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Epic Games contro Apple: l'industria dei videogiochi è nuda

Uno degli effetti collaterali del processo che vede contrapposte Epic Games e Apple è l'emersione di informazioni segrete che ci permettono di leggere meglio l'industria dei videogiochi.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   04/05/2021

Uno degli effetti collaterali più interessanti del processo che vede contrapposte Epic Games e Apple, iniziato ufficialmente ieri con la deposizione di Tim Sweeney, il patron di Epic, è l'enorme fuga di notizie, ossia l'emersione di documenti teoricamente riservati con dentro alcuni dei segreti dell'industria dei videogiochi. Finalmente numeri, verrebbe da urlare a squarciagola. Stiamo parlando di documenti ufficiali presentati davanti a un giudice, quindi assolutamente affidabili, non di testi rubati da chissà chi e senza una chiara provenienza. A suo modo, ogni documento è una fotografia di qualcosa, che consente di ragionare in modo più ampio sul sistema economico che regola i rapporti tra i grandi attori dell'industria e su come funzionano le cose dietro le quinte.

Prendiamo ad esempio il documento che mostra la spesa sostenuta da Epic Games per avere Borderlands 3 in esclusiva sull'Epic Games Store. Il costo dell'intera operazione è stato di 115 milioni di dollari, in buona parte recuperati da Epic con le ottime vendite del gioco. Al di là del caso specifico, l'informazione è interessante per un altro motivo.

Borderlands 3.
Borderlands 3.

Di questi tempi è frequentissimo sentir parlare di esclusive temporali di questo o quel gioco su questa o quell'altra piattaforma. Il caso Borderlands 3 ci consente di capire che cifre girano quando si parla di certi affari. Non ci dice con esattezza quanto abbia speso Sony per avere, ad esempio, Final Fantasy XVI in esclusiva console su PS5, o Microsoft per avere The Medium in esclusiva console su Xbox Series X e S, ma ci dà un ordine di grandezza per comprendere l'entità di questi accordi, che prevedono compensazioni, perdite e supporto per chi li richiede. Per chi si stesse domandando come mai qualcuno trovi sensato investire tanti soldi in esclusive temporali di terze parti, quando potrebbe investirli in titoli first party, la risposta è in realtà molto semplice: certi giochi hanno un appeal innegabile per i giocatori e sarebbe difficile generarne uno da zero dallo stesso impatto, oltretutto in tempi ragionevoli, considerando i lunghi cicli di sviluppo di tripla e doppia A. Di base i produttori hardware e i negozi online vanno alla ricerca di titoli fatti e finiti, da affiancare magari ai loro, per rendere la loro offerta più appetibile. Ma proseguiamo nell'analisi di quanto emerso finora dal processo.

Tra i documenti finiti online c'è un interessante scambio di email tra Epic Games e Sony sul cross-play. Dall'email si capisce come Epic lo abbia praticamente preteso, essendo Fortnite il gioco di maggior successo di PS4, mettendo però sul piatto dei lauti corrispettivi per una titubante Sony, che non vedeva alcun vantaggio economico per il business PlayStation nell'implementarlo.

Fortnite
Fortnite

Per alcuni Sony si è dimostrata troppo avida pretendendo una percentuale sui potenziali ricavi mancati dalle microtransazioni dei giochi con cross-play, ma la verità dal nostro punto di vista è ben diversa. Sony in quel momento (parliamo di 2018/2019) aveva una forza estrema (che mantiene in buona parte ancora oggi) grazie alle vendite di PS4 e, come ogni produttore hardware, nonché editore di software, aveva a cuore il benessere dei suoi affari. Per giustificare l'investimento sul cross-play ha dovuto cercare un modo sicuro per rientrarci. Quella compensazione è quasi un'affermazione: il cross-play con PS4 conviene solo a voi che lo chiedete e alle piattaforme con comunità più piccole della nostra, quindi se lo volete dovete in qualche modo garantirmi che io non vada a rimetterci. Piaccia o meno si tratta di qualcosa di lecito, nonché di sensato in chiave di gestione di un business come quello PlayStation. Del resto Epic Games e Sony sono ancora oggi in ottimi rapporti, come dimostra la partnership legata all'Unreal Engine 5 per PS5, quindi Sweeney e soci non devono aver preso certe richieste come una forma di strozzinaggio, ma come più che legittime.

Insomma, i primi documenti emersi dal processo ci hanno fatto capire un po' meglio come funzionano certi meccanismi e come si arriva a certe determinazioni. Il caso Borderlands 3 rende meno nebuloso il perché Dead Island 2 e Saints Row 5 saranno esclusive Epic Games Store, come tanti altri giochi prima di loro. Il caso cross-play rende invece più trasparenti certi movimenti dietro le quinte. Chissà cosa emergerà nei prossimi giorni. Qualsiasi cosa sia, l'importante è che ci regali uno sguardo meno naif sulla nostra industria, facendoci capire cosa si nasconde dietro il divertimento.