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Un Diablo portatile?

Dungeon crawler portatile, modalità multigiocatore, grafica 3D: le premesse per un gioiellino ci sono tutte, ma funziona davvero?

RECENSIONE di Christian Colli   —   28/06/2012

Quello dei dungeon crawler è un genere particolarmente adatto alle console portatili. Cosa c'è di meglio di attendere il proprio turno dal dentista, ammazzando il tempo esplorando dungeon, tritando nemici e raccogliendo nuovi oggetti? E quando è il nostro turno, basta premere un pulsante per mettere la console in stand-by e riprendere appena finito, magari durante la cena che dovremo saltare per via della guancia dolorante.

Un Diablo portatile?

Okay, in effetti di meglio c'è proprio non andare dal dentista, ma non siate pignoli. Il punto è che il genere si presta maledettamente bene a questo tipo di fruizione, perciò quando Square Enix ha annunciato questo Heroes of Ruin, praticamente un clone di Diablo senza troppe pretese, abbiamo deciso che tutto sommato lo stile grafico anonimo e la campagna pubblicitaria praticamente inesistente potevano celare una vera perla e tante ore di cacce al tesoro e massacri virtuali.

Il bastone e la carota

In un buon dungeon crawler non dovrebbe mai mancare il loot in abbondanza, e da questo punto di vista Heroes of Ruin certo non si può criticare, visto che sommerge il giocatore di oggetti fin dai primissimi minuti di gioco, costringendolo a valutare quale pezzo di equipaggiamento sia opportuno utilizzare purché il personaggio sia in grado di indossarlo. All'inizio dell'avventura saremo infatti tenuti a scegliere la nostra classe, alla quale corrisponde una specifica razza: c'è il Vendicatore che brandisce uno spadone a due mani e utilizza limitate abilità curative, l'agile Pistolero che combatte a distanza, l'esile Alchitect in grado di usare la magia e il feroce Selvaggio esperto in corpo a corpo. È possibile modificare il colore e il taglio dei capelli del nostro alter ego, personalizzazione limitata ma gradita che offre una buona varietà di combinazioni. Creato il personaggio, è subito guerra: Heroes of Ruin è un gioco d'azione eccezionalmente semplice da giocare, con i dorsali adibiti alla raccolta degli oggetti e alla parata o capriola da schivata;

Un Diablo portatile?

un tasto frontale è affidato alla combo di attacchi basilare mentre gli altri tre ospiteranno altrettante abilità, scelte con cura tra le numerose che si sbloccheranno aumentando di livello e spendendo i punti appositi per acquistarne nuove o potenziare quelle già imparate. Il limite di livello impostato soltanto a trenta impedisce l'acquisizione di ogni abilità o potenziamento del gioco, una soluzione abbastanza discutibile che chiude subito le porte a eventuali sperimentazioni. Heroes of Ruin è infatti caratterizzato da molteplici scelte di design vetuste come questa, che rendono l'esperienza molto meno accattivante di quanto appaia durante i primi minuti. Per esempio, c'è un limite al numero degli oggetti che potremo trasportare per indossarli o semplicemente rivenderli, costringendoci ad aprire spesso il menù per consultare la lista e decidere cosa abbandonare e cosa tenere. Insomma, sembra quasi che n-Space avesse le idee abbastanza confuse durante lo sviluppo, come dimostra l'intero comparto multigiocatore.

L'effetto 3D

Senza infamia né lode l'effetto stereoscopico, il quale ha però il grande pregio di rendere più incisive ambientazioni altrimenti banali o inutilmente complesse. Il 3D non ha quindi alcun scopo pratico e non offre nessun vantaggio durante i combattimenti, tranne quello di spettacolarizzare l'azione al costo del frame rate.

Di qua e di là

Heroes of Ruin promuove la cooperazione fin dalle prime schermate, invitando il giocatore a registrare il proprio account per confrontarsi con la community sul web e a rendere le proprie partite pubbliche, così da poter affrontare l'avventura insieme ad un massimo di altri tre giocatori. A suo merito, bisogna dire che il net code del gioco n-Space è proprio soddisfacente: tutto fila liscio, senza particolare lag o interruzioni, ed è possibile perfino sfruttare una modesta chat vocale per comunicare con i propri compagni magari allo scopo di insultarli per averci rubato un oggetto particolarmente appetitoso: il loot è infatti condiviso da tutto il gruppo e, in sostanza, chi prima arriva meglio alloggia. A dire il vero però non ha senso arrabbiarsi, Heroes of Ruin non è un gioco particolarmente difficile e non richiede particolari strategie, distribuendo pozioni curative in quantità industriale. Si muore pochissimo, insomma, e anche la maggior parte dei boss di fine dungeon non presenta abilità molto diverse dai loro scagnozzi. Bizzarra dunque la scelta non solo di proporre un unico livello di difficoltà, ma di bloccare proprio l'accesso ai dungeon già completati a meno che non ci si unisca alla partita di un giocatore che deve ancora esplorarli.

Un Diablo portatile?

Questo significa, insomma, che una volta completato il gioco o raggiunto il livello massimo, non c'è praticamente nient'altro da fare se non ricominciare da capo con un altro personaggio o dedicarsi alle sfide aggiuntive che n-Space consente di scaricare ogni settimana. Se l'avventura fosse stata più longeva l'esperienza single-player ne avrebbe certamente giovato, ma è possibile completare la storia e tutte le sidequest in circa sei o sette ore e il tipo di personaggio scelto non comporta differenze narrative. Da un punto di vista meramente tecnico, Heroes of Ruin è un po' altalenante: il design è piuttosto anonimo ma piacevole e c'è un buon contorno di cutscene completamente doppiate in italiano che porta avanti una trama tutto sommato godibile. Ci ha lasciato un po' interdetti anche l'effetto 3D, il quale rende le ambientazioni più accattivanti e sottolinea anche la varietà estetica del loot, ma che di traverso decurta sensibilmente i frame per second sopratutto quando si affrontano più nemici contemporaneamente.

Conclusioni

Multiplayer.it
6.5
Lettori (48)
7.6
Il tuo voto

È vero, Square Enix non è lo sviluppatore ma soltanto il publisher di Heroes of Ruin, però è anche lo stesso autore di Dragon Quest IX: Le Sentinelle del Cielo, un titolo per certi versi molto simile in grado però di regalare centinaia di ore di gioco anche in single player. Nel gioco firmato n-Space non c'è nessun stimolo nel riprendere un personaggio dopo aver completato l'avventura ed è un peccato che un'infrastruttura così buona e un 3D tanto curato siano al servizio di un game design a tratti un po' troppo superficiale. Suggerito, insomma, a chi cerca un dungeon crawler da spiaggia per passare qualche piacevole ora a caccia di nuove armi e armature.

PRO

  • Buona infrastruttura multigiocatore
  • Tantissimi oggetti
  • Campagna single player piacevole

CONTRO

  • Scelte di design incomprensibili
  • Longevità e rigiocabilità limitate
  • Varie imperfezioni tecniche