cielo si fa ancora più cupo. L'aria diventa pesante. Raggi di luce iniziano a fuoriuscire dalla punta dell'affilata lama.

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Cerchiamo il luogo dove vanno a congiungersi. L'obiettivo è alle nostre spalle, oltre il Sacrario. Diamo un colpetto ad Agro, che inizia a galoppare lentamente verso la direzione interessata.
Il vento fa vibrare i capelli e il poncho di Wander, nonché la folta criniera della cavalla. Sempre più veloci, ci dirigiamo verso il luogo designato. Ci chiediamo cosa potrà aspettarci su quella spiaggia. Quale colosso ci troveremo ad affrontare.
All'improvviso, si estende dinanzi a noi un lungo ponte naturale, formatosi probabilmente con l'erosione della pietra. Lo attraversiamo con cautela. Sotto di noi, un lago di modeste dimensioni. O il mare, addirittura. E la spiaggia. Arrivati alla fine del passaggio sopraelevato, ci dirigiamo verso il basso, lungo un sentiero che porta direttamente ai sabbiosi confini tra terra e acqua.

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La spiaggia

La zona è avvolta dal silenzio. Non sembra esserci nessuna forma di vita. Ci avviciniamo lentamente verso la parete rocciosa dove vanno a confluire i raggi. D'un tratto, la terra trema. Sembra quasi che un'esplosione di dinamite abbia appena fatto saltare l'altura.
Tra i detriti e la polvere che si è alzata, fa la sua entrata trionfale un colosso. Avanza sulle sue possenti quattro zampe. In testa, quelle che era un paio di corna, dato che ora ne manca una. Gli occhi, di un celeste intenso, scrutano la zona circostante, spaesati. Il pelo che lo ricopre si muove dolcemente a contatto con il forte vento. Granelli di sabbia si alzano a ogni passo del gigante, disperdendosi nell'aria.
Dopo qualche secondo, lo sguardo dell'immensa creatura incontra quello di Wander e Agro. L'universo di costellazioni imprigionato nelle sue orbite muta improvvisamente, passando dal mansueto celeste all'ostile e intenso arancione.

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Quadratus

Il colosso inizia ad avanzare. Noi estraiamo l'arco e intimiamo ad Agro di partire al galoppo. Ci alziamo in piedi sulla sella e scocchiamo alcune frecce, ma queste vengono deviate dalla dura pelle corazzata della bestia. Gli giriamo intorno alcune volte.
Non c'è modo di riuscire ad aggrapparsi. Il pelo è posizionato troppo in alto e non è possibile arrampicarsi dalla base delle zampe. Dopo qualche secondo, ci accorgiamo che da sotto gli zoccoli fuoriesce una strana luminescenza. Proviamo a conficcare un paio di frecce, ma il lasso di tempo è troppo stretto per riuscire a colpirlo.

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D'un tratto, l'idea. Ci soffermiamo di fronte al colosso e smontiamo da Agro, che si sposta in una posizione sicura. Gli sguardi si incrociano nuovamente. La creatura si alza sulle zampe posteriori. Vuole schiacciarci.
Ora riusciamo a vedere chiaramente il punto debole della bestia. Tendiamo l'arco. Miriamo. Le dita lasciano lentamente la corda. La freccia carezza la guancia di Wander mentre viene scagliata a grande velocità contro la base dello zoccolo del colosso. Si conficca in essa. La creatura, ferita, crolla a terra.

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La scalata

Ci dirigiamo verso il gigante ferito. Ora il pelo è facilmente raggiungibile. Iniziamo ad arrampicarci sulla creatura, che intanto si rimette in piedi. In pochi secondi, ci ritroviamo a diversi metri dal suolo. Una caduta da quell'altezza non farà di certo bene al povero Wander.
Con fatica riusciamo a raggiungere il dorso del colosso. Scavalchiamo le varie ossa di quello che sembra essere un esoscheletro in pietra. Finalmente raggiungiamo la testa. Qui, un simbolo luminescente ci indica il punto dove accanirci per sconfiggere la creatura. È difficile muoversi verso il nostro obiettivo, in quanto il nemico inizia a scuotere violentemente il capo.
Finalmente, abbiamo la possibilità di attaccare. Estraiamo la maestosa spada, la alziamo alta, verso il cielo, e la affondiamo nel suo cranio. Il colosso risente del colpo. Di conseguenza, continuiamo a colpire la furibonda bestia finché i nostri attacchi non sortiscono più alcun effetto.

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Visibilmente esausto, Wander si regge a malapena, strattonato dai doloranti spasmi del colosso. Arrivato in una posizione di stabilità, riprende rapidamente fiato. Rigenerato l'eroe, torniamo alla nostra missione.
Il nuovo punto debole del nemico ora si trova lungo il fianco. Scendiamo lentamente verso di esso, mentre il gigante continua a dimenarsi con l'intento di farci cadere. Riusciamo a resistere alle sue misure difensive e ci posizioniamo sul punto prestabilito.
Ancora una volta, colpiamo con tutta la nostra forza, ripetutamente, quasi in modo meccanico. Dalle ferite inizia a zampillare un liquido nero, "sangue" che pulsa nelle vene di quelle mastodontiche fiere.
Wander è stremato. Il colosso con lui. Con quel poco che resta del nostro vigore, sferriamo un ultimo, devastante colpo.

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La caduta

La creatura collassa lentamente al suolo, e noi con lei. Wander si schianta nella sabbia. Il colpo fa vibrare in aria i granelli che la compongono.

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Ripreso il fiato, dolorante e indebolito, si alza. Dal colosso iniziano a fuoriuscire dei tentacoli che si conficcano nel corpo di Wander. Casca a terra, privo di sensi.
Al risveglio, siamo nuovamente nel Sacrario. Il sole illumina i due corpi. Solo uno si sveglia. La statua collassa. Guardiamo la fanciulla dalla rara bellezza e torniamo in sella, diretti verso una nuova, maestosa creatura da abbattere. Sterminatori di mondi. Portatori di conflitti. Fautori di guerre.

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La nostra breve avventura nelle terre selvagge di Shadow of the Colossus finisce qui. Speriamo che abbiate apprezzato questo secondo appuntamento tanto quanto avete fatto con il primo.
Fateci sapere nei commenti quale vorreste che sia il videogioco protagonista del prossimo viaggio per immagini.