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Painkiller, recensione

Può il remake di un titolo di appena otto anni avere il minimo appeal per il pubblico moderno?

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   26/10/2012

Painkiller, esiste serie peggio sfruttata? Il primo capitolo esce nel 2004 e riesce a crearsi una sua fetta di appassionati, che cresce enormemente con il rilascio su Steam (parliamo di uno dei primi giochi a entrare nel servizio di digital delivery di Valve). Da lì in poi sono solo brutte espansioni e spin-off disastrosi che non fanno altro che alienare i fan, pur riscuotendo un discreto successo.

Painkiller, recensione

La verità è che, pur non esistendo un sequel ufficiale, la storia raccontata nel primo capitolo è stata ampliata nelle varie iterazioni, prendendo direzioni spesso discutibili. E qui arriva Painkiller Hell & Damnation, l'ultimo tentativo in ordine di tempo di sfruttare il successo dell'originale senza investirci sopra più di tanto. In realtà non è difficile affermare che si tratta del titolo più ambizioso della serie, capostipite a parte... forse perché ne è il remake realizzato con l'Unreal Engine 3? Però, se è un remake, perché prosegue la storia invece di riniziarla? Oltretutto, perché ha meno capitoli dell'originale? Che mal di testa.

Painkiller, recensione

La storia del gioco racconta della Morte che promette al buon Daniel Garner di riunirlo alla sua amata se riuscirà a raccogliere 7000 anime con una nuova arma, la Soul Catcher. Per farcela dovrà riattraversare alcuni dei mondi infernali già visitati in passato e fare la solita strage di creature perdute. Volendo potrà anche portarsi dietro un amico in modalità cooperativa perché, come si dice in casi del genere, una strage in compagnia è più divertente di una strage solitaria (i livelli rimangono identici, aumentano solo i nemici). Non ci resta che scoprire se valga la pena o meno di vestire nuovamente i panni del buon Daniel, oppure se non sia il caso di mandarlo all'inferno definitivamente.

I freddi numeri

Normalmente, quando si parla di remake, si pensa a delle fotocopie di titoli più o meno vecchi aggiornati graficamente. In diversi casi, oltre agli aggiornamenti estetici, ci sono anche novità rilevanti nel gameplay, ma non è certo questo il caso di Painkiller Hell & Damnation, che anzi appare come una versione bonsai del Painkiller originale, solo con un'arma in più. Il gioco è composto da nove livelli, più quattro boss, più un livello bonus, che in realtà è un altro dei livelli disegnati da People Can Fly messo chissà perché come se fosse un'extra sbloccabile alla fine della campagna single player.

Painkiller, recensione

In realtà giocare l'Abandoned Factory, questo il nome del livello extra, non dà grandi vantaggi giacché il tarocco che si può sbloccare finendola è molto meno utile rispetto a quello che si ottiene battendo il boss finale... misteri. Comunque, in totale fanno otto ore di gioco, cui ne vanno aggiunte almeno un paio se si gioca a livello di difficoltà Incubo (la terza su quattro) sin da subito. Finendo il gioco a difficoltà Incubo, si sblocca la difficoltà Trauma, che è tutta una festa e che aumenta esponenzialmente la sfida. Ad aggiungere un po' di longevità ci pensa anche la raccolta dei tarocchi, sbloccabili raggiungendo uno o due obiettivi in ogni livello.
Il Painkiller del 2004 uscì sul mercato con la bellezza di ventiquattro livelli, dei quali cinque boss, per un totale di una ventina d'ore di gioco (non essendoci la Soul Catcher, cui abbiamo dedicato un intero paragrafo, era molto più difficile andare avanti).

Painkiller, recensione

Certo, Hell & Damnation ha la modalità cooperativa, che può raddoppiarne la durata, ma i numeri sono abbastanza impietosi e a conti fatti l'originale è ancora un gradino avanti, aggiungendo anche che sui vari servizi di digital delivery si può acquistare per la metà del prezzo la versione Black, che comprende anche la prima espansione, l'unica decente. Ovviamente a livello grafico Hell & Damnation vince. L'uso di un engine più moderno c'è e si vede, soprattutto negli effetti e nel miglioramento dei modelli, ma questo lo davamo per scontato anche prima di installarlo. Dal punto di vista audio, invece, le differenze non si notano affatto. Lo sappiamo che è brutto fare un confronto basandoci sui numeri crudi, ma sempre di un remake stiamo parlando e chi ha giocato l'originale vuole sicuramente sapere se vale la pena compiere un ulteriore sforzo economico per provare anche questo.

Soul Catcher rulez

L'unica grossa novità del gioco è la già citata Soul Catcher, arma che ci sarà consegnata dalla Morte all'inizio dell'avventura. Si tratta di un gingillo eccezionale capace di sparare delle lame rotanti con il fuoco primario (proiettili limitati), e un raggio verde cattura anime con il fuoco secondario (stile Ghostbusters, con carica illimitata). Dopo aver accumulato un certo numero di anime, si potrà sparare un proiettile che assoggetterà i nemici facendoli lavorare per noi, ossia combatteranno contro i loro simili. I nemici catturati si dimostreranno uno strumento prezioso in moltissime situazioni, dato che potranno compiere veri e propri massacri prima di spirare definitivamente.

Painkiller, recensione

Di positivo sulla Soul Catcher c'è da dire che si tratta di un'arma molto divertente da usare e davvero molto potente, di negativo non si può non rilevare come renda quasi completamente inutile il resto dell'arsenale. Armi come il fucile a pompa, la spara paletti o anche il lanciarazzi torneranno in auge solo contro i boss. Insomma, l'abbiamo utilizzata per tutto il gioco, senza sentire mai la necessità di passare ad altro. Ogni tanto abbiamo provato ad alternare, ma siamo tornati subito indietro. Soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, la possibilità di prendere il controllo dei nemici si è rivelata risolutiva per non morire in continuazione. In effetti, usando la Soul Catcher, a differenza che in passato, morire diventa un fatto raro. Per questo vi consigliamo, nel caso vogliate acquistare Painkiller Hell & Damnation, di alzare subito la difficoltà di gioco. Visto che nell'anteprima avevamo accennato ai nemici che rimanevano bloccati, ci fa piacere segnalare che nella versione finale questo non avviene, ossia pare che gli sviluppatori abbiano sistemato il pathfinding. Certo, intelligenti non sono, ma almeno ora non passano il tempo a correre contro pali o tombe.

Contenuti e conclusioni

A livello di contenuti ci troviamo di fronte alla vecchia e cara orgia metal, ben anticipata già dal titolo, che molti hanno amato in passato e a cui il primo Painkiller deve parte del suo successo. Da questo punto di vista l'impronta dei People Can Fly rimane fortissima, con i nuovi sviluppatori, The Farm 51, che non si sono azzardati a fare mezzo passo in avanti rispetto all'originale. Così eccoci chiamati a fronteggiare orde di demoni e creature varie che sembrano uscite di peso dalle copertine dei dischi metal più famosi, con quel voluto cattivo gusto barocco/gore che tanto piace a molti.

Painkiller, recensione

Insomma, se avete visto anche solo di sfuggita un Painkiller qualsiasi sapete cosa aspettarvi, anche perché non è cambiato assolutamente nulla rispetto al passato.
Rimane solo da capire se Painkiller Hell & Damnation vale i soldi che costa (una ventina di euro). La risposta a questo annoso quesito dipende moltissimo dal vostro background: se avete già giocato il primo episodio e avete abbandonato la serie senza degnare di uno sguardo le successive espansioni, qui non troverete niente che vi motiverà a riprenderla in mano. Se invece amate la serie a prescindere, perché ne apprezzate il gameplay, oppure perché l'ambientazione calza a pennello con il vostro immaginario, magari potete dargli una possibilità e sicuramente non lo disdegnerete. Il gioco potrebbe piacere anche a chi non ha mai provato un Painkiller finora e ha voglia di cimentarsi con un titolo frenetico, molto diverso dagli sparatutto medi attuali. Tutti gli altri possono tranquillamente sorvolarlo... non si perderanno nulla.

Conclusioni

Multiplayer.it
6.8
Lettori (44)
7.9
Il tuo voto

Painkiller Hell & Damnation è come un vecchio cantante rugoso che sale sul palco e si traveste da quello che era cercando di illudere il pubblico che gli anni non sono passati. Il pubblico, vecchio come lui, con qualche ruga di troppo e magari con una famiglia alle spalle, annuisce incantato e sfrutta l'illusione per sognare della giovinezza perduta. A seconda di come si guarda la scena, possiamo vederci l'idealismo di aver mantenuto uno spirito giovanile nonostante l'età, oppure il patetico tentativo di esorcizzare la morte riattualizzando un tempo mitico che si percepisce come migliore del presente, ma che di fatto non lo era.
Qualsiasi sia il punto di vista scelto per leggere il gioco, rimane aperta tutta una serie di questioni che lo rendono problematico da consigliare senza riserve, come la mancanza di nuovi contenuti di rilievo tranne la Soul Catcher o, paradossalmente, il fatto che proprio l'unico contenuto di rilievo mortifichi tutto il resto dell'arsenale, rendendolo inutile.

PRO

  • I livelli sono ben disegnati, anche perché sono identici a quelli originali
  • I combattimenti con i boss sono ben studiati, anche perché sono identici a quelli originali tranne l'ultimo
  • La Soul Catcher dà grandi soddisfazioni...

CONTRO

  • ...ma rende inutile il resto dell'arsenale
  • Meno contenuti rispetto al primo Painkiller
  • Quanto ancora proseguirà lo sfruttamento forsennato del lavoro dei People Can Fly?

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: XP/Vista/7
  • Processore: Intel Core 2 Duo @ 2Ghz / AMD Athlon 64 X2 o equivalenti
  • RAM: 2 GB
  • Scheda video: NVIDIA GeForce 8600 / ATI Radeon HD 2600XT (256 MB)
  • Spazio su disco: 5GB
  • DirectX: 9.0c

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Vista/7
  • Processore: 2.4 GHz Quad Core
  • RAM: 3 GB
  • Scheda video: NVIDIA GeForce 9800 GTX/ATI Radeon HD 4850 (512+ MB)