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enny Arcade Adventures: On the Rain-Slick Precipice of Darkness - Episode Thre, recensione

Il terzo episodio della saga di Gabe e Tycho mostra con orgoglio tutto il suo anacronismo. Opera di nostalgia o avanguardia comica?

RECENSIONE di Marco Perri   —   18/07/2012

Parlare di Penny Arcade e dei prodotti loro derivati è di certo singolare, in quanto è un po' come dialogare in piccolo di ciò che oggi ruota attorno al medium, ormai a tutto tondo, denominato videogioco. Arte, satira, spettacolarizzazione dentro e fuori lo schermo, fenomeno di massa e di costume. E tanto altro, ovviamente, tutto sapientemente racchiuso all'interno del lavoro di questa coppia di artisti. Sono in molti infatti ad amare le strisce comiche di Holkins e Krahulik, così tanti che da semplici strip digitali Penny Arcade è divenuta una vera e propria istituzione.

enny Arcade Adventures: On the Rain-Slick Precipice of Darkness - Episode Thre, recensione

Associazione di carità, fiera, addirittura una trilogia di videogiochi. Un'evoluzione costante, almeno a prima vista, ma apparentemente messa in pausa da questo nuovo capitolo della saga. Per chiunque avesse già messo mano ai due episodi precedenti è infatti necessario mostrare subito le carte in tavola: Penny Arcade Adventures: On the Rain-Slick Precipice of Darkness - Episode Three è strutturalmente molto lontano dai titoli che lo han preceduto. Un ritorno alle origini, come se i due artisti, stavolta in collaborazione con Zeboyd Games (gli sviluppatori di Cthulhu Saves the World), fossero voluti volontariamente tornare bambini, compiendo un salto indietro ai tempi in cui la grafica a 16 Bit imperava, con annessi gli stessi, per quanto smussati e aggiornati, identici limiti di una volta. Ma quanto di tutto ciò è realmente un problema?

Umorismo al potere

Gabe e Tycho sono tornati, pronti per immergersi in un'avventura dalle goliardiche tinte horror, un mix in cui ironia e grottesco si fondono per colorare con simpatia un RPG dai chiari richiami ai giochi di ruolo giapponesi degli anni '90. Le prime novità che risulteranno evidenti ad un esperto del franchise sono senza dubbio la mancanza del doppiaggio e l'assenza della fase di creazione del proprio personaggio, che proprio come i vecchi JRPG di una volta lasciava al giocatore la possibilità di impersonare il protagonista di turno ed utilizzarlo per avanzare nella quest. Un ritorno alle origini, come già specificato, che sarà approfondito a dovere solo dopo l'aver suggerito la storia che porterà i protagonisti a esplorare New Arcadia, la città dove è ambientato il gioco. Episode 3 riprende da dove finiva Episode 2, lasciando però la porta aperta al novizio di turno che decidesse di comprare questo terzo capitolo senza aver mai nemmeno sentito nominare i precedenti.

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Una scelta quasi obbligata in quanto, nonostante i vari rimandi a scene e gag dei suoi predecessori, Episode 3 è un'avventura che si regge sulle proprie gambe e per la quale la conoscenza dell'universo in cui è ambientata serve solo a rendere più godibile una narrazione comunque piacevole. Questo è reso possibile grazie all'inserimento di tantissime righe a sfondo comico che si alternano tra ironiche prese in giro ai giochi di ruolo più famosi e demenziali dialoghi dei protagonisti, alcuni totalmente sconnessi e privi di reale senso, messi nel mucchio solo per strappare senza fatica una risata. Dopo essersi fatti rubare il Necrowombicon dal Dr Raven Darktalon Blood i due protagonisti partono per salvare il mondo nella più scontata delle quest, aiutati da strambi personaggi che incontreranno nel corso degli eventi. Un viaggio tra divinità dell'occulto, misteriosi ritrovamenti, indizi dei più variegati ed epopee in altre dimensioni, il tutto condito dal solito umorismo che ha reso celebri Penny Arcade in primis e Zeboyd Games a seguire e che, grazie a idee stilistiche a tratti folli, equilibrano verso l'alto un plot di certo non estasiante. Quasi tributando la mappa di gioco ai Super Mario degli albori, Episode 3 permette tramite percorsi delineati di scorrere dall'alto tra le varie sezioni, focalizzando su una banale, e alla lunga molto ripetitiva, esplorazione dei dungeon la sua struttura ludica e lasciando a poche scene di intermezzo l'onore di sviluppare la narrazione. Una conformazione di gioco senza nulla di nuovo che di certo non strizza l'occhio al divertimento più puro e che con i suoi richiami da retrogame è chiaramente indirizzata a un pubblico di nicchia. Concetto che raggiunge l'apice dell'espressione proprio nel combattimento.

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Combat a 16 Bit

Una visuale di gioco in cui i personaggi occupano la destra dello schermo e i nemici la restante parte in uno statico scontro a turni era veramente tanto tempo che non si vedeva. E in effetti fa sorridere la soluzione di gameplay adottata, dove la sicura gioia dei fan del genere nel riprendere tra le mani un'interfaccia conosciuta come quella dei vecchi JRPG, è la dimostrazione di come un combat system basato sull'alternarsi dei turni ha ancora oggi un dolce sapore nostalgico che non stanca mai.

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Ad arricchire l'ossatura interviene una barra (in perfetto stile Grandia o Final Fantasy X) che chiarisce l'ordine di azione di personaggi e nemici, basandosi sulla velocità del singolo e dividendo tra fasi Attesa e Azione la linea temporale, così da fornire grazie a determinate abilità una strategia sufficiente per rendere leggermente diverso ogni scontro. Il sistema di avanzamento dei protagonisti si basa sulle classi, grottesche e chiaramente piene d'ironia, assegnabili fino ad un massimo di 3 per ogni personaggio unitamente al consueto equipaggiamento di un'arma e di un accessorio per ognuno. L'unione di tutti questi elementi crea un sistema piacevolmente arcaico ma privo di alcuno spessore, caratterizzato purtroppo solo dall'illusione di avere una qualche profondità, in quanto ogni elemento si ferma al minimo indispensabile per garantire l'avanzamento e giustificare il proprio senso di esistenza. La profondità tattica è ridotta all'osso e il tutto si riassumerà, volente o nolente, nel compiere le stesse solite azioni di accumulo punti per utilizzare le abilità, sperando nel frattempo di non essere malamente battuti in ogni scontro.

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Perché si, Episode 3 è un gioco difficile. Se non preso con le dovute precauzioni, non sarà insolito ritrovarsi invischiati in battaglie ai limiti della frustrazione, dove nonostante si faccia tutto il possibile ci si ritroverà irrimediabilmente sconfitti. Senza dubbio una fonte di soddisfazione se superata, ma è lecito chiedersi il motivo per il quale, vista la semplicità strutturale di un gioco senza sotto-quest e interessanti oggetti da recuperare, si sia scelto di settare così in alto un livello di difficoltà che, per quanto aggiustabile in ogni momento, rende l'esperienza a Normale già di per sé molto impegnativa. Il sonoro curato aiuta a dimenticare qualche scontro di troppo, con melodie azzeccate che non stancano lungo le 8 ore di gioco circa che occorrono per completare l'avventura e che, vista la cifra irrisoria alla quale viene proposta (3,99 €), fornisce un buon motivo in più per intraprenderla.

Conclusioni

Versione testata: PC
Link Steam
Multiplayer.it
7.0
Lettori (5)
6.5
Il tuo voto

Volutamente anacronistico e fuori dai canoni attuali, questo è Penny Arcade Adventures: On the Rain-Slick Precipice of Darkness - Episode Three. La brillantezza dei dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi riescono a equilibrare degnamente la mancanza di spessore e la ripetitività del gameplay. Con una buona scelta stilistica che fa del peso nostalgico la sua particolarità, l'ultimo lavoro di Zeboyd cerca continuamente un'identità tra i tributi ai molteplici giochi cui fa riferimento, riuscendo a trovarne una propria solo ad avventura conclusa.

PRO

  • Scelta di stile azzeccata
  • Dialoghi e personaggi piacevoli
  • E' l'universo di Penny Arcade

CONTRO

  • Gameplay stancante sul lungo periodo
  • Manca un reale spessore d'avanzamento
  • A tratti molto frustrante

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Processore 1.6Ghz
  • 1 GB RAM
  • Scheda video compatibile DirectX 9.0c
  • 200 MB di spazio su disco