29

Respawn alla corte di Electronic Arts: una buona mossa?

Dubbi e speranze sulla nuova acquisizione di Respawn da parte di EA

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   10/11/2017

Siamo rimasti tutti piuttosto sconvolti dalla chiusura improvvisa di Visceral Games avvenuta solo un paio di settimane fa, pertanto la notizia dell'acquisizione in blocco di Respawn da parte di Electronic Arts ha provocato reazioni alquanto contrastanti, a dir poco. Che il rapporto tra il team fondato da Jason West e Vince Zampella e il colossale publisher americano fosse stretto è chiaro a tutti, d'altra parte fin dalla creazione dello studio le produzioni sono tutte avvenute sotto il grande ombrello di EA, ma da qui all'acquisizione totale il passo non è breve. D'altra parte, c'è qualcosa di simbolico anche nella scelta iniziale di West e Zampella: usciti in maniera rocambolesca da Activision dopo aver dato una scossa all'intera serie Call of Duty, i due hanno voluto lanciare un segnale chiaro già con la scelta del nome del nuovo team ("Respawn Entertainment", a dispetto dell'ostracismo della vecchia casa madre), accasandosi poi dalle parti dell'eterna rivale, per giunta.

Nel caso non aveste seguito la questione, la separazione da Activision non è stata per nulla tranquilla, con tanto di cause intentate da una parte e dall'altra su presunto spionaggio industriale, mancati pagamenti e altre belle cosette da legal drama a sfondo videoludico. Al di là della gag del nome e della scelta di EA per pubblicare il primo titolo della nuova era di West e Zampella, però, l'acquisizione totale da parte del publisher lascia alquanto perplessi per diversi motivi. La creazione di Respawn era stata vista anche come un'affermazione di libertà da parte di talentuosi sviluppatori che sembrano intenzionati a uscire dalle opprimenti logiche di mercato seguire dalle grandi compagnie e dedicarsi a qualcosa di nuovo, invece di continuare a sfornare seguiti.

Respawn alla corte di Electronic Arts: una buona mossa?


Questa cosa è già venuta meno con l'annuncio di Titanfall 2, in effetti, ma un seguito per un titolo così valido e promettente era da mettere in conto, anche per cercare di raccogliere maggiori risultati sul mercato visti i vincoli di esclusività che avevano caratterizzato il primo capitolo. Entrare completamente alla corte di Electronic Arts però è un'altra cosa: significa rientrare completamente in quegli ingranaggi dai quali i fondatori erano fuggiti sette anni fa, ritrovandosi in una situazione del tutto simile. Certo è difficile dire di no a 455 milioni di dollari, su questo siamo tutti d'accordo, ma quanto sarà alto il prezzo da pagare per Respawn? Magari non molto, o forse niente affatto. La solita narrazione che vede la major videoludica come origine di tutti i mali è ormai stantia e generalmente troppo semplicistica, come abbiamo visto anche per il caso Visceral non si può addossare tutti i torti all'amministrazione di EA per scelte difficili ma spesso necessarie. È però indubbio che tutto questo porterà a una forte limitazione nella creatività di Respawn, che diventando team interno dovrà comunque sottostare alla catena di comando di Electronic Arts, che dovrà mettere i conti e il bilancio prima di tutto.

Una certa diversità di progetti sembra già assicurata, visto che negli accordi rientrano tre nuovi progetti da portare avanti per Respawn, ovvero un nuovo Titanfall, un gioco ambientato nell'universo di Star Wars e un titolo per realtà virtuale, dunque l'inizio se non altro è incoraggiante, anche se quel misterioso titolo legato a Star Wars, in particolare, dovrebbe far correre un brivido lungo le schiene degli sviluppatori, a questo punto. In definitiva, viene da domandarsi se queste scelte possano mai avere risvolti positivi in ambito creativo, e quindi anche per i consumatori, visto che quello che emerge spesso è soltanto la realpolitik dettata dai milioni di dollari in ballo, davanti ai quali gli ideali di libertà espressiva cedono facilmente. D'altra parte, solo l'anno scorso, i vertici di Respawn avevano pesantemente criticato la scelta di EA di lanciare Titanfall 2 a ridosso di Battlefield 1 e Call of Duty, cosa che assomigliava a una sorta di sussulto di orgoglio da parte del team indipendente contro le logiche perverse del mercato. Tutto cancellato con un colpo di spugna, pare. Da 455 milioni di dollari.