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L'FBI chiude Megaupload - Anonymous entra in guerra

L'America lancia un'offensiva contro lo sharing proprio mentre si discute dell'illegittimità della censura

NOTIZIA di Mattia Armani   —   20/01/2012

Megaupload e Megavideo sono due servizi di file sharing estremamente utilizzati per condividere grossi file e quindi particolarmente amati sia da chi lavora con filmati e grafica, sia per chi carica su internet materiale pirata. Questa seconda funzione ha portato l'FBI ha lanciare una massiccia operazione contro il portale che, ieri, si è conclusa con la chiusura dei due siti, uno dedicato ai file in forma dati e l'altro ai filmati, e con l'arresto del fondatore e di tre suoi collaboratori, tutti finiti nelle carceri neoelandesi.

L'operazione ha prevedibilmente scatenato le ire del gruppo Anonymous ma quello che non potevamo immaginare era la portata della reazione che ha visto gli hacker lanciare una massiccia offensiva via web contro i siti della Giustizia statunitense, della casa discografica Universal, della Recording Industry Association of America (Riaa) e della Motion Picture Association of America (Mpaa). Una parte del problema riguarda lo scagliarsi della legge contro il network, invece di perseguire i singoli colpevoli. Una scorciatoia ovviamente probabilmente legata al fatto che perseguire milioni di persone è improponibile (secondo una stima approssimativa Megaupload e Megavideo muovevano il 5% del traffico di dati mondiale).

La mossa dell'FBI ha reso irraggiungibili, in modo repentino, un enorme quantitativo di file legali, filmati di repertorio, serie non distribuite e quindi lecite, materiale distribuito appositamente via web e via dicendo. Paradossalmente dunque nessun pirata è stato toccato, e può tranquillamente rivolgersi a una delle altre decine di servizi di sharing, mentre svariati utenti hanno perso i propri dati. Lo scenario apre quindi il solito dilemma che è nato con il SOPA, ovvero il fatto che bloccando i canali di internet si ferma sicuramente la pirateria ma si lede anche lo sharing legale, la possibilità di creare un database libero e la visibilità dei prodotti di nicchia.

Aggiornamento: A quanto pare tra le accuse figurano altri crimini perpetrati dalla dirigenza del network tra cui movimenti sospetti di denaro e ovviamente il fatto di aver pesantemente lucrato sul file sharing illegale. Nessuno ovviamente spalleggia comportamenti di questo genere ed è anche possibile che la questione del SOPA abbia portato a questa dimostrazione di forza che mette in luce i risvolti peggiori della pirateria. Ma la chiusura dei server rimane effettiva con tutte le conseguenze del caso anche sulla parte lecita del database, sugli utenti paganti del servizio e sulla visione del mondo sul file sharing, ormai identificato esclusivamente come porto franco per film "rubati" nelle sale cinematografiche e album musicali. In questo modo in sostanza, quale che sia il motivo della manovra tra crimini effettivi e complotti pro SOPA, l'attacco è comunque e dichiaratamente indirizzato al file sharing.