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La doppia vita di Wei

Alla fine ce l'ha fatta. Sleeping Dogs ci fa conoscere la dura vita dell'infiltrato in una pericolosa Hong Kong

RECENSIONE di Matteo Santicchia   —   14/08/2012

Lo sviluppo travagliato di Sleeping Dogs è ormai cosa nota. Presentato sotto le insegne Activision agli Spike Awards del dicembre 2009 col semplice nome di True Crime, terzo capitolo di una vecchia saga action free roaming, il gioco venne cancellato dai programmi del gigante americano dopo poco più di due anni nonostante i ragazzi di United Front Games lo avessero praticamente finito. Troppo poco profittevole se paragonato ai grossi calibri del settore secondo i boss di Activision, ormai del tutto focalizzati sui giochi on line. Ma come si dice, il tempo è galantuomo, e nemmeno sei mesi dopo i diritti di pubblicazione del gioco sono stati acquistati da Square Enix che ha rimesso in sella gli sviluppatori per arrivare alla fatidica data di rilascio del trentuno agosto 2012. Il tutto al semplice prezzo di un cambio di nome.

Affari infernali

Sleeping Dogs arriva quindi finalmente sugli scaffali raccontando il mondo criminale di Hong Kong, ma invece di farci interpretare un criminale di piccola taglia desideroso di scalare le gerarchie della malavita, ci porta direttamente in zona Infernal Affairs, e di converso il remake americano targato Scorsese The Departed. Wei Shen è un poliziotto infiltrato nelle triadi di Hong Kong, il suo scopo è quello di arrivare ai pezzi grossi per far crollare dall'interno il sistema criminale. La lealtà di Wei Shen è la prima cosa ad essere in pericolo come il cinema ci insegna. Se poi ci si mettono anche arrivisti e manipolatori ufficiali di polizia è facile perdere la bussola e diventare un vero criminale, calandosi troppo nel personaggio.

La doppia vita di Wei

Il merito principale di United Front Games è che, seppur maneggiando del materiale non propriamente originale, riesce a mettere in scena una storia adulta dal buon ritmo, zeppa di comprimari interessanti e che ci spinge ad arrivare alla fine tutto d'un fiato. Una perfetta rappresentazione del sottobosco criminale di Hong Kong, che missione dopo missione evolve come evolve il protagonista, fino al lungo e emozionante finale. Il tutto per una durata di circa quattordici ore giocando piuttosto speditamente e con un discreto numero di missioni secondarie portate a termine. Non tanto insomma, ma con un end world a disposizione per chiudere quanto lasciato in sospeso. Intorno al "doppio lavoro" di Wei Shen ruota quindi lo sviluppo del gioco. Tutto quello che facciamo serve per far crescere il protagonista, sbloccando al salire di livello, oltre a facilitazioni di vario tipo, dei tratti peculiari offensivi, difensivi e sociali. Un sistema complesso e profondo che raramente si è visto in un free roaming, e che ci permette di personalizzare Wen Shei proprio come vogliamo.

Gangster col distintivo

Agendo per conto della Polizia "si vince" la possibilità di rubare auto senza far scattare l'allarme, di disarmare con più facilità gli avversari, abilitare il bullet time durante gli scontri a fuoco, senza contare un minor rinculo o danni maggiorati durante gli speronamenti. Se invece decidiamo di lavorare per la Triade i premi sono tutti focalizzati sul sistema di combattimento, come maggior resistenza ai colpi a mani nude o all'arma bianca, o aggiungono una serie di attacchi potenziati e manovre evasive.

La doppia vita di Wei

Trovando poi dodici statue di giada e riportandole al proprietario, che manco a dirlo è un maestro di arti marziali, è possibile imparare le tecniche avanzate per menare le mani. Queste nuove mosse aumentano il repertorio di attacchi a disposizione alla luce delle diverse tipologie di nemici, ognuno con una peculiare mossa offensiva. Il sistema di combattimento ruota fondamentalmente su due tasti, quello di attacco, il quadrato, e quello della contromossa automatica, ovvero il triangolo. C'è poi ovviamente il cerchio per la presa e la x per la corsa. Quando il nemico lampeggia di rosso basta spingere col giusto tempismo il triangolo per controbattere il colpo in arrivo. Questo meccanismo funziona benissimo, anche troppo, e visto che per eseguire le numerose mosse a disposizione si devono effettuare combo di tasti molto simili le une dalle altre, il tutto può diventare molto confusionario e poco tecnico.

La doppia vita di Wei

Se poi la semplicità degli scontri in se per se non bastasse è possibile eseguire delle sanguinolente uccisioni istantanee sbattendo gli avversari contro zone ben definite dello scenario o farli a fettine con mannaie e coltelli. Inoltre, se si è in strada basta prendere dal cofano delle vetture il cric e il gioco è fatto. Insomma le possibilità non mancano, sulla carta le fasi di combattimento sono davvero ricche, tra calci volanti, gomitate, colpi stordenti, spazzate, spacca braccia e gambe, ma alla fine risultano essere facili e ripetitive, non ci spingono quasi mai a mettere davvero in pratica gli insegnamenti del nostro maestro. Se lo si fa è solo per il gusto di provare le novità, e non per una reale necessità di gioco.

Poliziotto superpiù

Alla stessa maniera le sezioni a mano armata si rivelano essere una versione blanda e senza mordente dei classici sparatutto con coperture distruttibili. Non sono molte, e soprattutto sono "comandate", si passa al ferro solo quando la missione lo permette. United Front Games getta nel calderone anche il bullet time per uscire saltando di copertura, ma data lo scarso acume tattico dei nemici il ralenty è più un orpello che qualcosa di indispensabile.

La doppia vita di Wei

La personalizzazione di Wen Shei non finisce qui comunque. L'evoluzione del protagonista passa anche per la sua reputazione. La fama cresce portando a compimento le decine di missioni secondarie disponibili, che vanno ad esempio dal solito scorta questo, porta quest'altro alle corse clandestine sino al karaoke o le storie d'amore. Anche qui insomma la varietà non manca, con ricompense tipo la possibilità di disarmare con maggior facilità gli avversari, di avere sempre una macchina gentilmente offerta dalla gang, maggior forza e resistenza, ma anche un aumento dei buff di stato. Si proprio buff di stato, come se ci trovassimo in un gioco di ruolo. Mangiando cibo spazzatura agli angoli delle strade e bevendo te verde a profusione, rigenerazione energia e danni hanno un boost temporaneo. Per non parlare dei massaggi che ci permettono di far salire più velocemente la barra della reputazione durante i combattimenti che, se al massimo, ci permette di intimidire e rendere ancor più veloce il recupero della salute. Insomma Sleeping Dogs ci mette del suo nel renderci la vita il più facile possibile.

La doppia vita di Wei

Tanto poi la storia della Polizia quanto quella della Triade hanno un buon numero di missioni secondarie legate a vicende di secondo piano rispetto alla storyline principale. Tornando ad essere tutori della legge possiamo dedicarci alla distruzione sistematica delle piazze di spaccio o impegnarci in indagini più lunghe e articolate che spaziano da serial killer ai giri di prostituzione e gioco d'azzardo. Il tutto mettendo in scena mini giochi azzeccati, scazzottate, sparatorie e ovviamente corse vertiginose in auto. Se invece decidiamo di incrementare il carnet dell'esperienza Triade ci viene data la possibilità di aiutare gli altri membri della gang, portare a più miti consigli taglieggiati poco inclini a scucire il grano o rubare camion a loro volta rubati da una banda rivale.

Spugne per il piombo

Da questo punto di vista insomma non ci possiamo lamentare del lavoro fatto da United Front Games per diversificare il più possibile l'azione. La progressione poi da scagnozzo a pezzo grosso è ben messa in scena, grazie a crudi filmati e a missioni che via via ci impegnano in questioni più importanti rispetto agli iniziali lavoretti di basso cabotaggio. Peccato insomma che tutta questa mole di contenuti, la stratificata evoluzione di Wen Shei non sia messa alla prova da un livello di difficoltà adeguato, da un tasso di sfida che ci imponga di mettere in pratica tutto quello che si è imparato nel corso del gioco.

La doppia vita di Wei

In tal senso poi, ma non poteva esser altrimenti vista la necessità di massimizzare l'accumulo di esperienza, sarebbe stato molto interessante l'inserimento di missioni "bivio" che decretassero l'accesso o no ad altre di segno opposto, che cambiassero insomma l'evoluzione degli eventi. Con la stella sul petto o con i tatuaggi ben in vista la storia prosegue comunque, e si può arrivare alla fine avendo visto tutte le missioni, principali e di secondo piano, dei due schieramenti. Un discorso a parte merita la parte automobilistica di Sleeping Dogs. Inizialmente può essere davvero spiazzante, le vetture, anche le più piccole city car, sono delle vere e proprie saponette, poco più che ingestibili anche sotto le cinquanta miglia orarie. Ma basta fare un minimo di pratica, schivando lo schizofrenico traffico cittadino per divertirsi un mondo, abusando magari del tasto per speronare (indispensabile per mettere fine rapidamente ai soporiferi inseguimenti della polizia) e di quello per le derapate che trasforma Sleeping Dogs in una via di mezzo tra Ridge Racer e Burnout.

La doppia vita di Wei

Un modello di guida che trova massima esaltazione nelle numerose gare clandestine disponibili sulla mappa, che ci portano a gareggiare nello strepitoso track design della contorta città di Hong Kong. Ad aumentare a dismisura i contenuti di gioco c'è l'inclusione di una sorta di "Autolog asincrono". Di nuovo, tutto quello che si fa in gioco, dalle acrobazie sino al tempo per portare a compimento le missioni (che possono essere tutte ripetute ovviamente) viene valutato in ambito classifiche on line, con la possibilità di mandare sfide ai propri amici. United Front Games ha in tal senso assicurato anche un robusto supporto post lancio pieno di attività. Hong Kong sembra quindi essere un campo giochi perfetto per Wei Shen.

Trofei PlayStation 3

Sleeping Dogs premia il giocatore con cinquantuno trofei. Sono tutti relativi alle varie tipologie di azione che è possibile compiere nel gioco, ma anche e soprattutto al livello acquisito e al numero di missioni Triade e Polizia effettuate. Non mancano poi trofei relativi agli sblocchi della parte "sociale". Ovviamente i trofei più ambiti si ottengono avendo completato mano a mano tutte le missioni, i favori, le corse, i lavoretti extra e indagini del gioco.

Pesanti compromessi

Dopo questa lunga disamina del gameplay di Sleeping Dogs è giunta l'ora di fare il punto anche sul suo aspetto. Il travagliato sviluppo è perfettamente riconoscibile nelle immagini mandate a schermo del gioco. Il primo impatto è comunque piacevole. Hong Kong è coloratissima, viva e vibrante, grazie anche ad un credibile ciclo giorno-notte e pioggia-sereno capace di colorare il tutto con un buon numero di effetti di luce e shader. Nulla comunque per cui stracciarsi le vesti si capisce, ma piccole chicche che arricchiscono il solito campionario di compromessi a cui deve sottostare un titolo free roaming con una enorme città da subito esplorabile liberamente nella sua interezza. Il vero punto di forza è la città stessa quindi. Piuttosto grande, divisa in diverse isole e distretti tematici, Hong Kong è un tripudio di vialoni, scalette e stretti budelli che ci portano a vedere l'altra faccia dei ricchi palazzi con le insegne al neon, grandi cavalcavia, strade a scorrimento veloce, zone industriali, porti e mercati del pesce, ma anche diverse colline da "scalare" piene di curve a gomito e salite vertiginose. Insomma una ricostruzione precisa e dettagliata della metropoli, perfetta per gare clandestine dal track design entusiasmante. Il prezzo da pagare per avere tutto ciò è però alto.

La doppia vita di Wei

Sleeping Dogs è spesso il trionfo della bassa risoluzione, tanto dei modelli generici quanto dell'ambiente, del blur per mascherare insistenti fenomeni di pop up e pop in, del frame rate ballerino, di una telecamera bizzosa, ma anche di una intelligenza artificiale che regola il traffico cittadino che ci regala di tanto in tanto perle di comicità involontaria degne del futuro secondo episodio di Oh My Bug. Accanto a questo dobbiamo mettere in conto per fortuna una fisica coerente applicata a tutti gli oggetti sullo schermo, e senza dubbio un Wei Shen animato alla perfezione sia nei combattimenti sia nelle sue eleganti gesta da parkour e dotato, questa volta si, di ottime texture (il modello si sporca, sanguina e i vestiti si lacerano). Stessa cosa possiamo dire per i comprimari della storyline principale, una lunga galleria di pendagli da forca in salsa hip hop, vecchi saggi, uomini d'affari senza scrupoli e sensuali starlette. Ottimo il doppiaggio originale in inglese, grazie ad una serie di famosi attori di Hollywood ingaggiati e buona invece la colonna sonora, un mix di classici pop, rock e elettronici, senza contare un bel repertorio di musica cinese di tutti i tipi, da irritanti canzonette a brani che sembrano provenire direttamente dalle colonne sonore dei film di Bruce Lee.

Conclusioni

Versione testata: PlayStation 3
Multiplayer.it
7.8
Lettori (265)
8.5
Il tuo voto

Sleeping Dogs a causa del suo sviluppo a singhiozzo arriva sugli scaffali con molte luci, ma anche numerose ombre. La sua criticità principale, oltre ad una qualità visiva problematica, è che il completo, ingegnoso e profondo sistema di crescita del protagonista non trova una stimolante e coerente applicazione nel gameplay. I combattimenti a mani nude sono per lunghi tratti piuttosto facili e le sezioni shooting basilari e senza mordente. Il tasso di sfida è quindi non molto elevato, se poi ci mettiamo anche il fatto che il gioco ci spinge ad utilizzare i genorosi buff di stato si arriva al finale divertendosi certo, ma quasi col pilota automatico. Non dobbiamo però sottovalutare una storia ben raccontata, appassionante e dai toni adulti, sezioni automobilistiche riuscite, una quantità di contenuti e missioni notevole e una Hong Kong che è la vera protagonita del gioco.

PRO

  • Storia adulta e appassionante
  • Hong Kong è un gioiello di level design
  • Notevole e profondo sistema di crescita del personaggio...

CONTRO

  • ...azzoppato da un tasso di sfida basso che lo appiattisce
  • Tecnicamente molto problematico
  • Sezioni shooting banali